Concetti Chiave
- Negli anni '60, l'Occidente sperimentò un periodo di prosperità economica, ma ciò non eliminò i conflitti politici e sociali, con una forte diffusione delle ideologie rivoluzionarie.
- Negli Stati Uniti, l'anticomunismo fu un tema dominante, con politiche che cercarono di bilanciare lo sviluppo economico e le tensioni sociali, culminando nella presidenza di Eisenhower e nella promozione dell'American way of life.
- La crisi dei missili di Cuba rappresentò un punto cruciale della Guerra Fredda, portando a un compromesso tra Kennedy e Kruscev che aprì la strada a una fase di distensione tra le superpotenze.
- In Cina, la rivoluzione culturale di Mao portò a cambiamenti radicali interni e a un avvicinamento diplomatico agli Stati Uniti, mentre il paese cercava di mantenere il controllo del potere di fronte alle sfide interne ed esterne.
- La Guerra del Vietnam fu uno dei conflitti più intensi della Guerra Fredda, con un crescente intervento militare degli Stati Uniti che non riuscì a piegare la resistenza comunista, portando a una profonda crisi sociale e politica negli USA.
Mito e realtà negli anni 60 “l’Occidente”
Nei paesi occidentali, gli anni '60 sono spesso ricordati come un decennio felice; un periodo di grande sviluppo economico e civile e di ancor più grandi speranze.
Quest'immagine un po' convenzionale è legata soprattutto alla notevole prosperità di cui l'Occidente industrializzato godette in quegli anni: che segnarono il trionfo della "civiltà del benessere".
Lo sviluppo economico non spense i conflitti politici e sociali, e la diffusione di più elevati livelli di benessere si accompagnò spesso al rilancio delle ideologie rivoluzionarie.
Anticomunismo e sviluppo: l’American way of life.
Alla pace seguì una forte inflazione(i prezzi aumentarono al 50%), Truman reagì nel ’45 lanciando il Fair Deal(patto onesto):un piano che prevedeva l’aumento dei minimi salariali, lo sviluppo edilizio popolare e ospedaliero; a cui si oppose la minoranza repubblicana, che riconquistò la maggioranza alle elezioni del ’46. Truman vinse le elezioni nel ‘48(grazie al voto dei sindacati), ma non riuscì a imporre il Fair Deal; i due partiti furono accumunati da un acceso anticomunismo. Nel ’50 venne approvato l’international security act, che legalizzò la schedatura dei sospetti di simpatie comuniste, nel ’54 il partito comunista fu messo fuori legge, tutto ciò consentì ai repubblicani di tornare al potere, ponendo alla presidenza il generale Eisenhower, che dopo la morte di Stalin nel ’54 assecondò la chiusura della fase maccartista. Il presidente non diminuì la spesa pubblica, ma assunse orientamenti liberisti(salario industriale medio a 5.300 dollari, raddoppiamento occupazione femminile), si ebbe l’American way of life con un potente aumento dei consumi e dei servizi privati, esso fu un modello da esportare nel mondo. Il fenomeno riguardava specialmente la gente di colore, milioni di neri emigrarono dal sud agricolo alle aree industriali e urbane del nord, ma la prima emergenza che Eisenhower affrontò fu quella della segregazione razziale negli stati del sud (l’intervento delle truppe federali non risolsero il problema), gli stati del sud continuarono a disattendere la delibera della Corte suprema. Tardivamente rispetto al lancio del satellite russo Sputnik nel ’57 e al lancio del primo astronauta nel ’61 Jurij Gagarin, gli Usa imputarono tali ritardi al peso condizionante dell’industria bellica
Kennedy e Kruscev: la crisi dei missili e la distensione.
Nel novembre 1960, il candidato democratico J. Kennedy salì alla presidenza degli Stati Uniti.
Proveniente da una ricca famiglia di origine irlandese, Kennedy fu, il più giovane presidente americano e fu anche il primo cattolico a entrare alla Casa Bianca.
Kennedy costruisce il suo personaggio attorno a degli elementi che vanno a favore del nuovo, delle società del benessere: il neo presidente e' giovane, e' bello, e' bella la sua famiglia; tutti elementi che vanno a creare un vero e proprio mito.
In politica interna, lo slancio riformatore kennediano si tradusse in un forte incremento della spesa pubblica.
In politica estera la presidenza Kennedy assunse l'impegno di attenuare la «guerra fredda» che divideva il mondo in due campi ostili.
Il primo incontro fra Kennedy e Kruscev - presidente del consiglio dei ministri dell' U.R.S.S. - si risolse in un fallimento. Gli Stati Uniti riaffermarono il loro impegno in difesa di Berlino Ovest e i sovietici risposero innalzando un muro che separava le due parti della città e rendeva pressoché impossibili le fughe.
Contemporaneamente diede inizio a una politica nuova e dinamica, nota a tutto il mondo con il nome di «nuova frontiera».
Ma in questo periodo il confronto più drammatico fra le due superpotenze ebbe per teatro l'America Latina. All'inizio della sua presidenza, Kennedy tentò di soffocare il regime socialista a Cuba e lo sbarco nella località chiamata Baia dei Porci, si risolse in un totale fallimento.
Nella tensione così creatasi si inserì l'Unione Sovietica che non solo offrì ai cubani assistenza economica e militare, ma iniziò l'installazione nell'isola di alcune basi di lancio per missili nucleari.
Scoperte dagli americani, Kennedy ordinò un blocco navale attorno a Cuba per impedire alle navi sovietiche di raggiungere l'isola. L'operazione alla fine si risolse con un successo da parte degli americani. La Russia cedette e accetto le richieste degli USA.
Il compromesso sulla questione di Cuba, aprì comunque la strada a una nuova fase di distensione.
Nel 1963 Stati Uniti e Unione Sovietica firmarono il trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari nell'atmosfera.Nello stesso tempo Usa e Urss si accordavano per l'installazione di una linea diretta di telescriventi (linea rossa) fra la Casa Bianca e il Cremlino, che serviva a scongiurare il pericolo di una guerra "per errore".
Le ripercussioni di questo periodo di fermento si hanno anche in Unione Sovietica: così come declina il mito americano, declina anche il mito sovietico.
Nel 1964 Kruscev fu estromesso da tutte le sue cariche.
Nel 22 novembre 1963, Kennedy fu assassinato prima di finire il suo mandato e le ombre sul suo assassinio non si sono mai dissolte.
Dopo la morte di Kennedy inizia un periodo torbido nella politica interna americana caratterizzata con altri omicidi, come quello dei fratello di Kennedy e quello di M.L. King, leader del movimento per i diritti dei neri.
Il vice presidente Johnson che prese il posto di Kennedy, infine legò il suo nome all'impopolare e sfortunato impegno americano nella guerra del Vietnam.
La Cina di Mao: il contrasto con l'Urss e la "rivoluzione culturale".
In Cina, l'insuccesso della politica di sviluppo agricolo lanciata nel '58 ("grande balzo in avanti") favorì sul piano internazionale la definitiva rottura con l'URSS, mentre sul piano interno diede spazio alle componenti "moderate" del gruppo dirigente comunista.
Fra il '65 e il '68, Mao, per contenere il potere delle classi moderate, stimolò un movimento sostenuto dall'esercito e dagli studenti (la rivoluzione culturale) che portò alla defenestrazione di molti dirigenti.
Mao, in politica estera, soprattutto per opera del primo ministro Chou Enlai, attuò, all'inizio degli anni '70, un clamoroso avvicinamento agli Stati Uniti.
. La Guerra del Vietnam.
La guerra che si combatté per oltre 10 anni nel Vietnam, rappresentò uno dei momenti di scontro più acuto fra gli Stati Uniti, coinvolti direttamente nel conflitto, e il mondo comunista.
Gli accordi di Ginevra del '54 avevano diviso il Vietnam in due repubbliche:
• Quella del Nord retta dai comunisti.
• Quella del Sud governata da un regime semidittatoriale, appoggiato dagli americani che cercavano di sostituire la loro influenza a quella francese.
Contro il governo del Sud, si sviluppò un movimento di guerriglia ( il Vietcong) guidato dai comunisti e sostenuto dallo stato del nordvietnamita.
Preoccupati di un'Indocina comunista gli Usa inviarono nel Vietnam del Sud un contingente di "consiglieri americani".
Sotto la presidenza di Johnson, la presenza Usa in Vietnam compì un vero salto qualitativo, trasformandosi in aperto intervento bellico.
A partire dal febbraio del '64 il corpo di spedizione americano fu continuamente rinforzato.
Nel febbraio '65, senza che vi fosse stata una dichiarazione di guerra, ebbe inizio una serie di violenti bombardamenti contro il territori del Vietnam del Nord.
La dilatazione dell'impegno militare americano, non fu però sufficiente a domare la lotta dei vietcong, che godevano di vasti appoggi fra le masse contadine; ne a piegare la resistenza della Repubblica nordvietnamita.
Di fronte a un nemico inafferrabile, l'esercito statunitense entrò in una profonda crisi, originata non solo da fattori tecnici, ma anche da un crescente disagio morale.
Negli Usa, infatti, il conflitto vietnamita, apparve a larghi settori dell'opinione pubblica come una guerra fondamentalmente ingiusta, contraria alle tradizioni della democrazia americana; e i suoi costi economici e soprattutto umani, furono sempre più sentiti come insostenibili. Vi furono imponenti manifestazioni di protesta e molti giovani in età di leva rifiutano di indossare la divisa.
La svolta della guerra si ebbe all'inizio del '68, quando i vietcong lanciarono contro le principali città del Sud una grande offensiva, che, pur non ottenendo risultati decisivi sul piano militare, mostrò tutta la vitalità delle guerriglia proprio nel momento del massimo impegno militare americano.
Nel marzo 1968 Johnson decise la sospensione dei bombardamenti sul Nord e annunciò la sua intenzione di non presentarsi più alle elezioni.
Il successore Nixon, ridusse progressivamente l'impegno militare americano, ma nel contempo cercò, senza molta fortuna, di potenziare l'esercito sudvietnamita a allargò le operazioni belliche agli Stati confinanti, il Laos e la Cambogia.
Solo nel gennaio 1973, americani e nordvietnamiti firmarono a Parigi un armistizio, che prevedeva il graduale ritiro delle forze statunitensi.Dopo il ritiro americano, la guerra continuò per oltre due anni, e terminò con la vittoria comunista.
Gli Usa, che avevano sacrificato uomini, risorse economiche e stabilità interna, proprio per impedire questo esito, dovettero registrare la prima grave sconfitta di tutta la loro storia.
L'Urss e l'Europa orientale: la crisi cecoslovacca.
n Russia Breznev, successore di Kruscev, mutò più lo stile che la sostanza della politica Krusceviana, accentuando la repressione, dei dissidenti.
In economia, fu varata una riforma che accordava alle imprese più ampi margini di autonomia. I risultati non furono brillanti e l'URSS vide accentuarsi il suo distacco rispetto ai paesi occidentali.
In politica estera, non vi fu alcun miglioramento dei rapporti con la Cina, non si verificarono sostanziali mutamenti nemmeno nei rapporti con paesi dell'Europa orientale
L'URSS da un lato accettò la moderata autonomia conquistata dalla Romania, dall'altro represse duramente il tentativo riformatore dei comunisti cecoslovacchi.
Infatti nel 1967-1968 si sviluppa in Cecoslovacchia un movimento politico e culturale che inizia chiedendo più ampia libertà di stampa e di opinione.
L'accelerazione al processo di liberalizzazione impressa dagli intellettuali preoccupò i dirigenti sovietici, che intravidero nella primavera di Praga una minaccia per il regime comunista e per il patto di Varsavia, temendo un "contagio" nel campo socialista.
I sovietici tentarono invano di indurre i dirigenti di Praga a bloccare il processo di liberalizzazione. Poi, 21 agosto 1968, truppe dell'URSS e di altri quattro paesi del Patto di Varsavia, occuparono Praga e il resto del paese, e venne formato un governo filosovietico.
Con la repressione della "primavera di Praga", l'Urss registrò un ulteriore appannamento della propria immagine.
La ‘rivoluzione laburista’ in Gran Bretagna e il Welfare state svedese.
Nel ’45 gli inglesi elessero il partito laburista di Attlee, che si oppose al warfare state,gettando le basi per un nuovo Welfare state, che proteggesse ogni cittadino con un sistema sanitario, e scuole pubbliche gratuiti, oltre che una rete di sussidi statali contro la disoccupazione.(tra il ’46-’48 fu creato il Servizio Sanitario nazionale). Per finanziare tale ‘rivoluzione laburista’ il governo ricorse ad una politica di austerità, che non evitò il gravoso indebitamento, nei confronti degli Usa. Nel ’51 con una maggioranza di 16 seggi Churchill tornò al potere, lasciando intatta la struttura del Welfare state, laburista. (Dimessosi per motivi di salute lo succedettero prima Eden nel ’57 e poi Macmillan); la Gran Bretagna preferì restare fuori dalla Comunità economica europea, dando vita nel ’59 al libero scambio concorrente(con Svezia, Danimarca, Norvegia,Austria e Portogallo). La situazione interna restò difficile, con l’aumento di inflazione e disoccupazione, nel ’64 i conservatori persero e Wilson costituì un governo laburista, alle prese con una grave recessione economica, che ebbe però importanti successi nell’ambito dei diritti civili(abolendo pena di morte, liberalizzando il divorzio e l’aborto).nel ’73 maturò l’ingresso nella CEE. Rispetto a Danimarca e Norvegia la Svezia restò neutrale nel conflitto mondiale e alle elezioni del ’48 trionfarono i socialdemocratici. Capace di modernizzare la propria agricoltura,grazie al Welfare state. In politica estera la Svezia mantenne inalterata L propria posizione: restò neutrale fino al ’53, adoperandosi per la costituzione di un Consiglio del nord tra i paesi dell’area scandinava. Alle elezioni del ’70 il Partito socialdemocratico guidato da Olofe Palme, perse la maggioranza assoluta e fu costretto a formare un governo di coalizione col partito comunista.
Il Giappone dalla tutela americana al miracolo economico.
Il Giappone posto sotto il governo del Supreme Commando f the Allied Powers(SCAP), guidato dal generale americano MacArthur, agiva affiancato da un consiglio di controllo, secondo le indicazioni di una commissione per L’Estremo Oriente(11 nazioni). Entrata in vigore nel ’46 una costituzione ispirata al modello americano,trasferì la sovranità dall’imperatore al popolo, garantendo i diritti individuali e favorendo le autonomie locali. La SCAP, nel ’46 pose delle misure limitative dei diritti sindacali, (’47 proibizione sciopero generale). Con le elezioni del ’46-47 la maggioranza spettava al Partito liberale e al Partito democratico, assegnando una quota minima ai comunisti. La divisione del mondo in blocchi portò gli Usa a sviluppare una politica di aiuti economici(sostegno alla domanda interna giapponese, riforma agraria, rinunzia ai crediti di guerra nel ’50 con un patto di sicurezza reciproca). Si ebbe la distinzione tra un settore forte con alti salari e un settore debole più esteso e precario. All’inizio degli anni ’70 solo 1/3 degli addetti all’industria era sindacalizzato(fu accolta la rivendicazione della settimana lavorativa di 43 ore, il salario femminile era la metà di quello maschile). Nel ’55 liberali e democratici si fusero nel Partito liberaldemocratico, e dai primi anni del dopoguerra il sistema politico giapponese si attestò su un bipartitismo senza alternanza(socialisti, comunisti). Dal ’50-’73 lo sviluppo economico del Giappone era simile a quello occidentale(espansione preponderante dell’industria, commercio,e dei servizi sull’agricoltura). Ma la scarsità di materie prime pose il Giappone in una condizione di indipendenza dalle importazioni fino agli anni ’60.
L'Europa Occidentale negli anni del benessere.
Per le democrazie dell'Europa occidentale, gli anni '60 e primi anni '70 rappresentarono un periodo di complessiva prosperità e mutamenti politici.In Italia, in Germania occidentale e in Gran Bretagna, questa fase coincise con l'entrata al governo dei socialisti.In Francia invece i gruppi di obbedienza gaullista mantennero la guida del governo.In Germania il socialdemocratico Brandt inaugurò una politica estera di conciliazione con i paesi dell'Est. Una politica che tendeva a normalizzare i rapporti con la Germania federale e i paesi del blocco comunista.
Più sfortunata fu l'esperienza di governo del laburisti inglesi, tornati al potere con Wilson, nel settembre 1964. Il governo Wilson dovette anche fronteggiare il riacutizzarsi della mai risolta questione irlandese.
Nell'Irlanda del Nord, la minoranza cattolica, diede vita, alla fine degli anni '60, a una serie di violente agitazioni. Queste agitazioni, terminarono nel 1972 con l' adesione britannica alla Comunità europea insieme a Irlanda e Danimarca.
Il Medio Oriente e la guerre arabo-israeliane.
Il Medio Oriente fu teatro in questi anni di due successive guerre: la "guerra dei sei giorni" del '67 e la "guerra del Kippur" del '73. In seguito alla guerra del '67, Israele occupò nuovi territori arabi, riacutizzando il problema palestinese. La guerra del '73
fu all'origine del blocco petrolifero proclamato dai paesi arabi e del successivo aumento del prezzo del petrolio (i paesi arabi compiono una ritorsione nei confronti dei paesi alleati, chiudendo i pozzi del petrolio, e quindi dando scacco matto alle economie occidentali che fanno largo uso del petrolio).
La crisi petrolifera.
L'aumento del prezzo del petrolio nel '73 ( che si inseriva in una fase di instabilità monetaria internazionale inaugurata nel '71 dalla sospensione della convertibilità del dollaro) generò una crisi economica internazionale di vaste proporzioni.
A differenza delle crisi del passato, la crescita della disoccupazione si sommava a un elevato tasso di inflazione. La gravità della crisi indusse ad interrogarsi sui fondamenti stessi della civiltà nata con la rivoluzione industriale
Apogeo e crisi del bipolarismo
Il tempo del "riflusso".
Nei paesi occidentali si manifestò nei tardi anni '70 una crisi delle ideologie di sinistra (sia riformiste sia rivoluzionarie) e la tendenza all'abbandono dell'impegno politico per un ritorno al privato a ai valori tradizionali: il "grande riflusso".
La crisi sarebbe esplosa, per il collasso improvviso di uno dei due pilastri dell'equilibrio postbellico; l'Unione Sovietica.
L'unione Sovietica, in particolare aveva visto la sua immagine, già incrinata dai fatti di Praga del '68, deteriorarsi progressivamente.
Si andavano frattanto formando delle organizzazioni di lotta armata. Si assisté così, in alcuni paesi dell'Europa occidentale, a una drammatica esplosione di terrorismo politico. Un terrorismo attuato da piccoli gruppi clandestini fortemente militarizzanti che agivano per lo più con attentati, omicidi, ferimenti, sequestri verso quei personaggi o quelle istituzioni che ai loro occhi si identificavano col sistema da abbattere. Abbiamo le Brigate rosse in Italia, la Frazione dell'Armata rossa in Germania e la Action directe in Francia.
Poco seguiti dalle masse lavoratrici in nome delle quali affermavano di agire, i gruppi terroristici italiani e tedeschi furono sconfitti prima politicamente (per il fallimento del loro tentativo di mobilitare la classe operaia), poi per via dell'azione repressiva degli anni '80. Ma il terrorismo come fenomeno internazionale non scomparve; si espresse attraverso una serie di azioni sanguinose e di gesti clamorosi (attentato al papa Giovanni Paolo II - 1981).
La difficile unità dell'Europa occidentale.
Sul piano dell'economia, l'Europa perse terreno, negli anni '70 e '80 rispetto a Usa e Giappone e il processo di unificazione europea non fece grandi passi avanti.
Sul piano politico le principali novità furono: la vittoria dei conservatori di M. Thatcher in Gran Bretagna e R. Reagan in Usa i quali inaugurano una politica di privatizzazioni.
Queste privatizzazioni si rendono necessarie per via dei costi troppo alti del Welfare State.
Si ha il ritorno al potere dei cristiano-democratici in Germania federale; la vittoria del socialista Mitterrand in Francia.
Governi a guida socialista si affermarono, nelle nuove democrazie dell'Europa meridionale (Portogallo, Grecia, Spagna), protagoniste di rapidi e quasi simultanei processi di cedimento dei regimi autoritari.
Il primo a cadere fu quello portoghese, successivamente la Grecia e la Spagna.
Il ritorno alla democrazia di Spagna (1986), Portogallo (1986) e Grecia (1981) rappresentò una delle maggiori e più positive novità della recente storia d'Europa. E consentì un ulteriore allargamento della CEE.
Gli Stati Uniti da Nixon a Bush.
Per gli Usa gli anni '70 rappresentarono una fase tutt'altro che felice. Prima la crisi del dollaro nel 1971, poi la sconfitta politico-militare in Vietnam. Quindi una gravissima crisi interna, il cosiddetto caso Watergate, che, nel 1974, costrinse alle dimissioni ilpresidente Nixon.
Durante la presidenza di Reagan l'economia americana riprese a marciare a pieno ritmo, grazie soprattutto allo sviluppo dei settori di punta.
Per quanto riguarda la presenza americana nel mondo, essa si concretizzò nel sostegno in armi e materiali ai guerriglieri afgani in lotta contro i sovietici. Nel marzo '86, l'aviazione statunitense bombardò il quartier generale di Gheddafi, a Tripoli. Nel estate '87, una squadra navale fu inviata ne Golfo Persico per proteggere le rotte petrolifere minacciate dallo scontro fra Iran e Iraq.Nell'88 George Bush succedette a Reagan, esponente dell'ala moderata del suo partito, Bush riprese nella sostanza l'eredità reaganiana, ma con uno stile più prudente ed equilibrato.
Nei rapporti con l'Urss fu confermata una linea che, avrebbe consentito agli Usa di proseguire nel cammino della distensione e poi raccogliere i frutti politici della crisi dei sistemi comunisti. D'altro canto fu proprio il "moderato" Bush ad assumersi la responsabilità dei più vasti interventi militari mai intrapresi dagli Stati Uniti dopo la guerra del Vietnam: quello effettuato a Panama nel dicembre '89 e quello ben più massiccio deciso nel '90-91 contro l'Iraq di Saddam Hussein colpevole di avere invaso il Kwait
L'Urss da Breznev a Gorbacev.
Negli ultimi anni dell'età di Breznev si ha ormai in Russia una dittatura; uno stato che non appare più stato rivoluzionario, ma uno stato burocratico e imperialista. Cade il mito dell'Urss.
Nella corsa alle spese militari, nella gara fra gli Stati, l'Urss continua ad impoverirsi.
Le spese militari crescono, la politica imperialista costa, la guerra fredda continua, si cerca di arrivare a degli accordi sul disarmo, ma nonostante questi accordi la Russia non rinuncia alla politica di potenza e allargò la sua sfera di influenza mondiale con l'invasione dell' Afghanistan del '79 (particolarmente costoso, anche da un punto di vista umano).
Il dissenso degli intellettuali russi cresce (Pasternak, Bulgakov, Solgenitzin), l'Arcipelago Gulag, si arriverà alla conferenza di Helsinki sui diritti umani, cambierà molto il rapporto fra URSS e il PCI.
In Polonia esplode sul finire degli anni '70 il movimento di Solidarnosc, che è un movimento sindacale. Nella vicenda polacca il Papa polacco Wojtyla, ha un ruolo importante perché cercherà di diventare un mediatore di questa crisi che sta erodendo la Polonia. Chiesa e regime comunista in Polonia devono trattare per arginare la spinta che viene dal papa.
Con l'avvento di Gorbaciov (1985), fu avviata una radicale svolta sia in politica estera sia in politica interna (riforme economiche e istituzionali, maggior libertà di informazione): svolta che suscitò però non poche difficoltà all'interno dell'URSS.
Questa ebbe molta importanza in quanto ci si rese conto che l'URSS era in una forte crisi.
In seguito a una serie di incontri fra i leader sovietici e statunitensi, si instaurò dopo l'85, un nuovo clima di distensione internazionale che consentì alcuni accordi fra le superpotenze sulla limitazione degli armamenti e si riflesse positivamente anche sulle prospettive di soluzione dei conflitti locali.
La crisi dell'Europa comunista, la caduta del muro di Berlino e la riunificazione tedesca.
I mutamenti in Urss ebbero immediati riflessi sui paesi dell'Europa orientale (paesi satelliti in fermento), provocando la crisi dell'intero blocco comunista.
Polonia: fu il 1° dei Paesi satelliti ad ottenere la liberazione. dal regime comunista. Nel 1988 il paese fu scosso da moltissimi scioperi e fu sull'orlo della guerra civile. Con gli accordi di Danzica del 1988, si hanno le prime elezioni libere che avrebbero visto la partecipazione di diversi partiti, tra cui Solidarnos ma avrebbero lasciato comunque al partito comunista la maggioranza dei deputati in parlamento.
La vittoria elettorale di Solidarnos fu però di tali proporzioni che il cambiamento appariva irreversibile: nel 1991 Walesa fu eletto capo dello stato e il regime comunista finì.
Ungheria, Cecoslovacchia e Bulgaria il passaggio dal regime comunista a quello democratico fu ancora più pacifico.
In Ungheria il POSU Partito Operaio Socialista Ungherese, si era già aperto a riforme economiche e aveva cambiato la classe dirigente: nel 1989 fece passare una nuova Costituzione che prevedeva più partiti. Nel 1990 le elezioni furono vinte dal raggruppamento di partiti di ispirazione cristiana.
Anche in Cecoslovacchia il passaggio alla democrazia fu naturale: imponenti manifestazioni di massa dall'agosto al novembre 1989 portarono a radicali trasformazioni nelle istituzioni. Nel 1993 si costituirono Repubblica Federale Ceca e Slovacchia. Le successive elezioni confermarono il ruolo ormai non più dominante del Partito comunista in entrambi gli Stati.
In Bulgaria invece i dirigenti comunisti guidarono il processo di cambiamento, anche se spinti dalla pressione popolare. Stabilirono elezioni libere che nel 1990 confermarono al potere l'ex Partito comunista, ma in un quadro politico non più di regime e secondo garanzie volute da una nuova democrazia.
Romania: il passaggio di regime fu invece travagliato e violento. La popolazione viveva in una diffusa povertà e priva di libertà. Alle rivolte di alcune città desiderose di riforme economiche e politiche, il dittatore (ciausesco), rispose con l'esercito provocando centinaia di morti. Nel dicembre 1989 la protesta si estese alla capitale Bucarest e parte dell'esercito solidarizzò con la popolazione. Il breve ma sanguinano conflitto si concluse e con libere elezioni che segnarono la vittoria del Fronte.
Riunificazione tedesca: si verificò che nel 1989, l'Ungheria permise il libero passaggio verso l?austria, anche ai cittadini provenienti dalla Germania dell'Est aprendo così un varco attraverso il quale si rovesciarono milioni di cittadini della Germania Est verso la Germania dell'Ovest.
Il governo comunista tedesco non era in grado di opporsi e si trovò a dover affrontare manifestazioni di massa a Lipsia, Dresda e Berlino.
Nel novembre del 1989 fu lasciato libero transito ai tedeschi dell'est che volevano varcare il confine con la Germania Ovest
Il muro di Berlino fu rapidamente abbattuto; questo fu l'episodio più importante, anche dal punto di vista simbolico in quanto il crollo del muro è praticamente il simbolo della caduta dell'Impero Sovietico.
Fu firmato un trattato di unione economica, furono abbattute le frontiere tra i due stati tedeschi; nell'ottobre del 1990 si giunse infine alla riunificazione politica con il consenso di URSS, Francia, Inghilterra e USA.
. Dittature e democrazie in America Latina.
In l'America Latina, gli anni '70 e '80 ci fu prima la massima espansione delle dittature militari, poi il graduale ritorno alla democrazia politica. E questo in quasi tutti i Paesi.
In Uruguay, in Cile, in Argentina, nel Venezuela, in Brasile, nel Perù, nella Colombia, etc.
Il processo di democratizzazione fu però ostacolato quasi ovunque da gravi problemi economici.
Israele e i paesi arabi.
All'indomani della "guerra del Kippur", il presidente egiziano Sadat si convinse della necessità di trovare una soluzione politica al conflitto con Israele e dunque avvicinarsi agli Usa.
Nel 1974-75 espulse i tecnici sovietici dall'Egitto, congelò i rapporti con l'Urss e impresse alla sua politica estera un indirizzo filo-occidentale.
Nel 1977 il presidente egiziano a Gerusalemme, in un discorso al Parlamento formulò la sua offerta di pace.
Si giunse quindi, con la mediazione del presidente americano Carter agli accordi di Camp David (settembre '78), fra Sadat e il primo ministro israeliano Begin. L'Egitto ottenne la restituzione del Sinai e stipulò con Israele un trattato di pace.
Gli accordi prevedevano ulteriori negoziati per soluzione del problema palestinese. Ma questi negoziati non furono avviati. L'ostacolo principale venne in un primo tempo dagli Stati arabi e dall'OLP, che denunciavano il "tradimento" dell'Egitto e rifiutarono ogni trattativa col "nemico storico".
Successivamente, a partire dalla metà degli anni '80 gli Stati Arabi "moderati" e la stessa dirigenza dell'Olp assunsero una posizione più morbida e, sfidando la condanna del cosiddetto "fronte di rifiuto", si dissero disposti a trattare con Israele e a riconoscere l'esistenza in cambio del suo ritiro dai territori occupati. Su questi avrebbe dovuto sorgere uno Stato palestinese. A questo punto furono, però i dirigenti dello Stato ebraico a rifiutare la trattativa con l'OLP di Arafat, considerata un'organizzazione terroristica.
La tensione si accrebbe ulteriormente quando, a partire dalla fine dell'87, i palestinesi dei territori occupati vita a una lunga e diffusa rivolta contro gli occupanti, che reagirono con una dura repressione.
L'intensità e la durata della protesta resero più difficile la posizione dei governi israeliani.
I riflessi dell'irrisolto nodo palestinese si erano fatti sentire pesantemente anche in Libano.
Dal 1975 il Libano entra in uno Stato di cronica e sanguinosa guerra civile. La situazione si aggravò dopo che l'esercito israeliano, invase il paese spingendosi fino a Beirut per cacciarne le basi dell'OLP
Il Libano da allora rimase lacerato da lotte intestine.
Il mondo islamico e la rivoluzione iraniana.
Vari sono i problemi che interessano la zona del Medio-Oriente, quali:
- Conflitto fra Israele e il mondo arabo.
- Conflitti nei vari Paesi arabi fra laici e movimenti integralisti religiosi
- Presa del potere dei movimenti integralisti in Iran
- Guerra fra Iraq e Iran
In Iran, in particolare, lo Scia di Persia tentò di modernizzare il Paese cercando di trasformarlo nel contempo in una potenza militare; ciò suscitò l'opposizione di vaste frange politiche e soprattutto del clero islamico.
Lo scià tentò di fermare la rivolta con sanguinose repressioni, ma, abbandonato anche dagli Usa, dovette lasciare il paese.
In Iran si instaurò una Repubblica islamica di stampo teocratico; ossia, una Repubblica basata esclusivamente sei dettami dell'Islam
Il nuovo regime entrò subito in contrasto con gli Usa, accusati di aver sostenuto lo scià e di avergli offerto ospitalità dopo la sua fuga.
Per oltre un anno, il personale della l'ambasciata Usa a Teheran fu tenuto prigioniero da un gruppo di militanti islamici, e furono liberati solo dopo una lunga trattativa.L'Iran fu attaccato, nel settembre '80 dal vicino Iraq. La guerra si protrasse per ben 8 anni e si risolse in una spaventosa quanto inutile carneficina.
I conflitti dell'Asia comunista.
Il Sud-Est asiatico, dopo la partenza degli americani, vide l'esplodere di conflitti fra i paesi comunisti. Nel '78, dopo essere stata teatro del sanguinoso esperimento rivoluzionario di Pol Pot, la Cambogia fu invasa dal Vietnam.
Solo nell'88 le forze vietnamite cominciarono a ritirarsi dalla Cambogia.
E solo nel '91 si giunse a un precario accordo di pacificazione fra tutte le fazioni in lotta e alla formazione di un "Consiglio nazionale supremo" col compito di convocare libere elezioni.
La Cina dopo Mao.
In Cina l'ascesa di Deng portò a un processo di riforme interne e liberalizzazione che diede buoni risultati in termine di sviluppo produttivo, ma non si accompagnò alla democratizzazione.
Infatti proprio il contrasto fra la modernizzazione economica e il mantenimento della struttura burocatrico-autoritaria del potere fu all'origine, alla fine degli anni'80, di un nuovo e spontaneo fenomeno di protesta, di cui furono protagonisti gli studenti dell'università di Pechino, che diedero vita a una serie di imponenti e pacifiche manifestazioni di piazza per chiedere più libertà e più democrazia.
Il gruppo dirigente comunista, rispose con una brutale repressione militare e con una serie di pesanti condanne; l'intervento dell'esercito si risolse in un vero e proprio massacro.
Il miracolo giapponese.
Uscito dalla guerra in condizioni disastrose, il Giappone fu posto per alcuni anni sotto la "dittatura" del generale MacArthur, il quale vi impose una radicale ristrutturazione economica e politica.
Il Giappone divenne così un paese retto da istituzioni liberal-democratiche, legato agli Usa da una stretta alleanza politico-militare, tanto da diventare il bastione del modello occidentale nell'Estremo Oriente minacciato dall'avanzata del comunismo.
Impossibilitato a svolgere un autonomo ruolo internazionale, il Giappone dedicò tutte le sue energie allo sviluppo economico.
Fra i numerosi "miracoli economici" del secondo dopoguerra, quello del Giappone fu certamente il più straordinario.
Il Giappone era diventato, già negli anni '60, la terza potenza economica del mondo dopo Usa e Urss.
All'inizio degli anni '80, il suo prodotto nazionale superava quello sovietico; i suoi prodotti conquistavano i mercati di tutto il mondo e la sua potenza finanziaria preoccupava gli stessi Stati Uniti.
La crisi petrolifera del '73-74 colpì il Giappone più di altri paesi industriali e provocò la prima brusca caduta della produzione; ma la crisi fu superata abbastanza rapidamente e negli anni '80 il tasso di sviluppo si mantenne sempre molto elevato
L’italia repubblicana(dopoguerra anni ’70)
L'italia dal miracolo economico alla crisi della prima repubblica.
Il miracolo economico.
Fra il 1958 e il 1963, giunse al culmine il processo di crescita economica iniziato in Italia dopo il 1950. Furono questi gli anni del miracolo economico italiano.
- Il prodotto interno lordo, progredì ulteriormente.
- Il reddito pro-capite, che nel '51 era di 296.000 lire, raggiunse ne '63 le 536.000.
- Lo sviluppo dell'industria manifatturiera, che nel '61 giunse a triplicare la sua produzione rispetto al periodo prebellico soprattutto nei settori siderurgico, meccanico e chimico, dove più ampio fu il rinnovamento degli impianti e delle tecnologie.
- Esportazioni di prodotti industriali (elettrodomestici e abbigliamento).
- La diffusione dei prodotti italiani , la solidità della lira, la stabilità dei prezzi ed altri eventi extraeconomici, danno ormai l'immagine di un'Italia avviata stabilmente verso nuove prospettive di benessere.
Molti erano i fattori che avevano promosso e permesso il miracolo.
L'Italia in questi anni divenne un paese pienamente industriale
Si svilupparono, anche se in maniera più limitate, anche le attività agricole.
Aumentarono i redditi da lavoro e aumentarono i consumi.
Ci fu un calo della disoccupazione che accrebbe la capacità contrattuale dei lavoratori che, riuscirono a ottenere notevoli miglioramenti salariati. Questi aumenti ebbero però l'effetto di ridurre i margini di profitto delle aziende e di mettere in moto un processo inflazionistico.
Così, nel 1963-64, il miracolo italiano conobbe una battuta d'arresto. Gli investimenti, che erano stati uno dei fattori propulsivi del boom, si ridussero drasticamente; e lo sviluppo subì una brusca frenata.
Le trasformazioni sociali.
Negli anni '50 e '60, in coincidenza col boom industriale la società italiana subì una serie di profonde trasformazioni, che cambiarono il volto del paese e le abitudini dei suoi cittadini.
I fenomeno più importante e più vistoso di questi anni fu il massiccio esodo dal Sud verso il Nord e dalle campagne verso le città; più di un milione di persone nel giro di 10 anni lasciano il sud Italia per emigrare verso il nord e verso altri paesi del nord Europa ( Germania).
Nelle zone appenniniche del Centro-Sud si assistette a un vero e proprio spopolamento.
In tutto il paese il ceto dei coltivatori diretti subì una drastica riduzione, mentre aumentavano la piccola borghesia e la classe operaia.
Gli emigrati che dal sud vanno al nord Italia per cercare lavoro, non trovano città accoglienti, il percorso sarà duro, le popolazioni del nord guardano con diffidenza la nuova manodopera proveniente dal sud.
Il fenomeno dell'urbanesimo porta molta gente verso le metropoli del sud, ma li non c'e' lavoro, tranne quello dell'edilizia. I contadini diventano sottoproletariato che troppo spesso diventa manovalanza della criminalità organizzata.
Negli anni '50 lo sviluppo economico italiano si scontra con un problema molto annoso che e' quello dell'arretratezza del mezzogiorno; La DC cerca di risolverlo mettendo in atto una riforma agraria e costituendo una cassa del Mezzogiorno che doveva provvedere all'utilizzo di risorse straordinarie per interventi nelle aree del Sud-centro Italai.
Il processo d'industrializzazione va comunque avanti, con una forte spinta; l'Italia si trasforma velocemente da società contadina a società industriale; diventa uno dei paesi più industrializzati del mondo (e' nei primi 10 paesi più industrializzati del mondo).
L'industrializzazione porta automobili,i motorini, elettrodomestici, ampliamento delle città (l'edilizia e' uno dei settori più fiorenti dell'epoca); Le città cambiano volto.
Tutti questi cambiamenti hanno riflessi molto forti sui comportamenti e sui costumi della popolazione:
• la mobilità => l'automobile, i motorini permettono alle persone di muoversi velocemente.
• la scolarizzazione => vivere nelle città rende anche più facile la scolarizzazione, e' ovviamente più difficile scolarizzare una società contadina che vive dispersa nelle campagne.
Comincia a crearsi la società dei consumi, ossia una società dove i beni si usano e si gettano.
Fino ad ora tutto, vestiti, mobili, utensili, venivano tramandati di generazione in generazione: non si buttava via nulla. Ora il benessere creato dalla nuova società industriale permette di buttare via gli oggetti vecchi ed acquistarne di nuovi.
Le lotte sindacali portano ad una riduzione dell'orario di lavoro e questo crea tempo libero. Il tempo libero viene speso in vari modi:
- uscendo di più, con la conseguente necessità di avere più vestiti.
- stando in casa di più, con la conseguente esigenza di circondarsi di cose belle; i mobili diventano oggetti di arredo, la plastica subentra ai mobili di legno tramandati di generazione in generazione...
- andando in vacanza perché le automobili e le lambrette permettono di muoversi velocemente e di spostarsi.
Anche il modo di mangiare cambia, con l'avvento del frigorifero e delle scatolette (che già esistevano in America).
L'avvento della televisione nel 1954 contribuisce a modificare ulteriormente i comportamenti e i costumi degli italiani. Con la TV arrivano la pubblicità (Carosello), "Lascia o Raddoppia" ed altri programmi portati dall'america.
La TV accelera il processo di nazionalizzazione delle masse; le masse ascoltano le stesse trasmissioni, ascoltan lo stesso linguaggio, diventano tutti un poì più uguali e più italiani!
Essendo la TV un'emittenza di Stato, sotto il diretto controllo della DC, dietro pressioni del Vaticano, verranno istituite censure ai programmi giudicati dalla Chiesa irrispettosi del costume e della morale; La Chiesa ha paura della libertà nei costumi.
Pur con l'avvento della Repubblica in Italia resta una certa struttura ereditata dal fascismo; resta una certa discriminazione verso il mondo femminile; resta una certa repressione nei confronti della morale sessuale, che comincia a sbiadire per via della maggiore facilità delle relazioni sociali.
Emblematico è il caso della dama bianca (sposata, ma amnte del ciclista Coppi ), che darà vita ad un enorme scandalo negli anni ‘50 perché questa signora verrà denunciata dal marito e andrà addirittura in carcere per adulterio.
Il partito comunista dal punto di vista del comportamento e' quasi altrettanto conformista della DC, e' per esempio durissimo nei confronti dell'omosessualità', coloro che non si conformano a questa rigidità pagheranno dure conseguenze (intellettuale di sinistra Pasolini).
Nel 1957 vi e' il caso del vescovo di Prato che insulta due parrocchiani che avevano contratto solo il matrimonio civile chiamandoli "pubblici concubini". I parrocchiani lo denunciano e il vescovo viene condannato, questo ci dice che la società sta' cambiando.
Il centro sinistra.
Il ridimensionamento elettorale della Dc dopo le elezioni del 1953 e le trasformazioni economiche e sociali del paese aprirono, all'interno del partito di maggioranza, un importante dibattito politico, che vide prevalere la tesi di chi (come Moro e Fanfani) intendeva avviare una nuova collaborazione con il Psi per realizzare una politica di riforme.
Il Psi, a sua volta, dopo la crisi del comunismo internazionale del 1956 aveva posto fine alla sua politica di collaborazione con il Pci e aveva proclamato la propria autonomia di partito riformatore nell'ambito dei valori e del sistema occidentali.
Superata la grave crisi del luglio '60, la Dc accordò il suo assenso definitivo alla collaborazione con il Psi: nacque così la coalizione di "centro-sinistra" presieduta dal leader della DC Moro.
Allargando la maggioranza ai socialisti, la Dc puntava a isolare il PCI all'opposizione e a dividere il movimento operaio, recuperando con una politica riformista il consenso sociale.
La svolta beneficiava del nuovo clima internazionale improntato alla distensione e del nuovo atteggiamento delle Chiesa, più aperto alle istanze di riforma sociale.
I governi di centro-sinistra avviarono infatti una politica di riforme nel quadro di una "politica di programmazione" che affidava allo Stato il compito di regolare lo sviluppo economico ai fini di utilità sociale, per superare gli squilibri di fondo della società italiana.
Inizialmente la nuova coalizione governativa riuscì ad attuare alcune importanti riforme, come la nazionalizzazione dell'energia elettrica e la riforma della scuola media, ma la resistenza della forze conservatrici e la critica congiuntura economica del 1964-65 ostacolarono l'attuazione di un serio programma riformatore.
Il '68
Il '68 è l'inizio di una fase del declino della crescita economica e sociale; Prende avvio una fase di contestaione giovanile; Protagonisti sono i giovani delle universita': la generazione che si prepara a diventare classe dirigente.
Sono giovani che hanno conosciuto solo liberta', democrazia e benessere, non hanno vissuto le guerre, non hanno vissuto la crisi di Wall Street, sono inconsapevoli dei sacrifici che i padri hanno fatto per conquistare liberta' democrazia e benessere.
La contestazione giovanile verte soprattutto contro il consumismo, che invece per i padri rappresentava un punto di arrivo. I giovani contestano l'aver ereditato dai padri un mondo governato dal terrore: quel mondo che non e' esploso in una terza guerra mondiale esclusivamente per il deterrente rappresentato dalla bomba atomica. Contestano inoltre un mondo diviso tra paesi ricchi e paesi poveri.
Il '68 esplode a Praga, in Francia (il "maggio francese"), e anche in Italia, i giovani vogliono cambiare il governo e avere una società più democratica.
La contestazione dei giovani nelle università e le lotte operaie sono dei fenomeni contemporanei.
Nacquero, fra il '68 e il '70, i gruppi extraparlamentari: potere operaio, avanguardia operaia, lotta continua, ossia piccoli gruppi che agiscono al di fuori del parlamento. Questi gruppi avevano fatto un tentativo di parlamentarizzarsi, ma nelle elezioni del 1972 vengono sconfitti, una parte si scioglie, un'altra parte fa il salto nella clandestinita'.
Il '69 fu segnato da acute agitazioni operaie ("l'autunno caldo"), protagonisti delle quali furono soprattutto i lavoratori immigrati al Nord. Le lotte operaie si conclusero con forti aumenti salariati e con un rafforzamento delle tre confederazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil).
A queste agitazioni la classe dirigente non seppe rispondere in modo adeguato. Furono approvati tuttavia alcuni importanti provvedimenti (Statuto dei lavoratori, istituzione delle regioni e il divorzio).
La crisi del centro sinistra.
Si consumò così già sul finire degli anni '60. Ne furono testimonianza le lacerazioni che si aprirono nel Partito Socialista Unificato, che non riusciva ad aumentare i propri consensi elettorali, dibattuto tra chi puntava ad aprire al PCI per spostare a sinistra l'orientamento del governo e chi sosteneva la necessità di linea moderata.
I movimenti hanno sicuramente portato violenza; che successivamente diventa terrorismo quando il movimento studentesco si esaurisce ed esce dalle universita'.
Negli Stati Uniti si avranno gli episodi violenti del Black Power, che rivendica i diritti dei neri.
In Germania si avrà la formazione di gruppi terroristici. In Italia avremo le brigate rosse.
Gli anni '70 furono segnati dalle manifestazioni del terrorismo di destra e di sinistra, cui il governo non seppe reagire adeguatamente.
C'è una situazione di "strategia della tensione", con una serie di episodi terribili, quali::
• Il 12 dicembre 1969, con la bomba che esplode nella Banca Nazionale dell'Agricoltura, in Piazza Fontana a Milano, gli Italiani entrarono in una fase storica che sarebbe durata per più di un decennio: il terrorismo. Tutto ad un tratto, sulla scena nazionale comparivano morti ammazzati da qualcuno che faceva parte di qualcosa che i più ebbero difficoltà ad identificare.
• Nell'estate '70 la rivolta di Reggio Calabria che vide un'intera città esasperata per non essere stata designata come capoluogo di regione.
• L'ipotesi - o forse meglio la convinzione - di un imminente colpo di Stato da parte delle forze più reazionarie del paese sta alla base della creazione a Milano, nel 1970, dei Gruppi di Azione Partigiana (GAP) di cui è promotore e finanziatore Giangiacomo Feltrinelli, già iscritto al PCI, editore di grosso spessore, amico di Fidel Castro e delle guerriglie dell'America latina. Il 15 aprile 1972, con l'arresto dei suoi militanti la storia dei Gap si concluse. Per l'organizzazione Gap furono inquisite 65 persone. Feltrinelli invece morirà nella preparazione di un attentato, lo scoppio di un traliccio della luce, che avrebbe dovuto lasciare al buio mezza città di Milano.
Il Partito Comunista Italiano aveva fatto un grande balzo in avanti nelle elezioni e, soprattutto, il vecchio regime dominato da una Democrazia Cristiana che raccoglieva anche i voti della destra più reazionaria, timorosa di una vittoria dei comunisti, cominciava a scricchiolare.
Bisogna rendere più decisionista il sistema politico italiano, e per farlo i radicali usano come arma il referendum. Ci si rivolge così direttamente al popolo, per smantellare la legislazione fascista. Il divorzio è uno dei risultati del referendum, poi ci fu la riforma del diritto di famiglia, l'abbassamento della maggiore età a 18 anni, l'interruzione volontaria della gravidanza.
La nuova politica di compromesso storico, annunciata dal segretario del PCI Berlinguer (1973), favorì la crescita elettorale dei comunisti ('75-76) e la sconfitta del centro-sinistra.
Ciò dovuto anche alla crescita della corruzione politica; Un sistema politico che non si rinnova, coltiva inevitabilmente il germe della corruzione.
* La "strategia della tensione": in questo clima di forte contrapposizione politica e di incertezze nella guida del Paese, un nuovo fattore contribuì a turbare la vita nazionale: La strategia della tensione: una lunga serie di attentati e di manovre oscure, volti a creare un clima di paura per favorire sbocchi antidemocratici alla crisi della democrazia italiana.
Iniziata con la strage di piazza Fontana, la strategia della tensione si snodò lungo un decennio lasciando una scia di sangue con stragi che colpivano a caso anche persone comuni.
Su tutte queste stragi la magistratura indagò a lungo ma con molte difficoltà, poiché emergeva un complicato intreccio di complicità tra "terrorismo nero" di matrice neofascista, settori deviati dello Stato, equivoci affaristi e criminalità organizzata.
Il terrorismo e la solidarietà nazionale.
La coalizione di centro-sinistra si rivelava incapace di governare le tensioni politiche e sociali del Paese.
Dopo il distacco dei socialisti dal governo ('75) si giunse - di fronte alla necessità di affrontare i problemi suscitati dalla crisi economica e dall'accentuarsi del terrorismo,non solo "nero"(destra), ma anche "rosso"(sinistra) , al governo di solidarietà nazionale", nel 1978.
I due terrorismi erano diversi anche nel modo di operare.
Il terrorismo di destra ricorse ad attentati dinamitardi in luoghi pubblici.
- Dopo la strage di Piazza Fontana, il 28 maggio 1974: una bomba esplode sotto i portici di piazza della Loggia a Brescia, mentre è in corso una manifestazione antifascista indetta dai sindacati e dal Comitato antifascista. L'attentato, provoca otto morti e più di novanta feriti. L'ordigno era stato posto in un cestino portarifiuti e fatto esplodere con un congegno elettronico a distanza. Vennero accusati esponenti dell'estrema destra, poi prosciolti per insufficienza di prove.
- 2 agosto 1980 : alle ore 10,25, una bomba esplose nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna. Lo scoppio fu violentissimo, provocò il crollo delle strutture sovrastanti le sale d'aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici dell'azienda di ristorazione Cigar e di circa 30 metri di pensilina. L'esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso (Italicus) in sosta al primo binario. Il bilancio finale fu di 85 morti e 200 feriti. La strage venne rivendicata dai Nar (nuclei armati rivoluzionari) ovvero di nuovo i neo-fascisti.
I fattori che contribuirono alla nascita del terrorismo di sinistra furono l'immagine di una Stato debole e minato dalla corruzione politica, la presenza di un terrorismo di destra e la psicosi di un colpo di stato da parte della destra.
Le brigate rosse furono il primo e il più pericoloso gruppo terrorista di sinistra: colpiscono bersagli ben identificati quali rappresentanti delle istituzioni. Inizialmente si pensa solo di ferirli (gambizzazioni), poi si comincia ad uccidere.
Il varo del primo governo di "solidarietà nazionale" con l'ingresso nella maggioranza del PCI, coincise con il rapimento di Aldo Moro, nel 1978, da parte delle Brigate rosse. Dopo due mesi di prigionia verrà processato dai terroristi e poi giustiziato.
I brigatisti avevano chiesto in cambio di A. Moro il rilascio di alcuni loro compagni, prigionieri politici, ma le loro richieste non verranno mai prese in considerazione; Anzi ad un certo punto sembra addirittura che i parlamentari non vedano l'ora che Moro venga ucciso, per trarsi da quest'impiccio.
Questo e' l'attacco al cuore dello Stato.
Questo spinse, nell'immediato, DC e PCI a risaldare la loro alleanza, ma non impedì il rapido emergere delle differenze tra i due partiti, divisi sulle scelte di fondo che dovevano governare la crisi italiana.
Provvedimenti riformatori come la legge sull'equo canone o la riforma sanitaria non risolsero i problemi in questione, mentre la legalizzazione dell'aborto così come la scelta di aderire al Sistema monetario europeo videro i due partiti su sponde opposte.
Il PCI decise così di tornare all'opposizione, chiudendo l'esperienza del governo di "solidarietà nazionale"; alle successive elezioni pagò tuttavia la sua breve esperienza governativa con un calo dei consensi.
Politica economia e società negli anni '80.
Negli anni '80, esauritasi l'esperienza della solidarietà nazionale, si ebbero per la prima volta governi a guida non democristiana (con Spadolini e poi con Craxi). Tra i problemi , maggiori affrontati dall'esecutivo vi furono quelli dell'espansione abnorme della spesa pubblica e della malavita organizzata.
In Italia vengono istituite leggi eccezionali limitative delle libertà individuali, poi viene fatta una legge sui pentiti (che prevedeva forti sconti di pena, come compenso per il contributo fornito dagli imputati nello svolgimento degli indagini), per disgregare dall'interno le cellule terroriste.
Al Generale Dalla Chiesa viene dato il coordinamento delle operazioni antiterroristiche.
Il Generale Dalla Chiesa verrà poi ucciso dalla mafia in Sicilia.
Questa legge diede un notevole contributo alla sconfitta del terrorismo. Il numero degli attentati, calò rapidamente negli anni successivi e i principali gruppi clandestini cessarono praticamente di esistere.
La difficoltà del sistema politico.
Fallito l'esperimento della "solidarietà nazionale", si tornò a una riedizione del centro-sinistra allargato al Partito liberale, formula che venne pertanto chiamata pentapartito.
Il pentapartito governò l'Italia per tutti gli anni '80, in un quadro politico caratterizzato dalla diminuzione di consensi della DC, che restò tuttavia il partito di maggioranza relativa, e del PCI, bloccato all'opposizione, mentre cresceva la forza elettorale del Psi.
Sotto la guida di Craxi il PSI si propose in posizione autonoma dai due partiti maggiori, con l'obbiettivo immediato di conquistare un peso determinante nella maggioranza governativa, per diventare in prospettiva il principale partito di sinistra.
Si costituì pertanto un asse DC-PSI con il presupposto tacito di un'alternanza alla guida del governo; questo portò, prima, al quadriennio dei governi Craxi, poi, al ritorno al governo della Dc. Tra le iniziative più importanti del governo Craxi vi furono la revisione del Concordato con la Santa Sede e la decisione di "tagliare" la scala mobile per i lavoratori dipendenti al fine di contenere l'inflazione.
L'economia, in effetti, conobbe in questi anni una fase di ripresa, grazie al miglioramento della congiuntura economica nazionale e alla diminuzione della forza contrattuale del sindacato: rallentò la crescita dei salari e aumentò la competitività delle merci italiane.
Restavano tuttavia aperti importanti problemi politici e sociali.
Mentre il terrorismo rosso veniva stroncato dalla repressione dello Stato, si faceva sempre più allarmante il fenomeno della criminalità organizzata (mafia, camorra, ‘ndrangheta), contro la quale lo Stato sembrava impotente.
Ma quel che più pesava nella vita del paese, a fronte dei suoi problemi irrisolti, era la crescente invadenza dei partiti nello Stato e nella società civile.
Il fenomeno della "partitocrazia" non era nuovo nella vita pubblica italiana, ma in questi anni esso conobbe una crescita enorme, tanto che la spartizione della cariche pubbliche e dei posti di comando nell'economia statale fu apertamente sostenuta e monopolizzata dai partiti, in particolare quelli di governo, secondo la logica della lottizzazione.
La Seconda Repubblica in Italia
La crisi del sistema politico
Con l'espressione seconda repubblica si indica il nuovo assetto politico determinatosi in Italia dopo il 1992-94.
L'ultimo decennio del secolo iniziava, anche per l'Italia, all'insegna di alcune rilevanti novità politiche:
- Molte imprese italiane (Fiat, Olivetti), perdevano competitività sui mercati internazionali.
- L'inflazione, restava al di sopra della media europea.
- Il deficit del bilancio statale, non accennava a ridursi, e questo costringeva il governo a continue emissioni di Obbligazioni, a tassi elevati, con aggravio sul bilancio dello Stato.
- Accresciuta offensiva della criminalità organizzata in Sicilia, in Calabria, in Campania.
Sul piano della vita politica, le novità dei primi anni '90 furono numerose e rilevanti:
• La prima, direttamente legata ai mutamenti in corso nell'URSS e nell'Europa dell'Est, fu la trasformazione del PCI in PDS (Partito Democratico di Sinistra), segretario Occhetto. ( Ma, il nuovo partito, viene abbandonato dall'ala più estrema, che forma il PRC ( Partito di Rifondazione Comunista).
• Sull'opposto versante politico, si consolidarono, nel Settentrione, i movimenti regionalisti e in particolare la Lega Nord.
Le forze politiche cominciarono a prendere in seria considerazione l'ipotesi di una nuova legge elettorale, capace di dare maggiore stabilità all'Esecutivo.
A tenere aperto il problema, contribuì tuttavia, nel giugno '91, lo schiacciante successo elettorale promosso da un comitato composto da esponenti di diversi partiti e presieduto dal democristiano Mario Segni.
Nel febbraio 1992, Cossiga ( allora Capo dello Stato), decideva di sciogliere le camere con lieve anticipo sulla scadenza della legislatura.
Le elezioni si tennero il 5-6 aprile, e registrarono alcune clamorose novità:
• Seccamente sconfitti la DC e il PDS.
• In flessione il PSI
• Più o meno stabili i partiti laici minori.
• Vere vincitrici risultavano nuove forze politiche, tendenzialmente "antisistema": in primo luogo la Lega Nord (guidata da Bossi), e la Rete cioè una nuova formazione, schierata contro il sistema dei partiti (capeggiata da Orlando).
Cadeva quindi nel 1992, l'asse DC-PSI che aveva dato luogo ai due governi Andreotti (1989-1992).
All'indomani delle elezioni, era dunque un Parlamento nuovo e diviso; Andreotti si dimise (24 aprile).
Si dimise anche Cossiga (28 aprile).
Il Parlamento fu subito impegnato a trovare un accordo sul nome del novo capo dello Stato.
IL 25 maggio Scalfaro, Democristiano, allora presidente della Camera, fu eletto presidente della Repubblica.
Da alcuni mesi un nuovo gravissimo scandalo stava coinvolgendo un numero crescente di uomini politici accusati di aver preteso e ottenuto tangenti per la concessione di appalti pubblici.
L'inchiesta, avviata dalla magistratura di Milano, svelava un diffusissimo sistema di finanziamento illegale dei partiti e di autofinanziamento dei politici (denominato "Tangentopoli").
Il sistema poggiava sulla complicità di società e imprenditori privati; dDestinatari principali erano i partiti di maggioranza, in primo luogo la DC e PDS.
In Sicilia si verificavano nel frattempo le stragi di Mafia; venivano uccisi Falcone e Borsellino, due magistrati impegnati nella lotta alla mafia.
Alla crisi dei partiti e all'allarme per l'inarrestabile dilagare della criminalità organizzata, si aggiungevano anche i problemi di crisi produttiva e del pesantissimo ammontare del debito dello Stato.
Caduta la candidatura Craxi, a causa delle indagini che lo avevano investito per lo scandalo delle tangenti, il presidente Scalfaro affidava l'incarico ad un altro socialista, Amato.
Il nuovo governo quadripartito (DC, PSI, PSDI, PRI) affrontò subito il problema finanziario, con interventi di tipo fiscale sui beni immobiliari ed anche mobiliari (tassa una tantum sulle somme depositate sul C/C dei cittadini).
Tali interventi si erano resi indispensabili dopo che, in settembre, una violenta speculazione aveva costretto la lira a uscire dallo SME ( Sistema Monetario Europeo), e il libero mercato aveva deprezzato la nostra moneta di oltre il 20%.
Una difficile transizione.
Mentre il governo Amato continuava a operare con una certa incisività, il Parlamento non riusciva a risolvere il problema delle riforme istituzionali.
Il tema più discusso era quello della legge elettorale. L'introduzione di un nuovo sistema maggioritario uninominale sembrava a molti la via più rapida per la riforma e la moralizzazione della politica, e per assicurare una certa stabilità di governo.
Il disaccordo tra le forze politiche spianò ancora una volta la strada a una soluzione imposta da un referendum abrogativo.
Il 18 aprile 1993 i cittadini approvarono, a larghissima maggioranza, insieme ad altri sette referendum, il sistema uninominale maggioritario al Senato. Contemporaneamente ad opera di due altri referendum, venne abolito il finanziamento pubblico dei partiti.
Il successo del referendum elettorale suonava come una secca sconfitta per tutti i partiti.
All'indomani dei referendum, Amato, convinto della fine di un'epoca. Annunciò in Parlamento le dimissioni del suo ministero. Il presidente della Repubblica designò allora, il governatore della Banca d'Italia, Ciampi, per formare il nuovo governo.
Ciampi riuscì a varare il suo governo ottenendo l'appoggio della vecchia maggioranza quadripartita (DC, PSI, PSDI, PLI) e l'astensione di PDS, Lega, Verdi e PRI. Si proponeva inoltre di continuare sulla via delle privatizzazioni, della riduzione della spesa pubblica e delle riforme fiscali.
Una importante, verifica per le forze politiche furono le elezioni comunali di giugno. I risultati confermarono l'ascesa della Lega Nord, e decretarono una pesante sconfitta per la DC, il crollo del PSI, e un buon risultato per il PDS.
La Camera e il Senato approvavano definitivamente la nuova legge elettorale che introduceva il sistema maggioritario uninominale, lasciando una quota di seggi pari al 25%, da assegnare con il sistema proporzionale per garantire la rappresentatività in Parlamento anche ai partiti minori.
L'avvio del bipolarismo.
I partiti della vecchia maggioranza pentapartitica avevano avviato una trasformazione che coinvolgeva gli uomini, e in qualche caso il simbolo e il nome del partito.
Il PSI in crisi profonda, affidava prima a Benvenuto, poi a Del Turco, la segreteria del partito.
La DC, guidata da Martinazzoli, aveva deciso di tornare alle origini e alla vecchia denominazione del primo partito cattolico riprendendo il nome di Partito Popolare Italiano, che trasformò poco dopo in Centro Cristiano Democratico, e l'anno dopo in Cristiani Democratici Uniti.
Nello stesso periodo anche a destra il segretario del MSI, Fini, avviò la trasformazione del suo partito in Alleanza Nazionale, allo scopo di distaccarsi per quanto possibile dalle origini fasciste
Ma l'elemento di maggiore novità fu l'ingresso in politica dell'imprenditore televisivo Berlusconi., proprietario delle tre maggiori televisioni italiane e e del Milan.
Nel giro di qualche mese questi riesce a fondare un proprio movimento, Forza Italia e a costruire un cartello elettorale con la Lega Nord (nell'Italia settentrionale, Polo delle Libertà), e con Alleanza nazionale( nel Centro-Sud, Polo del buon governo). Confluirono in questo schieramento anche i radicali di Pannella, Il CCD e altri politici di centro.
Sul fronte opposto il PDS coagulò intorno a sé ( nel cartello dei progressisti) tutte le forze di sinistra da Rifondazione Comunista ai Socialisti, dai Verdi alla Rete, nonché altri gruppi di recente fondazione come Allenza democratica.
Le elezioni del 24 marzo '94 tenutesi col sistema maggioritario uninominale, portarono al governo Berlusconi. Le ragioni di vittoria di Berlusconi, furono attribuite non solo al sostegno delle sue televisioni, ma soprattutto alla capacità di proporsi come l'unico in grado di sostituire il ceto di governo spazzato via dagli scandali di Tangentopoli.
Costretto a dopo sette mesi a dimettersi per i contrasti sopraggiunti all'interno della maggioranza, gli succedeva un ministero di tecnici presieduto da Dini e sostenuto da uno schieramento di forze di centro-sinistra.
Il governo Dini resse per oltre un anno, contribuendo a migliorare la situazione delle finanze pubbliche, mentre le forze politiche si riorganizzavano in vista delle nuove elezioni.
Intanto, già nelle nuove elezioni anticipate (aprile 1996), si confrontarono due coalizioni:
- Centro-Destra, (Polo delle Libertà) formato da Forza Italia, Alleanza nazionale, CCD, CCU e Radicali
- Centro-Sinistra, (Ulivo) formato da PDS, PPI, ex Scialisti di vari gruppi, Vrdi e da una lista di centro promossa da Dini.
I due schieramenti erano guidati, rispettivamente, da Berlusconi e da Prodi.
Le elezioni videro il successo dell'Ulivo che ottenne la maggioranza assoluta dei seggi al Senato, ma alla Camera dovette contare sull'appoggio di Rifondazione comunista, estranea al programma elettorale dell'Ulivo
Il PDS, con il 21% dei voti espressi scavalcava Forza Italia (20,6%), affermandosi come primo partito del paese: si trattava di un significato successo del segretario D'Alema (succeduto a Occhetto) e del nuovo gruppo dirigente.
Il governo Prodi affrontava l'insieme dei problemi irrisolti del paese, per tentare il rilancio dell'economia e l'occupazione.
L'Italia nell'Unione Europea.
Il governo di centro-sinistra affrontò il problema del deficit di bilancio, riuscendo a ridurlo nel corso del 1997, e quindi a rientrare nei parametri indicati dal trattato di Maastricht per l'ingresso nell'Unione Monetaria Europea.
Conseguiti questi primi positivi risultati in politica economica, rimanevano pressanti altri problemi, quali:
- La revisione del Welfare State
- L'eredità delle inchieste di Tangentopoli
- L' annosa questione delle riforme istituzionali.
- I correttivi da introdurre nel sistema previdenziale (apparivano necessari onde evitare di caricare sulle generazioni future il costo di un numero elevato di pensionati).
Il prolungamento dell'età media, legato al miglioramento complessivo della condizioni di vita, sommato alla riduzione numerica della classi giovanili, rischiava infatti di collassare il sistema.
Nel 1998 il governo Prodi cadde e fu sostituito da un nuovo centro-sinistra guidato da D'Alema.
Nel 1999 l'Italia partecipò con gli altri paesi della Nato all'intervento militare in Kosovo.
La società italiana alle soglie del 2000.
Le trasformazioni sociali dell'Italia si misurano ormai con i comportamenti demografici che registrano una spiccata denatalità e un invecchiamento della popolazione.
L'omologazione dei consumi non riesce a nascondere differenze sociali basate soprattutto sulla disuguaglianza dei redditi e dei livelli culturali.
LA RIPRESA DELL’OCCIDENTE
(il mondo contemporaneo)
Un mondo instabile.
Per i sovietici l’invasione dell’Afghanistan si risolse in un disastro, mentre alla fine del decennio, Gran Bretagna e Stati Uniti, misero in atto una drastica svolta alle politiche economiche in senso neoliberista(fondata sulla lotta all’inflazione, contenimento della spesa pubblica, contrazione di prezzi e salari). Mentre in Cile fu rovesciato il governo di Salvador Allende, da un golpe militare di Pinochet, con responsabilità anche degli Usa. In Grecia, Spagna, Portogallo, la fuoriuscita dei regimi dittatoriali(si ebbe a metà degli anni ’70); l’ Urss approfittò della liberazione delle colonie africane del Portogallo per estendere la propria area di influenza(ad Angola, Mozambico, si aggiunse l’Etiopia dove nel ’74 fu assassinato il negus Selassie). L’elezione del democratico Carter come presidente degli Usa(’76) dette l’impulso all’idea di una riforma basata sui principi di libertà e rispetto dei diritti umani. L’Iran si trasformò in una repubblica islamica fondata sui precetti del Corano, per bloccare ogni contagio della rivoluzione iraniana ai propri confini, nel dicembre del ’79 l’Urss intervenne militarmente in Afghanistan(con un insuccesso, Mosca si ritirò abbandonando l’Afghanistan alla guerra civile).
Il neoliberismo: Stati Uniti e Gran Bretagna.
Il presidenza Carter nel complesso ebbe delle incertezze in politica estera, avviata su una strada di disimpegno e di democratizzazione(con la pace Egitto-Israele), ma obbligata a tornare sui propri passi dalle mosse di Mosca(dopo l’accordo distensivo del ’79). Nell’ 80 fu eletto presidente il repubblicano Ronald Reagan, spingendo la riscossa dell’orgoglio nazionale, tentando di risollevare il paese dell’inflazione. In politica economica dopo la svolta del ’79(quando il presidente della Federal Reserve aumentò del 20% i tassi d’interesse); per combattere l’inflazione si ridussero le tasse sui redditi d’impresa col rilancio delle spese militari per fronteggiare il rivale sovietico. Lo stato ridusse il proprio bilancio, ritirandosi in parte dai settori dell’assistenza sociale e dell’istruzione, concentrando i propri sforzi nel settore della difesa. In Inghilterra nel ’79 Margaret Thatcher divenne primo ministro(prima nella storia). La sua ascesa corrispose ad un mutamento del partito conservatore, che dai circoli aristocratici si estese alla piccola e media borghesia urbana. L’economia britannica conobbe un estensione dei compiti statali, furono privatizzate molte industrie(dai trasporti ai telefoni), la Thatcher fece appello al sentimento nazionale con la guerra delle isole Falkland(dall’1833 colonia britannica al largo delle coste argentine), costituendo un corpo di spedizione navale che ripristinò con la forza la sovranità inglese sull’arcipelago.
L’Europa degli anni ottanta.
La riscossa liberista non si ebbe in tutti i paesi europei, in Francia il leader gollista D’Estaing, salito al governo nel ’74 dopo de Gaulle, tentò di reagire alla crisi petrolifera dando impulso alla produzione di energia nucleare e riducendo il ruolo dello stato nei settori siderurgico e minerario. Nell’81 l’unione delle sinistre portò alla presidenza dalla repubblica il socialista Mitterrand(il nuovo governo comprendeva ministri comunisti),che varò una serie di riforme(abolizione pena di morte e decentramento amministrativo). In Germania i governi socialdemocratici di Brandt e Schmidt, riuscirono a proteggere il paese dalle conseguenze della crisi petrolifera, ma la scarsità delle risorse, mise alla prova il consenso dei ceti medi, nel ’82 il piccolo partito liberale ruppe la coalizione con la socialdemocrazia, favorendo l’ascesa al governo del democristiano Helmut Kohl. Fu applica una politica di rigore monetario tagliando oneri e prestazioni sociali per risanare il bilancio federale, in politica estera Kohl affermò l’impegno europeista(asse con Francia). Dopo l’introduzione dello SME(Sistema monetario europeo) nel ’79, lo stesso anno si ebbero le elezioni a suffragio universale del Parlamento europeo e (nell’81-’85 fecero il loro ingresso nella CEE, Grecia, Spagna e Portogallo). Dalla metà degli anni ’70 l’Urss avviò un piano di dispiegamento dei missili nucleari SS20(il cui bersaglio era l’Europa), mentre nel ’79 il consiglio dei ministri degli esteri europei e della NATO decise come contromisura l’installazione di 500 missili americani.
Il riarmo.
Nel maggio dell’86 la rottura del reattore nucleare di Chernobyl, in Ucraina, provocò l’evacuazione di 350.000 persone e la contaminazione di un area di 140.000 kmq, evidenziando l’arretratezza tecnologica dell’Urss. Reagan rilanciò il confronto militare tra(Usa e Urss), con i nuovi piani di riarmo, scatenando una competizione difficile per l’URSS. Tra l’83 e l’88 le spese militari americane raddoppiarono, e nell’ 83 fu lanciato il progetto SDI(un sistema integrale di armi satellitari a tecnologia laser che avrebbe garantito la sicurezza assoluta del territorio degli Usa). Si evidenziarono le differenze economiche e strategiche con gli Usa, Reagan propose ai negoziati di Ginevra l’ ‘opzione zero’, l’annullamento dei sistemi missilistici puntati in Europa da Usa e Urss, da punto di vista statunitense ciò equivaleva al rifiuto di assumere la difesa nucleare del territorio europeo. Di contro i maggiori paesi europei furono indifferenti alla questione afghana, ai problemi del Golfo Persico(dove nell’80 l’Iraq di Saddam Hussein, scatenò una sanguinosa guerra con l’Iran. Nell’82 invece si registrò l’intervento coeso di reparti americani, francesi, staliniani nel focolaio della crisi del Libano.
Vittorie e incertezze dell’Occidente.
L’insuccesso della missione in Libano, evidenziarono l’appannamento dell’ONU. Per Gorbacev, una ripresa della distensione era una scelta obbligata, e avviò una politica di riforme, uscendo dalla spirale del riarmo, chiedendo a Reagan di rinunciare al progetto SDI, confessando implicitamente la propria inferiorità. La Casa Bianca consapevole della crisi del sistema sovietico, accettò tali condizioni. Nell’ ’85 l’incontro a Ginevra tra i due, inaugurò un clima di reciproca fiducia tra i due leader, due anni dopo un nuovo vertice a Washington portò alla firma di un trattato(che portò a distruggere il 3-4% dell’arsenale missilistico delle due potenze). Importante fu anche il ritiro dall’ Afghanistan nell’89, e l’annuncio di un ritiro unilaterale delle forze armate sovietiche dai paesi del Patto di Varsavia, aprì un formidabile ciclo di rivoluzioni pacifiche, culminate nel novembre ’89 col crollo del muro di Berlino che riunificò la Germania. Parallelamente a tali episodi distensivi, restava la volontà degli Usa di conservare l’ordine, anche con la forza, nell’emisfero occidentale(nel’86 l’aviazione degli USA bombardò le città libiche di Tripoli e Bengasi, nell’89 a Panama fu arrestato il generale Noriega per complicità internazionale nel traffico di droga).
Nuovi equilibri e nuovi conflitti.
Il dopoguerra portò alla costituzione di stati socialisti di tipo comunista, oltre alla URSS.
Diventarono socialcomunisti vari Paesi dell' Europa orientale (costretti) dalla Russia, e alcuni paesi asiatici e africani.
Qui si consolidava un sistema di potere fondato sul monopolio del partito comunista sullo Stato e sulla società civile.L'Unione Sovietica e l'Est europeo formavano il cuore del "blocco socialista"; gli altri paesi (dalla Cina a Cuba, dal Vietnam al Mozambico, formavano il "socialismo periferico".
L'URSS vi esercitava una posizione di leadership grazie al suo ruolo di primo Stato socialista della storia, al prestigio acquistato nella lotta vittoriosa contro il nazifascismo, e alla sua forza militare.
In Russia, lo scoppio della guerra fredda rese ancora più rigido il clima politico interno.
Il potere personale di Stalin, assunse forme esasperate, mentre si tentava la ricostruzione economica.
Quando Gorbaciof fu eletto dal partito alla guida dell' Urss, ammise esplicitamente la necessità di una riforma radicale del sistema; Il mondo socialista crollo di schianto: nel 1989 il collasso dei regimi socialisti dell'Europa orientale decretò la fine del socialismo reale.
Nel 1991 la fine del sistema bipolare USA-URSS fu sancito dallo scioglimento del patto di Varsavia, l'alleanza militare dei paesi del blocco socialista sotto l'egemonia sovietica con cui l'unione Sovietica rinunciava all'egemonia sull'Europa orientale e al ruolo di leader del blocco socialista in competizione con la leadership americana sul blocco occidentale.
La fine dell'Unione Sovietica.
Il crollo del muro di Berlino ha simbolicamente segnato non solo la fine della divisone del mondo in due blocchi, ma anche il collasso dell'Unione Sovietica.
Il caos in cui era precipitata l'Unione Sovietica sul finire degli anni '80 fece perdere rapidamente a Gorbaciof il controllo della situazione: l'economia era ormai ingovernabile, il paese alla fame, mentre le spinte indipendentiste delle repubbliche federate divenivano sempre più forti.
Contando sull'aiuto finanziario dell'Occidente, Gorbaciof puntava a una trasformazione graduale dell'economia sovietica.
Contro la sua politica, accusata di essere e incerta e troppo condizionata dalla burocrazia conservatrice del Partito, si levò però uno schieramento di riformatori più decisi (più radicali), guidati da Boris Eltsin.
Essi ottennero un largo successo alle elezioni del marzo 1990 per il rinnovo dei parlamenti delle repubbliche dell'Unione Sovietica e lo stesso Eltsin fu eletto nel maggio 1990 presidente del Soviet supremo della Repubblica Russa, della quale proclamò poco dopo l'indipendenza.
Tra il febbraio e il marzo 1991, si poterono tenere referendum popolari - che votarono l'indipendenza dall'URSS - delle repubbliche baltiche (Lettonia, Estonia, Lituana), e della Georgia.
In Giugno le prime elezioni libere a suffragio diretto videro Eltisin trionfare nella nuova Repubblica Russa.
Di fronte all'ormai evidente sfaldamento della stessa Unione Sovietica, le forze conservatrici, tentarono un colpo di Stato: in agosto Gorbaciof fu posto agli arresti domiciliari nella sua dacia in Crimea, Mosca fu occupata militarmente e fu imposta la censura nel paese.
Tuttavia la resistenza della popolazione moscovita, chiamata allo sciopero generale da Eltsin, ebbe infine ragione dei golpisti.
Gorbaciof potè rientrare a Mosca e riprendere il potere, come presidente dell'Urss e come segretario del P.CU.S..; ma ormai il vero vincitore e nuovo leader era Eltsin.
Nei giorni successivi, infatti, Gorbacev si dimise da segretario; l'attività del partito venne sospesa su tutto il territorio dell'URSS, mentre le varie repubbliche proclamavano una dopo l'altra l'indipendenza.
In dicembre le repubbliche sovietiche diedero vita a una Comunità di Stati Indipendenti (CSI); una confederazione di stati, privi di propri organi di governo.
Il 25 dicembre 1991 Gorbacev si dimise da presidente di uno stato che ormai non esisteva più.
La Russia di Eltsin.
Iniziava così , per la Russia e per le nuove repubbliche che avevano fatto parte dell'URSS, la difficile transizione verso ordinamenti democratici e sistemi economici improntati al modello occidentale.
In Russia, Eltsin, (erede anche sul piano internazionale dell'Unione Sovietica), Eltsin mostrò di voler procedere rapidamente sulla strada del rinnovamento economico e istituzionale del paese.
Prima dovette però stroncare l'opposizione conservatrice, ancora, forte in Parlamento, che cercava di frenare il processo riformatore; nel 1993 Eltsin non esitò a far intervenire contro di essa, asserragliata nella sede dell'Assemblea parlamentare, l'esercito.
Nello stesso anno l'approvazione della nuova Costituzione fece della Russia una Repubblica presidenziale, e nuove elezioni (che diedero la maggioranza al blocco politico raggruppato intorno a Eltsin), completarono la trasformazione istituzionale del paes in Repubblica.
Sotto la presidenza di Eltsin, la Russia intraprese una profonda trasformazione della propria economia, nel segno del liberismo, avviando la ripresa della produzione e degli affari ( anche se a prezzo di forti squilibri sociali), e ristabilendo l'autorità dello Stato sia nei rapporti internazionali sia contro la spinte centrifughe interne.
Ne fu la prova la durissima repressione attuata contro la rivolta separatista della Cecenia, stroncata in un bagno di sangue tra il 1995 e il 1996.
L'Europa orientale e la crisi jugoslava.
In Jugoslavia la crisi del regime socialista si era manifestata già sul finire degli anni '80, quando, dopo la morte di Tito ( che aveva saputo tenere unite le diverse nazionalità), i contrasti tra le diverse etnie presenti nel paese avevano cominciato ad assumere toni sempre più violenti.
Cominiciarono ad emergere le forti spinte secessioniste coltivate dai partiti nazionalisti delle diverse repubbliche federate.
Nel 1991 prima la Slovenia e la Croazia, poi la Macedonia, proclamarono la propria indipendenza.
Seguirono l'anno dopo la Bosnia-Erzegovina.
La Serbia, la repubblica più grande e meglio armata, si federava con il Montenegro nel nuovo Stato di Jugoslavia (1992) e cercava di reprimere con la forza militare la secessione delle altre repubbliche.
Un primo conflitto armato oppose serbi e croati per il possesso della Krajina, regione croata con una forte minoranza serba, che tra il 1991 e il 1992 venne in gran parte occupata dalle milizie serbe.
A partire dal 1992 fu la Bosnia, popolata da serbi, croati e musulmani, a diventare teatro di una guerra di inaudita ferocia. Qui si scontrarono le mire espansionistiche della Croazia e soprattutto della Serbia, fautrice di una "grande Serbia" egemone nella regione.
Riesplodevano secolari divisioni etnico-religiose (serbi ortodossi, croati cattolici, bosniaci musulmani) in una spirale di violenza che arrivò a teorizzare e praticare la "pulizia etnica" ( cioè il massacro di tutti gli individui di etnia diversa, per "pulire" il territorio conquistato).
L'intervento dell'ONU, che condannò le atrocità commesse dalle parti in lotta e inviò in Bosnia nel 1994 propri contingenti a scopi umanitari, non valse a far cessare il conflitto, finché nel 1995 l'intervento armato americano, con la Nato, non consentì all'esercito croato di rioccupare la Krajina ed all'esercito bosniaco di cacciare le milizie serbe che occupavano gran parte della Bosnia.
Si crearono così le condizioni affinché nel 1995 i contendenti accettassero di firmare sotto la mediazione americana gli accordi di Dayton, che riportavano la pace nella martoriata regione, spartendo il territorio della Bosnia-Erzegovina, fermando cos' l'espansionismo serbo e garantendo la sopravvivenza dello Stato bosniaco
Verso l'Unità europea.
La disintegrazione del blocco sovietico rompeva in Europa gli equilibri del dopoguerra e proponeva ai paesi dell'Europa comunitaria uniti nella Cee l'urgenza di rilanciare di rilanciare il progetto dell'Unione europea, alla luce sia delle nuove possibilità di cooperazione con i paesi dell'Europa orientale, sia della necessità di controllare i rischi di instabilità politica e sociale che quei paesi correvano nella delicata fase di trasformazione post-comunista.
I 12 paesi della Cee furono così spinti a rilanciare il loro impegno europeista, proponendosi come il polo aggregativi di un'Europa allargata a Oriente in nome della stabilità del continente.
Nel dicembre 1991 essi firmarono pertanto a Maastricht (in Olanda) un trattato che gettava le basi dell'Unione Europea. Il trattato di Maastricht inaugurava una nuova fase del processo di integrazione europea, ponendosi l'obiettivo di una più solida identità all'Europa comunitaria.
Tra gli impegni sottoscritti figuravano:
L'attuazione di una più stretta unione politica.
L'adozione di procedure volte a favorire una maggiore collaborazione nel campo della difesa e della politica estera.
L'istituzione di una Banca Centrale Europea e l'introduzione di una moneta unica. In vista di questo ambizioso traguardo, da raggiungere nel 1999, vennero fissati i parametri ( riguardanti inflazione, debito pubblico, e deficit di bilancio) che i singoli Stati erano tenuti a rispettare per poter far parte dell'Unione Monetaria.
A tal fine il 1° gennaio 1993 entrò in vigore il mercato unico europeo, che toglieva le ultime barriere alla piena liberalizzazione della circolazione di uomini, merci e capitali tra i paesi della CEE.
Nel 1994 l'Europa comunitaria si allargava anche ad Austria, Svezia e Finlandia, arrivando a 15 paesi membri, e veniva rinnovato il Parlamento europeo, dove i socialisti si confermarono come schieramento di maggioranza.
Il trattato di Maastricht spingeva in sostanza gli stati associati ad armonizzare le loro politiche economiche stabilendo parametri uguali per tutti nei conti pubblici. Questa era la condizione indispensabile per adottare un'unica moneta europea, al fine di fare dell'Europa non solo un libero mercato ma anche una grande, stabile, potenza economica.
Tale obiettivo costringeva però i singoli Stati a varare politiche di bilancio restrittive al fine di rientrare nei parametri previsti, proprio in un momento di difficile trasformazione dell'economia mondiale, sollecitata dai processi della terza rivoluzione industriale e alle prese con i gravi problemi delle disoccupazione tecnologica.
Stati Uniti e i problemi dell'egemonia mondiale.
Negli Usa, le difficoltà economiche provocarono, nel '92, la sconfitta del presidente repubblicano Bush (padre), che pure aveva riportato notevoli successi in politica internazionale, e l'elezione del democratico Clinton.
Dopo le iniziali incertezze (dovute anche alle difficoltà inerenti al nuovo ruolo degli Usa, diventati l'unica superpotenza mondiale), Clinton accrebbe la sua popolarità grazie soprattutto alla favorevole congiuntura economica, e fu rieletto nel '96.
Fra il '98 e il '99, la posizione del presidente fu minacciata dall'emergere di accuse relative la sua vita privata. Queste accuse, rischiarono di incrinare l'immagine pubblica e il prestigio internazionale di Clinton. E degli stessi Stati Uniti.
Nel novembre 2000, scaduto il secondo mandato di Clinton, George Bush (figlio), fu eletto presidente, per poche centinaia di voti rispetto all'altro candidato Al Gore
Il dramma dell'Africa
I problemi della povertà e del sottosviluppo hanno avuto manifestazioni drammatiche soprattutto in Africa, dove sono tati aggravati da una serie di guerre civili (Angola, Etiopia, Somalia, Liberia, Ruanda, Congo).
In Sudafrica, l'elezione a presidente della Repubblica di De Klerk, nel 1989, segnò una svolta nella storia del paese, l'unico al mondo nel quale la segregazione razziale fosse ufficialmente sancita dalla Costituzione.
De Klerk, infatti, si mostrò subito disponibile ad aprire trattative con l'opposizione nera per porre fine al sistema dell'apartheid e già nel 1990 fece scarcerare, dopo quasi trent'anni di prigione, Nelson Mandela, il Leader nero dell'African National Congress (ANC), il partito che guidava la lotta contro l'apartheid.
I negoziati avviati tra De Klerk e Mandela portarono in pochi anni a ridisegnare l'assetto istituzionale del Sudafrica, assegnando la pienezza dei diritti civili e politici anche alla popolazione di colore.
La nuova Costituzione, che per la prima volta metteva sullo stesso piano i cittadini sudafricani al di là della razza, entrò in vigore nel 1994.
Nello stesso anno le prime elezioni a suffragio universale diedero la vittoria al partito di Mandela, il quale assunse la carica di presidente della Repubblica e costituì un governo di Unità nazionale comprendente tutti i maggiori partiti.
Il risveglio dell'Asia.
Quasi tutti i paesi asiatici hanno fatto registrare, alla fine del ‘900, considerevoli progressi economici. In particolare alcuni paesi del Sud-Est hanno realizzato un rapidissimo sviluppo industriale, seguendo il modello del Giappone. Anche la Cina ha conosciuto una stagione di grande sviluppo, pur nella permanenza del monopolio politico dei comunisti. In tutti i paesi del continente, con l'eccezione dell'India, la democrazia ha però stentato ad affermarsi.
Il caso Italiano.
In Italia dal ’75 al ’80 per far fronte al crescente deficit di bilancio si ricorse a un espansione del debito pubblico emettendo Buoni ordinari del tesoro(Bot) a rendimenti convenienti. La Dc presieduta da Aldo Moro spinse per un accordo col PCI, che entrò ufficialmente nella maggioranza sostenendo il Governo Andreotti, qualche giorno dopo Moro fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse. L’inclusione del PCI nella maggioranza durò poco, la mancanza di alternanza al governo bloccava il sistema dei partiti, che favorì lo svilupparsi di fenomeni di corruzione.(a cui si aggiunsero le inchieste dell’Irpinia e nel’81 sulla loggia massonica P2, per spostare a destra la situazione politica). Eletto nel ’76 segretario del Psi, Bettino Craxi, nell’83 costituì un governo pentapartito(DC, PSI, PRI,PSDI E PLI), nell’84 Craxi decise un taglio di 3 punti della scala mobile, meccanismo di adeguamento automatico dei salari al costo della vita, portando il Pci a manifestare in piazza. Sul piano interno il Psi imitò i metodi di governo della Dc(l’indebitamento evitava il clientelismo,parassitismo). Gli investimenti pubblici nelle aree depresse portarono allo sviluppo della criminalità organizzata nel mezzoggiorno,(mafia in sicilia, camorra napoletana,ndrangheta calabrese, sacra corona unita in puglia), che deteneva un peso importante nelle zone del paese, condizionando il potere centrale. Si avviò una ristrutturazione industriale, proliferarono piccole e medie imprese, nell’industria leggera(terza Italia che diede impulso alla crescita del PIL). Dopo un lentissimo declino della Dc, e lo sviluppo della Lega, il Pci guidato da Achille Occhetto si trasformò in Patito Democratico della sinistra, scindendosi dai comunisti di Rifondazione. Il referendum del ’93 pose fine al sistema politico che governò il paese per 50anni.
Fine del comunismo
Il blocco sovietico da Breznev a Gorbacev.
Negli anni Settanta il potere di Breznev si rafforzò grazie a un compromesso tra i gruppi dominanti, l’Urss era un paese urbanizzato(in questa fase diminuirono produttività e investimenti). Una serie di raccolti disastrosi(per il clima e insufficienze nei trasporti) aumentò la crisi dell’agricoltura, unita alla stagnazione; nella prima metà degli anni settanta la conferenza di Helsinki segnò l’apice della distensione con l’Occidente seppure per poco tempo. Alla sua morte nel ’82, Breznev fu prima sostituito da Andropov(ex KGB polizia politica dell’Urss), che morì poco dopo, e poi da Cernenko, e poi da Gierek che a seguito di una rivolta nel ‘70(la polizia polacca aprì il fuoco contro gli operai dei cantieri navali di Danzica),andò incontro alle richieste degli operai e introdusse una serie di miglioramenti nel tenore di vita della popolazione. Nel ’76 Gierek aumentò i prezzi e represse le manifestazioni di protesta, portando alla nascita in Polonia nel ’79 dei Solidarnosc(primo sindacato libero di un paese socialista), di fronte al quale il governo minacciò un intervento militare, dichiarando lo stato di guerra e arrestando i dirigenti di Solidarnosc. Negli ultimi anni di Brezev la normalizzazione sembrava compiuta, una svolta al mutamento si ebbe nel ’85 con la nomina di Michael Gorbacev a segretario generale del PCUS.
Gorbacev, la riforma impossibile e la fine dell’Urss.
Gorbacev e parte della dirigenza sovietica erano convinti che occorressero profonde riforme per far uscire l’Urss dalla crisi, ma proprio nei ceti dirigenti vi erano forti resistenze. Le parole chiave della riforma furono:perestroika(ristrutturazione), glasnost(trasparenza),con la prima si cercava di rivitalizzare l’economia dando maggiori responsabilità ai dirigenti, con la seconda si volevano evitare le menzogne e la sfiducia esistente tra il potere e la società. I fautori delle riforme erano divisi e lo stesso Gorbacev incontrava ostacoli all’interno dell’URSS,cercò di imporre un compromesso alle due ali del partito,scontentandole e senza evitare una politica contraddittoria(parallelamente alla crescita industriale, crebbero, inflazione e debito pubblico, e i conflitti internazionali). La mobilitazione etnica portò al nazionalismo nei paesi baltici(Lituania, Estonia, Lettonia),annessi all’Urss dalla seconda guerra mondiale. Alle elezioni dell’ 88-89 paesi baltici si proclamarono sovrani, dandosi delle costituzioni e spingendo per l’indipendenza. Conferiti ampi poteri al presidente dell’Urss con una legge dell’88, l’anno dopo le elezioni vide vincitori i fautori delle riforme, e nel ’90 il Congresso elesse Gorbacev presidente dell’Unione Sovietica. Nel ’90 il parlamento della Lituania proclamò l’indipendenza, seguito da Estonia e Lettonia. Lo scontro tra Gorbacev e Elstin, portò nel ’90(il primo a preferire un piano di riforme moderato, rinviando al futuro le scelte più urgenti). A giugno Elstin eletto presidente della Repubblica russa, fallì il dialogo con i riformatori, lasciando il potere nelle mani delle singole repubbliche. Il 19 agosto un Comitato per lo Stato di emergenza(composto da 8 uomini potenti nominati da Gorbacev), depose il presidente e proclamò lo stato di assedio. Di fronte alla risposta popolare che appoggiò Elstin, l’esercito si divise, e fallì il colpo di stato. Nei giorni successivi 8 repubbliche si proclamarono indipendenti, e a dicembre i presidenti di Russia, Ucraina, Bielorussia decretarono la fine dell’Urss, dando vita ad una comunità di stati indipendenti(dove confluirono le 8 repubbliche).
Il crollo del comunismo nell’Europa orientale.
In Polonia nel’87 un referendum aprì la strada alla democratizzazione della vita pubblica e una riforma economica fondata sul mercato, dopo il viaggio di Gorbacev a Varsavia(’89) i capi di Solidarnosc, e il ministro dell’Interno puntarono a ristabilire il pluralismo sindacale, e introdurre riforme economiche(riformare il parlamento, e i poteri del capo dello stato). Dopo le elezioni fu eletto presidente della repubblica Jaruzelski, con Mozowiechi, capo di un governo democratico,popolare, e la Polonia si dette una costituzione. In Ungheria era in atto dall’85 la contestazione nei confronti di Kadar(per le difficoltà economiche del paese), nell’89 il governo operò una scelta a favore del mercato, e stipulò un accordo economico con la CEE. Le elezioni parziali dettero la vittoria a un Forum democratico(attuando una revisione costituzionale) e un referendum indisse le nuove elezioni, che le ’90 videro il successo dei democratici. In Cecoslovacchia sull’esempio di Ungheria e Polonia nell’89 riconoscendo il multipartitismo, si costituì un governo di unità nazionale a maggioranza non comunista e il 30 dicembre dopo Dubcek, fu nominato presidente del Parlamento, Havel presidente della repubblica. Solo in Romania il passaggio alla democrazia si realizzò con spargimento di sangue, Ceausescu( represso ogni forma di dissenso, ridusse i servizi sociali e sanitari, imponendo sopraffazioni alle minoranze etniche), fu arresto con sua moglie,e dopo il processo fucilati, e nel ’90 il nuovo governo ottenne l’investitura popolare con libere elezioni. Il culmine della rivoluzione in Europa centro-orientale si ebbe con la distruzione del muro di Berlino(7-9 novembre), nella Germania orientale il crollo del regime comunista seguì la falsariga di quello cecoslovacco. A dicembre si ebbe la vittoria dei cristiano-democratici, aprendo la strada alla riunificazione tedesca. in Jugoslavia dove Tito era riuscito a mantenere insieme un mosaico di (24 gruppi etnici), alla sua morte nel’80 si aprì una crisi economica, col collasso dell’URSS che favorì le spinte autonomistiche. Nel ’91 Slovenia e Croazia si proclamarono indipendenti, e in meno di un anno si formarono la Bosnia-Erzegovina, Macedonia, e per la sua disgregazione i Balcani sprofondarono in una feroce guerra etnica.
La parabola del comunismo in Asia.
Nel ’76 le morti del primo ministro Enlai e di Mao Zedong, aprirono una drammatica lotta per la successione, che vide la sconfitta di Deng Xiaoping. Seguendo le indicazioni di Mao li fu preferito Guofeng; nel ’78 Deng(con l’appoggio di militari e maoisti moderati) fu nominato primo ministro dopo una manifestazione sulla piazza di Tian’amen di Pechino. Deng restaurò l’autorità centrale sulla base dei quattro principi del passato(dittatura del proletariato, via socialista, ruolo guida del partito, marxismo-leninismo-maoismo). Nel dicembre del ’78 l’XI Congresso del Partito comunista lanciò la politica delle quattro modernizzazioni(industriale, agricola, scientifica militare). Nel giro di pochi anni la modernizzazione di Deng trasformò la Cina(il PIL raddoppiò, redditi e produttività aumentarono e cominciarono ad affiorare differenze di ceto sociale). Per alcuni anni i processi economici messi in moto dalle riforme crearono inflazione e disoccupazione, seminando malumore; per settimane si consumò al vertice del potere uno scontro tra fautori e oppositori della legge marziale, il regime giudicò pericolosa qualsiasi concessione. La repressione si abbatté sulle università e numerosi studenti e professori vennero incarcerati e condannati alla fucilazione(3-4 giugno ’89 i carri armati occuparono la piazza seminando morti e feriti). Deng giudò la politica cinese anche gli anni successivi, morto nel ’97, lasciò a Zemin il difficile compito di conciliare riforme e aperture per il mantenimento del potere totalitario(il Pil raddoppiò rispetto all’89, la Cina divenne la seconda economia del mondo dopo gli Usa); aumentarono disoccupazione e disuguaglianze sociali.
Il dopo guerra fredda.
I nuovi nazionalismi.
L’indubbia libertà acquisita dal mondo con la fine della guerra fredda si tradusse in una maggiore precarietà. L’Unione Sovietica come i paesi dell’est europeo, approfittarono dell’indebolimento del centro, e le diverse nazionalità del mosaico sovietico, reclamando l’indipendenza di Mosca. Dilaniata da i conflitti armati nel’ 92 (in Abkhazia e Georgia) in Russia nel ’93 Boris Eltsin sciolse il parlamento, poi nel 2000 fu sostituito da Vladimir Putin. Nel blocco orientale, nel’agosto del ’90, il dittatore irakeno Saddam Hussein, conquistò il Kuwait(ricco di giacimenti petroliferi), e si presentò come leader arabo dell’intera regione meridionale. Per il resto del mondo si trattò di un attentato alla sicurezza di uno stato sovrano riconosciuto dall’ONU, per scongiurare la minaccia di una concentrazione delle risorse petrolifere nella mani di una sola persona, Bush, dopo il tentativo invano dell’Onu e il suo ultimatum nel 15 gennaio ’91, dette luogo ad una azione armata(Guerra del Golfo che sancì la fine dell’URSS come superpotenza). Dopo due mesi di bombardamenti(con vittime civili), si ripristinò lo status precedente l’invasione. Anche la Turchia attuò una repressione della minoranza curda(distruggendo villaggi, e deportando 3 milioni di persone).
Internet
Negli Usa con l’avvicendamento tra Bush e Clinton, che ridusse la disoccupazione al di sotto del 5%,(aumentando anche la differenza di reddito tra laureati e diplomati), l’economia ebbe successi importanti. Con la nascita di Internet(rete telematica adibita ad usi civili per la trasmissione dei dati digitali), si compì la ‘rivoluzione informatica’, grazie a una rapidissima innovazione e competizione del libero mercato, con cui la tecnologia informatica divenne accessibile anche ai privati cittadini. Bit, uso del modem e miniaturizzazione dei circuiti elettronici, assieme al mercato di questi nuovi media, furono i quattro caratteri fondamentali dello sviluppo di internet. Lo sviluppo di reti orizzontali di comunicazione prive di controlli organizzativi centralizzati relegava il potere politico delle istituzioni in una posizione marginale, si svilupparono nuove industrie produttrici di Software come la Microsoft di Bill Gates. Dopo la prima rete telematica del Pentagono del ‘69(attivata dalle forze armate americane per ottenere un sistema di comunicazione flessibile e capillare); nel ’91 i ricercatori del CERN di Ginevra, elaborarono i protocolli del World Wilde Web, la rete mondiale, che divenne il sistema più popolare di usi di Internet. Dal ’95 al ’01, il numero di host crebbe con una costante accelerazione(da 6 a 100 milioni).
Le crisi finanziarie.
Negli anni ’90 il Giappone fu colpito da una recessione provocata dal crollo dei prezzi e dagli investimenti, lo sviluppo economico trainato dalle esportazioni degli anni precedenti, non si tradusse in una crescita equilibrata del mercato e della domanda interna, il forte ruolo dello stato nella promozione dell’economia incoraggiò fenomeni di corruzione. Tale crisi si trasmise rapidamente alle altre economie asiatiche, in Thailandia nel ’97, si svalutò la propria moneta per effetto di un indebitamento estero ormai insostenibile(crollarono le monete di Brasile, Corea del sud, Indonesia e Russia);in ognuno di tali paesi si ebbe un calo degli investimenti e un brusco aumento della disoccupazione e delle disuguaglianze sociali. Nel ’92-’93 il neonato sistema monetario europeo era stato abbandonato dalla sterlina e dalla lira, prese di mira da manovre speculative facilitate da un effettiva debolezza dell’economie di Gran Bretagna e Italia. dopo la crisi economica in Messico, come conseguenza alle rivolte zapatiste(nel 2001 entrarono a Città del Messico, costringendo il governo alla trattativa per risolvere il problema degli Indios contadini), nel 2002 anche in Argentina, si registrò il fallimento di numerose banche con gravi disordini nel paese.
Le nuove guerre
L’indipendenza proclamata nel ’91 dalla Slovenia e Croazia, venne prontamente riconosciuta dai paesi della Comunità Europea; la repubblica serba guidata da Milosevic, puntava a raccogliere l’eredità jugoslava, creando una ‘grande Serbia’,ma la reazione armata del governo di Belgrado non impedì la secessione Croata. Dopo l’uscita dalla federazione jugoslava della Bosnia-Erzegovina, si scatenò una guerra sanguinosa. Nel ’95 a Srebenica, piccola città della Bosnia, le truppe serbe uccisero a sangue freddo 7.000 profughi(la capitale bosniaca Sarajevo fu tenuta sotto assedio dai serbi). Con la pace di Dayton del ’95, l’attenzione di Milosevic si spostò verso all’80% albanese del Kosovo, nel ’99 il dilagare delle violenze provocò un intervento militare della Nato, con bombardamenti aerei sulla Serbia e su Belgrado. La guerra si concluse con il passaggio del Kosovo sotto l’amministrazione ONU, l’anno dopo Milosevic fu arrestato e sottoposto al giudizio del Tribunale internazionale per i crimini di guerra nella ex-jugoslavia(genocidio). Dopo l’intervento in Libano aumentarono le missioni di peace en forcing(imposizione di cessate il fuoco creando corridoi neutrali per gli aiuti umanitari alle popolazioni civili), e di peace Keeping(mantenimento della pace attraverso forze di interposizione sul terreno degli scontri)da corpi di spedizione, la prima fu nel ’91 in Somalia, poi si ebbero i fallimenti del Ruanda e Burundi, con milioni di vittime. Gli Usa rifiutarono di sottoscrivere l’atto costitutivo di un Tribunale internazionale come unica sede di giudizio idonea a sanzionare le violazioni dei diritti umani.
11 settembre 2001
Quello che genericamente viene definito dai media occidentali ‘fondamentalismo’ era una realtà composita e eterogenea; il fondamentalismo religioso si espresse nelle forme più violente, nei vari ambiti del mondo islamico, Algeria e Afghanistan. In Algeria(dopo le difficoltà di sviluppo economico e equilibrato), la caduta del prezzo del petrolio nel ’85, mise a nudo l’incapacità dello stato di ridistribuire la ricchezza, e l’inefficienza delle aziende nazionalizzate. Per scongiurare la conquista del potere dei fondamentalisti mussulmani, intenzionati ad abolire la costituzione(introdotta nel ’89), il FNL creò allora un Alto comitato stato che invalidò i risultati delle elezioni, bloccando il processo di democratizzazione algerina, provocando un clima di guerra civile e terrore. In Afghanistan dopo il ritiro del contingente sovietico nel ’89 i mujaheddin(combattenti guerra santa), si batterono contro il governo afghano instaurato a Kabul dall’Armata Rossa. Dal 92-’94 i conflitti tra tribù si conclusero quando il gruppo dei taleban(studenti di religione) sostenuto dal Pakistan, prese il controllo della capitale e di buona parte del paese, instaurando un regime integralista, isolato dalla comunità internazionale(per Bin Laden, ritenuto responsabile degli attentati terroristici compiuti nel ’98 alle ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania). L’11 settembre del 2001 Al Qaeda, l’organizzazione di Bin Laden, si rese protagonista di un attacco terroristico, dirottando aerei di linea statunitensi facendoli schiantare contro due luoghi-simbolo del potere americano:torri gemelle del World Trade Center a New York e il Pentagono a Washington. La reazione degli Usa fu condotta del presidente George W. Bush che avvalendosi di coalizioni diplomatiche(paesi arabi moderati,Cina, Russia, Europa, Giappone, Pakistan mussulmano. L’offensiva militare fu condotta con le truppe britanniche. Dopo due mesi di intensi bombardamenti aerei il regime dei taleban fu rovesciato, e a Kabul tornarono i mujaheddin.
L’Europa degli anni novanta.
Nel ’92 i paesi membri della Comunità europea, riuniti a Maastricht, sottoscrissero un accordo che prevedeva entro il ’99 la creazione di una moneta unica, impegnandosi a una progressiva armonizzazione degli indici economici nazionali(inflazione e debito pubblico). Nel 2002 l’euro venne adottato da tutti i paesi dell’Europa occidentale con l’eccezione temporanea della Gran Bretagna, l’integrazione monetaria era un passo importante sulla via di una effettiva Unione europea. Nel processo di unificazione europea convivevano due impostazioni e due dinamiche diverse: la prima tendeva ad assegnare un ruolo privilegiato alle riunioni periodiche dei capi di stato e di governo, la seconda si esprimeva in parlamento(626 membri) eletto a suffragio universale dal ’79; l’Unione europea esercitava una grande forza di attrazione sul resto del continente:nel 2001 avevano chiesto di farne parte altre 13 nazioni. In Inghilterra dopo il governo Thatcher del ’91 e quello Major, si ebbe il governo laburista di Tony Blair. In Francia dopo le misure antinflazionistiche di Mitterand, tornò al potere il gollismo con Chirac(ridusse il deficit pubblico), e nel ’97 nominò Jospin che rilanciò una sinistra più legata alle proprie tradizioni. La Germania di Kohl fece registrare importanti risultati economici(rigida politica monetaria, risanamento conti pubblici, disoccupazione al 9%, unificazione Germania con l’est)nel’98 venne sostituito da Schroeder. L’Italia alle prime elezioni tenute col sistema maggioritario, vide la vittoria dell’imprenditore televisivo Berlusconi(alleatosi con la lega nord), che fu poi sostituito dal governo Prodi nel ’96, che centrò l’obbiettivo del rispetto dei parametri macroeconomici necessari per entrare nella moneta unica europea.
GLOBALIZZAZIONE E INEGUAGLIANZA
Mobilità di merci e capitali.
L’attacco terroristico del settembre del 2001 rese evidente nel modo più compiuto e drammatico un tratto di fondo della società contemporanea:globalizzazione. Bin Laden rivendicando la paternità, adottò come giustificazioni degli attentati la questione palestinese, la presenza di truppe statunitensi nei luoghi santi islamici. La rete degli attentatori era diffusa in larga parte sia del mondo sviluppato, sia di quello in via di sviluppo. Negli ultimi trent’anni del secolo le esportazioni e gli investimenti esteri aumentarono il prodotto mondiale; la crescita rilevante fu quella dei NICS asiatici(dal 73-’97 il mercato finanziario mondiale passò da 15 a 1.500 miliardi). Il balzo si ebbe grazie allo sviluppo dei ‘derivati’(scommesse sulle azioni), operazioni il cui legame con l’economia reale era molto più mediato e meno vincolante(tale massa di denaro era libera di muoversi in tempo reale su ogni mercato del globo). La finanziarizzazione e l’internazionalizzazione delle compagnie multinazionali si saldavano ai processi di delocalizzazione dei posti di lavoro industriali dal nord al sud del mondo. La produzione mondiale di beni e servizi si configurò secondo una distribuzione geografica ineguale. L’informatica permise lo spostamento di capitali e informazioni in tempo reale, riducendo però la socializzazione fisica e aumentando la solitudine.
Mobilità di persone.
La fine del ‘900 portò ad una svolta storica,gli ultimi 150 anni della storia dell’umanità avevo segnato una rottura nei ritmi di accrescimento della popolazione terrestre(tra il ’50-80 la popolazione mondiale passò da 2,5 a 4,5 miliardi di persone). Dal punto di vista geografico tale rivoluzione si concentrò nel Terzo Mondo(Asia, Africa e America Latina). Il ritmo di crescita delle popolazioni povere fu tre volte superiore a quello delle popolazioni ricche(grazie alla riduzione della mortalità dovuta alla diffusione della medicina moderna). Un inversione di tendenza si ebbe negli anni settanta con un calo della natalità in Asia e America Latina e Cina, mentre negli anni ’80 si dovette fare i conti con l’Aids(vero riequilibri latore del saldo naturale della popolazione) che si concentrava per il 90% nei paesi poveri(su 30 milioni di contagiati, 20 risiedevano nell’Africa sub sahariana). Nonostante ciò non si ridusse la ‘forbice’ tra nord e sud del mondo, portando a nuovi flussi migratori(oltre la grande migrazione del Novecento). Si moltiplicarono le mete di destinazione,(Usa, Canada, Australia, Europa); si svilupparono flussi migratori nuovi(Cina verso il resto del mondo, verso il Golfo Persico). Contributo significativo a tali flussi fu dato dai profughi di guerra(13 milioni di persone),inoltre salì la quota dei movimenti migratori, spesso illegali, controllati de organizzazioni criminali. Nuovi migranti furono le donne(giovani o adulte), spesso schiavizzate come prostitute dalla malavita. All’origine di tale ripresa migratoria ci fu l’urbanizzazione, nei paesi in via di sviluppo(il passaggio dalle campagne alle città fu il primo passo di una mobilità destinata a superare le frontiere nazionali).
Dinamiche dell’ineguaglianza.
Agenzie specializzate come la FAO, furono create per intervenire nelle aree del mondo funestate dallo squilibrio tra crescita demografica e crescita economica(sottosviluppo). L’ineguaglianza aumentò nel XX secolo, per effetto di una distribuzione mondiale della ricchezza tra le nazioni, che seguiva una dinamica di polarizzazione più accentuata di quella della distribuzione di risorse all’interno dei singoli stati. Con gli accordi di Bretton Woods si mirò a liberalizzare gli scambi, e a un integrazione dei paesi poveri negli equilibri bipolari della guerra fredda. Dal ’60 le Nazioni Unite adottarono strategie decennali di sviluppo destinando una quota del prodotto dei paesi ricchi all’incremento del tasso di crescita di quelli poveri. Uno dei principali risultati di tale cooperazione internazionale furono le ‘rivoluzioni verdi’( in India, Messico, Filippine), ne derivò un aumento della produttività agricola, che portò a superare la soglia del fabbisogno interno. Nei paesi in via di sviluppo, l’agricoltura non riuscì a dare una spinta all’economia nazionale(per la rivoluzione demografica). Nel XX secolo, nei paesi in via di sviluppo una crescita esponenziale della popolazione,vanificò ogni aumento produttivo sia dell’agricoltura sia dell’industria(fine ‘900 Asia,Africa,America Latina contendevano il 75% della popolazione mondiale, solo il 50% delle terre coltivabili). A fine anni ’70 il bilancio per la lotta al sottosviluppo era sconfortante, nonostante aiuti, investimenti, politiche agricole e industriali, il divario tra paesi ricchi e paesi poveri aumentò. Si ebbe una nuova stagione col rapporto Nord-Sud:un programma di sopravvivenza, del 1980 di una commissione creata dalla Banca Mondiale, presieduta dal tedesco Brandt.
Nord e Sud.
Nel ’95 venne costituita la WTO(world trade organization), in sostituzione dei cicli di accordi bilaterali precedenti. Nel WTO ogni paese membro contava per un voto, come nelle Nazioni Unite. Nel 2000 ne facevano parte 137 nazioni, altre erano in procinto di entrarvi. In tale sede si incontrarono gli interessi liberalizza tori dei paesi sviluppati e la fame di capitali finanziari delle elite dirigenti dei paesi poveri. Bisognava reperire risorse grazie ai prestiti esteri, molti paesi poveri ricorsero all’indebitamento estero; nel ’88 le nazioni che dichiararono di non poter più pagare le rate a rimborso dei prestiti finanziari contratti con paesi stranieri furono 124(l’ammontare dei rimborsi che erano costretti a pagare superava quello dei nuovi prestiti destinati a finanziare lo sviluppo). Alla fine del ’99 l’Organizzazione mondiale del commercio convocata a Seattle, conobbe uno scontro aperto tra gli Usa e un fronte guidato dal Brasile, Egitto e India(i primi chiedevano l’applicazione di standard internazionali, il secondo considerava tale richiesta una minaccia alla propria competitività internazionale). Era diffuso il pregiudizio secondo cui la fame nel mondo e le carestie fossero il frutto di una scarsità naturale delle risorse, o di calamità imprevedibili e inevitabili come(epidemie, cattivi raccolti e inondazioni). La povertà persisteva anche all’interno dei paesi sviluppati(Stati Uniti e Gran Bretagna), come fenomeno di emarginazione sociale, prodotto da disoccupazione e sottoccupazione. Mentre lo sviluppo si bloccava in Asia e in America Latina, nel continente nero, flagellato dall’Aids, regnava l’instabilità politica, con una stabile presenza di regimi militari autoritari, e una struttura della popolazione molto concentrata nel settore dei servizi.
Le ragioni dell’ineguaglianza.
Le ragioni della diffusione ‘a pelle di leopardo’ dell’ineguaglianza nel mondo erano difficili da individuare. Elemento ricorrente nei paesi meno sviluppati era la presenza di uno stato debole, privo di una struttura amministrativa pubblica imparziale,trasparente, efficace, uno stato, incapace di concentrare e ridistribuire equamente le risorse. L’integrazione dei paesi in via di sviluppo nel mercato capitalistico si basavano su produzioni industriali con alto impiego di forza lavoro dequalificata. In Occidente ne derivò un aumento delle ineguaglianze sociali(peggiorarono i livelli salariali degli operai meno qualificati). Le politiche di aggiustamento strutturale con cui l’Occidente cercò di affrontare il problema del sottosviluppo contenevano un implicazione importante;(l’idea che il modello occidentale di sviluppo fondato sull’espansione dei consumi privati e la democratizzazione della vita politica potesse essere esteso al resto del mondo. Inoltre una crescita generalizzata dei consumi privati era destinata ad aumentare la pressione umana sulla Terra e sulle sue risorse naturali oltre i limiti consentiti. Si iniziò a porre attenzione sul tema dello ‘sviluppo sostenibile’(il grande balzo compiuto dai paesi occidentali con l’industrializzazione fu possibile grazie ad una economia ‘a base minerale’, che aumentarono il consumo di energia e l’inquinamento). A metà del Novecento preso atto dell’esaurirsi delle risorse minerarie si cercò di trovare alternative a minore dispendio energetico(solare molto costosa e nucleare poco sicura).
Le sfide ambientali.
Nell’ultimo ventennio specialmente nei paesi più avanzati, si iniziarono a creare aree ambientali protette, a limitare gli sprechi, a recuperare e riciclare materiali di rifiuto rari, costosi e inquinanti. La ricerca scientifica si focalizzò sullo studio di fenomeni come il ‘buco dell’ozono(provocata dai clorofluorocarburi), e all’effetto serra(riscaldamento della temperatura terrestre dovuto ai gas prodotti dalle attività umane, responsabile di siccità e piogge acide). nell’ultimo decennio l’erosione dei terreni distrusse annualmente lo 0,5% dell’intera superficie coltivata, provocando la deforestazione. La crescita della motorizzazione privata, unita la processo di urbanizzazione, determinò situazioni ambientali precarie nelle metropoli(nel ’90 un miliardo di persone costrette a respirare concentrazioni di diossido di zolfo e carbonio superiori ai livelli di sicurezza fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità). Nel’ultimo scorcio di secolo sono aumentati i movimenti ecologisti, ponendo con forza questi temi all’attenzione della politica. Con gli accordi internazionali di Montreal del ’87 e di Rio de Janeiro nel ’92 si fece strada una preoccupazione comune(165 nazioni bandirono i clorofluorocarburi entro il ’95). Il protocollo di Kyoto del ’97 impegnò per la prima volta i paesi firmatari a tagliare del 5% le emissioni di diossido di carbonio entro il 2012. Crebbe la produzione di organismi geneticamente modificati nel XXI secolo, con la clonazione animale,mappatura genoma umano(riproduzione in laboratorio di cellule staminali ed embrioni). Ponendo la questione della dimensione economica pubblica della ricerca, cercando di colmare il ritardo legislativo nel definire controlli e limiti giuridici, per un nuovo campo di intervento genetico globale.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali caratteristiche degli anni '60 nei paesi occidentali?
- Come si sviluppò l'anticomunismo negli Stati Uniti durante gli anni '50 e '60?
- Quali furono le conseguenze della crisi dei missili di Cuba?
- Quali furono gli sviluppi principali della guerra del Vietnam?
- Come si manifestò la crisi del blocco comunista negli anni '80?
Gli anni '60 nei paesi occidentali furono caratterizzati da un grande sviluppo economico e civile, accompagnato da speranze e prosperità, ma anche da conflitti politici e sociali e dalla diffusione di ideologie rivoluzionarie.
L'anticomunismo negli Stati Uniti si manifestò attraverso leggi come l'international security act del 1950 e la messa fuori legge del partito comunista nel 1954, culminando con la presidenza di Eisenhower che assecondò la chiusura della fase maccartista.
La crisi dei missili di Cuba portò a un compromesso tra Stati Uniti e Unione Sovietica, aprendo la strada a una nuova fase di distensione e alla firma del trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari nell'atmosfera nel 1963.
La guerra del Vietnam vide un crescente coinvolgimento degli Stati Uniti, culminando in un intervento bellico aperto sotto la presidenza di Johnson, ma non riuscì a piegare la resistenza del Vietnam del Nord e dei vietcong, portando a una crisi morale e a proteste interne negli USA.
La crisi del blocco comunista si manifestò con il crollo dei regimi in Europa orientale, la caduta del muro di Berlino nel 1989, e la successiva riunificazione tedesca, segnando la fine dell'influenza sovietica nella regione.