La nascita di Cinecittà
Più di 3000 film tra cui veri capolavori. Il suo nome richiama l’idea della Dolce vita italiana. Il duce capisce che le immagini animate sono uno strumento potente per supportare la sua ambizione politica. Fondato nel 37 nella periferia romana.E’ il protagonista dei cinegiornali con l'obiettivo di promuovere la rivoluzione fascista. Prima era vista come la patria dell’anarchia e di un paese povero. Il fascismo tenta di cambiare questa immagine. Mussolini costruisce la sua leggenda grazie ai cinegiornali dell’istituto luce.
Il duce beneficia dell’arrivo del sonoro: capisce presto il vantaggio che poteva trarne. La cinematografia era l’arma più forte per la propaganda. Deve manipolare le coscienze e deve permettere all’italia di affermarsi nel mondo come nuova potenza industriale e inoltre restituire all’italia il titolo di potenza imperiale come l’impero romano. Il film di “Scipione l’africano” riassume chiaramente l’ideologia e l’aspirazione politica del duce. L’obiettivo è infatti quello di ostentare il rapporto tra l’era dei cesari e quella del regime fascista. Scipione viene identificato con il duce stesso. Il film riflette le ambizioni colonialiste di Mussolini creando un parallelo tra la presa di cartagine e l'invasione in Etiopia. Il film tuttavia non riscuote grande successo, il pubblico italiano preferisce dei film di evasione (cinematografiche hollywoodiane).
Lo stesso Vittorio Mussolini è un grande fan del cinema americano, ne farà il suo mestiere nella doppia veste di sceneggiatore e produttore.
Nel '38 si arroga il potere esclusivo sull’importazione dei film stranieri, per escludere film contrari all’ideologia fascista. Aumenta la produzione di film italiani. Cinecittà conosce finalmente lo sviluppo tanto atteso. E’ un cinema di evasione, politicamente più efficace della propaganda e più proficuo. Il telefono viene messo sempre più in evidenza, motivo per cui questo filone viene denominato “cinema dei telefoni bianchi”. Punta all’idea dell’italia moderna, con gli strumenti per comunicare. Il cinema si rivolge al ceto medio.
E’ di fatto un Italia fittizia, raccontano una classe media che non corrisponde affatto con quella reale. Innanzitutto il cinema assume una funzione omologatrice in quanto proibisce l’uso dei dialetti, che venivano parlati da sud a nord al tempo.
E’ un cinema sotto alta sorveglianza. I copioni vengono controllati. Alcuni temi come la disoccupazione, la povertà o l’adulterio vengono banditi.
Il regime fascista ha anche l’obiettivo di raggiungere l’eccellenza artistica. Nel 40 viene inaugurato il centro sperimentale di cinematografia: scuola di prestigio per i vari ruoli nel mondo del cinema. Nasce come un centro di ricerca, si sperimenta cosa poter fare. Diventa però un luogo di libertà: i registi permettono infatti agli alunni di poter guardare i film banditi come quelli della rivoluzione russa che influenzano il loro stile politico.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale aumenta la produzione di film di propaganda dove l’esercito italiano viene rappresentato eroico e imbattuto.
La situazione durante le guerre
Durante la guerra la produzione viene largamente ridotta, cinecittà bombardata dagli alleati.Luchino Visconti, con Ossessione del 43, determina una svolta estetica fortissima e getta le basi del neorealismo: una rivoluzione formale che rivelerà al mondo il volto dell’italia.
Le conseguenze della guerra sono drastiche, l’Italia ha perso tutto ma troverà redenzione grazie al cinema e in particolar modo con il film “Roma, città aperta” di Rossellini con una grande Anna Magnani: racconta la lotta dei resistenti antifascisti a Roma, occupata dai nazisti. Ha riabilitato l’onore di un paese visto internazionalmente come un paese di criminali. Per la prima volta è mostrato il lato delle vittime. Il cinema rifiuta quindi gli artifizi per ancorarsi alla realtà.
Altri registi come Giuseppe De Santis e Vittorio De Sica mostreranno il lato umano e le ferite dell’italia. Filmano il popolo che soffre, la miseria. Film come Riso Amaro, Sciuscià, In nome della legge.
Con la presenza degli americani in Italia, molti film, che al tempo del regime erano stati banditi, vengono ripresi e influenzano molto la produzione cinematografica della fine degli anni 40. “Via col vento” infatti arriva in Italia. Ovviamente l’italia affronta una nuova crisi perché la produzione italiana viene soppiantata da quella americana. Motivo per cui attori e registi si mobilitano per avere nuove leggi a favore del cinema. Le nuove misure a sostegno dell’industria vengono decretate da Giulio Andreotti, circondandosi di specialisti e ex dirigenti della cinematografia fascista. Prevede un sistema di sovvenzioni economiche statali e misure a difesa del prodotto nazionale.
Nel 50 la fabbrica dei sogni riprende vita con il colossale film “Quo Vadis”. Hollywood si installa a cinecittà.
In Bellissima di Visconti è raccontata la storia di una madre pronta a tutto per far ottenere un ruolo alla figlia, denunciando il cinismo dell’industria cinematografica. Sempre più ragazze al tempo infatti tentatavano a tutti i costi di ottenere un ruolo per non soffrire la fame.
Il Vaticano, che da sempre ha assistito da lontano alla nascita del cinema e alla sua produzione, inizia a esprimere il proprio pensiero a riguardo, assegnando al cinema un dovere morale. Pio XII dedica due encicliche a quello che doveva essere il film ideale: il governo applica dunque una censura rigida per tutti gli atti immorali e le idee sovversive.
Il neorealismo è condannato a sparire ma viene sostituito da un neorealismo rosa: genere commerciale molto popolare. Vede come pilastri Vittorio De Sica, Totò ma anche nuove stelle come Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Gina Lollobrigida, Sophia Loren e Alberto Sordi. Le commedie rosa auto deridono il popolo italiano. E’ uno specchio del popolo italiano.
I soliti ignoti è un film pietra miliare di questo genere rende onore a un gruppo di ladri goffi e incapaci.
Sviluppo economico degli anni 60: riaffiora l’economia italiana permettendo al popolo di poter vivere quanto visto nei film. Simbolo di tale rinascita è la Vespa che diventa icona internazionale grazie a Vacanze Romane, l’iconica scena di Gregory Peck e Audrey Hepburn. Le stelle di Hollywood si abbandonano al saper vivere romano. In Via Veneto si incrociano celebrità, intellettuali e playboy. Federico Fellini decide di catturare questa febbre in un film storico “La Dolce Vita”. Via Veneto viene ricostruita in studio a Cinecittà. Mostra la frenesia delle notti romane, i divi stranieri che girano a Cinecittà, i paparazzi. Il film porta alla luce le ripercussioni del miracolo economico sull’animo degli italiani. Riflette più i problemi psicoanalitici del popolo: il nostro senso di appartenenza e anche di identità. E’ un film visionario. Segna l’evoluzione della società.