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Concetti Chiave

  • Il totalitarismo tra le due guerre mondiali in Europa vede emergere il fascismo in Italia e il comunismo in Russia, entrambi caratterizzati dal controllo assoluto sulla vita privata dei cittadini.
  • Gli intellettuali, fondamentali per il Risorgimento italiano, affrontano difficoltà nel XX secolo sotto il fascismo, con alcuni costretti all'esilio o al silenzio forzato.
  • Durante il regime fascista, la cultura italiana è isolata, ma intellettuali come Cesare Pavese ed Elio Vittorini cercano di rinnovarla attraverso la traduzione di opere di autori americani.
  • L'America è vista come un faro di libertà e rinnovamento culturale durante il fascismo, rappresentando un contrasto con la cultura europea percepita come stanca e tradizionalista.
  • Pavese e Vittorini considerano la cultura americana giovane e dinamica, esaltandone il vitalismo e il rifiuto degli schemi tradizionali come antidoto alla stagnazione culturale europea.

Le 3 parole-chiave sono:

1) Totalitarismo

2) Intellettuali

3) America

Indice

  1. Il totalitarismo in Europa
  2. Il ruolo degli intellettuali
  3. La cultura americana come mito

Il totalitarismo in Europa

Siamo fra le due guerre e durante questo periodo in Europa ci sono le dittature. Con il termine totalitarismo si intende dittatura. In Europa negli anni 20 ci sono due sistemi politici nuovi: il fascismo in Italia e il comunismo in Russia. Sono due fenomeni dittatoriali, uno opposto all’altro, che si oppongono ai sistemi liberali.

Le due dittature hanno una visione diversa ma hanno anche dei caratteri in comune che sono i caratteri del totalitarismo:

• L’annullamento della dimensione privata di vita (cioè l’annullamento dei partiti politici, sindacati, associazioni… Durante il fascismo non era possibile ritrovarsi in più di tre. La dittatura voleva controllare le coscienze, i sentimenti e le idee);

• Il culto della personalità del capo supremo cioè del dittatore;

• L’uso massiccio della propaganda(l’azione di propaganda fu necessaria per conservare il consenso di massa alla politica del regime, che si esercitò utilizzando anche i più recenti strumenti tecnologici, dal cinema alla radio. Inoltre la censura era a tutti i livelli)

• La riduzione degli individui a massa e la mobilitazione della massa stessa(gli individui non esistono nella dittatura, conta soltanto la massa)

• L’uso sistematico del terrore come mezzo del governo(per tenere in pugno la popolazione)

Il ruolo degli intellettuali

La seconda parola-chiave è gli intellettuali, sono quelli che producono cultura. Gli intellettuali hanno contato molto nell’800, perché il Risorgimento non ci sarebbe stato in Italia, se non ci fossero stati gli intellettuali come Silvio Bellico, il gruppo del caffè, Beccaria, fratelli Verri che hanno movimentato la rivoluzione per le libertà. Quindi la funzione degli intellettuali nell’800 era molto importante.

Nel 900 gli intellettuali hanno una funzione non facile perché durante il fascismo siccome c’era il totalitarismo loro non potevano fare e dire quello che volevano loro. O diventavi un intellettuale schierato col regime a favore del duce come fecero Pirandello , D’Annunzio, Ungaretti o andavi in esilio o venivi mandato i campo di concentramento a lavorare(ad esempio in Unione Sovietica Aleksandr Solzenicyn che scrisse ”Arcipelago gulag”). Gli oppositori più importanti al regime furono Antonio Gramsci e Piero Gobetti e lo stato fu costretto a ridurli al silenzio: Gramsci fini in carcere i suoi giorni; Gobetti si rifugiò a Parigi, dove mori poco dopo per i postumi di un’aggressione squadristica. Significativo è il destino di Benedetto Croce, che il regime non ebbe mai il coraggio di perseguitare o colpire direttamente, per l’altissimo prestigio della sua statura intellettuale. Croce poté cosi proseguire la sua attività di studioso, a patto che non interferisse direttamente su questioni di carattere politico.

Quindi la funzione degli intellettuali fra le due guerre era quella di essere coscienza critica della società e spesse volte muoiono per la funzione che hanno.

La cultura americana come mito

Durante le dittature non si poteva viaggiare, il mondo era chiuso. Naturalmente anche la letteratura era chiusa perché non c’era un confronto con le altre letterature, le altre idee. Il fascismo dette ordine che persino le insegne dovevano essere scritte in italiano, era vietato l’uso di parole straniere. A scuola il testo era uno per tutti, sia alle elementari sia alle medie che nei licei.

Però negli anni 30 ci furono alcuni intellettuali italiani coraggiosi come Cesare Pavese(insegnava in un liceo a Torino, venne arrestato, il fascismo gli vietò di insegnare e manifestare le sue idee e lo mandarono in un paese sperduto della Calabria) ed Elio Vittorini che hanno pensato di svecchiare la cultura italiana rimasta alla cultura di Manzoni, molto tradizionalista. Loro tradussero alcuni scrittori americani come Ernest Hemingway, Steinbeck, Faulkner perché secondo loro la cultura americana avrebbe potuto rinnovare la cultura italiana. Nel 1941 Vittorini, nonostante le difficoltà messe in piedi dalla dittatura fascista, dette origine all’antologia intitolata “Americana” che raccoglieva brani tratti dai romanzi di scrittori americani.

Pavese e Vittorini sostenevano che la nostra cultura nasceva nel 1200 con Dante, Petrarca e Boccaccio quindi era una cultura vecchia, invece essendo l’America una paese giovane, la cultura americana era una cultura giovane, piena di vitalismo, movimento, non legata alla trazione, che non seguiva schemi.

Mentre la cultura europea era stanca e lo si poteva vedere dai romanzi europei che lo manifestavano. Per esempio T.Eliot, con “La terra desolata”; J.P.Sartre, con “La nausea”(la cultura come nausea); Camus, con “L’étranger”.

Ernest Hemingway scrisse “Il suono della campana” in cui parla della guerra civile di Spagna con l’ascesa al potere di Francisco Franco. In questo romanzo ci sono due elementi che ci fanno capire il valore della cultura americana: il concetto dell’avventura e il concetto del rischio.

Quindi in Italia dove non c’era libertà di parola e di pensiero l’America era vista come un mito, qualcosa da conoscere e raggiungere, come terra promessa della libertà. Questo mito americano dura 20 anni per il periodo del Fascismo.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i caratteri distintivi del totalitarismo descritti nel testo?
  2. Il totalitarismo è caratterizzato dall'annullamento della dimensione privata, il culto della personalità del dittatore, l'uso massiccio della propaganda, la riduzione degli individui a massa e l'uso sistematico del terrore.

  3. Qual era il ruolo degli intellettuali durante il periodo fra le due guerre?
  4. Gli intellettuali fungevano da coscienza critica della società, spesso affrontando persecuzioni o esilio per le loro idee, come nel caso di Gramsci e Gobetti.

  5. Come veniva percepita l'America dagli intellettuali italiani durante il fascismo?
  6. L'America era vista come un mito e una terra promessa della libertà, con una cultura giovane e vitale che poteva rinnovare quella italiana.

  7. Quali difficoltà affrontarono Pavese e Vittorini nel loro tentativo di rinnovare la cultura italiana?
  8. Pavese e Vittorini affrontarono arresti e divieti imposti dal regime fascista, ma riuscirono comunque a tradurre e diffondere la letteratura americana in Italia.

  9. Perché la cultura americana era considerata innovativa rispetto a quella europea?
  10. La cultura americana era vista come giovane e dinamica, non legata alla tradizione, in contrasto con la cultura europea percepita come stanca e tradizionalista.

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