Concetti Chiave
- Il Ghetto di Venezia, istituito nel 1516, fu una delle prime forme di segregazione formalizzata nel mondo, diventando un esempio per altri ghetti in Europa.
- Nonostante la segregazione, il Ghetto di Venezia prosperò come centro culturale e commerciale, grazie alla presenza di ebrei ricchi e influenti, che portarono capitali e competenze alla Repubblica.
- Nel XVIII secolo, il Ghetto divenne un polo culturale ebraico di rilievo in Europa, con la costruzione di sinagoghe e scuole rabbiniche, e la stampa di opere importanti come il Talmud.
- Con l'Unità d'Italia, gli ebrei ottennero l'uguaglianza dei diritti, trasformando il Ghetto da spazio di segregazione a quartiere aperto e integrato nel tessuto urbano di Venezia.
- Oggi, la comunità ebraica di Venezia, seppur ridotta, continua a mantenere la sua identità e tradizione, arricchendo e influenzando la cultura locale ed europea attraverso dialogo e tolleranza.
Indice
Origini del ghetto di Venezia
L'istituzione del Ghetto di Venezia da parte della Serenissima Repubblica di Venezia risale al 29 marzo 1516. Altre forme di separazione esistevano già (in Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, Spagna, Juderias, paesi germanici, Judengasse) ma con il Ghetto di Venezia rappresenta un'istituzionalizzazione formale di questo tipo di segregazione.
La particolarità del Ghetto di Venezia e della sua comunità risiede non solo nella sua anteriorità, ma nel suo carattere sia di insularità che di straordinaria apertura al mondo.
Insediamento ebraico a Venezia
Furono prima gli ebrei tedeschi e italiani a stabilirsi a Venezia, seguiti dai levantini (= ebrei sefarditi di Istanbul, Salonicco e altri porti del Mediterraneo).
Fu solo alla fine della guerra di Chioggia (1381) che una prima condotta (= contratto) permise loro di risiedere ufficialmente a Venezia, ma senza accesso alla proprietà: questo contratto rinnovato prima ogni cinque anni, poi ogni dieci anni, definiva il loro status giuridico, i loro diritti e le tasse da pagare alla Repubblica. Questa popolazione, inizialmente, si dedicava a mestieri legati al prestito di denaro, al commercio di oggetti usati e di abbigliamento, pur mantenendo stretti legami con le comunità di origine, orientali e occidentali.Espansione e controllo
Così, nel XVI secolo, gli ebrei in fuga dalla Spagna e dal Portogallo accorrevano a Venezia, come pure quelli che vivevano sulla terraferma cacciati dalle guerre contro Venezia da parte della Lega di Cambrai: generalmente ricchi e di alto livello sociale, portavano capitali di cui la Repubblica aveva più bisogno. Al suo apice di espansione, la comunità ebraica raggiunse ben cinquemila persone. In modo del tutto pragmatico, la Repubblica si preoccupò di sistemare la popolazione ebraica che le permetteva di arricchirsi, pur tenendola sotto stretto controllo: un decreto del Senato veneziano del 1516 stabilì che gli ebrei avevano l’obbligo di concentrarsi in un'unica zona della città, il sestiere di San Girolamo, a nord di Venezia. dove si trovavano le vecchie fonderie (gettare significava " fondere", da cui geto vecchio, la vecchia fonderia, geto nuovo, il nuovo, gheto con la pronuncia tedesca dei suoi abitanti): il quartiere assegnato avrebbe avuto solo due punti di accesso al resto della città, le cui porte si sarebbero chiuse di notte e la cui sorveglianza doveva essere assicurata da quattro guardie pagate dagli ebrei stessi; due imbarcazioni del Consiglio dei Dieci dovevano circolare tutta la notte sui canali che circondavano il quartiere. Gli ebrei dovevano indossare un segno distintivo: un cerchio giallo, poi un turbante o un cappello prima giallo e poi rosso. In cambio, gli ebrei potevano praticare il prestito per usura e il commercio di vestiti di seconda mano.
Creazione del Ghetto Nuovo
La creazione del Ghetto Nuovo, tuttavia, segnò una svolta significativa nella storia delle comunità ebraiche: da quella data, dopo tante espulsioni, conversioni forzate, discriminazioni di ogni genere, i "ghetti" si sarebbero moltiplicati in tutta Europa, anche se la loro creazione ebbe l'effetto di stabilizzare l'insediamento delle famiglie ebraiche, meno soggette a repentini rifiuti di residenza. La condotta del 1589, riconoscendo la libertà religiosa, garantiva agli ebrei di Venezia privilegi commerciali (il commercio internazionale in cui eccellevano riportava indietro la Repubblica) e maggiore libertà nelle attività (officine, associazioni caritatevoli, teatri...), mentre le professioni pubbliche, le università, la partecipazione alla vita politica erano loro negate, anche se i ricercatissimi medici ebrei potevano comunque circolare liberamente. Il continuo aumento degli affitti e delle tasse creò tuttavia condizioni di estrema povertà.
Autonomia e tolleranza
D'altra parte, se la Repubblica di Venezia ci teneva molto alla sua autonomia nei confronti della Chiesa e alla tolleranza religiosa, l'Inquisizione stava a guardare. E la vita quotidiana continuava ad essere segnata da vessazioni o arresti arbitrari. Ciò significa che non si può vedere, in questi secoli in cui la Serenissima ha dato l'immagine del suo splendore e della sua fiorente civiltà, un periodo particolarmente felice nella storia della presenza ebraica in Italia.
Evoluzione e libertà
Non appena le porte che limitavano l'accesso al quartiere furono abbattute nel luglio 1797, il ghetto che era nato come spazio di segregazione fu trasformato in un quartiere dove gli ebrei amavano liberamente stabilirsi e riunirsi, anche se la comunità contava solo 3.000 persone. Fu solo con l'Unità d'Italia che gli ebrei di Venezia ottennero la completa uguaglianza dei diritti.
Contrasti tra Roma e Venezia
Così, a differenza di Roma dove il ghetto impose condizioni di povertà e di rallentamento dello sviluppo sociale e culturale, gli stessi vincoli a Venezia provocarono il fenomeno opposto, incoraggiando la popolazione a preservare la propria identità mentre assimilava le conoscenze e le esperienze del mondo circostante estremamente vario e mutevole in una città economicamente e culturalmente attiva. che era un crocevia tra Oriente e Occidente, tra le nazioni intorno al Mediterraneo e il Nord Europa. Di conseguenza, Venezia era uno dei centri più brillanti della cultura ebraica in Europa.
Cultura ebraica a Venezia
Nel Ghetto di Venezia furono costruite splendide sinagoghe (dove venivano praticate diverse liturgie di origine ashkenazita, sefardita, italiana) – fino a nove sinagoghe, dette schole; molto discrete all'esterno erano appena distinguibili dalle alte abitazioni addossate insieme a causa dello spazio limitato; furono aperte famose scuole rabbiniche e le prime copie del Talmud e molte altre opere furono stampate nel 1719. La comunità comprendeva personalità di spicco.
Declino e rinascita
Nel corso dell'Ottocento e dei primi anni del Novecento, il quartiere, considerato povero e degradato, si svuotò gradualmente dei suoi abitanti a favore di altri quartieri di Venezia. Fu solo intorno agli anni Settanta del Novecento che il Ghetto trovò un nuovo boom grazie ad un'impresa di salvaguardia dei monumenti antichi e all'afflusso di turisti (Museo, Biblioteca, Archivio).
Eredità e continuità
La comunità ebraica di Venezia conta oggi poco meno di 500 persone, ma conserva i suoi tratti di omogeneità e coesione dovuti alla sua grande stabilità e alla sua capacità di resistenza come testimonia ancora l'uso del giudeo-veneto: un dialetto incomprensibile per i non iniziati, ma sempre un mezzo di riconoscimento e protezione. Anche se il Ghetto di Venezia si è spopolato, anche se ci sono meno negozi, artigiani e artisti rimangono fedeli alla tradizione e continuano a offrire le loro creazioni originali.
Simbolo di sopravvivenza
Infine, da luogo di esclusione a luogo di incontro, il Ghetto appare come il simbolo della sopravvivenza di una minoranza, della salvaguardia di un'identità pur continuando a sviluppare una tradizione ebraica che si è arricchita nel corso dei secoli del contributo di ebrei di ogni origine, contribuendo al costante rinnovamento delle forme di vita, del pensiero e della cultura. Una cultura basata sull'ascolto, il dialogo, la memoria, la tolleranza, il rispetto della vita e della natura, la fiducia nell'uomo, la libertà basata sul riconoscimento dell'altro, che a sua volta influenzerà la cultura italiana ed europea
Domande da interrogazione
- Quali furono le origini del Ghetto di Venezia?
- Cosa stabiliva il decreto del 1516 riguardo agli ebrei a Venezia?
- Quali cambiamenti portò la “condotta” del 1589 per gli ebrei di Venezia?
- Come si trasformò il Ghetto di Venezia nel XVIII secolo?
- Qual è la situazione della comunità ebraica di Venezia oggi?
Il Ghetto di Venezia fu istituito il 29 marzo 1516 dalla Serenissima Repubblica di Venezia, rappresentando una formalizzazione della segregazione ebraica già esistente in altre regioni. Fu un luogo di insularità ma anche di apertura al mondo.
Il decreto del 1516 obbligava gli ebrei a concentrarsi nel sestiere di San Girolamo, con accessi limitati e sorveglianza notturna. In cambio, potevano praticare il prestito per usura e il commercio di vestiti di seconda mano.
La “condotta” del 1589 garantiva libertà religiosa e privilegi commerciali agli ebrei, pur negando loro l'accesso a professioni pubbliche e università. Tuttavia, l'aumento degli affitti e delle tasse creò condizioni di povertà.
Nel XVIII secolo, il Ghetto di Venezia divenne un centro culturale e commerciale brillante, con sinagoghe, scuole rabbiniche e la stampa di opere importanti, mantenendo la propria identità e assimilando conoscenze esterne.
Oggi, la comunità ebraica di Venezia conta meno di 500 persone, ma mantiene coesione e tradizione, con il Ghetto che è diventato un simbolo di sopravvivenza e incontro, contribuendo al rinnovamento culturale e al dialogo.