Concetti Chiave
- Il fascismo è un movimento politico nato nel 1919 in Italia, generalmente considerato totalitario e nazionalista, ma varie interpretazioni ne mettono in discussione l'immagine tradizionale.
- Renzo De Felice ha proposto una visione revisionistica, attribuendo la nascita del fascismo ai ceti medi emergenti e suggerendo che il regime avesse un ampio consenso popolare.
- Benedetto Croce ha descritto il fascismo come una "parentesi" nella storia italiana, una deviazione temporanea causata da una "malattia morale" che ha corrotto la società.
- Secondo i marxisti, il fascismo è visto come una reazione estrema del capitalismo per difendersi, mobilitando masse piccolo-borghesi contro il proletariato.
- Emilio Gentile ha esplorato il fascismo come un totalitarismo, sottolineando che eventi come il delitto Matteotti sono stati effetti più che cause della sua ascesa al potere.
Indice
Origini e sviluppo del fascismo
Il fenomeno fascista, sin dalle proprie origini, è solitamente considerato esclusivamente una forma di totalitarismo ed è accostato a nazismo e stalinismo. Nel corso degli anni però, numeri studiosi hanno indagato sulle origini e sullo sviluppo di tale movimento per comprenderne meglio cause e sviluppo: sono nati così diversi punti vista e diverse interpretazioni del fenomeno che hanno talvolta messo in discussione l'immagine diffusa del fascismo. Il fascismo è un movimento politico nato nel 1919 in Italia con Benito Mussolini ed è considerato un movimento di carattere nazionalista, autoritario e totalitario.
Interpretazione di Renzo De Felice
L'opera di Renzo De Felice rappresenta una storiografia revisionistica cioè una ricerca storica sostenuta da metodi scientifici e priva di giudizi di valore, volta a dare un'interpretazione oggettiva del fascismo. La novità dell'interpretazione defeliciana fu l'attribuzione della nascita del fascismo a ceti medi emergenti, di recente promozione sociale. De Felice aveva consultato gli archivi anagrafici scoprendo che i quadri del regime provenivano da famiglie che nelle generazioni precedenti erano occupate negli impieghi più umili. Il regime, quindi, era nato sullo stimolo di questo strato sociale. Le tesi di De Felice si presentarono come innovative anche riguardo alla questione del consenso di cui aveva goduto il regime. De Felice descrisse un regime dittatoriale che aveva mostrato aspetti modernizzatori nell'economia e nella società. Mentre la storiografia tradizionale affermò che il fascismo era stato privo di un reale consenso e aveva fondato il suo potere su strumenti coercitivi e polizieschi, De Felice, in conformità a risorse d'archivio inutilizzate giunse a concludere che il fascismo avesse vantato una vasta adesione popolare per tutti gli anni'30 fino addirittura all'inizio del'43, quando il conflitto mondiale condannò ormai l'Italia alla sconfitta.
Visione di Benedetto Croce
Un'altra interpretazione è quella di Benedetto Croce che vide il fascismo come una "parentesi" tra lo stato monarchico liberale e lo stato repubblicano democratico, intesi come uno stato successore dell'altro. Tale "parentesi" era dovuta a una "malattia morale" che avrebbe corrotto la società e la politica con il fascismo. Croce concepisce la storia come storia della libertà, e considera il Risorgimento el’edificazione dello Stato italiano unitario e liberale come progresso verso la libertà: Il fascismo sarebbe quindi una parentesi in questo percorso positivo della storia italiana. Il Fascismo è un fenomeno che non appartiene alla storia passata e recente del nostro paese, alle sue tradizioni, ai suoi usi e costumi.
Prospettiva marxista sul fascismo
Anche i marxisti diedero una propria interpretazione del fascismo: questo fu da loro considerato come il "colpo di coda" del capitalismo, essi considerarono il fascismo come un prodotto della società capitalista e della reazione della grande borghesia contro il proletariato attraverso la mobilitazione di masse piccolo-borghesi e sottoproletarie, videro cioè il fascismo come reazione di classe estrema del capitalismo per difendere se stesso.
Augusto Del Noce interpretò il fascismo come risposta allo svuotamento dei valori prodotto dalla "secolarizzazione".Egli intese mostrare la continuità, dalla rivoluzione francese in poi, che è posta fra l'hegelismo, il marxismo e il fascismo come tre momenti dell'unico processo di secolarizzazione.
Interpretazioni sociologiche e psicologiche
Altre interpretazioni, come ad esempio quelle sociologiche videro il fascismo come una "rivoluzione" piccolo borghese: la piccola borghesia non chiedeva al fascismo il ristabilimento di un ordine sociale dal quale derivavano per essa sempre maggiori svantaggi, ma piuttosto la creazione di un “ordine nuovo” in cui essere socialmente considerata e avere un peso politico. C'è anche chi ha dato interpretazioni psicologiche del fascismo identificandolo come un'identità di massa. Da altri fu considerato un totalitarismo imperfetto: a differenza degli altri regimi totalitari, non riuscì mai ad esercitare un totale controllo sulle masse e sulla società italiana, poiché il suo potere era fortemente limitato da due forti istituzioni: la corona e la Chiesa.
Analisi di Emilio Gentile
Infine Emilio Gentile, storico contemporaneo ha indagato sulle origini del fascismo come totalitarismo. Secondo Gentile, insistendo sul 1925 si faceva dipendere la trasformazione del regime parlamentare in regime totalitario dal delitto Matteotti che, a questo punto, diventava la causa di quello che poi sarebbe stata la trasformazione del regime. Il delitto Matteotti non è la causa ma uno degli effetti che ha provocato l'ascesa del fascismo al potere introducendo un sistema di violenza.
Domande da interrogazione
- Qual è l'interpretazione di Renzo De Felice sul fascismo?
- Come vedeva Benedetto Croce il fascismo?
- Qual è l'interpretazione marxista del fascismo?
- Come interpreta Augusto Del Noce il fascismo?
- Qual è la visione di Emilio Gentile sulle origini del fascismo come totalitarismo?
Renzo De Felice ha offerto una storiografia revisionistica del fascismo, attribuendo la sua nascita ai ceti medi emergenti e sostenendo che il regime avesse goduto di un ampio consenso popolare fino al 1943.
Benedetto Croce considerava il fascismo come una "parentesi" tra lo stato monarchico liberale e lo stato repubblicano democratico, una deviazione temporanea nel progresso verso la libertà.
I marxisti vedevano il fascismo come una reazione estrema del capitalismo, un "colpo di coda" della grande borghesia contro il proletariato, mobilitando le masse piccolo-borghesi e sottoproletarie.
Augusto Del Noce interpretava il fascismo come una risposta allo svuotamento dei valori causato dalla secolarizzazione, vedendolo in continuità con l'hegelismo e il marxismo.
Emilio Gentile ha indagato sulle origini del fascismo come totalitarismo, sostenendo che il delitto Matteotti non fosse la causa ma un effetto dell'ascesa del fascismo al potere, introducendo un sistema di violenza.