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Concetti Chiave

  • Il discorso del 3 gennaio 1925 di Mussolini segna l'inizio del regime totalitario, rivendicando la responsabilità politica degli atti fascisti, incluso l'omicidio Matteotti.
  • Le leggi fascistissime del 1926 smantellano lo stato liberale, conferendo a Mussolini poteri assoluti e trasformando il parlamento in un'istituzione priva di potere reale.
  • I sindacati vengono aboliti e sostituiti con corporazioni che, teoricamente basate sulla teoria hegeliana, in realtà favoriscono gli interessi degli imprenditori e della borghesia.
  • Gli oppositori politici vengono perseguitati, con molti costretti all'esilio o assassinati, come i fratelli Rosselli e Piero Gobetti, mentre Gramsci viene incarcerato fino alla sua morte.
  • La repressione fascista colpisce duramente intellettuali e giornalisti, molti dei quali vengono uccisi, imprigionati o esiliati, consolidando il controllo di Mussolini sull'Italia.

Indice

  1. Il discorso del 3 gennaio
  2. L'instaurazione del regime fascista
  3. La soppressione dei sindacati
  4. La persecuzione degli oppositori

Il discorso del 3 gennaio

Mussolini decise di agire e fare quel passo che aveva annunciato nel discorso del bivacco, cioè: "avrei potuto ma per il momento non ho voluto", quindi il 3 gennaio 1925 Mussolini fa un altro discorso in parlamento, conosciuto proprio come “discorso del 3 gennaio”. In questo discorso fa riferimento al discorso del bivacco e si assume tutta la responsabilità morale, storica, politica di quanto era accaduto, compreso il delitto Matteotti perché nel frattempo era stato ritrovato il suo cadavere.

Mussolini si assume anche la responsabilità delle squadre d'azione. Infatti dice: "Se il fascismo è un'associazione a delinquere io sono il capo di questa associazione, se il fascismo è solo olio di ricino e manganello, a me la colpa...

L'instaurazione del regime fascista

A quel punto Mussolini può realizzare il regime totalitario vero e proprio, quindi mette fuori legge tutti gli altri partiti e qualsiasi associazione o organizzazione che non dipendesse direttamente dal partito fascista. Nel 1926 vengono varate le leggi fascistissime, con le quali si smantella definitivamente lo stato liberale, ci sono delle leggi sulle prerogative del capo del governo, il presidente del consiglio cambia nome e diventa capo del governo perché doveva sottolineare la funzione direttiva del duce (Mussolini si faceva chiamare "duce condottiero"), quindi con la legge sulle prerogative del capo del governo Mussolini acquisisce tutti i poteri, il parlamento viene completamente svuotato da ogni competenza, in quanto è il governo a decidere tutto non solo a livello centrale ma anche nelle periferie perché i sindaci vengono sostituiti dai podestà; essi non sono più elettivi ma sono scelti dal governo, quindi l'Italia si trasforma in una dittatura. Quello che resta del parlamento è ormai completamente fascista, inoltre cambierà anche nome e diventerà "L’aula delle corporazioni", i sindacati vengono messi fuori legge, nel 1925 c'è il patto di palazzo Vidoni; e successivamente, nel 1927, viene pubblicata la Carta del lavoro.

La soppressione dei sindacati

I sindacati vengono messi fuori legge e sostituiti con le corporazioni che fanno riferimento alla teoria hegeliana (il primo articolo della carta del lavoro è proprio una sintesi perfetta dello stato etico hegeliano). Le corporazioni dovevano rappresentare un'intera categoria, cioè dall'imprenditore all'operaio, quindi gli operai e gli imprenditori erano tutti all'interno delle stesse corporazioni. Si dichiarava che la finalità era il bene dello stato e della nazione, ma in realtà i lavoratori persero qualsiasi diritto e naturalmente le corporazioni facevano esclusivamente gli interessi dell'imprenditore, della borghesia (che era il ceto a cui Mussolini faceva riferimento, in quanto questo ceto sosteneva il fascismo).

La persecuzione degli oppositori

Tutti gli esponenti dell'opposizione furono perseguitati, alcuni furono ammazzati, alcuni fuggirono e andarono in esilio: Filippo Turati ad esempio andò in Francia, Luigi Sturzo andò in esilio, altri come Piero Gobetti andarono in Francia ma lì morirono a causa delle percosse che avevano subito dagli squadristi d'Italia, i fratelli Carlo e Nello Rosselli andarono in Francia ma poi furono raggiunti dagli squadristi e quindi furono ammazzati. Insomma, tutti gli intellettuali italiani, tutti coloro che facevano parte della politica, del giornalismo in Italia furono uccisi,

mandati in esilio, o dovettero fuggire per andare in esilio. Gramsci fu arrestato, aveva già problemi di salute e fu mandato nel carcere di Turi dove passerà gli ultimi anni della sua vita. Mussolini lo fece uscire una settimana prima per non assumersi la responsabilità della sua morte, ma quando lo fece uscire era già in fin di vita.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stato il significato del discorso del 3 gennaio 1925 di Mussolini?
  2. Il discorso del 3 gennaio 1925 di Mussolini è stato un momento cruciale in cui si è assunto la responsabilità morale, storica e politica degli eventi accaduti, incluso il delitto Matteotti, e ha segnato l'inizio della trasformazione dell'Italia in un regime totalitario.

  3. Quali furono le conseguenze delle leggi fascistissime del 1926?
  4. Le leggi fascistissime del 1926 smantellarono lo stato liberale, concentrando il potere nelle mani di Mussolini, eliminando i partiti e le organizzazioni non fasciste, e trasformando l'Italia in una dittatura.

  5. Come furono riorganizzati i sindacati sotto il regime fascista?
  6. I sindacati furono messi fuori legge e sostituiti dalle corporazioni, che rappresentavano sia imprenditori che operai, ma in realtà servivano gli interessi degli imprenditori e della borghesia.

  7. Quali furono le conseguenze per gli oppositori del regime fascista?
  8. Gli oppositori del regime fascista furono perseguitati, molti furono uccisi, altri fuggirono in esilio, e alcuni, come Gramsci, furono arrestati e incarcerati.

  9. Qual era l'obiettivo dichiarato delle corporazioni secondo la Carta del lavoro del 1927?
  10. L'obiettivo dichiarato delle corporazioni era il bene dello stato e della nazione, ma in realtà esse servivano gli interessi degli imprenditori e della borghesia, privando i lavoratori dei loro diritti.

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