Concetti Chiave
- La Rivoluzione Industriale iniziò in Inghilterra grazie a condizioni politiche ed economiche favorevoli, come una monarchia parlamentare e leggi sui brevetti che stimolavano l'innovazione.
- L'aumento demografico del Settecento nel Regno Unito fu causato da migliori condizioni di vita, progressi igienici e medici, e un incremento della produzione agricola.
- L'introduzione di macchine nel settore tessile, come la spoletta volante e la Spinning Jenny, rivoluzionò la produzione di cotone, superando la lana nel mercato britannico.
- La macchina a vapore, perfezionata da James Watt, trasformò l'industria e i trasporti, incrementando l'estrazione di carbone e potenziando la siderurgia.
- La nascita delle fabbriche e la meccanizzazione del lavoro portarono alla crisi del lavoro artigianale e a domicilio, creando un nuovo sistema di lavoro concentrato e alienante per gli operai.
Indice
- Le ragioni dello sviluppo inglese
- Cause ed effetti dell'incremento demografico
- La riorganizzazione dell'agricoltura e i suoi effetti
- La rivoluzione della tecnica
- Macchina a vapore
- I capitalisti e la nascita delle prime fabbriche
- La crisi del lavoro artigianale e a domicilio
- Il lavoro degli operai in fabbrica
- Il luddismo
- Città industriale e quartieri operai
- La diffusione della Rivoluzione Industriale
- La diffusione dell'industrializzazione in Europa
Le ragioni dello sviluppo inglese
Con l’espressione “rivoluzione industriale” si intende la nascita di un nuovo sistema produttivo in Europa. Con la rivoluzione industriale vennero introdotte le macchine grazie alle quali i beni cominciarono a essere prodotti in grandi quantità. Di conseguenza, nel corso dell’Ottocento, l’industria sostituì l’artigianato e acquisì una maggiore importanza dell’agricoltura. La rivoluzione industriale cominciò in Inghilterra, dove nel 18° secolo le condizioni politiche ed economiche erano favorevoli. Il regno Unito infatti era guidato da una monarchia parlamentare, poiché i nobili, i ricchi proprietari terrieri e la borghesia potevano determinare la politica fiscale e agire in Parlamento. In Inghilterra, quindi, le attività economiche non erano limitate dal potere politico e potevano anche usufruire di un sistema di leggi che garantiva i diritti di chi possedeva ricchezze. In particolare, i mercanti potevano investire in nuove attività produttive garantite dalle innovazioni tecnologiche, favorite da una legge sui brevetti. Inoltre, il Regno Unito esercitava la propria supremazia sui mari, garantendosi lo sviluppo di ricchissimi commerci con l’Europa e con il resto del mondo. l’Inghilterra era ricca di risorse minerarie come ferro e carbone, mentre dalle colonie proveniva il cotone grezzo, fondamentale per lo sviluppo dell’industria tessile.
Cause ed effetti dell'incremento demografico
Nel corso del Settecento la popolazione del Regno Unito crebbe velocemente grazie a diversi fattori, come il miglioramento delle condizioni di vita nelle campagne, con progressi nell’igiene e nelle cure mediche, che ridussero malattie ed epidemie e diminuì il tasso di mortalità, mentre il tasso di natalità aumentava.. Infine, l’aumento della produzione agricola permise di soddisfare il fabbisogno alimentare degli inglesi, evitando le carestie che si erano verificate nei secoli precedenti.
La riorganizzazione dell'agricoltura e i suoi effetti
La nascita delle enclosures nel Seicento portarono a uno sfruttamento del territorio più efficace e alla nascita di moderne aziende agricole, caratterizzate dall’utilizzo di macchine sempre più evolute, come la seminatrice, che permetteva di seminare più file contemporaneamente, e l’aratro in ferro. Nelle aziende agricole inoltre si applicò un nuovo sistema di coltivazione che si basava sull’abbandono della rotazione triennale e sull’adozione della rotazione quadriennale, che consisteva nel coltivare ogni anno un quarto della terra a disposizione, che veniva sfruttato per l’alimentazione delle pecore. Il sistema delle enclosures ebbe effetti positivi anche sull’allevamento, poiché il numero delle pecore, destinate a fornire la lana per industrie tessili, crebbe notevolmente. Inoltre con le recinzioni dei campi, i proprietari si arricchivano e investivano così in nuove attività produttive e i contadini si trasformavano in operai salariati.
La rivoluzione della tecnica
Le prime importanti invenzioni che rinnovarono il settore tessile riguardarono la produzione del cotone, considerato un materiale secondario rispetto alla lana anche se era più facilmente lavorabile. Fino all’inizio del Settecento, però, i telai usati per la lavorazione del cotone erano molto lenti. Nel 1733 John Kay venne inventata la spoletta volante, una macchina spostava autonomamente il filato sul telaio e che permetteva di ottenere una maggiore quantità di tessuto in tempi più rapidi. Nel 1764 venne inventato un filatoio semi meccanico chiamato Spinning Jenny, che consentiva di produrre più fili di cotone insieme. Infine nel 1787 Edmund costruì un telaio completamente meccanico che sostituì i vecchi telai manuali. Alla fine del 18° secolo la lavorazione della lana era ancora superiore a quella del cotone, ma nel 1860 il cotone arrivò a doppiare la lana nelle statistiche produttive britanniche.
Macchina a vapore
Un’altra novità fu l’introduzione della macchina a vapore, perfezionata da James Watt, che trasformava l’energia termica prodotta dal vapore in energia meccanica. Così si incrementò l’estrazione del carbone fossile, che era presente in grandi quantità in Inghilterra ed era un’ottima fonte di energia.Inoltre, le macchine a vapore vennero utilizzate anche nel campo della siderurgia, che lavorava i minerali ferrosi per la produzione del ferro e dei suoi derivati. L’invenzione di Watt, infatti, permise di potenziare gli altiforni per la fusione dei metalli. Il ferro diventò rapidamente il metallo più usato nell’industria, anche per produrre nuove macchine più resistenti rispetto alle vecchie macchine di legno. Alla fine del Settecento, le macchine a vapore vennero utilizzate anche nell’industria tessile per azionare filatoi e telai. Inoltre trasformarono anche il sistema dei trasporti. Nel 1814 venne costruita infatti la prima locomotiva a vapore e inventato il sistema delle rotaie. Questa struttura per il trasporto fu la base per lo sviluppo del sistema industriale nazionale poiché velocizzò i commerci e stimolò il settore siderurgico.
I capitalisti e la nascita delle prime fabbriche
La meccanizzazione trasformò il processo lavorativo. L’introduzione di macchinari più complessi, però, rese necessaria la creazione di luoghi di lavoro adatti a ospitare una produzione di tipo industriale. Nacquero così le prime fabbriche, strutture architettoniche dove ogni giorno lavoravano moltissimi operai secondo orari stabiliti. I protagonisti di questa evoluzione furono i “capitalisti”, coloro che possedevano ricchezze da investire, poiché per comprare le nuove macchine e avviare l’attività produttiva erano necessarie grandi quantità di denaro. I membri della borghesia capitalistica erano accomunati dalla fiducia nell’intraprendenza economica e nelle capacità organizzative. Le dure condizioni imposte agli operai nel nuovo ambiente di lavoro causarono, però, i primi conflitti tra padroni e salariati.
La crisi del lavoro artigianale e a domicilio
Prima della diffusione delle fabbriche, tutti i manufatti venivano prodotti dagli artigiani. Gli artigiani possedevano i propri strumenti di lavoro e lavoravano separati l’uno dall’altro (ciascuno nella propria bottega), e solo in alcuni casi più artigiani lavoravano per un solo cliente e l’industria domicilio era diffusa soprattutto nelle campagne. L’introduzione dei macchinari e la nascita delle fabbriche tolse occupazione alle botteghe artigiane e all’industria a domicilio, che entrarono in crisi e con il tempo scomparvero. Nessun lavoratore manuale, infatti, poteva competere con delle macchine, che producevano grandi quantità di beni in molto meno tempo e soprattutto con un prezzo finale molto più basso di quello di un artigiano.
Il lavoro degli operai in fabbrica
La condizione dell’operaio di fabbrica era molto diversa da quella dell’artigiano:• egli non possedeva le macchine con le quali lavorava, né le materie prime e la fabbrica;
• doveva restare in fabbrica per tutto il tempo stabilito dai suoi proprietari, con turni di dieci e anche dodici ore. Inoltre potevano lavorare anche donne e bambini;
• l’operaio non sapeva “creare” un oggetto, ma seguiva soltanto il movimento della macchina;
• non aveva rapporti con i clienti, poiché era il padrone della fabbrica a vendere la merce al pubblico.
Infine l’operaio era sottoposto a una “divisione del lavoro” ed era responsabile di una sola fase della produzione. Si trattava, quindi, di un sistema di lavoro alienante. Il cambiamento imposto dalla diffusione e delle macchina e delle fabbriche, infatti, ebbe un impatto così grande sulla qualità del lavoro e della vita delle persone da provocare molte reazioni violente.
Il luddismo
All’inizio dell’Ottocento si diffuse il movimento luddista, che prese il nome dall’operaio inglese Ned Ludd, giustiziato per aver distrutto per protesta un telaio di nuova invenzione. Questo movimento esprimeva, infatti, la protesta degli operai, insoddisfatti delle condizioni in cui si trovavano. I luddisti non si limitarono alle manifestazioni di piazza, ma agirono distruggendo macchinari in diverse città inglesi. La reazione del potere politico fu molto decisa. Molti luddisti infatti furono incarcerati e il Parlamento emanò addirittura una legge che li condannava all pena di morte. L’autorità politica di schierò quindi a favore della trasformazione economica in atto.
Città industriale e quartieri operai
Gli operai dovevano stabilirsi con le loro famiglie Nei pressi delle fabbriche collocate vicino ai fiumi, perché l'acqua era indispensabile per far funzionare le macchine a vapore, e in corrispondenza delle principali vie di comunicazione, per poter far circolare più facilmente far circolare più facilmente materie prime. Questi fattori causarono la concentrazione delle fabbriche nelle periferie delle grandi città. A partire dalla seconda metà del Settecento, centri come Manchester, Liverpool, Londra ecc furono circondati da vaste zone industriali, dove sorsero quartieri operai in cui le condizioni igieniche erano molto scarse. L’inquinamento dell’aria e delle acque, provocato dalle industrie, causava, infatti, malattia di ogni tipo. Gli operai inoltre subivano pessime condizioni di lavoro e le paghe erano basse, perché il lavoro non richiedeva alcuna specializzazione. Infine i vecchi, i malati e i disoccupati non avevano nessun tipo di tutela ed erano abbandonati a se stessi.
La diffusione della Rivoluzione Industriale
Nel resto d’Europa la Rivoluzione Industriale si verificò solo nel corso dell’Ottocento. Una delle principali cause era la mancanza di una classe borghese, ricca e attiva e la mancanza di materie prime che invece l’Inghilterra ricavava dall’Impero coloniale. Inoltre sul continente era anche meno concentrata la presenza di risorse come ferro e carbone. L’incremento demografico si verificò invece dappertutto, grazie al miglioramento igienico-sanitario e alimentare e dalla diminuzione di carestie ed epidemie.
La diffusione dell'industrializzazione in Europa
I primi Paesi europei ad essere interessati alla Rivoluzione industriale furono il Belgio, il Nord della Francia, la Svizzera è la Prussia. Lo sviluppo industriale continentale presentò però alcune differenze rispetto a quello inglese. Infatti, a fornire gli investimenti agli imprenditori furono soprattutto le banche (non i capitalisti come in Inghilterra) e il primo settore a svilupparsi non fu quello tessile, ma quello estrattivo e metallurgico. In Prussia fu addirittura lo Stato ad assumere un ruolo di primo piano nell’avvio dell’industrializzazione. In questo processo rimasero però escluse le regioni socialmente ed economicamente meno avanzate del continente, che vissero il processo di industrializzazione solo dopo il 1870 nel corso di quella che verrà definita la “Seconda rivoluzione industriale”.Domande da interrogazione
- Quali furono le condizioni che favorirono l'inizio della Rivoluzione Industriale in Inghilterra?
- Come influì l'incremento demografico sullo sviluppo economico del Regno Unito nel Settecento?
- Quali furono le principali innovazioni tecniche nel settore tessile durante la Rivoluzione Industriale?
- Quali furono le conseguenze sociali della nascita delle fabbriche e della meccanizzazione del lavoro?
- Come si diffuse la Rivoluzione Industriale nel resto d'Europa e quali furono le differenze rispetto all'Inghilterra?
La Rivoluzione Industriale iniziò in Inghilterra grazie a condizioni politiche ed economiche favorevoli, come una monarchia parlamentare che permetteva libertà economica, un sistema legale che proteggeva i diritti dei proprietari, e la disponibilità di risorse minerarie e materie prime dalle colonie.
L'incremento demografico nel Regno Unito fu sostenuto da miglioramenti nelle condizioni di vita, igiene e cure mediche, che ridussero la mortalità e aumentarono la natalità, permettendo di soddisfare il fabbisogno alimentare e sostenere lo sviluppo economico.
Le principali innovazioni tecniche nel settore tessile includevano la spoletta volante di John Kay, il filatoio Spinning Jenny, e il telaio meccanico di Edmund, che aumentarono la velocità e la quantità di produzione di tessuti.
La nascita delle fabbriche e la meccanizzazione del lavoro portarono alla crisi del lavoro artigianale, condizioni di lavoro dure per gli operai, e conflitti tra padroni e salariati, con un impatto significativo sulla qualità della vita e del lavoro.
La Rivoluzione Industriale si diffuse in Europa nel corso dell'Ottocento, con differenze come il ruolo delle banche negli investimenti e lo sviluppo iniziale del settore estrattivo e metallurgico, mentre in Inghilterra furono i capitalisti a guidare l'industrializzazione, iniziando dal settore tessile.