Concetti Chiave
- Il Fascismo, fondato da Mussolini nel 1919, si trasformò nel Partito nazionale fascista nel 1921 e prese il potere in Italia nel 1922 con l'aiuto di forze paramilitari.
- Nel 1924, sotto un clima di violenza elettorale, i fascisti ottennero il 60% dei voti, mentre l'omicidio Matteotti segnò una fase critica ma non fatale per il regime di Mussolini.
- Le "leggi fascistissime" del 1926 consolidarono il regime totalitario, abolendo tutti i partiti politici e le libertà civili, e istituendo un tribunale speciale per reprimere l'opposizione.
- Il regime fascista controllava le organizzazioni di massa e riformò la scuola e l'economia per promuovere valori corporativi e l'autarchia, il che causò un peggioramento delle condizioni di vita.
- I Patti Lateranensi del 1929 normalizzarono i rapporti tra Stato italiano e Chiesa, con la Chiesa che riconosceva ufficialmente lo Stato italiano in cambio di un risarcimento.

Indice
Il fascismo: origini, leader, provvedimenti politici
Il Fascismo è un movimento politico italiano fondato il 23 marzo 1919, in un’adunata in Piazza S.
Sepolcro, da Benito Mussolini, che resse il paese tra il 1922 e il 1943. Nel novembre del 1921, i Fasci di combattimento cambiarono nome e presero quello di Partito nazionale fascista (PNF), di cui Mussolini fu acclamato Duce, cioè “capo”. Le squadracce vennero inserite nell’organizzazione del nuovo partito, che dunque disponeva di una “forza militare privata”. Le continue violenze fasciste cominciavano a preoccupare molti liberali. Queste valutazioni spinsero Mussolini a progettare un colpo di Stato. La presa del potere fascista si realizzò il 27 ottobre del 1922, quando squadristi armati provenienti da tutta Italia puntarono su Roma. Le squadre fasciste entrarono in città e il Capo del Governo Luigi Facta si dimise. Dopo le dimissioni di Facta, il 30 ottobre il re affidò a Mussolini l’incarico di formare un nuovo Governo. Il Governo Mussolini, in cui la maggioranza dei ministri era fascista, ottenne il voto favorevole della gran parte di cattolici e liberali. Per i suoi sostenitori, il nuovo Governo aveva il merito di allontanare il pericolo di una rivoluzione socialista; inoltre, molti credevano che ora, essendo entrato a far parte delle istituzioni del Paese, Mussolini avrebbe cambiato atteggiamento e si sarebbe dimostrato più rispettoso della legalità. Non tutti compresero che ciò che era avvenuto non era solo un cambio di Governo, ma l’instaurazione di un regime, che avrebbe stravolto le regole democratiche dello Stato liberale. I primi atti del Governo Mussolini chiarirono ulteriormente le sue reali intenzioni: le squadre d’azione fasciste vennero trasformate in una “Milizia volontaria per la sicurezza nazionale”, cioè in un corpo militare regolare che però rimaneva fortemente legato al Partito nazionale fascista. Inoltre, venne creato il Gran Consiglio del Fascismo, un organo del Partito che però agiva anche come organo dello Stato, con la funzione di raccordo tra partito e Governo.
Il cambiamento della legge elettorale e l’omicidio Matteotti, situazione successiva
Nel 1923 venne approvata una nuova legge elettorale: il partito che avesse ottenuto più voti avrebbe avuto i 2/3 dei seggi della Camera, disponendo così in Parlamento della maggioranza assoluta.Per queste elezioni Mussolini organizzò delle liste di coalizione che ebbero l’appoggio anche di gran parte dei liberali, compreso lo stesso Giolitti. Le elezioni si svolsero il 6 aprile del 1924 in un clima di grande violenza e continue intimidazioni nei confronti dei candidati delle altre liste e degli elettori. In questo modo i fascisti ottennero il 60% dei voti. Quando la Camera venne riunita, il segretario del Partito dei socialisti riformisti, Giacomo Matteotti, denunciò le gravi violazioni alla libertà di voto e chiese l’annullamento delle elezioni. Dieci giorni dopo, Matteotti venne rapito e ucciso. A questo punto l’opposizione decise di lasciare il Parlamento, con un gesto simbolico che prese il nome di “secessione dell’Aventino”. Ma il re ancora una volta decise di non fare niente e in questo modo il Governo Mussolini, che per un attimo era sembrato in bilico, fu riconfermato e proseguì la sua opera. In seguito, in un famoso discorso alla Camera, Mussolini rivendicherà la responsabilità politica dell’omicidio: “Ebbene dichiaro qui al cospetto di questa assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano che io assumo, io solo, la responsabilità di quanto accaduto”.
Nel 1926 vennero approvate una serie di norme, le cosiddette “leggi fascistissime”, che trasformarono l’Italia da Stato liberale a Stato totalitario, in cui Stato e Partito fascisti finirono per coincidere. Con queste leggi:
- vennero aumentati i poteri al Capo del Governo, che assunse anche la funzione legislativa;
- vennero sciolti tutti i partiti e rimase solo il Partito fascista;
- furono proibiti gli scioperi e venne riconosciuto un solo sindacato, la Confederazione delle corporazioni (il sindacato fascista)
- venne istituito un Tribunale speciale per la difesa dello Stato (i cui giudici vennero scelti in gran parte tra i membri della Milizia) che poteva giudicare senza appello gli avversari politici del fascismo;
- vennero abolite la libertà di stampa, di parola e di associazione;
- venne reintrodotta la pena di morte e fu istituito il confino.

I provvedimenti fascisti per la trasformazione dello stato
Il partito controllava le diverse organizzazioni di massa istituite dal regime per educare la gioventù ai valori fascisti: “I figli della lupa”, “Balilla” per inquadrare i diversi strati della società. Il fascismo operò anche cambiamenti nei riguardi della scuola, con la riforma Gentile del 1923. I principi fondamentali erano la supremazia della cultura umanistica e il carattere selettivo del sistema scolastico.
Il regime eliminò le libere associazioni sindacali e le sostituì con le corporazioni, organi statali fascistiche raggruppavano lavoratori e datori di lavoro delle diverse categorie produttive; pubblicò inoltre la carta del lavoro ispirata all’ideologia corporativa che si basava sulla collaborazioni fra le classi sociali in contrapposizione sia all’individualismo liberale che alla lotta di classe di ispirazione socialista. In campo economico il fascismo sosteneva l’autarchia, cioè l’autosufficienza della produzione nazionale, la riduzione delle importazioni e la valorizzazione delle risorse interne. . L’economia autarchica ebbe effetti negativi sul livello di vita dei cittadini, anche se contribuì, a potenziare l’industria nazionale. Dopo una fase iniziale di liberismo, si passò al protezionismo dove lo stato intervenne nell’economia introducendo un’imposta sulla circolazione dei beni di consumo e dei divieti di importazione. Inoltre ci fu la rivalutazione della lira, che Mussolini difese con ogni mezzo e venne portata a “quota 90” per rinvigorire il mercato che comportò il ristagno economico cioè un rallentamento della produzione, un aumento dei costi, un calo delle esportazioni, disoccupazioni e fallimento di imprese e impoverimento dei cedi più deboli. Per fronteggiare la crisi il regime puntò a far diventare l’Italia uno stato imprenditore allargando l’intervento diretto dello stato in campo economico creando l’IMI (istituto mobiliare italiano) nella quale lo stato concede dei fondi a favore di industrie con rischio di fallimento; l’IRI (istituto per la ricostruzione industriale).
La Chiesa aveva assistito all’ascesa del fascismo senza intervenire, non aveva protestato neppure quando erano stati sciolti tutti i partiti, e quindi anche il Partito popolare. Il fascismo cercò un accordo tra Stato e Chiesa che risolvesse una volta per tutte il contrasto che si era aperto con l’Unità d’Italia. Dopo una lunga trattativa, nel 1929 vennero firmati i Patti Lateranensi, in base ai quali: la Chiesa riconosceva ufficialmente lo Stato italiano; lo Stato italiano si impegnava a pagare al Vaticano un risarcimento per la perdita del suo potere temporale.
Per ulteriori approfondimenti sul fascismo vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Quali sono le origini e lo sviluppo del regime fascista in Italia?
- Come ha influenzato il fascismo la politica italiana attraverso la legge elettorale e l'omicidio Matteotti?
- Quali furono i provvedimenti fascisti per trasformare lo stato italiano?
- In che modo il fascismo ha influenzato la cultura e l'economia italiana?
- Qual è stato il rapporto tra il fascismo e la Chiesa cattolica?
Il fascismo è un movimento politico italiano fondato il 23 marzo 1919 da Benito Mussolini. Il regime fascista prese il potere il 27 ottobre 1922, quando squadristi armati entrarono a Roma, e Mussolini fu incaricato di formare un nuovo governo. Il regime trasformò le squadre d’azione in una milizia regolare e creò il Gran Consiglio del Fascismo.
Nel 1923, una nuova legge elettorale garantì al partito con più voti i 2/3 dei seggi. Le elezioni del 1924 furono caratterizzate da violenze e intimidazioni, portando i fascisti a ottenere il 60% dei voti. L'omicidio di Giacomo Matteotti, che aveva denunciato le irregolarità elettorali, portò alla "secessione dell’Aventino" da parte dell'opposizione, ma il re non intervenne, permettendo al regime di consolidarsi.
Il regime fascista approvò le "leggi fascistissime" nel 1926, trasformando l'Italia in uno stato totalitario. Queste leggi aumentarono i poteri del Capo del Governo, sciolsero tutti i partiti tranne il Partito fascista, proibirono scioperi, abolirono la libertà di stampa e parola, e istituirono un Tribunale speciale per la difesa dello Stato.
Il fascismo controllava le organizzazioni di massa per educare la gioventù ai valori fascisti e operò cambiamenti nella scuola con la riforma Gentile. In economia, il regime promosse l'autarchia, riducendo le importazioni e valorizzando le risorse interne, ma ciò portò a effetti negativi sul livello di vita dei cittadini. Lo stato intervenne nell'economia creando l'IMI e l'IRI per sostenere le industrie in difficoltà.
La Chiesa non intervenne durante l'ascesa del fascismo e non protestò quando furono sciolti tutti i partiti. Nel 1929, furono firmati i Patti Lateranensi, con cui la Chiesa riconosceva ufficialmente lo Stato italiano, e lo Stato si impegnava a risarcire il Vaticano per la perdita del potere temporale.