Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Nel 1924, il governo Mussolini era una coalizione liberal-fascista con una maggioranza schiacciante in Parlamento.
  • Giacomo Matteotti, oppositore antifascista, denunciò le violenze fasciste, provocando una reazione violenta culminata nel suo rapimento e omicidio il 10 giugno.
  • L'inchiesta sull'omicidio portò a dimissioni e rimozioni di funzionari, ma il re rifiutò di sciogliere il governo, e Mussolini mantenne il potere con il sostegno parlamentare.
  • La "secessione dell'Aventino" fu una protesta parlamentare dell'opposizione che fallì, portando alla decadenza di 123 deputati e a un aumento della repressione fascista.
  • Nel 1926, il processo sugli assassini di Matteotti riconobbe l'omicidio preterintenzionale, con condanne minime grazie a un'amnistia e il regime fascista restò intatto.

Indice

  1. Il contesto politico del 1924
  2. Il discorso di Matteotti
  3. La reazione fascista e il rapimento
  4. Le dimissioni e l'inchiesta
  5. La secessione dell'Aventino
  6. Il discorso di Mussolini e il processo

Il contesto politico del 1924

Nella primavera del 1924, il fascismo era arrivato al potere da circa un anno e mezzo e il governo Mussolini, formatosi a seguito delle elezioni, svoltesi all’inizio dello stesso anno, secondo la nuova legge elettorale, era costituito da una coalizione che vedeva insieme fascisti, liberali, ex-popolari, nazionalisti, democratico-sociali e militari, nota anche come “listone” liberal-fascista. Le opposizioni si erano presentate piuttosto divise ed erano provate dalle persecuzioni nei confronti dei propri esponenti più in vista. I risultati elettorali erano stati i seguenti: 65% per le liste fasciste e 35% le opposizioni, il che significava che il Parlamento era composto da 375 deputati fascisti su 560.

Il discorso di Matteotti

La camera riaprì il 30 maggio e in quell’occasione Giacomo Matteotti, appartenente alla corrente riformista e antifascista intransigente, pronunciò un discorso con cui denunciava le violenze e le irregolarità compiute dai fascisti. Secondo alcuni storici, il discorso del 30 maggio diede a Mussolini e ai fascisti la sensazione precisa di avere di fronte, in quella Camera, un'opposizione molto più combattiva di quella esistente nella Camera precedente e non disposta a subire passivamente illegalità e soprusi.

La reazione fascista e il rapimento

Il giorno successivo, la stampa fascista, sollecitato dal presidente del consiglio, accusò l’opposizione e Matteotti di avere fatto un intervento provocatorio. La reazione fascista arrivò al culmine dieci giorni dopo. Infatti, il 10 giugno, Matteotti, sul Lungotevere fu aggredito, rapito e fatto salire a forza su di una macchina da un gruppo di squadristi, collaboratori del Ministero degli Interni. Alcuni testimoni diffusero l’allarme e nei giorni successivi, per quanto il cadavere non fosse ritrovato, l’assassinio venne dato per certo.

Le dimissioni e l'inchiesta

Il 13 giugno, con un certo imbarazzo, Mussolini annunciò alla Camera l’apertura di un’inchiesta, mentre i gruppi dell’opposizione si accordarono per costituire un comitato; alcuni ministri presentarono le dimissioni, fra cui Giovanni Gentile, mentre altri, che risulteranno coinvolti nell’aggressione, presentano le dimissioni e si rendono irreperibili. Inoltre, il questore di Roma e il capo della polizia furono rimossi dal loro incarico. Pochi giorni dopo, a poco a poco si scoprirono coloro che si erano resi complici dell’accaduto.

Risultò allora chiaro il coinvolgimento del Governo, ma il re Vittorio Emanuele III rifiutò di sciogliere il Governo e di indire nuove elezioni. Come reazione, il Partito Comunista si ritirò dal comitato delle opposizioni. Il 24 giugno, Mussolini affermò chela maggioranza non poteva continuare a subire il ricatto di una minoranza e il giorno successivo le due Camere confermarono la fiducia al Governo.

La secessione dell'Aventino

Di fronte alla provocazione, alcuni deputati dell’opposizione dettero luogo alla cosiddetta “secessione dell’Aventino” che consisteva nell'astensione dai lavori parlamentari fino a che i responsabili del rapimento Matteotti non fossero stati individuati e processati: la protesta prese il nome del colle Aventino dove, secondo la storia romana, erano soliti ritirarsi i plebei nei periodi di conflitto con i patrizi. Tuttavia, la protesta non ebbe successo e il 9 novembre 1926 la Camera dei deputati deliberò la decadenza dei 123 deputati coinvolti. Nell’agosto dello stesso anno, sulla via Flaminia, fu ritrovato il corpo di Giacomo Matteotti, nell’opinione pubblica si ebbero delle agitazioni e provocarono un aumento delle repressioni di Mussolini nei confronti dell’opposizione.

Il discorso di Mussolini e il processo

Il 3 gennaio 1925, in un discorso alla Camera, Mussolini si assunse la responsabilità politica, morale e storica di quanto era successo facendo così un passo in avanti verso la soppressione del sistema parlamentare. Il processo agli assassinii Matteotti si svolse nell’aprile 1926 e fu chiarito dall’avvo0cato della difesa, fra l’altro segretario del PNF (= Partito Nazionale Fascista), che il processo non sarebbe stato fatto né al regime, né al partito, ma alle opposizioni. La sentenza ammise il fatto, ma escluse l’omicidio volontario, riconoscendo la complicità in omicidio preterintenzionale. In pratica, gli esecutori materiali furono rinviati a giudizio per omicidio non premeditato, mentre il sequestro di persona fu estinto dall’amnistia. Dei cinque imputati, tre furono condannati a 5 anni di pena con un condono di 4 sulla base di un decreto amministrativo di amnistia.

Domande da interrogazione

  1. Qual era la composizione del governo Mussolini nel 1924?
  2. Il governo Mussolini era una coalizione che includeva fascisti, liberali, ex-popolari, nazionalisti, democratico-sociali e militari, nota come “listone” liberal-fascista.

  3. Cosa accadde a Giacomo Matteotti il 10 giugno 1924?
  4. Giacomo Matteotti fu aggredito, rapito e fatto salire a forza su una macchina da un gruppo di squadristi, collaboratori del Ministero degli Interni.

  5. Quale fu la reazione del governo e del re Vittorio Emanuele III dopo il rapimento di Matteotti?
  6. Mussolini annunciò un'inchiesta e alcuni ministri si dimisero, ma il re Vittorio Emanuele III rifiutò di sciogliere il governo e di indire nuove elezioni.

  7. Cosa rappresentava la "secessione dell’Aventino"?
  8. La "secessione dell’Aventino" era una protesta in cui alcuni deputati dell’opposizione si astennero dai lavori parlamentari fino a che i responsabili del rapimento Matteotti non fossero stati individuati e processati.

  9. Quali furono le conseguenze del discorso di Mussolini del 3 gennaio 1925?
  10. Mussolini si assunse la responsabilità politica, morale e storica degli eventi, avanzando verso la soppressione del sistema parlamentare.

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