Concetti Chiave
- Francesco Crispi, leader della Sinistra storica, divenne Presidente del Consiglio nel 1887, promuovendo un governo autoritario e nazionalista fino al 1896.
- Sotto Crispi, l'Italia adottò una politica coloniale aggressiva, con iniziative in Etiopia e Somalia, ma subì una sconfitta disastrosa ad Adua nel 1896, che portò alle sue dimissioni.
- Crispi implementò riforme significative, tra cui l'abolizione della pena di morte e il riconoscimento del diritto di sciopero, ma esercitò anche una forte repressione contro i movimenti operai e socialisti.
- Il programma politico di Crispi puntava sulla nazionalizzazione delle masse e sulla repressione dei conflitti sociali, promuovendo anche un forte nazionalismo italiano.
- La politica di Crispi portò a tensioni interne, con rivolte come quella dei Fasci Siciliani, e a una crisi politica che mise in discussione il sistema liberale italiano.

Indice
Francesco Crispi si afferma nel panorama politico italiano
Nel 1887, dopo la disfatta di Dogali e la morte di Depretis, subentrò nel ruolo di Presidente del Consiglio Francesco Crispi, patriota che aveva partecipato anche alla spedizione dei Mille ed esponente della Sinistra storica, che resterà protagonista della politica italiana fino al 1896.
Crispi diede al Governo un’impronta fortemente autoritaria e nazionalista:
- rafforzò la politica coloniale italiana, proposta come ulteriore esaltazione della Nazione;
- represse pesantemente il movimento operaio,
- sciolse le sue organizzazioni
- mandò l’esercito contro le sue manifestazioni, ricorrendo più volte alla dichiarazione dello “stato d’assedio”.
Crispi adottò una legge di pubblica sicurezza, che diede alla polizia ampi poteri sul contenimento dei soggetti pericolosi.
Formula un programma politico basato su quattro punti fondamentali:
- Nazionalizzazione delle Masse;
- Riforma Istituzionale;
- Repressione dei Conflitti Sociali;
- Avvio di una Politica Coloniale.
Nel 1888, rese elettiva la carica di sindaco e ampliò ancora il diritto al voto; nel 1889 venne fatta la riforma del Codice Penale che abolì la pena di morte e riconobbe il diritto di sciopero.
Il programma politico di Francesco Crispi
Con la Sinistra, in generale, vengono attuati dei programmi per insegnare la nazione alle masse, il cosiddetto amor di patria; per questo, nel 1894 vengono riformati i programmi di studio della scuola elementare per insegnare la lingua italiana, la geografia e la storia della nazione. Inoltre, in tutte le piazze d’Italia sorgono dei monumenti a Mazzini, a Vittorio Emanuele II e a Garibaldi. Il programma politico di Crispi prevede la conservazione del carattere laico delle istituzioni italiane, affermando la necessità che cessi il potere temporale (ossia politico) della Chiesa. Crispi attuò anche delle riforme significative per le amministrazioni locali, come la legge comunale e provinciale del 1888 o il nuovo Codice Penale del 1889 o la legge di pubblica sicurezza, che da ampi poteri alla polizia per intervenire nei confronti di persone ritenute politicamente pericolose.
In Italia alla fine dell’Ottocento si affermò un nazionalismo molto diverso da quello che aveva ispirato il movimento risorgimentale e che aveva avuto una forte vocazione cosmopolita: si pensi all’impegno di molti patrioti per la libertà di “altre patrie”, come aveva fatto Garibaldi, “eroe dei due mondi”. Il nazionalismo che si affermò alla fine dell’Ottocento faceva risaltare invece l’identità nazionale fondata su una comune discendenza di sangue e non condivideva nulla con altri popoli, anzi: l’esaltazione dell’identità nazionale viveva in contrapposizione con tutto ciò che non era italianoe alimentava un forte antagonismo nei confronti delle altre Nazioni.
Da un lato queste nuove leggi hanno anche un carattere repressivo. La prima rivolta contro il carattere repressivo dell’azione di Crispi si ha in Sicilia, dove tra il 1891 e il 1893 si formano delle associazioni politiche, chiamate ‘Fasci dei Lavoratori’, che avevano idee democratiche o socialiste.
I Fasci si diffondono rapidamente in tutta l’isola e raccolgono le adesioni di minatori, contadini e lavoratori urbani.
Essi chiedevano la modifica dei patti agrari.Vengono poi organizzate manifestazioni per sostenere questa richiesta, che sfociano in proteste anche contro le tasse e le amministrazioni locali.
Nel gennaio 1894 Crispi decide di intervenire, proclamando lo stato di assedio nell’isola; nei mesi seguenti migliaia di persone vengono arrestate. Sempre nel gennaio 1894 in Lunigiana scoppia un’insurrezione armata organizzata dai gruppi anarchici. L’iniziativa vuole protestare contro la politica repressiva messa in atto in Sicilia.
Crispi allora proclama nuovamente lo stato di assedio, che porta ad una rapida e sanguinosa repressione dell’insurrezione.Nel luglio 1894 Crispi presenta in Parlamento tre ‘leggi antianarchiche’, che servono a Crispi per attaccare il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, che viene anche fatto sciogliere.
Successivamente, i dirigenti del suddetto partito si riuniscono in un Congresso clandestico, cambiando il nome del partito in Partito Socialista Italiano. Crispi attuò anche una forte politica coloniale per trasformare l’Italia in una delle grandi potenze mondiali. Già prima di Crispi, nel 1882, venne acquistata la Baia di Assab dalla compagnia marittima Rubattino, che la usa come proprio scalo commerciale sul Mar Rosso. Nel 1885 viene occupato il porto di Massaua.
Da lì gli italiani si muovono in direzione dell’Etiopia, organizzata secondo una politica di tipo feudale, considerata dagli italiani fragile e quindi pensavano che l’occupazione di questo territorio potesse essere facile, ma non fu così: a Dogali 500 soldati italiani vengono massacrati dagli etiopi. Crispi, che sale al governo alcuni mesi dopo il disastro di Dogali, fa inviare a Massaua un altro corpo di spedizione. Nel 1889 viene firmato un accordo con l’imperatore etiope, Menelik; il governo italiano lo interpreta come un riconoscimento del protettorato italiano sull’Etiopia; Menelik lo considera invece un semplice trattato di amicizia; quando l’equivoco emerge, nel 1893, Menelik revoca l’accordo.
Contemporaneamente si avviano trattative con il Regno Unito per l’acquisizione di parti di costa della Somalia.
Però l’obiettivo primario resta l’Etiopia, però l’esercito italiano venne sconfitto disastrosamente e definitivamente ad Adua. La sconfitta ha gravissime ripercussioni politiche.
Il fallimento della politica coloniale di Crispi
La situazione creò equivoci, e, quando un corpo di spedizione italiana si avviò per esplorare l’interno dell’Etiopia, venne attaccato e sconfitto prima in un piccolo scontro ad Amba Alagi (1895) e poi il 1° marzo 1896, nella piana di Adua. La sconfitta era senza precedenti nella storia delle imprese coloniali, tanto che Crispi fu costretto alle dimissioni.
L'Italia fu costretta a stipulare un trattato di pace con l'Etiopia e si garantì il mantenimento della sua presenza sia in Eritrea che in Somalia.
Le dimissioni del Presidente del Consiglio Francesco Crispi spianarono la strada a una crisi politica del sistema liberale italiano.Le forze politiche conservatrici si allearono per contrastare quella che consideravano la minaccia socialista e repubblicana. Volevano che l’ordine pubblico fosse gestito in modo più rigido e indebolendo il ruolo del Parlamento. Infatti, volevano che l’attività del Governo tornasse a dipendere solo dal re, come era scritto nello Statuto Albertino, e non più dal Parlamento, come era diventata prassi a partire da Cavour.
Per ulteriori approfondimenti su Crispi Francesco, vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali caratteristiche del governo di Francesco Crispi?
- Quali riforme significative furono attuate durante il governo di Crispi?
- Come si manifestò il nazionalismo alla fine dell'Ottocento in Italia?
- Quali furono le conseguenze della politica coloniale di Crispi?
- Quali furono le reazioni interne alla politica repressiva di Crispi?
Francesco Crispi, patriota e membro della Sinistra storica, diede al suo governo un'impronta autoritaria e nazionalista, rafforzando la politica coloniale, reprimendo il movimento operaio e ampliando i poteri della polizia.
Durante il governo di Crispi, furono attuate riforme come l'elezione del sindaco, l'ampliamento del diritto al voto, l'abolizione della pena di morte e il riconoscimento del diritto di sciopero.
Il nazionalismo alla fine dell'Ottocento in Italia si basava su un'identità nazionale fondata su una comune discendenza di sangue, in contrasto con il cosmopolitismo del Risorgimento, e alimentava un forte antagonismo verso altre nazioni.
La politica coloniale di Crispi portò a disastri militari, come la sconfitta ad Adua, che costrinsero Crispi alle dimissioni e causarono gravi ripercussioni politiche in Italia.
La politica repressiva di Crispi provocò rivolte, come quella dei Fasci dei Lavoratori in Sicilia, e insurrezioni armate, come in Lunigiana, che furono duramente represse con lo stato di assedio e leggi antianarchiche.