Concetti Chiave
- La disfatta di Adua del 1896 provoca una crisi politica in Italia, con proteste pubbliche contro il governo di Francesco Crispi.
- Re Umberto è costretto a chiedere le dimissioni di Crispi per evitare una crisi di regime che potrebbe minacciare la monarchia.
- Le dimissioni di Crispi vengono accolte con manifestazioni di giubilo, dimostrando il sollievo pubblico per la sua uscita di scena.
- Antonio di Rudinì viene scelto per formare un nuovo governo, includendo ministri dall'opposizione anticrispina di destra e centro-sinistra.
- Il governo Rudinì promuove un programma di moralizzazione politica, riduzione delle spese militari e fine dell'espansione coloniale.
La crisi politica di Crispi
La notizia della disfatta di Adua, giunta a Roma la sera del 2 marzo 1896, e diffusa in tutta Italia dai giornali il mattino del giorno successivo, fa precipitare la crisi della politica di Francesco Crispi.
A Milano, centro dell’opposizione liberale e democratica al governo, una folla
esasperata si ammassa subito in piazza del Duomo e in piazza della Scala, sventolando rabbiosamente i giornali che riportano la notizia di Adua e gridando «Abbasso Crispi» e «Via dall’Africa!».
Re Umberto e le dimissioni di Crispi
Nello stesso giorno e in quello successivo, si hanno episodi di insubordinazione anche in altre città, e in alcune caserme i soldati stessi mobilitati per l’Africa si rifiutano di partire per la guerra.
A questo punto, diventa chiaro a tutti che la crisi della politica crispina sta per trasformarsi in una crisi di regime, e che se re Umberto insiste nel suo sostegno a Francesco Crispi, lasciando che questi continui a dilapidare le risorse finanziarie dello Stato cercando un’improbabile rivincita in Africa, e continui ad inviare nuovi contingenti di giovani a morire in una guerra impopolare, le agitazioni sono destinate a generalizzarsi e a travolgere la stessa monarchia. Re Umberto è perciò obbligato, se vuole bloccare la crisi politica prima che travolga le istituzioni del regime monarchico (esercito, polizia, burocrazia, Corte), compresa la sua stessa corona, a sacrificare Crispi e la sua politica.
Quindi, la sera stessa del 4 marzo, il re convoca Crispi al Quirinale e gli impone le dimissioni, che lo statista siciliano comunica alla Camera nella drammatica seduta del pomeriggio del 5 marzo, mentre tutto attorno a Montecitorio un’enorme folla che inveisce contro di lui è a stento contenuta da poliziotti e bersaglieri. Che le dimissioni di Crispi evitino una crisi di regime è provato dall’imponenza delle manifestazioni di giubilo verificatesi spontaneamente all’annuncio di tali dimissioni. D’altra parte, la seduta della Camera viene sciolta dal suo presidente, in ottemperanza alle direttive del re, non appena Crispi ha terminato il suo discorso di dimissioni, per impedire qualsiasi discussione su Adua e qualsiasi designazione parlamentare del successore. È evidente, infatti, che l’incarico di formare il nuovo governo dovrà andare ad un uomo dell’opposizione anticrispina, di cui però il re vuole riservarsi la scelta per evitare che si tratti di qualcuno dell’opposizione di sinistra.
Il nuovo governo di Rudinì
La scelta cade su Antonio di Rudinì, che forma un governo i cui ministri provengono dai gruppi dell’opposizione anticrispina di destra e di centro-sinistra, e il cui programma si basa sulla moralizzazione della vita politica, sull’avvio di un graduale ritorno al liberismo economico, su un decentramento amministrativo accompagnato dall’introduzione di più elevati requisiti censitari per far parte dell’elettorato amministrativo, sul ristabilimento di normali relazioni con la Francia, sulla fine dell’espansione coloniale e sulla riduzione delle spese militari. Si tratta di un programma che rappresenta gli obbiettivi di tutte le opposizioni anticrispine e che è formulato con l’intento di ottenere il voto favorevole di quella trentina di deputati radicali senza il cui appoggio il governo rischia di essere bocciato alla Camera. Infatti, in occasione del voto di fiducia al nuovo governo Rudinì si salva di strettissima misura (ottenendo la fiducia con 218 voti favorevoli e 215 contrari), soltanto perché i radicali votano a suo favore e perché i deputati repubblicani e quelli socialisti decidono, all’ultimo momento, temendo che la bocciatura del nuovo governo che si sta delineando possa favorire il ritorno al potere di Crispi, di astenersi anziché di dare voto contrario.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la reazione pubblica alla notizia della disfatta di Adua?
- Quali furono le conseguenze immediate della crisi politica di Crispi?
- Come si è formato il nuovo governo dopo le dimissioni di Crispi?
- Quali erano gli obiettivi principali del governo di Rudinì?
- Come è stato accolto il governo di Rudinì in Parlamento?
La notizia ha scatenato proteste a Milano e in altre città, con folle che gridavano contro Crispi e chiedevano il ritiro dall'Africa.
La crisi portò alle dimissioni di Crispi, imposte dal re Umberto per evitare una crisi di regime e salvaguardare la monarchia.
Il nuovo governo fu formato da Antonio di Rudinì, con ministri provenienti dall'opposizione anticrispina di destra e centro-sinistra.
Il programma del governo di Rudinì includeva la moralizzazione della vita politica, il ritorno al liberismo economico, il decentramento amministrativo, il ristabilimento delle relazioni con la Francia, la fine dell'espansione coloniale e la riduzione delle spese militari.
Il governo di Rudinì ha ottenuto la fiducia con una stretta maggioranza, grazie al voto favorevole dei radicali e all'astensione dei deputati repubblicani e socialisti.