Concetti Chiave
- Dal 1925-1926, molti italiani affrontarono repressioni politiche, mentre altri scelsero il silenzio, come ex popolari e liberali non fascisti.
- Benedetto Croce, pur evitando la politica diretta, continuò a sostenere culturalmente l'antifascismo attraverso la sua rivista "La Critica".
- Il Partito Comunista manteneva l'opposizione al fascismo attraverso attività clandestine e infiltrazioni, sia in Italia che all'estero.
- La Concentrazione antifascista, fondata nel 1927, unì diversi gruppi di opposizione, svolgendo attività di propaganda e contatti internazionali.
- Il movimento Giustizia e Libertà, nato da Emilio Lussu e Carlo Rosselli, diede nuovo impulso all'antifascismo, nonostante le critiche comuniste.
Indice
Il dissenso politico e la repressione
Soprattutto dal 1925-1926, quando il dissenso politico fu proibito anche a termini dei legge, un numero crescente di italiani dovette affrontare il carcere, il confino politico, l’esilio o la clandestinità.
Tuttavia, non tutti coloro che avevano idee antifasciste furono costretti a provare la repressione.Il ruolo della Chiesa e di Croce
Anzi, la maggior parte, scelse il silenzio e questa fu la strada imboccata dagli ex popolari, dai liberali non fascisti e da molti socialisti. Mentre i cattolici trovavano un punto di riferimento nella Chiesa, anche se quest’ultima era un’alleata prudente della Chiesa, per i liberali Benedetto Croce costituì un elemento di appoggio. Il filosofo, già piuttosto anziano, continuò a scrivere sulla sua rivista “La Critica”, cercando di non sconfinare mai nel campo della politica per cui la sua attività culturale e pubblicista poté continuare per tutto il periodo del Fascismo senza troppi disagi . la sua figure, invece si opponeva a Giovanni Gentile e alle sue idee idealistico-totalitarie.
L'opposizione comunista e la clandestinità
L’agitazione clandestina caratterizzò i comunisti che gli unici preparati ad un’attività cospiratoria sia per le caratteristiche organizzative del partito che per la repressione sistematica di cui essi erano stati vittime fin dall’inizio. Per tutto il periodo fascista, il Partito Comunista riuscì a mantenere viva sia in Italia che all’estero la sua opposizione tramite opuscoli, giornali, pubblicazioni varie, cercando anche di infiltrare suoi seguaci nelle organizzazioni giovanili e nei sindacati fascisti.
L'attività antifascista all'estero
Gli altri gruppi antifascisti, di ispirazione repubblicana, liberal-democratica e socialisti riformisti, svolsero principalmente la loro attività all’estero, soprattutto in Francia in cui era presente una numerosa comunità italiana e in cui si erano già rifugiati tra i 1025 e il 1927 i leaders della generazione più giovane come Nenni e Saragat. Nel 1927, tutti questi gruppi formarono una federazione che prese il nome di Concentrazione antifascista. I partito della concentrazione svolsero un’importante attività di propaganda e di contatto con gli antifascisti all’estero, partecipando anche a dibattiti internazionali.
Il movimento Giustizia e Libertà
Un nuovo impulso alla lotta antifascista fu dato dal movimento Giustizia e Libertà fondato da Emilio Lussu e Carlo Rosselli. I comunisti erano molto polemici nei confronti sia della Concentrazione antifascista e di Giustizia e Libertà. Essi avevano un centro esterno a Parigi, ma dipendevano strettamente dai dirigenti di Mosca. Esso si allineava senza alcuna riserva alle strategia dettate dall’U.R.S.S. e ne seguiva le formulazioni più settarie come quelle relative al social fascismo, molto vicine al culto di Stalin.. Nel 1930, i comunisti riannodarono i contatti con le altre forze di opposizione, partecipando alle manifestazioni unitarie contro i fascisti e stringendo un patto di unità d’azione con i socialisti.
Le difficoltà dell'antifascismo
L’antifascismo subì un duro colpo a seguito del fallimento del Fronte popolare in Francia, degli echi delle purghe ordinate da Stalin., del patto tedesco-sovietico del 1939 e delle lotte all’interno dello schieramento repubblicano in Spagna. L’antifascismo ebbe una scarsa incidenza sulla situazione italiana e soltanto nell’ultima fase della 2.a guerra mondiale si trovarono a combattere il fascismo con le armi
Domande da interrogazione
- Quali furono le conseguenze per gli italiani con idee antifasciste durante il regime fascista?
- Quale ruolo ebbe Benedetto Croce nell'antifascismo italiano?
- Come si organizzò l'opposizione comunista al fascismo?
- Quali furono le sfide affrontate dall'antifascismo negli anni '30?
Dal 1925-1926, molti italiani con idee antifasciste affrontarono il carcere, il confino politico, l’esilio o la clandestinità, mentre altri scelsero il silenzio.
Benedetto Croce, attraverso la sua rivista "La Critica", fornì un punto di riferimento culturale per i liberali, evitando di sconfinare nel campo politico.
I comunisti mantennero viva l'opposizione tramite pubblicazioni e infiltrazioni nelle organizzazioni fasciste, con un centro esterno a Parigi e stretti legami con Mosca.
L'antifascismo fu colpito dal fallimento del Fronte popolare in Francia, dalle purghe staliniane, dal patto tedesco-sovietico del 1939 e dalle lotte interne in Spagna.