Concetti Chiave
- I massacri tedeschi in Italia miravano a terrorizzare la popolazione civile, considerati dai militari tedeschi come una tecnica standard di guerra.
- Il terrore serviva a due scopi: incitare l'ostilità della popolazione civile contro i partigiani e mettere pressione sui ribelli locali.
- I vertici militari tedeschi pianificarono politicamente l'uso del terrore per generare risentimento verso i partigiani e controllare le aree sospettate di ospitarli.
- Le rappresaglie tedesche includevano massacri di civili e punizioni severe per i partigiani catturati, basandosi sull'idea di responsabilità collettiva.
- Nonostante la brutalità delle tecniche antiguerriglia tedesche, le formazioni partigiane continuarono a operare, aumentando di numero e legittimando il Cln politicamente.
Indice
Il terrore come tecnica di guerra
Qual è il senso dei massacri eseguiti dalle truppe tedesche nel territorio italiano nei confronti di partigiani e civili? Come spiega lo storico tedesco Lutz Klinkhammer, essi si propongono di spargere il terrore tra la popolazione civile, una soluzione che i militari tedeschi considerano essenzialmente come un'ordinaria tecnica di guerra: il terrore nei confronti della popolazione civile era dunque un mezzo di lotta messo in conto freddamente, e che mirava a un duplice scopo ovvero da un lato si sperava in tal modo di attizzare l'audio della popolazione civile contro i partigiani e dall'altro doveva servire come mezzo di pressione sui ribelli che di regola agivano nella propria regione.
Strategie tedesche e responsabilità civili
Michele Battini e Paolo Pezzino, entrambi docenti di storia contemporanea all'Università di Pisa ed entrambi critici e storici che parlano della seconda guerra mondiale, aggiungono che elaborando un vero e proprio sistema, i vertici militari tedeschi calcolarono politicamente l'effetto del terrore sia per suscitare risentimento verso i partigiani che per premere sui partigiani stessi. Nel contempo essi considerarono la popolazione di determinate zone responsabile della presenza partigiana o addirittura come facente parte delle bande partigiane, nel caso che essa non obbedisse agli ordini di evacuazione, alla consegna dei renitenti e degli uomini destinati al lavoro coatto. Su questa base le forze tedesche operano rappresaglie e massacri di civili oltre, naturalmente, a giustizia dei partigiani quando riescono a catturarli.
Resistenza partigiana e legittimazione politica
Nonostante l'impiego delle tecniche di antiguerriglia, le formazioni partigiane non cessano di operare e aumentano anche i loro effettivi, che nella primavera del 1945 sono 130.000 circa. Dal punto di vista militare, l'impatto delle azioni partigiane non è certo decisivo ma indubbiamente costituisce una costante spina nel fianco per le truppe nazifasciste. Inoltre unziona da importante elemento di legittimazione politica del Cln del governo esso espresso, che può presentarsi come la proiezione politica di una ribellione popolare anche se sia evidente che gran parte della popolazione, nelle aree centro-settentrionali, conserva una posizione di impaurita attesa, non schierandosi nettamente né con i partigiani né con i fascisti-repubblicani.
Domande da interrogazione
- Qual era l'obiettivo principale dei massacri tedeschi nei confronti di partigiani e civili in Italia?
- Come veniva percepita la popolazione civile dalle forze tedesche?
- Qual era l'impatto delle azioni partigiane sulle truppe nazifasciste?
Secondo Lutz Klinkhammer, l'obiettivo principale era spargere il terrore tra la popolazione civile per attizzare l'odio contro i partigiani e fare pressione sui ribelli.
Le forze tedesche consideravano la popolazione civile responsabile della presenza partigiana e, in alcuni casi, parte delle bande partigiane, specialmente se non obbediva agli ordini di evacuazione o consegna dei renitenti.
Sebbene non decisivo dal punto di vista militare, l'impatto delle azioni partigiane era una costante spina nel fianco per le truppe nazifasciste e fungeva da elemento di legittimazione politica per il Cln.