Concetti Chiave
- L'Italia del dopoguerra attraversa un forte cambiamento istituzionale, uscendo dal fascismo e affrontando tensioni politiche e criminali.
- Nel 1945, Ferruccio Parri diventa presidente del consiglio con un programma di epurazione contro i fascisti, ma il governo cade per la mancanza di fiducia dei liberali.
- Alcide De Gasperi forma un nuovo governo di coalizione più cauto, con il ministro della Giustizia Palmiro Togliatti che emette un decreto di amnistia nel 1946.
- Il 2 giugno 1946 si tengono le elezioni per l'Assemblea Costituente e il referendum istituzionale, con la vittoria della Repubblica sul Regno.
- Le elezioni vedono l'affermazione della Democrazia Cristiana, del Partito Socialista e del Partito Comunista come principali forze politiche.
Indice
Cambiamenti istituzionali post-fascismo
Anche l'Italia del secondo dopoguerra sperimenta un forte cambiamento nell'assetto istituzionale. Uscita dal fascismo, ancora occupata dalle truppe alleate, economicamente distrutta, è scossa da tensioni e violenze che da un lato sono politiche, dall'altro mostrano che fenomeni di malavita organizzata come la mafia siciliana, in qualche misura controllati durante il fascismo, adesso stanno riemergendo. In una situazione così complessa l'unica garanzia positiva, soprattutto agli occhi degli alleati, è data dal fatto che nella penisola c'è stato un movimento resistenziale che si è opposto al fascismo, ed è dunque ai partiti che hanno fatto parte della Cln che, anche dopo la fine della guerra, viene affidato il compito di formare dei governi provvisori di larga coalizione che includono anche i socialisti e i comunisti.
Governo Parri e le sue sfide
Il 19 giugno del 1945 si forma un governo presieduto da Ferruccio Parri (1890-1981), capo partigiano e dirigente del Partito d'Azione. Parri sembra intenzionato ad attuare un programma radicale, il cui punto essenziale potrebbe essere una drastica epurazione che comporterebbe l'esclusione dalle cariche pubbliche e la limitazione dei diritti politici per le persone più coinvolte con il fascismo. In un paese che, fino a qualche anno prima, ha largamente sostenuto il regime di Mussolini, un'epurazione ampia sembra difficile da realizzare. Sia questo aspetto del programma di Parri sia l'abbozzo di una politica economica che non vuol fare concessioni agli imprenditori inducono i liberali a togliere la fiducia al governo, così da spingere Parri alle dimissioni.
Governo De Gasperi e il referendum
Nel dicembre del 1945 si ricostituisce un governo di ampia coalizione presieduto da Alcide De Gasperi, dirigente della Democrazia cristiana (Dc). Il nuovo governo procede con molta maggiore cautela, in particolare sul problema dell'epurazione; anzi il ministro della Giustizia che è il capo del Partito comunista italiano, Palmiro Togliatti, nel giugno del 1946 emette un decreto di amnistia che segna la fine di ogni serio tentativo di epurazione. la mostra di Togliatti punta ad accreditare il Pci come un partito sostanzialmente moderato, affidabile non incline a soluzioni oltranziste; nondimeno il Partito comunista italiano non rinuncia affatto all'obiettivo di una possibile rivoluzione né al solido legame di alleanza che lo collega all'Urss di Stalin.
Muovendosi con cautela, il governo De Gasperi è in grado di organizzare uno dei momenti più delicati nella storia della nuova Italia, ovvero le elezioni del 2 giugno del 1946, nelle quali contemporaneamente si elegge l'Assemblea Costituente e si tiene il referendum istituzionale con il quale gli elettori devono decidere se la nuova Italia dovrà essere una monarchia oppure una repubblica. Cercando di condizionare l'esito delle elezioni, il re in carica, ovvero Vittorio Emanuele III, il 9 maggio del 1946 abdica a favore del figlio Umberto II che finora ha ricoperto l'incarico di luogotenente del Regno. Nonostante questa mossa, il corpo elettorale di cui per la prima volta sono parte pure le donne, sceglie la Repubblica (a favore della quale va il 54,2% dei voti). Nelle elezioni per la Costituente, in modo singolarmente simile a quello che accade in Francia, a primeggiare sono tre partiti: la Democrazia cristiana di De Gasperi, che prende il 35,2% dei voti poi c'è il Partito socialista con il 20,7% dei voti e il Partito comunista che ottiene un ottimo esito ottenendo circa il 19% dei voti.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali sfide affrontate dall'Italia nel dopoguerra?
- Chi fu incaricato di formare il primo governo provvisorio dopo la guerra?
- Quali furono le conseguenze del programma radicale di Parri?
- Come si mosse il governo di Alcide De Gasperi rispetto all'epurazione?
- Quali furono i risultati delle elezioni del 2 giugno 1946?
L'Italia del dopoguerra affrontò un forte cambiamento istituzionale, tensioni politiche, violenze e la riemersione della mafia siciliana, in un contesto di distruzione economica e occupazione alleata.
Ferruccio Parri, capo partigiano e dirigente del Partito d'Azione, fu incaricato di formare un governo provvisorio di larga coalizione il 19 giugno 1945.
Il programma radicale di Parri, che includeva una drastica epurazione, portò i liberali a togliere la fiducia al governo, costringendo Parri alle dimissioni.
Il governo di Alcide De Gasperi procedette con maggiore cautela sull'epurazione, e il ministro della Giustizia Palmiro Togliatti emise un decreto di amnistia nel giugno 1946, segnando la fine dei tentativi di epurazione.
Nelle elezioni del 2 giugno 1946, l'Italia scelse di diventare una repubblica con il 54,2% dei voti, e la Democrazia cristiana di De Gasperi ottenne il 35,2% dei voti per l'Assemblea Costituente, seguita dal Partito socialista e dal Partito comunista.