ilarialeocata
Ominide
71 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • The Mannerism movement emerged in the 1520s, influenced by artists like Michelangelo and Titian, and was initially criticized for its perceived oddity and complexity.
  • Mannerism is characterized by disorienting perspectives, vibrant colors, elongated figures, and profane elements even in sacred subjects, reflecting the era's intellectual and artistic liberties.
  • The movement evolved through three phases: anti-classical Florentine Mannerism, Clementine Mannerism in Rome, and International Mannerism spreading to Northern Italy and beyond.
  • Key figures in Mannerism include artists like Andrea Del Sarto, Pontormo, and Rosso Fiorentino, each contributing distinct styles and notable works that broke from Renaissance norms.
  • The Counter-Reformation led to a shift in Mannerist art, enforcing censorship and pushing artists toward more contained and intimate themes, aligning with religious reforms.

Indice

  1. Origini e sviluppo del manierismo
  2. Caratteristiche distintive del manierismo
  3. Influenza della committenza e accademie
  4. Fasi del manierismo e diffusione
  5. Andrea del Sarto e la Madonna delle Arpie
  6. Pontormo e la deposizione di Cristo
  7. Rosso Fiorentino e la deposizione dalla croce
  8. Vasari e l'accademia del disegno
  9. Giulio Romano e Palazzo Te
  10. Parmigianino e la Madonna dal collo lungo
  11. Andrea Palladio e l'architettura classica
  12. Palladio e la villa Rotonda
  13. Veronese e le cene monumentali
  14. Tintoretto e i miracoli di San Marco
  15. Tintoretto e la scuola di San Rocco
  16. Tintoretto e l'ultima cena

Origini e sviluppo del manierismo

Il manierismo fu una corrente artistica che nacque negli anni 20 del 500 e durò fino ai primi decenni del 600. Tra i manieristi troviamo figure di spicco come Tiziano e Michelangelo.

Il termine manierismo deriva dalla parola maniera.

È stato considerato negativamente fino agli 20/30 del 900. I classicisti l’hanno criticato dato che lo stile pareva troppo bizzarro, insolito e troppo complicato.

Caratteristiche distintive del manierismo

Il 500 fu un’epoca segnata da tante inquietudini a partire dalle invasioni e dalla riforma protestante che avranno un riflesso sull’arte —> l’equilibrio del rinascimento si perde in tanti campi:

- nello spazio: non abbiamo più la prospettiva che ci dà un senso di realtà, ma è una prospettiva disorientante;

- nei colori: abbiamo colori molto brillanti, smaltati e difficili da fare come il verde acido, il rosso e l’arancione;

- nelle figure: le figure si contorcono in pose complicate e si allungano;

- nelle composizioni: le composizioni sono più fitte rispetto all’età del rinascimento -> ci sono tanti personaggi;

- nei soggetti: vi è un atteggiamento profano anche nei dipinti sacri. È stato un periodo in cui gli artisti sono stati più libertini per questo si realizzavano quadri sacri languidi quasi al limite dell’erotico. Alla fine del secolo con la controriforma questi soggetti verranno censurati.

Influenza della committenza e accademie

Insomma sarà un’arte molto intellettuale che amerà le allegorie e le simbologie perché gli artisti saranno i più intellettuali in assoluto, scriveranno trattati e avranno mille interessi. La committenza amava queste tipo di cose ad esempio si faceva decorare le case con gli amori di Giove (che verrà poi censurato).

Con questa nuova arte si perde il contatto della realtà per due motivi:

1. La generazione di Leonardo e Michelangelo partiva dal vero studiando i corpi, mentre questi artisti si allontaneranno dal vero, copieranno dei modelli già fatti —> per questo verrà considerata un’arte finta

Vasari usa la parola maniera come stile dell’artista (es maniera di Leonardo), o come stile regionale (maniera toscana/veneta), o come bella maniera ossia saper prendere il meglio dei grandi maestri e mettere insieme tutto.

2. Gli artisti manieristi si formano nelle accademie e contribuisce a far perdere il contatto con la realtà. L’accademia più celebre è stata fondata da Vasari nel 1550 ‘accademia del disegno’, chiamata cosi perché sostiene che pittura, scultura e architettura partano dal disegno.

Fasi del manierismo e diffusione

Prima fase: manierismo fiorentino anti classico (1520-1530)

Seconda fase: manierismo clementino (1523-1527): gli artisti si spostano a Roma alla corte di Clemente VII fino al sacco di Roma.

Terza fase: manierismo internazionale (1530-1540): gli artisti scappano via e portano il manierismo nel Nord Italia come a Bologna, Genova, Venezia, Mantova, Milano e anche all’estero nelle corti. Tra le corti più famose troviamo:

1530/40 corte di Fontainebleau (Parigi), sede del re Francesco I di Francia, prima reggia moderna di Francia fatta tutta dagli italiani

corte a Praga dove c’era Rodolfo: questo manierismo è il più ermetico. Praga quando viene scelta come capitale dell’impero austroungarico verso la fine del 500, diventa sede di una grande fioritura artistica e scientifica. Tutte le collezioni a Praga sono finite poi a Vienna.

Alla metà del 500 si ha la diffusione di un’altra caratteristica del manierismo, la Wunderkammer (camera delle meraviglie) = ambiente pieno di oggetti sia d’arte sia provenienti da meraviglie naturali (conchiglie, coccodrillo..). Anche in Italia ce n’erano come nella camera di Francesco de medici e nella camera di Manfredo Settela —> vi era una cultura del particolare e del bizzarro

Andrea del Sarto e la Madonna delle Arpie

Fu il primo artista a cavallo tra rinascimento e manierismo, fiorentino, coetaneo di Michelangelo, maestro dei primi manieristi. Dipingeva unendo alcuni elementi di Leonardo e di Michelangelo.

Inizia ad avere un spirito inquieto uscendo dall’equilibrio del rinascimento.

Andrea del Sarto decora un’intera camera da letto con dei quadretti dedicati alle storie di giuseppe nell’antico testamento dove le architetture sono complicate, colori brillanti, persone affollate.

È considerata la prima opera dell’apertura del manierismo e si trovava nel convento di San Francesco.

Il titolo è stato scelto perché la madonna poggia i piedi su un piccolo podio decorato con creature mostruose come le arpie. Vicino alla madonna a sx c’è San Francesco, a dx San Giovanni Evangelista con l’apocalisse e sopra un aquila.

Caratteri manieristi: colori cangianti (riferimento a Michelangelo), torsione di San Francesco, posa di San Giovanni Evangelista simile a quella di Michelangelo della sistina, figure allungate, bambino non è solito puttino, è più grande rispetto ai bebe del rinascimento (ha una faccia birichina e ammiccante). Aria preoccupata.

Si pensa che questo dipinto sia un’allusione all’apocalisse per due motivi: dietro a maria c’è uno sfondo scuro con del fumo che richiama una minaccia incombente; maria è posta su una struttura che gli storici hanno paragonato l’ingresso degli inferi con il pozzo degli abissi.

Il clima è molto inquietante atipico del Rinascimento.

Pontormo e la deposizione di Cristo

I primi veri artisti manieristi sono Pontormo e Rosso Fiorentino.

Jacopo Carucci, detto il Pontormo, fu un esponente del manierismo fiorentino anti classico che non si è mai spostato da Firenze. Vasari lo definisce misantropo e pazzoide perché vive tra se e se.

L’artista è facile da riconoscere per le bocche piccole e carnose, per gli occhi rotondi e distanti

Committenza: Ludovico Capponi (banchiere legato ai medici) per decorare la cappella.

Potormo fa gli affreschi e la pala che era sopra la tomba

Solitamente questa raffigurazione viene chiamato trasporto del cristo morto: come il cristo viene deposto nel sepolcro cosi Ludovico viene riposto nella tomba.

Questa pala è un manifesto del manierismo, troviamo tutte le caratteristiche manieriste: no resa spaziale, no profondità —> figure ammassate.

Gli unici dati spaziali sono un gradino in basso che sembra un palcoscenico e una nuvola in cielo.

La luce ricorda quella di un riflettore, è artificiale (da destra verso sinistra).

Fonti: La fonte di ispirazione è la pala Baglioni di Raffaello tratto dal mito classico di Meleagro. La resa della muscolatura e i vestiti aderenti si rifanno a Michelangelo —> questi vestitini cosi aderenti nel manierismo sembrano pennellati addosso.

Personaggi: la figura della madonna sta svendendo e viene sostenuta dalla pie donne, quella di spalle vestita con un colore caldo è Maddalena, di lato c’è san giovanni evangelista vestito di verde, cristo senza un senso di sofferenza perché i segni di dolore sono ridotti al minimo e il viso sembra addormentato.

il pittore si autoritrae con lo sguardo rivolto verso di noi e con colori che si alternano.

Colori: ci sono degli azzurri un po’ polvere, del rosa, due verdi usati asimmetricamente perché l’abito di san giovanni in alto ha lo stesso verde del panno in basso. i colori erano complicati da ottenere.

Rosso Fiorentino e la deposizione dalla croce

Giovanni Battista di Jacopo è chiamato ‘rosso’ perché era rosso di capelli e ‘fiorentino’ perché se ne va da Firenze. Sarà allievo di andrea del sarto e esponente del primo manierismo anti classico fiorentino.

Va a Roma nel 1523 e si ferma fino al 1527, nel periodo chiamato manierismo clementino: gli artisti vanno nella corte di Clemente VII è caratterizzata da un’arte colta, raffinata e sensuale erotica.

Committenza: chiesa di San Francesco a Volterra.

È una grande pala d’altare alta 3 metri.

La visione sembra tagliata: si dividono due momenti in alto tirano giù dalla croce cristo in basso i dolenti.

Sembra un notturno: ha usato un blu elettrico, la luce arriva dal basso a destra creando un effetto di palcoscenico —> la luce è molto evidente e accentua le pieghe degli abiti che sembrano irreali e cartacei

Come avviene la deposizione? ci sono tre scale appoggiate alla croce (una di fianco, una davanti, una dietro), e tutti i personaggi che si accingono a deporre il cristo in posizione acrobatiche es uno sorregge le gambe che sembra equilibrista, quello sulla scala di fianco ha la mano che tiene la croce affaticato, poi uno che lo avverte e ha la bocca spalancata, un vecchio spericolato in avanti che dall’alto osserva

In tutta questa concitazione il cristo sorride, nonostante il viso abbia un colore normale, il colore del corpo è verdino —> Vasari dice che rosso fiorentino studiava i morti dissotterrando i cadaveri per il cui verde sembra quasi esagerato, è per un corpo in decomposizione.

Al concilio di Trento si vieteranno le deposizioni di questo tipo perché la deposizione doveva essere più contenuta e intima, ispirare compassione, non ci dovevano essere troppo pathos e personaggi. La chiesa per difendersi dalla accuse dei protestanti ci teneva a dire che le immagine religiose dovevano essere legate alla fede.

Committenza: vescovo di Arezzo chiamato Lorenzo Tornabuoni che risiedeva a roma.

In teoria serviva per la devozione privata, ma sembra che il vescovo se lo sia fatto dare per fini languidi come avere un bel nudo di dimensioni naturali da ammirare.

Il soggetto in sé non è scandaloso o nuovo, ma gli altri soggetti di Bellini o Antonello nascevano per altri scopi.

Cose insolite:

- Il cristo è completamente nudo e si presenta come abbandonato e languido, non è sofferente, sembra un adone morente; gli angeli sono adolescenti dai boccoli dorati molto belli e ammiccati.

- L’atmosfera è buia in penombra.

- La luce è radente.

- Per terra ci sono strumenti della passione: chiodi, martello.

- Non è un quadro che fa meditare sulla passione di cristo.

Quando avviene il sacco di roma gli artisti scappano e anche rosso fiorentino va via da Firenze —> è uno dei primi a portare il manierismo all’estero a Fontainblaeu a servizio di Francesco I.

L’ultima opera che realizza Rosso fiorentino è la decorazione di una bellissima galleria a Fontainbleau

In seguito morirà suicida per gelosia perché pensava di aver perso il favore del re e si avvelenerà

Vasari e l'accademia del disegno

Un protagonista del secondo 500 è Vasari, era un pittore e architetto, diventò consigliere delle arti per il gran duca di Toscana Cosimo de Medici. Ottenne la nomina imperiale.

Vasari nel 1550 fondò l’accademia del disegno chiamata cosi perché sosteneva che pittura, scultura e architettura partissero dal disegno.

Si chiamano così perché erano destinati ad ospitare gli uffici dell’amministrazione ducato e anche la collezione de medici. Furono la costruzione principale di Vasari e si tratta del primo museo organizzato.

È un edifico fatto a U che si collega a Palazzo Pitti al di là dell’Arno da un lungo corridoio chiamato corridoio vasariano che passa sopra ponte vecchio. Palazzo Pitti è stato costruito nel 500 davanti il giardino di Buboli (giardino all’italiana), come abitazione dei Medici.

Lungo il corridoio vasariano c’è la collezione dei ritratti dei Medici.

Palazzo Vecchio che diventa sede di rappresentanza dei medici. Prima i medici ci abitavano poi si trasferirono a Palazzo Pitti.

Decorazione Sala del Gran Consiglio: copre battaglia di Anghiari e cascina di Michelangelo e Leonardo.

Nel palazzo vecchio c’è una Wunderkammer che funziona da studiolo da Francesco I.

I dipinti formano degli armadi che costituivano alcuni oggetti preziosi e complicati tra cui ‘la saliera’ realizzata da Benvenuto Cellini, tempestata di pietre preziose. Benvenuto cellini fu uno scrittore e lo scultore più famoso nel 500 dopo Michelangelo — la scultura più celebre è Perseo.

Bronzino è stato un altro artista molto bravo e raffinato che fa ritratti e quadri molto complicati e ambigui come la venere con cupido minacciati da crono che rappresenta l’amore e la bellezza come effimeri. Ci sono le maschere, la coda di serpente, l’invidia che alludono al rovescio della medaglia della bellezza e dell’amore.

Giulio Romano e Palazzo Te

Giulio Pippi è anche detto ‘romano’ quando va via da Roma e arriva nel nord Italia.

È stato un pittore e un architetto che divenne famoso negli anni 20/40 del 500.

Si formò con Raffaello completando le sue opere incompiute: la stanza di Costantino, le logge vaticane, i lunghi corridoi decorati all’antica e la decorazione della villa Farnesina vicino al Tevere.

Divenne amico anche di moltissimi intellettuali e umanisti come Baldassare Castiglione e Pietro Aretino

Shakespeare lo cita nel racconto di inverno.

Giulio Romano era famoso anche come scenografo e ideatore di apparati effimeri, ossia scenografie provvisorie fatte sia per il teatro sia per le piazze. Era abitudine di quel tempo e anche del successivo barocco costruire in degli eventi delle scenografie molto complicate in legno e in cartone che poi venivano buttate. Non abbiamo più gli originali ma i progetti.

Nel 1524 si allontana da Roma perché Federico II Gonzaga lo invita a Mantova per intraprendere della opere architettoniche come sistemare il palazzo ducale, nato come castello, poi ampliato, che aveva parti sia antiche sia moderne. Anche Mantegna ci aveva lavorato.

Realizza il cortile di Palazzo Ducale che si affaccia con delle arcate porticate sul fiume e ha tutti i caratteri bizzarri del manierismo: c’è l’ordine dorico dove viene usato il bugnato grezzo e colonne tortili.

Giulio Romano avrà un tale importanza a Mantova che avrà il suo personale palazzo.

Per i Gonzaga cerca le opere richieste da loro viaggiando insieme a Mantegna per cercare marmi, bronzi, gioielli per arricchire la collezione di famiglia

Committenza: Gonzaga chiedono di abbellire la zona come un luogo di otium, ossia di riposo, ma in realtà passerà a diventare sede per gli eventi ufficiali, anche se non verrà mai utilizzato come abitazione.

si chiama palazzo the perché allora sorgeva una zona periferica sul fiume Nicio un isolotto chiamato theietto dove i Gonzaga tenevano le loro scuderie.

È chiamato palazzo, ma ha un aspetto di una villa proprio perché si ispira alle ville romane infatti Giulio Romano si ispira a fonti scritte e architettoniche per realizzare questo palazzo e capire come erano fatte le ville romane: studia il ‘De architettura’ di Vitruvio, il ‘Re aedificatoria’ di Leon Battista Alberti e il ‘naturalis historia' di Plinio il Vecchio’. Queste fonti sono servite per capire come erano le ville romane.

Giulio Romano prende come modello i resti delle ville romane come Villa Giulia che Raffaello aveva costruito per papa Giulio II sul Tevere.

È costruito in mattoni stuccati a imitare la pietra (finto rivestimento a bugnato).

Giulio romano fa un a pianta quadrata che circonda un cortile d’onore.

Se osserviamo la planimetria delle stanze non è simmetrica, non c’è simmetria e le stanze sono diverse.

L’edificio si sviluppa sue due piani

pian terreno che è il piano nobile dove ci sono le stanze ufficiali e importanti

piano superiore è più basso dove ci sono le stanze di servizio

I due piani sono unificati con l’ordine gigante di lesene doriche e fregio dorico —> Giulio Romano mostra di conoscere ordini e proporzioni classiche infatti fa benissimo metope e triglifi (parte del fregio dorico)

Licenza della regola = un artista dimostra di conoscere perfettamente la regola classica e rinascimentale ma inserisce un’ eccezione per rendere più vivace e curiosa la sua opere, ad esempio Giulio mette le lesene abbinate con distanza diverse, l’unica simmetria si vede nel fatto che le lesene si ripropongono nell’altra parete rispetto all’ingresso.

Ci sono chiavi di volta sproporzionate molto grandi.

Ci sono 4 facciate tutte diverse, quella più completa è quella verso la città.

Nel vestibolo di ingresso la volta a botte a cassettoni quadrati e ottagonali (come basilica Massenzio) sorregge colonne tozze e grigie di granito di ordine dorico —> si crea contrasto tra parti grezze e raffinate

Nel cortile d’onore mette un ordine dorico con semi colonne —> citazione basilica Emilia che sotto il capitello ha una specie di fascetta con i fiorellini. Giulio vede il disegno di questa basilica, dato che ai suoi tempi era già stata demolita, e ne ripropone l’assetto delle colonne e del capitello come se volesse esprimere tutta la sua bravura

Elementi strani e bizzarri del cortile:

nel bugnato troviamo pietre grezze messe in maniera casuale

nelle metope inserisce dei mascheroni (figure mostruose manieriste, anche nella sacrestia nuova ci sono)

i triglifi è come se stessero cadendo e spaccassero il fregio, infatti vengono chiamati i triglifi scivolati

la chiave di volta spacca il timpano dove ci sono le finestre murate e chiuse

Fuori dal cortile d’onore, sul giardino posteriore si affaccia la loggia di Davide, chiamata coì perché è tutta decorata con le storie di David e Betsabea —> imitazione loggia di Psichè di Raffaello (villa farnesina)

Uscendo nel giardino verso la campagna dove c'è il retro del palazzo, sulla facciata si incontra una novità chiamata serliana = struttura architettonica composta da un arco al centro, affiancata da due aperture con architrave sorrette da colonne —> questa architettura forse l’ha inventata Bramante, Giulio romano è il primo ad usarla tuttavia il nome è stato spiegato nel 1550 in un trattato dell’architetto Sebastiano Serlio per questo è stata chiamata così. [questo secolo è pieno di trattati]

Il timpano della facciata era previsto da Giulio Romano ma è stato fatto nel 700.

Fuori c’è un ponticello ai cui lati ci sono delle vasche chiamate peschiere dove i Gonzaga allevavano i pesci.

Questo giardino si conclude con una grande esedra di archi aperti verso il paesaggio, da qui i Gonzaga uscivano per andare a cavalcare.

I due lati del giardino sono chiuse dalle scuderie, dagli ambienti del fabbro e dal ninfeo. I Ninfei erano luoghi con vasche di acqua tipici delle ville romane. Giulio Romano ha pensato a una finta grotta con dentro un ambiente rivestito con sassolini di fiume, cemento di stalattiti, madre perle [diventerà una moda nel 500 e fine 700]

Giulio Romano cura la decorazione di due sale:

sala di Psiche: destinata ai banchetti

sala dei Giganti: non ha nessuna funzione, era solo una ambiente spettacolare in cui entrare

È decorata e affrescata nel soffitto in legno a cassettoni, narra il mito di Cupido e Psiche —> fonte: l’asino d’oro di Apuleio dove sono riuniti diversi miti.

La storia narra la storia di amore tra una fanciulla mortale, Psiche, e il figlio di Venere, Cupido: ogni notte lui va da lei ma lei essendo mortale non lo può vedere, quindi lui le vieta di vederlo. Una sera psiche disobbedisce, cerca di guardarlo, gli fa colare l’olio bollente della lanterna, Cupido si sveglia e la lascia. Egli ci ripensa ma la madre Venere non vuole che il figlio stia con una mortale per cui sottopone la ragazza a 9 prove, lei che è cosi buona e bella che le supera grazia all’auto di tutti. La ragazza viene ammessa nell’olimpo e i due si sposano.

Nella stanza 3 pareti sono dedicate al banchetto di nozze

Il banchetto è un tripudio di nudi, non c’è nessun tipo di censura: i due sposi sono sdraiati su un triclinio serviti dagli amorini e attorno ci sono le ninfe e i satiri. Le creature del bosco vicino a Pan e Bacco sono rappresentate con le zampe di capro, tra queste Cileno è il più importante ed è ubriaco. Ci sono animali esotici —> questa immagine riproduce quello che era l'apparato per i banchetti che era proprio della famiglia Gonzaga.

La quarta parete è dedicata agli amori degli dei che negli anni 20 e 30 spopolano in Italia e sono rappresentati in diversi palazzi.

c’è il ciclope gigante Polifemo, che si era innamorato della ninfa Galatea. è rappresentato con scorci che si era innamorato della ninfa Galatea. È rappresentato con scorci anatomici molto belli ed è molto incombente.

una scena di Marte e Venere al bagno che hanno i piedi in una vasca e sono lavati e serviti da Eros e dagli amorini. Marte che ha lasciato l'armatura e l’elmo.

Pasifae, regina bella e vanitosa, che viene punita perché fatta innamorare del Minotauro. Si vede lei che sta entrando in questa mucca.

Zeus che ama una donna mortale, Olimpiade, e si trasforma in serpente.

Questa libertà finisce nel 1550 quando inizia la controriforma: avere questo tipo di pittura sarà disdicevole non solo nelle chiese, ma anche nei palazzi e nelle case private dove non si faranno più questi nudi.

II soffitto a cassettoni ottagonali con il legno dorato è dedicato alle 9 prove, che sono tutte scorciate dal basso verso l’alto su legno e su tavola. Si vede che Giulio ha visto gli scorci di Mantegna e ha presente questa tecnica di scorci.

Questa stanza allude anche all’amore personale di Federico Gonzaga: egli aveva un amante, Isabella Guischett, ma questo amore era stato osteggiato dalla madre Isabella deste.

È stata fatta per coinvolgere lo spettatore in una sorta di spettacolo, è quasi un'anticipazione dell'arte immersiva di adesso. Giulio Romano ha fatto in modo che ci si senta avvolti da questa rotazione e movimento, ha arrotondato tutti i profili.

È tutta completamente affrescata dal pavimento fino alla volta con il tema della gigantomachia: tentativo di ribellione dei titani, i giganti, nei confronti di Zeus che sono puniti e scaraventati a terra.

Il pavimento è un mosaico con un vortice che accentua la sensazione di rotazione.

Sulle pareti ci sono i giganti che precipitano e sono colpiti dalle pietre, dalle montagne che gli cadono addosso e dalle architetture. I giganti urlano e hanno tutti dei visi grotteschi e deformati —> c'è la sensazione che ci cadano addosso.

La volta è decorata con le nuvole dove tutti gli dei seduti che stanno combattendo i giganti. Negli angoli ci sono i venti. Nei 4 pennacchi angolari ci sono i 4 venti.

Al centro della volta c'è una finta cupola a cassettoni, sorretta da delle colonne che dà un effetto di rotazione e illusione ottica. Tra le colonne c'è una balaustra dove si affacciano diversi personaggi. Giulio romano per fare questo tondo si ispira alla camera degli sposi di Mantegna.

Sotto la cupola c'è il trono di Zeus che è vuoto e c'è il suo simbolo, ossia l’aquila. Il trono è coperto da un baldacchino, che rappresenta il potere di Zeus sul cosmo, colorato con colori dell'arcobaleno che hanno una simbologia dal medioevo e rappresentano il cosmo, le sfere celesti, l’universo. C'è Zeus che tiene in mano i fulmini, poi ci sono altre divinità (Crono, Marte, Ercole). Tutto è scorciato benissimo dal basso verso l’alto —> un’altra fonte sono le cupole a Parma di Correggio con tutte le persone tra le nuvole, che stava dipingendo negli stessi anni.

Questa stanza ha anche una funzione politica: viene fatta per alludere a un evento storico contemporaneo, i giganti sono ribelli nei confronti di Zeus e sono punti, e il riferimento sono i principi protestanti tedeschi che si erano ribellati e in quegli anni venivano combattuti.

Questa stanza ospiterà l'imperatore Carlo V nel 1530. Egli va in visita a Mantova perché deve essere incoronato e gli viene mostrata questa sala come per dire che era stata fatta per lui, in suo onore.

Giulio Romano interviene personalmente in queste 2 sale e nelle altre ci sono artisti e la sua bottega.

Sala dello zodiaco: collega tutti i fenomeni astrologici ai caratteri e all’influsso astrale sui vari mesi —> esempio di una cultura raffinata e complicata del manierismo.

Salone da ballo: decorato con gli stalloni preferiti delle scuderie di Federico Gonzaga, sono fatti a dimensioni naturali: c’è una finta architettura e poi come in delle aperture ci sono dei cavalli con sotto il loro nome.

Sala delle aquile: sala ottagonale che è un omaggio all’impero di Carlo V perché infatti le aquile erano l’emblema imperiale.

Sala degli stucchi: stucchi mitologici in basso rilievo.

Parmigianino e la Madonna dal collo lungo

Si chiama Francesco Mazzola ma è detto il Parmigianino perché era di Parma e il vezzeggiativo si spiega per il fatto che era un pittore molto elegante e garbato.

Fu allievo del Correggio a Parma ed esponente del manierismo clementino a Roma dove studiò con Raffaello e Michelangelo. Era bizzarro perché era appassionato di astrologia e alchimia, tanto che ad un certo lascerà il suo lavoro per fare alchimista

Si fa un notevole fama come ritrattista, era spesso richiesto per i ritratti delle nobel donne, era bravo a rendere gli abiti, la bellezza delle ricche dame.

Questo artista eredita da Correggio la grazia sopratutto nei bambini con i visi affusolati e con le guance rosate.

Era appena arrivato a Roma, aveva 21 anni ma qui sembra poi un ragazzino.

Vediamo la stranezza del ritratto perché si trae con questo specchio convesso che mostra gran parte della stanza, ma essendo deformante mette in primo piano la mano con la quale tiene un carboncino —> questo esalta la sua capacità di artista sopratutto come disegnatore.

È vestito con una camicia con un polsino di pizzo e una giubba di pelliccia

La mano in primo piano è affusolata, ha un anellino al mignolo e lo sguardo è sicuro di se e delicato nei lineamenti.

Committenza: nobil donna Maia Bufalini x la chiesa di San Salvatore in Lauro.

Quando c’è l’assalto dei lanzichenecchi a roma, il dipinto vien messo in salvo e portato in Umbria a città di castello. Gli inglesi durante l’unità d’Italia, nel periodo in cui le truppe garibaldine avevano liberato diversi territori, si erano comprati un sacco di dipinti.

La pala d’altare è strana come forma: è stretta e alta, ed illustra la visione di san Gerolamo che vede San Giovanni Battista e la madonna con il bambino.

San Gerolamo è un vecchio addormentato vestito di rosso, abbracciato al crocifisso, è tutto muscoloso e ha la posa del Laocoonte.

San Giovanni è strano perché ha la pelle di leopardo per un’eleganza manierista. La posa è leonardesca, la muscolatura è michelangiolesca.

La madonna è rappresentata come la donna dell’apocalisse: seduta sulla falce di luna che insieme al bambino pesta il serpente che è il demonio. È una donna bellissima con le perle di capelli e un vestito che le se incolla quasi addosso che mette in evidenza il seno.

Il bambino è insolito perché un bambino di 3/4 anni un po’ malizioso.

La stranezza e la particolarità della pala sono spiegate dal fatto che questo periodo di grande libertà ha visto gli artisti realizzare quadri sacri languidi quasi al limite dell’erotico. Tuttavia questi tipi di opere saranno fatte sparire dalle chiese.

Al sacco di Roma, Parmigianino scappa, va prima a Bologna dal 1527 e poi a Parma dal 1530.

Fa pale d’altare e affreschi ma tende a lavorare poco, viene spesso incalzato dai committenti perché trascura l’aspetto artistico per dedicarsi all’alchimia.

Committenza: una ricca dama di nome Elena Tagliaferri per la chiesa di santa maria dei servi a Parma.

È una pala d’altare con la madonna col bambino.

Colori: sono freddi basati sul colore azzurro polvere e cipria.

Personaggi: Il bambino ha una pelle chiarissima di madre perla, ha una posa che sembra alludere alla morte.

La madonna sembra appollaiata, ha un vestito sottile che lascia intravedere tutte le forme, tiene in braccio bambino e ha una fascia di traverso che ricorda quella della madonna di Michelangelo —> queste due cose alludono al concetto di pietà.

C’è una s che tiene insieme le due figure allungate e sinuose.

Di fianco fanno capolino gli angioletti con faccine birichine. Un angelo mostra alla madonna e al bambino un vaso che sembra un’urna funeraria che allude alla morte facendogli vedere quello che capiterà.

Sullo sfondo ci sono pezzi di non finito di rosso di tela e si vede una colonna tutta bianca lucida come se fosse d’avorio che fa pandan con il collo lungo a maria —> è una citazione religiosa perché la madonna è detta turris eburnea (torre d’avorio)

In baso infondo c’è un profeta.

I manieristi non si preoccupano della prospettiva realistica.

! Non finisce questo dipinto e neanche affreschi nella chiesa di santa maria della steccata a Parma perché nel 1539 lo mandano in carcere e in seguito muore.

Andrea Palladio e l'architettura classica

Andrea della Gondola, nacque a Padova e fu il massimo esponente dell’architettura del secondo 500 dopo Brunelleschi, Alberti e Michelangelo.

Era orfano di umili origini, si formò come scalpellino (classe più basse degli scultori) ma assunse un notevole talento tanto che venne notato da due nobili umanisti:

Gian Giorgio Trissino di Vicenza che gli diede il soprannome di ‘palladio’ che è l’attributo di Atene, simbolo di intelligenza e di ragione, e gli permise di iniziare a studiare la matematica e l’architettura, lo elevò culturalmente.

Daniele Barbaro che lo porta a Roma dove conosce a partire dal 1541 l’architettura romana e la studia bene. Daniele Barbaro pubblica lui stesso una traduzione del trattato di Vitruvio in cui palladio fa le illustrazioni nel 1556 — primo lavoro editoriale di Palladio. Le illustrazioni di palladio hanno un’impostazione moderna: sono a piena pagina con tutte le proporzioni e le misure segnate e questo forniva un esempio di studio a tanti aspiranti architetti, per questo fu tanto amato.

Il fatto di essersi creato la sua gavetta partendo dalla fabbrica gli ha permesso il merito di avere una formazione completa anche nel campo pratico.

Fu un architetto e anche un teorico perché divenne sempre più intellettuale e colto.

Palladio iniziò a costruire palazzi nelle zone di Vicenza e Treviso per nobili veneziani che, man mano che Venezia si espandeva nell’entroterra, avevano investito in una serie di terreni agricoli con l’intento di trasferircisi.

Palladio farà 50 ville maestose, molte delle quali verranno collocate sul Brenta per cui l’architetto sfruttò l’acqua + una serie di edifici sia privati sia comuni.

Palladio fece due tipi di ville le quali piante corrispondono alla rispettiva destinazione:

ville con funzione agricola hanno una pianta longitudinale e davanti hanno l’aia = enorme cortile di attività agricola. Si trovano in luoghi pianeggianti.

ville destinate all’otium hanno una piante centrale simmetrica. Si trovano nei poggi (piccole collina) o sui fiumi per avere una scenografia naturale attorno all’edificio.

Egli riuscì a lavorare anche a Venezia realizzando delle chiese nonostante venne oscurato da Serilo e Sansovino, due architetti che dominarono gli anni 40 del 500.

Palladio divvene sempre più colto tanto che sentì l’esigenza nel 1570 di pubblicare il suo trattato di architettura intitolato ‘I quattro libri dell’architettura’ che è è un vero proprio manuale in cui si trovano i suoi lavori messi su tavola dove illustra tutto sulle sue tecniche, copre ogni aspetto aspetto dell’architettura (es prospettive) da quella più nobile a quella più pratica (es materiali). Questo trattato ebbe molto successo tanto che influenzerà il campo architettonico fino al XX secolo, di fatti, grazie all’invenzione della stampa, su questo documento studiarono gli architetti di tutto il mondo.

Lo stile di Palladio è molto simmetrico e ordinato, ha avuto molto successo per la sua semplicità. Nonostante egli abbia lavorato nell’età manierista, non ha nessun carattere manierista, anzi ha uno stile molto classico —> usa elementi dell’architettura classica senza copiarli ma anzi li sfrutta per fare edifici classici senza tempo.

Questo stile è stato esportato in Inghilterra nel 600 e in America nel 700/800 dove è stato chiamato neopalladianesimo.

Vicenza aveva già un palazzo comunale medievale con dei portici disallineati e dei pilastri di misure diverse. Ad un certo punto la città di Vicenza volle un aspetto più bello.

Palladio rivestì l’antico palazzo comunale con un aspetto classico talmente tanto evidente che l’edificio venne chiamato basilica. Si ispirò alle antiche basiliche romane, in particolare alla basilica Emilia che aveva due ordini porticati e una terrazza percorribile —> ripropone questo schema mettendo al pian terreno l’ordine dorico e al secondo piano lo ionico.

Materiali: per rendere la basilica più solenne come se fosse di marmo, usò la pietra d’Istria che si trovava solitamente nel nord dell’Adriatico.

Novità: utilizzò la serliana (come Giulio Romano) in una serie in sequenza nelle arcate con le semi-colonne. Le arcate si attaccano alla parte vecchia medievale del palazzo, e l’ordine delle semi-colonne è ancora dorico: metope, triglifi e mascheroni.

Il tetto ha una grande copertura a carena di nave: è fatto di legno come se fosse uno scafo capovolto.

È una novità: fino ad esso la facciata dei palazzi è sempre stata omogenea, Palladio è il primo a dare movimento a un edificio creando dei grandi loggiati in alto e grandi portici nella parte inferiore — fa interagire il palazzo con l’ambiente, la facciata non è più omogenea. Decide di fare questa cosa perché la strada era molto stretta, doveva creare un passaggio pubblico allora inserisce il porticato al di sotto.

La sequenza degli ordini è sempre la stessa: dorico e ionico.

Da Michelangelo prende 2 cose: posizionamento di un coronamento di sculture sul cornicione (fatto nel Campidoglio da Michelangelo) + alternanza timpani semicircolari e triangolari.

Qui si vede che Palladio tende a progettare sempre in maniera simmetrica rispetto a un’asse centrale, prima non c’era attenzione nel fare le piante ordinate e simmetriche e anche le scale venivano messe solo a una parte.

Palladio concepisce il palazzo in maniera monumentale con un atrio ampio, con le scale con due rampe e con le scale di servizio — disegno simmetrico e funzionale.

Committenza: Daniele Barbaro, nobile umanista e proprietario terriero, e il fratello Marcantonio, il patriarca di Aquileia.

È la villa agricola più celebre dove unisce le funzioni agricole con una bella residenza.

la parte centrale è sempre la dimora del padrone, è concepita come una facciata di un tempio che può cambiare nell’ordine ma è sempre impostata con un frontone.

ai lati nella parte anteriore ci sono due ali di servizio chiamate ‘barchesse’ dove ci sono le stalle, fienili, luoghi di spazio per aratri e carri, che spesso finivano con delle torrette che spesso erano funzionali come una colombaia allevare i piccioni. Queste ali sono sempre porticate in modo che in caso di mal tempo si possa lo stesso lavorare e si mantenga tutto protetto.

nella parte posteriore c’è il giardino privato dell’abitazione che è completato con un ninfeo che è un semicerchio con un esedra —> fonte: villa Adriana a Tigoli.

L’interno è luminoso e ha una pianta a croce greca, agli angoli sono posizionate le stanze.

Questa e altre ville di Palladio sono state dipinte da Veronese.

Palladio e la villa Rotonda

Committenza: Almerico Capro, ecclesiastico che voleva una sorta di locus amoenus dove ritirarsi.

È una villa destinata all’otium ed è detta la rotonda perché il salone centrale è rotondo e coperto da una cupola.

La pianta centrale quadrata è simmetrica al centro, si presenta uguale su quattro lati con 4 facciate con 4 alte scalinate che portano alle facciate a tempio — hanno ordine ionico con alto basamento, scalinata monumentale e dietro a ognuna si vede al cupola.

Si può entrare da tutti i lati e ci si ritrova nel grande salone rotondo al centro: salone di ricevimento.

Negli angoli sono posizionate le stanze della villa.

La villa in altezza ha tre livelli (si può notare nella stampa di palladio): 2 livelli sono unificati tra il piano nobile e la cupola.

piano seminterrati con ambienti di servizio (cine, magazzini, lavanderia). Gli scaloni munomunetale alzano il pano nobile allo stesso tempo nascondono il piano di servizio agli ospiti e resta a po

Piano nobile con appartamenti ed è verso il vano centrale

Piano meno importante con stanze della servitù che si affaccia al vano centrale dove c’è una balconata sul balcone

La luce centrale arriva dal lanternino

Con questa tipologia realizza tutte le ville a pianta centrale con disposizione simmetrica come la villa malcontenta a Mestre. Questo tipi di viale viene esportato in Inghilterra e America.

1566 - in poi Chiesa di San Giorgio a Maggiore (isola di san giorgio maggiore, Venezia)

Si tratta di un monastero benedettino costruito nel 1566 in poi, è una chiesa con facciata monumentale e scenografica che tiene presente le indicazioni del concilio di Trento.

Materiali: Palladio sceglie la pietra bianca sia per la facciata sia per i muri interni intonacati per elementi architettonici —> questa scelta fu di tipo simbolico, voleva richinare la purezza.

Con questa chiesa Palladio inaugura un tipo di facciata che avrà successo a Venezia —> sovrappone due facciate di tempi: ce n’é una più bassa e larga con il frontone più largo e le lesene corinzie; una più stretta al centro con semicolonne corinzie. Negli spazi colloca sculture.

La pianta è a tre navate, abbiamo l’impressione che sia una chiesa a croce greca con la cupola per la profondità del coro e l’abside e per il transetto absidato.

Otticamente Palladio ha ricreato l’ideale del tempio a pianta centrale, all’interno però ha usato le regole della controriforma con l’altare al centro per garantire attenzione ai fedeli.

Non si possono fare le cupole a frattura perché sono troppo pesanti, allora le cupole erano piccole all’interno mentre all’esterno ricoperte con lastre di piombo messe sul legno. Questa cosa la ripete molte volte come nella Chiesa di San Salvatore.

Viene costruita questa chiesa come ringraziamento perché è finita la peste (dove è morto Tiziano).

Lo schema è uguale alla chiesa di San Giorgio.

Questa chiesa è ancora più vicino alla regola della controriforma: si eliminano navate laterali per compattare i fedeli nello spazio centrale + si lasciano delle cappelle per momenti di preghiera privata.

Lo progetta ma muore per questo viene terminato dal suo allievo Vincenzo Scamozzi.

È il primo teatro stabile italiano aperto al pubblico promosso dall’accademia olimpica che riuniva letterati

pubblico perché quando avevano iniziato a riprendere le rappresentazioni teatrali nel 500, alcuni signori si erano creati un mini teatro nel loro palazzo ma non ci resta nulla;

e stabile perché di solito venivano costruite impalcature nelle piazze.

Sul luogo di vecchie prigioni Palladio interviene per creare questo teatro al coperto —> fonte: modello teatro romano. È costituito da una cavea curvilinea, da un proscenio (palcoscenico) e da una scena fatta seguendo le descrizioni di Vitruvio —> la scena romana era una scena fissa dove c’erano 3 porte che hanno tre funzioni: porta centrale è il luogo dove avviene la recita che può essere una città; porte laterali è dove arrivano le persone venute lontano dalla campagna e dal mare.

Questa scena è un architettura monumentale con colonne e sculture fatta in legno e stucco.

Dietro queste porte ci sono delle illusioni ottiche: sembrano vie della città di Vicenza con pazzi monumentali che sembrano lunghissime ma in realtà sono brevi corridoi che regalano un effetto prospettico perché vanno in salita. Le vie sono tagliate in diagonale per creare prospettiva appunto.

L’acustica è fantastica.

Nel 1580 vi fu la prima rappresentazione dell’Edipo re di Sofocle. Questa rappresentazione venne copiata anche in altri teatri del 500 esempio nella Chiesa di San Bioneta e nel Teatro Farnese di Parma.

Per gli studenti delle università spesso venivano fatti dei teatri in legno dove il professore sezionava i cadaveri davanti a tutti gli alunni.

Veronese e le cene monumentali

Si chiama Paolo Calliari, detto il Veronese perché era di Verona.

Si forma a Verona dove ha modo di entrare in contatto con l’ambiente di Mantova con il manierismo di Giulio Romano e di vedere i lavori a Correggio a Parma infatti sarà bravissimo a fare gli scorci dal basso verso l’alto, tutti impostanti con colori pastello e luminosi.

Veronese poi va a Venezia dal 1553, viene preso sotto l’ala di Tiziano tanto che inizierà il suo periodo di committenze statali dove decorerà i principali ambienti statali di Venezia

decora palazzo ducale in diverse sale decorate come la sala del consiglio dei 10, consiglio di anziani dal 1553 al 1554

e decora la libreria marciana, biblioteca in Piazza san Marco dove Veronese ha un ruolo di primaria importanza, il soffitto della sala di lettura della libreria marciana 1556-1557

E poi lavoro anche in delle chiese

Nel 1560 fa un viaggio a Roma vede Michelangelo e Raffaello e si aggiorna sulla maniera moderna.

Tornato diventa pittore del patriziato veneto: decora ville e fa quadri per i conventi veneziani, spesso queste grandi tele avevano come soggetto l’ultima cena o la cena in casa Levi perché venivano messe nei refettori —> tanto che questo genere di pittura viene chiamato ‘le cene di veronese’.

Veronese incarna la Venezia ricca dei mercanti con un atteggiamento positivo, infatti anche quando fa dei quadri sacri tende a rendere tutto profano e laico: ambienta le storie nel suo tempo, veste i personaggi come dei ricchi patrizi veneziani.

Questo atteggiamento della vita di contestazione nei confronti della chiesa caratterizzava la società veneziana di quel periodo, non a caso la città viene scomunicata due volte dal papato e Veronese finisce davanti al tribunale dell’inquisizione.

Questa villa trova corrispondenza tra architettura e pittura: sulle pareti dipinge delle finte balconate e porte —pittura illusionistica molto luminosa con paesaggi che completa il lavoro di Palladio.

Esempio ci sono personaggi che sia affacciano da finte logge: vediamo una vecchia serva come una sorta di monito per la bellezza che svanisce; o dalle porte si affacciano personaggi come un cacciatore; o ci sono vedute di natura ‘trompe l’oeil’ che sono pitture illusionistiche.

Le 5 stanze caratterizzate da tinte pastello e scorci dal basso verso l’alto, sono dedicate a temi diversi: sala dell’olimpo con le principali divinità, sala di bacco, sala dell’amore, sala della morte e sala della fortuna — 4 sale sono negli angoli, 1 è verso l’ingresso.

Committenza: refettorio della chiesa di San Giorgio Maggiore.

È una delle tipiche cene di Veronese ed è stata portata via da Napoleone.

Episodio: Gesù trasforma l’acqua in vino alle nozze di Cana

il miracolo si trova in primo piano a destra dove i servi versano l’acqua dall’anfora nella brocca e si trasforma in vino. La tavola si sviluppa a U: nella parte portale c’è Cristo con la madonna accanto, e poi una tavolata piene di ospiti in abbigliamento ermetico del 500 intenti a fare cose diverse.

Gli sposi sono rappresentati in primo piano sulla sinistra agghindati con abito del 500 e turbanti fantasiosi: la sposa ci guarda.

A destra c’è il maestro di cerimonie che sta facendo il sommelier, vestito con abito molto ricco.

In tutta questa confusione, Gesù spicca per luminosità, per i vestiti che indossa di colore rosso e blu, perché nell’asse verticale c’è un allusione al sacrificio di cristo: stanno tagliando un agnello.

L’architettura è cosi monumentale e scenografica da sembrare una scenografia teatrale: c’è una balconata sopraelevata, ai lati architetture classiche e ricche —> fonte: architetture di Serlio e Sansovino a Venezia.

Sembra tutto che un quadro caro, l’approccio è ricco, profano e scenografico. È una tela ricca di particolari non pertinenti al sacro: in primo piano ci sono dei musicisti tra i quali si auto ritrae Veronese nel suonatore di viola, servitori che litigano, cani, paggio di colore, a destra c’è il maestro di cerimonie che sta facendo il sommelier, vestito con abito molto ricco.

Questo dipinto è stato fatto verso la fine del concilio di Trento, non essendoci ancora regole sulla pittura, si è abbastanza liberi nel fare le pitture senza censure e ritorsioni.

L’ambientazione e l’abbigliamento è tutto cinquecentesco, eccetto Gesù e apostoli.

Committenza: refettorio dei domenicani del convento dei Santi Giovanni e Paolo. I domenicani sono i depositari dell’inquisizione del medioevo.

È un quadro 6 x 13 m. Visto che non ci stava nella sala, l’hanno piegata sue due lati, ma al restauro si sono accorti dell’apertura e oggi lo vediamo per intero. Napoleone l’aveva portata via ma siamo riusciti a riprenderla.

Quando consegna questa ultima cena, non gliel’accettano, viene convocato dall’inquisizione e viene processato ma fortunatamente riesce a salvare lui e anche la sua opera —> cambia il clima per artisti: devono fare i conti con la censura della controriforma e le regole della chiesa.

Viene accusato per due motivi:

- Ha creato un quadro troppo dispersivo e poco comprensibile: nella prima versione aveva riempito il quadri di elementi, figure e aneddoti diversi e il soggetto non si capiva bene perché era pieno di elementi — la controriforma sosteneva che i dipinti dovessero avere pochi personaggi in modo tale che il messaggio cristiano fosse chiaro.

Ha fatto questo dipinto in maniera eretica con l’intento di denigrare la chiesa: sostengono che il banchetto ricco sia una polemica contro la chiesa romana per essere troppo ricca e mondana. Di solito era una cosa comune tra i protestanti.

Veronese si difende in due modi:

- Si appella al concetto di varietas: dicendo che la chiesa era talmente grande che non si poteva lasciare vuota. La varietas infatti prevedeva di cerare un’immagine variegata e dilettante quando c’era uno spazio grande — concetto manierista che verra meno con la censura della controriforma.

Si appella alla licenzia: secondo lui gode di libertà espressiva la quale è data ai poeti, agli artisti e ai matti.

Veronese salva il suo dipinto trasformandolo in un altro dipinto con il titolo ‘Cena in casa Levi’. Levi era un esattore delle tasse, ricco e disonesto, che viene convertito da Gesù nella sua casa diventando discepolo Matteo.

Essendo una casa di ricco e disonesto si spiegano questi altri personaggi: al contrario appunto della solita cena con apostoli e Gesù, al centro c’è Cristo che si trova nell’arco serliano.

Veronese mette un colore preziosismo, un verde brillante cosi speciale e inoliato chiamato ‘verde Veronese’.

Il paesaggio appena abbozzato sembra una scenografia teatrale.

Questo quadro non compromette la sua carriera sia perché sia salva sia per l’ambiente più aperto e libero di Venezia.

Decorata con figure allegoriche che rappresentano la ricchezza di Venezia.

Tintoretto e i miracoli di San Marco

Si chiama Jacopo Robusti, chiamato Tintoretto perché era figlio di un tintore.

Veronese: solare, positivo, ricchezza e benessere- ha lavorato per stato e grandi committenze.

Tintoretto: risente molto del clima che si sta creando della controriforma, è cupo drammatico, molto religioso. Lavoro per committenze non statali: conventi, scuole ossia sedi delle confraternite religiose. Accentua chiaro scuro, utilizza tinte cupe, ma fa bagliori e aloni che a volte fanno sembrare le figure sovrannaturali e religiose.

È un bravo ritrattista, è stato allievo di Tiziano tuttavia non l’ha favorito, ha appoggiato di più Veronese.

Ha lavorato moltissimo perché era noto per la rapidità esecutiva e per i prezzi bassi.

Vasari lo critica ‘è stravagante, capriccioso, presto e risoluto’ — secondo lui dipinge troppo in fretta. ‘Fa storia di storie fantastiche… lavora a caso e senza disegno… lascia le bozze per finite, tanto a fatica sgrossate che si vedono i colpi del pennello fatti dalla finezza piuttosto che dal disegno e dal giudizio’.

Dipinge tre telerei dedicati a San Marco e ai miracoli di San Marco

primo telerio: miracolo di San Marco

secondo e terzo telerio: trafugamento del corpo di San Marco dove i toni diventano usi monocromatici (forse Tiziano l’ha influenzato).

Episodio: sorta di uno schiavo pagano che convertitosi al cristianesimo voleva andare ad adorare le reliquie di San Marco, e il suo padrone glielo impedisce torturandolo, appare il santo e lo schiavo viene liberato.

La gente e il padrone (rappresento a destra sul podio) attorno si stupisce di fronte al miracolo.

Vestiti: abiti e armature del 500 e abiti orientali che si spiega per il fatto che la storia ambientata ad Alessandria D’Egitto dove era morto e martirizzato San Marco. E troviamo anche l’abito di un centurione romano indossato da un uomo di spalle in primo piano.

Architettura: scenografica e teatrale

Caratteri manieristi: pose contorte e in diagonale, tanti personaggi, luce irreale, colori sgargianti, vestisti aderenti.

Il corpo di San Marco è scorciato benissimo e in contro luce, emana luce abbagliante e miracolosa. Anche il corpo schiavo scorciato molto bene —> fonte: cristo morto di Mantegna

Il chiaro scuro è accentuato e i colori sono brillanti rispetto ai successivi, fino agli 50 c’è un pittura ancor luminosa.

Tele grandi su 4 m di altezza

Episodio: San Marco viene martirizzato ad Alessandra d’Egitto, e i pagani vogliono bruciare il suo corpo in modo che i cristiani non lo possano seppellire e venerare.

Sullo sfondo si vede una pira su cui avrebbe dovuto essere bruciato San Marco ma miracolosamente si scatena una tempesta, scappano tutti e i cristiani riescono a portare via il corpo del santo. Da una parte in primo piano ci sono i cristiani che con un cammello portano via il santo dietro una piazza con i portici e la gente che si rifugia sotto per proteggersi dalla tempesta.

La piazza è la riproduzione della piazza San Marco: ha una forma rettangolare allungata con i portici e l’edificio della loggia dell’orologio che verrà demolita nell’età napoleonica.

Vasari dice che Tintoretto lascia appositamente dei bozzetti - le figure di san marco , i cristiani e il cammello sono definite ma le altre sono definite ma le altre sembrano degli schizzi monocromatici.

Tecnica magra: Tintoretto dipinge in un modo magro dunque non ripassa tante volte, fa diversi strati di colore ma poche passate —> questo accentua il non finito.

Toni: ridotti al bruno, al rosso e ai grigi

Il dipinto precedente aveva uno sfondo scenografico con tanti personaggi, mentre dagli anni 60 in poi Tintoretto inizia ad utilizzare per la realizzazione dei suoi dipinti

il cosiddetto ‘cannocchiale prospettico’: crea prospettive ad imbuto in diagonale, accentua lo scorcio in diagonale allungandosi verso il fondo di sbieco, utilizza la posa diagonale nei personaggi tra cui alcuni sono messi di spalle tra la tela e noi.

toni più cupi, atmosfere meno serene facendo diventare tutto più drammatico e intenso

Episodio: quando Alessandra d’Egitto è sotto la dominazione veneziana, i mercanti veneziani vanno nella catacombe antiche di Alessandria e portano via le reliquie del corpo di San Marco.

La scena non è ambientata in una catacomba ma in una cripta buia del suo tempo dove ci sono tanti sarcofagi e diversi uomini alla luce delle candele aprono diverse tombe per trovare quella del santo: stanno calando il corpo di un morto, altri due aprono una roba nel pavimento e fanno luce con una candela.

C’è una luce abbagliante perché lì avevano trovato il vero corpo e miracolosamente appare San Marco che ferma la profanazione delle tombe, perché ormai hanno trovato il suo corpo - c’è una contemporaneità di scene. San Marco ha in mano il vangelo e l'abito è definito in maniera manierista, è aderente, definisce i muscoli.

Diverse fonti di luce: candele + luce abbagliante sullo sfondo che esce dal sepolcro che illumina tutta la volta a botte. A illuminare tutta la scena in primo piano è San Marco che ha un corpo luminoso.

Ai suoi piedi c'è il suo corpo scorciato e messo sul tappeto, è il suo corpo che hanno ritrovato.

In questa occasione si verifica un miracolo ad attestare che quello è il corpo del santo.

In basso a destra c'è un indemoniato che si contorce e dalla sua bocca esce fuori il demonio. Questa persona si sta tenendo a una donna. È un esorcismo. L'altra persona stava facendo fatica a trattenerlo.

In mezzo a tutti c'è uno dei committenti, signore vestito in abiti cinquecenteschi è il ritratto di Tommaso Rangone che era il guardiano grande della scuola di San Marco, a capo della confraternita.

Come è dipinto il committente? Guardando il mantello si vede sotto il pavimento, perché Tintoretto dipinge velocemente e non fa bene il fondo e col passare dei secoli l'olio diventa sempre più trasparente, le piastrelle nere si vedono.

I mercanti veneziani hanno portato via il corpo eludendo la sorveglianza dei musulmani: hanno messo la testa di San Marco con carne di maiale e poi viene costruita la basilica di San Marco: costruzione ad imbuto in diagonale, dove ci sono le volte ci sono tratti bianchi, per alcuni sono ragnatele altri hanno voluto edere dee tracce di ali, come degli angeli.

Tintoretto e la scuola di San Rocco

Capolavoro di Tintoretto a viver e l'amore, vi lavora anche gratis come una sorta di voto.

Siamo dopo il concilio di Trento, è coinvolto nella controriforma e visto che era religioso offre questa opera come un opera di espiazione - ha fatto più di 70 tele collocate su due piani sia sui soffitti a cassettoni sia sulle pareti.

C'è un po tutta la storia della salvezza: un piano è dedicato all'antico testamento, un altro piano l'infanzia di cristo e poi la grande sala dove si riuniva la confraternita è la sala dell'albergo, dedicata alla passione di cristo.

Stile: è ancora quello che sta facendo in San Marco con questi bagliori e chiaroscuri sovrannaturali.

È una tela di 12 metri di larghezza.

Tintoretto la rappresenta usando la prospettiva bifocale, cioè con i due punti di fuga all'estremo della visione ed è quella che permette di rappresentare gli oggetti di spigolo.

I punti di fuga sono evidenziati da tutti gli elementi in diagonale.

La scena è molto affollata ma la prospettiva bifocale porta l'occhio a concentrarsi prima sui dolenti ai piedi della croce al centro. Soldati, altri che inchiodano i ladroni alla croce - grande affollamento

L'asse centrale è costituito dalla croce e anche cristo risulta isolato perché si staglia sul cielo molto in alto rispetto all'affollamento sotto.

Questa è un opera manierista ma per come è costruita Tintoretto era di guidarci verso gli elementi importanti.

Alla prospettiva bifocale si sovrappone anche quella centrale che è sfasata rispetto all'altra perché il punto di fuga è cristo.

Prospettiva bifocale, prospettiva del mondo, degli uomini che si agitano.

L’altra prospettiva, elementi che portano verso cristo a partire dai dolenti.

Tintoretto e l'ultima cena

Committenza: chiesa di San Giorgio Maggiore

La fa mentre veronese aveva fatto per il refettorio la grande cena con le nozze di Cana - Veronese è luminoso, positivo, Tintoretto è cupo.

Tutto è raccolto: c’è il soffitto a cassettoni, è un ambiente più domestico, c’è un camino e una piattaia, una serva con stoviglie e piatti. Vengono messi i paggi, persone molto più umili.

La luce è più cupa e mistica: intorno a Gesù c’è un alone abbagliante che illumina gli altri apostoli; poi c'è un candelabro col fuoco; figure di angeli appena in trasparenza, quasi inquietanti.

Crea un atmosfera sovrannaturale: ha creato un contrasto di luce radente sulla tavola, ha fatto tutte le trasparenze, i bicchieri, le ombre; scorcio di sbieco, impostazione in diagonale.

È un anticipazione dei dipinti di Caravaggio.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine del termine "manierismo" e come è stato percepito nel corso della storia?
  2. Il termine "manierismo" deriva dalla parola "maniera" e ha avuto una percezione negativa fino agli anni '20/'30 del 900, criticato dai classicisti per il suo stile ritenuto bizzarro, insolito e complicato.

  3. Quali sono le principali caratteristiche che distinguono l'arte manierista rispetto al Rinascimento?
  4. L'arte manierista si distingue per la perdita dell'equilibrio rinascimentale, evidente nello spazio disorientante, nei colori brillanti e insoliti, nelle figure contorte e allungate, nelle composizioni fitte e negli atteggiamenti profani, anche nei dipinti sacri.

  5. Chi sono stati i primi veri artisti manieristi e quali opere li hanno resi noti?
  6. I primi veri artisti manieristi sono stati Pontormo e Rosso Fiorentino, noti rispettivamente per le opere "Deposizione" nella chiesa di Santa Trinità a Firenze e "Deposizione" nella Pinacoteca di Volterra.

  7. Come ha influenzato il manierismo lo sviluppo dell'architettura e quali sono stati i suoi contributi più significativi in questo campo?
  8. Il manierismo ha influenzato l'architettura attraverso la fondazione dell'Accademia del Disegno da parte di Vasari e la realizzazione di edifici emblematici come gli Uffizi a Firenze, dimostrando un distacco dalla realtà e un interesse per le forme complesse e simboliche.

  9. Qual è stato l'impatto della Controriforma sul manierismo e come hanno reagito gli artisti a questi cambiamenti?
  10. La Controriforma ha imposto una censura sui soggetti troppo profani o erotici, influenzando gli artisti manieristi a moderare l'espressione del pathos e la rappresentazione dei nudi, spingendoli verso temi più contenuti e intimi, in linea con le nuove direttive religiose.

Domande e risposte