Concetti Chiave
- Le notizie biografiche di Benvenuto Cellini derivano principalmente dalla sua autobiografia, ricca di dettagli che potrebbero essere stati esagerati dall'autore stesso.
- Cellini, nato da una famiglia di musicisti e architetti, preferì dedicarsi alla scultura e al disegno, nonostante le aspirazioni paterne.
- Durante la sua giovinezza, Cellini affinò le sue abilità alla bottega orafa di Antonio di Sandro, ma si distinse anche per il suo carattere turbolento, che lo portò a essere bandito da Firenze.
- Il suo capolavoro, il Perseo, venne salvato da un fallimento durante la fusione del bronzo grazie all'ingegno di Cellini, che gettò stoviglie di peltro nel fuoco per recuperare il metallo coagulato.
- Nonostante il talento, Cellini fu spesso coinvolto in controversie e rivalità, come quelle con il Papa Clemente VII e altri artisti della sua epoca, che segnarono la sua carriera.
Indice
- La fonte delle notizie biografiche
- La famiglia
- Il giovane Benvenuto
- L’età adulta
- Il breve soggiorno alla corte di Francesco I
- Il ritorno a Roma
- Il secondo soggiorno alla corte di Francesco I
- Il ritorno in Italia, a Firenze
- Il Perseo e l’episodio della fusione del bronzo
- Il rapporto burrascoso con Clemente VII
- La morte
La fonte delle notizie biografiche
Caso unico, le notizie biografiche del Cellini ci provengono proprio dalla sua autobiografia, composta dall’artista stesso fra il 1558 e il 1567. L’opera è ricca di dettagli che, però, come precisato dall’autore stesso, non sarebbero frutto della fantasia, ma realmente accaduti- Comunque è ragionevole pensare che alce descrizioni siano state un po’ esagerate.La famiglia
Suo padre, Giovanni, figlio di un architetto, esercitava a Firenze la stessa professione, ma eccelleva anche nella musica. Sposò Elisabetta Granacci, una vicina di casa della famiglia Cellini. La coppia aspettò 18 anni prima di avere finalmente una figlia. Il 3 novembre 1500, contrariamente ad ogni attesa, nacque un maschio; con sorpresa e gioia del padre esclamò: "Benvenuto!". Fu così che avvenne la scelta del nome. Giovanni Cellini era un abile scultore e, soprattutto, un appassionato costruttore di strumenti musicali, al servizio dei Medici. Sognava che Benvenuto intraprendesse la carriera di musicista di architetto. Il giovane, tuttavia, desiderava imparare il disegnoIl giovane Benvenuto
A 15 anni, egli entrò nella bottega orafa di Antonio di Sandro, detto Marcone, dove rafforzò il suo desiderio di diventare scultore. Era anche una testa calda, che non esitava a combattere per difendere il suo popolo e il suo onore a pugni e pugnali per le strade di Firenze, e in seguito un po' ovunque. I suoi alterchi, duelli e combattimenti, a volte con esiti fatali per gli avversari, furono innumerevoli. Giovanissimo, si attirò le ire del Consiglio della signoria della città, che lo bandì più volte. Utilizzò questa esperienza per perfezionare il suo apprendistato di orafo presso maestri artigiani trovati a Siena e Bologna. Colpito dalle opere di Michelangelo, i cui cartoni e disegni gli venivano presentati dai suoi maestri, realizzò quindi la sua prima opera importante: una fibbia per cintura che suscitò grande ammirazione tra gli orafi fiorentini.La sua vita sarà allora tutto un alternarsi fra eventi incresciosi e riconoscimenti ufficiali. Nel 1519, il giovane artigiano orefice, si recò a Roma dove prestò la sua opera alla Zecca e vi restò fino al 1540.
L’età adulta
Per quanto Roma sia stata la sua base, lavorò brevemente anche a Firenze e a Venezia. Forse è in quest’ultima città che egli scoperse l’arte islamica visto che Cellini utilizzava frequentemente gli arabeschi nelle sue incisioni su metallo.Nella Roma rinascimentale vide operare artisti come Tiziano, Michelangelo e Correggio e in tale ambiente si sentì subito a suo agio. Il Papa, accorgendosi ben presto del suo talento, lo chiama a suo servizio.
Intanto, l’Italia era devastata dalla guerra tra Francia e Spagna. Dopo aver visto l’Italia settentrionale come campo di battaglia, il conflitto stava estendendosi anche a Roma. Nel frattempo, il Papa Clemente VII si era alleato con i Francese ragion per cui gli Spagnolo si diressero verso la città che il 6 maggio 1525 fu saccheggiata dai lanzichenecchi. Cellini partecipò alla difesa della città come artigliere e con un gruppo di volontari si rifugiò nel Castel Sant’Angelo. Nel racconto della sua vita, Cellini scrive di aver compiuto delle imprese mirabolanti e di aver fatto strage di nemici. Sappiamo che Cellini amava molto travisare ed ingrandire la realtà; tuttavia, qualcosa di vero ci deve essere stato perché, partiti i lanzichenecchi, Cellini era ormai molto celebre a Roma. Durante i sette anni successivi, egli si dedicò completamente al lavoro anche se non continuarono a mancare episodi di violenza o di risse in cui era immancabilmente era sempre coinvolto: produsse lavori di alta oreficeria e cominciò ad essere considerato come il miglior orafo e cesellatore dell’epoca.
Dopo la capitolazione di Roma, fuggì a Perugia e poi a Mantova. Nel frattempo, la peste aveva decimato la sua famiglia, lasciandolo con solo una sorella e un fratello, così Benvenuto rimase per un po' a Firenze, dove la sua reputazione era già così grande che Michelangelo stesso lo raccomandò a ricchi committenti. Papa Clemente lo richiamò presto e gli affidò diverse commissioni, il che inevitabilmente suscitò un'aspra gelosia nell'entourage del Papa, in particolare tra gli altri orafi al suo servizio. Un certo Pompeo de Capitanis, scultore milanese, si trovò quindi costantemente in difficoltà con il suo rivale. Allo stesso modo, il direttore della Zecca Pontificia, Jacopo Balducci, fece di tutto per compromettere Cellini agli occhi del Papa, senza successo, nonostante qualche sfogo di rabbia da parte di Clemente VII.
Le sue memorie, tuttavia, sono piene di amanti di ogni ceto sociale ed età e sesso, con cui a volte ebbe dei figli. Nella “Vita”, ne menziona almeno due, una ragazza e un ragazzo, in modo piuttosto tragico. Alla morte di Clemente VII, nel 1534, Cellini si ritrovò circondato dai suoi nemici mortali. Prese quindi l'iniziativa e, dopo una nuova provocazione, uccise Pompeo nei pressi della sua casa, nei pressi di Campo de' Fiori. Protetto dal Cardinale de' Medici, fu assolto dal nuovo Papa Paolo III Farnese, che non volle che nessun altro incidesse le sue monete, facendo apparire la morte di Pompeo come un semplice peccatuccio. Il perdono e il favore del Papa scatenarono i numerosi nemici di Cellini e lo spinsero a fuggire a Firenze, dove il Granduca Alessandro de' Medici lo assunse per l’incisione del conio delle sue monete. Graziato da Paolo III, tornò a Roma, ma il suo favore presso il Papa ben presto svanì, e Cellini decise di offrire i suoi servigi in Francia e nel suo viaggio, fu accompagnato da un giovane servitore, Ascanio, che trattava come un figlio e a cui insegnò la sua arte.
Il breve soggiorno alla corte di Francesco I
Incontrò Francesco I a Fontainebleau, e il re gli chiese di accompagnarlo in un viaggio a Lione, dove Cellini strinse amicizia con Ippolito d'Este, arcivescovo della città e cardinale di Ferrara. Malato, l'orafo tornò a Roma con Ascanio.Il ritorno a Roma
A Roma, fu accusato di aver rubato gioielli durante il sacco di Roma di dieci anni prima e arrestato. Imprigionato nel Castel Sant'Angelo, tentò di fuggire usando delle lenzuola. Ma, esausto, cadde da un'altezza troppo elevata e si ruppe una gamba. Arrestato nuovamente, subì mille abusi e fu Ippolito d'Este a ottenere dal Papa il diritto di prendere Cellini sotto la sua protezione e di ricondurlo a Francesco I.Il secondo soggiorno alla corte di Francesco I
A Fontainebleau, dove rimase cinque anni, fu ricoperto di denaro contante, il che non lo protesse, nemmeno lì, dalla corte gelosa dei rivali, e in particolare dalla duchessa di Étampes, favorita del re. Per quest'ultima, Cellini realizzò la famosa saliera raffigurante Nettuno e Cibele, che sarebbe diventata uno dei suoi grandi capolavori. Nella sua bottega di Petit-Nesle, di fronte al Louvre, sulla riva sinistra, Cellini perfezionò l’arte nella lavorazione del bronzo, realizzando in particolare il celebre bassorilievo della Ninfa di Fontainebleau. Ma la duchessa di Étampes fece gradualmente rivoltare il suo amante, Francesco I, contro Cellini, cosa non difficile, data la natura spesso arrogante e irascibile dello scultore.Il ritorno in Italia, a Firenze
Disdegnato ormai dal re, tornò in Italia, dopo aver lasciato il fedele Ascanio a Parigi.Tornato a Firenze, ricevette da Cosimo I de' Medici una delle commissioni più importanti della sua carriera_ il Perseo che taglia la testa alla Medusa, destinato alla Loggia dei Lanzi, in Piazza della Signoria, proprio accanto all'ingresso di Palazzo Vecchio: uno spazio espositivo che vantava già la presenza di opere di Michelangelo e Donatello. Nonostante questa commissione, che gli avrebbe richiesto quasi dieci anni di lavoro, nell’opera, Cellini si lamenta di non essere trattato a Firenze altrettanto bene quanto lo era stato alla corte di Francesco I.
Il Perseo e l’episodio della fusione del bronzo
Dopo anni di sforzi per scolpire gli stampi dei componenti, a partire dalla testa di Medusa, poi del Perseo, giunse finalmente il giorno della grande fusione in bronzo che avrebbe completato l'opera.Colpito da una febbre molto alta, proprio quando la realizzazione del suo capolavoro stava raggiungendo un punto critico, affidò a Bernardino il compito di completarlo. Ma poi gli fu comunicato che il fallimento era totale dato che il metallo si era coagulato in una fornace troppo raffreddata. Cellini non ci pensò due volte, si gettò giù dal letto e raccolse tutte le sue forze per riaccendere la fornace, fino al punto di dar fuoco alla bottega. Dopo mille sforzi, "si udì un rumore terribile, accompagnato da un lampo accecante, come se ci avesse colpito un fulmine (…) Mi accorsi che il coperchio si era appena rotto e si stava sollevando in modo tale che il bronzo si rovesciava", scrive l’artista.
Fu allora che Cellini fece gettare nel fuoco tutte le stoviglie che aveva a portata di mano: 200 piatti e ciotole di peltro per poter rendere più fluido il bronzo, che si stava coagulando e quindi non avrebbe potuto più essere utilizzato: la statua fu così salva. Il 27 aprile 1554, la sua presentazione ai fiorentini, dopo la lunga costruzione del magnifico basamento, ebbe un successo memorabile. Oltre a questa opera, Cellini realizzò anche altri capolavori in marmo e in bronzo.
Il rapporto burrascoso con Clemente VII
Il Papa fu irritato dall'incommensurabile orgoglio di Cellini quando chiese di essere nominato componente della fraternita del Piombo. Inizialmente appartenenti all'ordine cistercense e poi aperta ai laici, essa aveva il compito di sigillare le bolle papali con il piombo. Il Papa rifiutò, provocando l'insolente ira di Cellini. Quest'ultimo si compiacque maliziosamente di ritardare la consegna delle commissioni papali, in particolare di un prezioso calice, mandando così su tutte le furie Clemente VII. Cellini fu minacciato di prigione, ma si fece beffe del papa. Restituì l'oro che gli era stato dato come anticipo e tenne il calice. Il Papa, furioso, ordinò che lo scultore fosse impiccato immediatamente. Tuttavia, una fuga a Napoli e qualche buona parola gli restituirono rapidamente il favore papale.La morte
Morì a Firenze il 13 febbraio 1571 e il suo corpo riposa nel chiostro di San Luca nella Basilica dell'Annunziata.Fu accompagnato nel suo ultimo viaggio dall'intera confraternita degli artisti a cui apparteneva da dieci anni, ottenendo cos’ un chiaro riconoscimento della sua grandezza che in vita gli era stata sempre riconosciuta.
Domande da interrogazione
- Qual è la principale fonte delle notizie biografiche su Benvenuto Cellini?
- Come ha influenzato la famiglia di Benvenuto Cellini la sua carriera artistica?
- Quali eventi hanno caratterizzato la giovinezza di Benvenuto Cellini?
- Quali furono le conseguenze del sacco di Roma per Benvenuto Cellini?
- Qual è stato uno dei capolavori più celebri di Benvenuto Cellini e quale episodio significativo è legato alla sua creazione?
Le notizie biografiche su Benvenuto Cellini provengono principalmente dalla sua autobiografia, scritta tra il 1558 e il 1567.
Suo padre, Giovanni, era un architetto e musicista che sperava che Benvenuto seguisse una carriera musicale o architettonica, ma Benvenuto era più interessato al disegno e alla scultura.
La giovinezza di Cellini fu caratterizzata da un apprendistato nella bottega orafa di Antonio di Sandro e da numerosi alterchi e duelli che lo portarono a essere bandito più volte da Firenze.
Dopo il sacco di Roma, Cellini divenne celebre per le sue imprese difensive e continuò a lavorare come orafo, nonostante gli episodi di violenza che lo coinvolgevano.
Uno dei capolavori più celebri di Cellini è il Perseo, e un episodio significativo legato alla sua creazione è stato il drammatico processo di fusione del bronzo, durante il quale Cellini riuscì a salvare l'opera gettando stoviglie di peltro nel fuoco.