Fabrizio Del Dongo
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Indice

  1. Introduzione
  2. Il busto del duca Cosimo I
  3. Il Gesù Cristo in croce
  4. La Ninfa di Fontainebleau
  5. La saliera dorata
  6. La statua di Perseo

Introduzione

Benvenuto Cellini è stato un artista complesso le cui opere migliori, purtroppo, non sono arrivate fino a noi. Per un personaggio così famoso, di cui, tuttavia, conosciamo molto bene la personalità, le opere che gli possono essere attribuite con certezza sono veramente poche: solo sette sculture, sette monete, tre medaglie, due sigilli e una saliera.
Realizzò varie opere d'arte per il re francese Francesco I, tra cui la sua famosa saliera e la targa in bronzo di Diana. Ritornato definitivamente a Firenze dal 1545, l'artista lavorò a diverse commissioni di Cosimo I di Toscana, allora duca di Firenze.

Il busto del duca Cosimo I

Uno dei progetti era la statua di Perseo e Cellini realizzò anche un ritratto idealizzato del Duca, in bronzo. Sul busto, Cosimo indossa l'armatura, come usavano fare gli imperatori romani per i loro ritratti.
Un dettaglio interessante è il leone ruggente sulla spalla destra di Como, un riferimento alla sua abilità come leader politico, essendo il leone o marzocco un potente simbolo in tutta la storia di Firenze.
Un tempo, il busto aveva riflessi dorati e occhi smaltati. È interessante notare che Cosimo inviò il busto all'Elba dopo aver conquistato l'isola nel 1557.
Misura ben 1,1 metri di altezza e oggi è tornato più o meno dove era stato originariamente collocato, cioè al Museo del Bargello a Firenze.

Il Gesù Cristo in croce

Intorno al 1562, Cellini realizzò, a grandezza naturale un Gesù Cristo in croce, forse originariamente destinato alla propria tomba, ma che oggi è collocato nel monastero di San Lorenzo, a El Escorial, in Spagna.

La Ninfa di Fontainebleau

Commissionata da Francesco I, la Ninfa di Fontainebleau è una targa in bronzo di grandi dimensioni che rappresenta una Diana sdraiata, un tema ripreso dalla mitologia greco-romana. Diana era una cacciatrice e quindi un suddito ideale per il re di Francia, che era un appassionato cacciatore.
La Ninfa di Fontainebleau fu realizzata nel 1542 per re Francesco I, che commissionò una porta in bronzo alta sei metri per il castello di Fontainebleau. È da questo particolare che l’opera ha preso il nome.
Prima di cadere in disgrazia e dover lasciare il paese nel 1545, Cellini ebbe il tempo di fondere il timpano e due satiri che fungevano da stipiti di destra.
Il timpano, una scultura in bassorilievo a forma di mezzaluna, di 2,05 m × 4,09 m, raffigura una ninfa sdraiata tra animali della foresta: cerbiatti, cinghiali, cani da caccia e levrieri, e una testa di cervo, uno degli emblemi del re, su cui la ninfa appoggia il braccio. Il cervo rappresenta la Prudenza, l'Agilità e la finezza dei Sensi. La sua inclusione nella composizione intende enfatizzare il potere di Francesco I. La ninfa stessa adotta una posa fortemente stilizzata, tipica dello stile manierista. Cellini incluse anche due Vittorie a bassorilievo con delle torce fra i pennacchi. Una salamandra, emblema personale del re, avrebbe dovuto sormontare il resto. Tuttavia, questi ultimi elementi non furono mai realizzati.
La composizione complessiva si ispira a un affresco di Rosso Fiorentino e si basa sulla leggenda che dette il nome a Fontainebleau: durante una battuta di caccia, un cane della muta reale, di nome Bliaud, scoprì una sorgente, personificata da una ninfa appoggiata a un'urna. Abbandonata nello studio di Cellini, la Ninfa sarebbe stata incorporata dieci anni dopo da Philibert Delorme nel cancello d'ingresso del Castello di Anet, appartenuto a Diana di Poitiers. Nel 1797 fu trasferito nelle collezioni del Museo del Louvre.

La saliera dorata

Il miglior esempio del talento di Cellini come orafo è la saliera che realizzò per Francesco I, all'inizio degli anni Quaranta del Cinquecento.
Realizzata in smalto e oro su una base di ebano, nella parte superiore, presenta due figure nude sdraiate. Quella femminile rappresenta la dea madre romana Tellus, che simboleggia la terra, o Cerere, la dea dell'agricoltura. Accanto a lei, il tempio in miniatura era destinato a contenere il pepe.
Il personaggio maschile è il dio greco-romano Poseidone/Nettuno, che tiene in mano un tridente e ovviamente rappresenta il mare. La barca accanto a lui doveva essere piena di sale.
Le due figure hanno le gambe intrecciate, il che suggerisce la reciproca interdipendenza di queste due sfere dell'esistenza umana, nonché la frequente associazione di questi due beni di terra e di mare nel piatto dell'aristocrazia: sale e pepe.
La base della saliera è decorata con figure che rappresentano le ore, i venti e le attività umane.
La saliera fu successivamente donata dal re Carlo IX di Francia come regalo di nozze all'arciduca Ferdinando del Tirolo, il che spiega perché il pezzo alla fine essa trovò la sua collocazione attuale nel Kunsthistorisches Museum di Vienna.

La statua di Perseo

Il Perseo fu eseguito tra il 1545 e il 1554, cioè 15 anni dopo la ripresa del potere da parte dei Medici. Cosimo I era allora duca di Firenze e volle che Cellini entrasse a suo servizio. Gli chiese di fondere in bronzo un gruppo che rappresentasse Perseo che aveva appena decapitato la Medusa, da esporre nella Loggia dei Lanzi, in cui il duca voleva lasciare un segno della sua potenza: attraverso la scultura voleva simboleggiare la vittoria dei Medici sui repubblicani fiorentini che li avevano espulsi nel 1494. La scultura è alta 3,20 metri, due volte meno di quanto lo scultore aveva previsto inizialmente. Il basamento ha un’altezza di circa 3 metri ed è interamente scolpito. In appena qualche settimana, Cellini realizzo un primo modello in cera. Era previsto di colare la statua in un solo blocco, al fine di evitare le imperfezioni come era successo con Giuditta di Donatello. Si trattava di un tentativo rischioso perché la tecnica di fusione degli Antichi era andata persa, ma Cellini vi riuscì.

L’innovazione dell’artista consiste nel fatto che Perseo sta pestando il corpo della Medusa decapitata. La forma complicata disegnata dal cadavere mostra un corpo in contorsione. Nella rappresentazione di Perseo si nota una precisione elegante e graziosa dei dettagli, sia anatomici che materiali. Il movimento della mano destra controbilancia la flessione della gamba sinistra. Questa flessione e l’inclinazione della testa contribuiscono entrambe a dare movimento alla scultura.
Per avere un’idea completa dell’opera, è necessario che lo spettatore faccia un giro intorno alla statua: addirittura pare che essa abbia otto di vista. Quello che è straordinario che dall’insieme non traspare alcuna indicazione della lotta, che ha avuto appena luogo: la violenza della decapitazione è annullata dalla posa elegante di Perseo da cui traspare una grande insensibilità mentre il corpo della Medusa è accuratamente ordinato e non scomposto come ci si sarebbe aspettati.
L’ispirazione artistica proviene dal David di Donatello e dal David di Michelangelo anche se la resa anatomica e la contorsione dei corpi è più evidente in Cellini. L’insieme costituisce un’affermazione del potere mediceo che vedeva il Cosimo I un nuovo Perseo.

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