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Concetti Chiave

  • Artemisia Gentileschi, nata nel 1593 a Roma, è riconosciuta per il suo talento artistico e per la tragica vicenda personale che ha segnato la sua vita e carriera.
  • Nel 1811, fu vittima di violenza da parte del pittore Agostino Tassi, portando a un matrimonio riparatore che si rivelò insostenibile e culminò in un lungo processo.
  • Dopo il processo, si trasferì a Firenze dove il suo talento fu riconosciuto, diventando la prima donna ammessa all’Accademia del Disegno di Firenze.
  • Le sue opere, tra cui "Susanna e i vecchioni" e "Giuditta che decapita Oloferne", mostrano una forte influenza di Caravaggio con un uso distintivo dei chiaroscuri e colori vividi.
  • L'“Autoritratto come allegoria della Pittura” è un'opera significativa in cui Artemisia si ritrae come artista, segnando un'affermazione di sé e del suo talento artistico.

Indice

  1. La vita di Artemisia Gentileschi
  2. Il tragico evento e il processo
  3. Il riscatto artistico a Firenze
  4. Collaborazione con il padre e indipendenza artistica
  5. Opere significative e rivalsa personale
  6. Giuditta e la sua ancella
  7. Autoritratto come allegoria della pittura

La vita di Artemisia Gentileschi

In questo appunto viene descritta la vita di Artemisia Gentileschi, un’artista di origini italiane che ha dedicato la sua vita all’arte. Viene riportata una breve descrizione della sua biografia, di cui si riportano gli aspetti principali, la sua formazione artistica, i dipinti più significativi, la violenza subita e il suo riscatto artistico.

Artemisia Gentileschi è stata una pittrice ed artista di estremo talento però segnata da un triste destino.

La sua fama non è purtroppo dovuta solamente al suo talento ma anche a causa di un tragico evento accaduto nella sua vita, durante la sua giovinezza. Artemisia Gentileschi è nata a Roma nel 1593. È figlia di un pittore, Orazio Gentileschi, il quale fin da subito incoraggiò la sua passione per l’arte poiché essa, essendo donna, dovette apprendere la pittura attraverso i dipinti del padre per molto tempo, senza poter visitare diversi atelier come facevano i suoi colleghi maschi.

Artemisia Gentileschi – Biografia e Opere artistiche nel dettaglio articolo

Il tragico evento e il processo

Nel 1811, il padre mandò Artemisia a studiare dal pittore Agostino Tassi. Dopo diversi tentativi d’approccio, Tassi riuscì purtroppo a compiere questa violenza nei confronti della ragazza e propose poi di sposarla per rimediare al disonore. Nel 1600 era possibile estinguere il reato di stupro se l’accusato e la persona offesa avessero deciso di sposarsi. Così Artemisia ed il padre accettarono il matrimonio riparatore per rimediare a quell’enorme disonore. In quel periodo erano proprio le ragazze che avevano subito questi torti a trovare una soluzione per rimediare all’accaduto nonostante non avessero nessuna colpa. Però dopo poco tempo vennero a conoscenza che Tassi era già sposato e quindi il padre Orazio decise di denunciare l’accaduto. Fu un processo molto lungo e difficile, a causa delle numerose false testimonianze e le costrizioni che Artemisia ha dovuto negare sotto tortura. Alla fine, Tassi perse la causa, dovette pagare solo una sanzione pecuniaria e venne esiliato da Roma, ma non scontò mai questa pena grazie ai suoi potenti committenti.

Il riscatto artistico a Firenze

Alla fine, da quella denuncia la povera Artemisia non ottenne nulla anzi la sua reputazione venne completamente compromessa. Così fu quasi costretta a sposarsi subito dopo il processo per restituire a sé stessa l’onore perso. Decise di lasciare la città e dirigersi con il nuovo sposo a Firenze dove, fortunatamente, il suo enorme talento la aiutò a risollevare la sua vita. In questa città Artemisia ebbe molto successo come artista infatti nel 1616, grazie al nipote di Michelangelo Buonarroti, venne ammessa all’Accademia del Disegno di Firenze, diventando la prima donna in assoluto ad entrare in questa accademia.

Successivamente si trasferì di nuovo a Roma per problemi finanziari, ma ormai il suo talento era apprezzato e ammirato. Poi andò nella città di Napoli, luogo in cui soggiornò per qualche tempo, fino alla sua morte avvenuta nel 1653.

Collaborazione con il padre e indipendenza artistica

Per diverso tempo tra padre e figlia nacque una vera e propria collaborazione fino a quando con il dipinto dal titolo “Susanna e i vecchioni” realizzato dalla pittrice quando aveva 17 anni, Artemisia cominciò ad avere una sua indipendenza e autonomia artistica. In questo quadro è evidente l’influenza che ebbe su di lei Caravaggio soprattutto nella realizzazione dei chiaroscuri. Artemisia aveva inoltre una grande attenzione per la realizzazione dei particolari soprattutto nei confronti delle luminescenze che si riflettevano sugli abiti. Oltre ciò prediligeva l’uso di colori brillanti. Del dipinto Susanna e i vecchioni ne esistono tre edizioni differenti: una del 1610, un’altra del 1622 e l’ultima del 1649. La prima realizzazione non è del tutto attribuibile ad artemisia perché molti studiosi dicono che sia stata realizzata anche dal padre. Nonostante ciò, già emergono le caratteristiche pittoriche che l'avrebbero contraddistinta durante la sua carriera artistica.

Opere significative e rivalsa personale

Un’altra opera è il quadro “Giuditta che decapita Oloferne” del 1620, di cui esistono due versioni molto simili. Il quadro è ispirato ad una vicenda biblica: il potente Oloferne stava assediando Gerusalemme e Giuditta, di origini israeliane, per difendere il suo paese, lo sedusse e poi lo decapitò. Questo era un tema già affrontato da Caravaggio e venne ripreso da Artemisia con alcune piccole differenze. Quest’opera fu realizzata da Artemisia subito dopo aver subito una grave violenza fisica da parte di un uomo molto più grande di lei. Secondo alcuni studiosi, infatti, il dipinto potrebbe rappresentare una sorta di rivalsa nei confronti di ciò che subì e nei confronti del suo carnefice. Nel quadro è possibile vedere una Giuditta determinata, spietata, che decapita Oloferne con freddezza e senza un minimo di rimorso. La violenza della scena è sottolineata dall’uso di colori forti e da profondi chiaroscuri che separano violentemente le figure dallo sfondo. Invece nella seconda versione di questo quadro, i colori sono più caldi e in contrasto. La composizione è armonizzata da inserti bianchi che creano una sorta di ritmo. I chiaro scuri sono sempre forti e violenti e le figure emergono prepotentemente dal fondo scuro così come accadeva nei dipinti di Caravaggio.

Artemisia Gentileschi – Biografia e Opere artistiche nel dettaglio articolo

Per approfondimenti su Giuditta che decapita Oloferne vedi qua

Giuditta e la sua ancella

Nel quadro dal titolo “Giuditta e la sua ancella” del 1618-1619 viene rappresentato sempre lo stesso tema presente nel dipinto di Giuditta che decapita Oloferne. In questo caso invece di rappresentare il momento più forte dell’avvenimento, l’artista si concentra al momento successivo: le due donne hanno già compiuto l’atto violento e stanno portando via la testa recisa di Oloferne. Quindi la scena è meno violenta e la composizione è molto più semplice. Anche qui i colori sono caldi e armonici e l’attenzione ai particolari è come sempre molto curata.

Autoritratto come allegoria della pittura

L’opera dal titolo “Autoritratto come allegoria della Pittura” del 1638-1639 un dipinto molto interessante perché la pittrice ha rappresentato sé stessa e ciò significa che da parte sua, c’è un tentativo di affermare se stessa come artista e di affermare il proprio talento. È molto diverso dalla maggior parte degli autoritratti dell’epoca poiché il soggetto non guarda direttamente l’osservatore e perché l’artista stessa si ritrae nell’atto di dipingere. Il soggetto viene rappresentato di fronte ad un quadro vuoto forse ancora da dipingere oppure sta cecando qualcosa all’interno di questo vuoto come potrebbe essere il senso della vita.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono gli eventi principali della vita di Artemisia Gentileschi?
  2. Artemisia Gentileschi è stata una pittrice di talento, nata a Roma nel 1593. La sua vita è segnata da un tragico evento di violenza subita da Agostino Tassi, che portò a un lungo processo. Nonostante ciò, riuscì a risollevarsi trasferendosi a Firenze, dove divenne la prima donna ammessa all'Accademia del Disegno.

  3. Come ha influenzato la violenza subita la carriera artistica di Artemisia?
  4. La violenza subita da Agostino Tassi ha avuto un impatto significativo sulla vita di Artemisia, ma ha anche influenzato la sua arte. Il dipinto "Giuditta che decapita Oloferne" è visto come una rivalsa simbolica contro il suo carnefice, caratterizzato da una rappresentazione forte e determinata di Giuditta.

  5. Quali sono le opere più significative di Artemisia Gentileschi?
  6. Tra le opere più significative di Artemisia ci sono "Susanna e i vecchioni", "Giuditta che decapita Oloferne", "Giuditta e la sua ancella" e "Autoritratto come allegoria della Pittura". Queste opere mostrano la sua abilità nell'uso dei chiaroscuri e dei colori brillanti, oltre a temi di forza e determinazione.

  7. In che modo Artemisia ha ottenuto il riconoscimento come artista a Firenze?
  8. A Firenze, Artemisia ha ottenuto riconoscimento grazie al suo talento, che le ha permesso di essere ammessa all'Accademia del Disegno nel 1616, diventando la prima donna a farne parte. Questo successo ha contribuito a risollevare la sua reputazione compromessa.

  9. Qual è il significato dell'opera "Autoritratto come allegoria della Pittura"?
  10. "Autoritratto come allegoria della Pittura" è un'opera in cui Artemisia si rappresenta come artista, affermando il suo talento e la sua identità. È un autoritratto unico per l'epoca, in cui l'artista si ritrae nell'atto di dipingere, simbolizzando la ricerca del senso della vita attraverso l'arte.

Domande e risposte