Concetti Chiave
- Il Futurismo, fondato da F. T. Marinetti, è un movimento artistico letterario del XX secolo che esalta il "futuro" e i miti della modernità come la macchina e la velocità.
- Il movimento si ufficializza con il Manifesto del Futurismo nel 1909, seguito da altri manifesti che definiscono le sue teorie estetiche e politiche.
- I centri principali del Futurismo sono Milano, Roma e Firenze, dove si sviluppano nuove idee artistiche e sociali, superando il divisionismo e abbracciando una civiltà urbana moderna.
- Tra il 1909 e il 1914, il Futurismo acquisisce forza grazie all'influenza politica e culturale, esaltando valori come la guerra e la velocità attraverso manifesti e opere d'arte.
- Dopo la Prima Guerra Mondiale, il Futurismo perde vitalità, trasformandosi e integrandosi nel regime fascista, con il Secondo Futurismo che esplora nuove influenze artistiche fino agli anni '30.
Indice
Origini del futurismo
Il nome di questo movimento artistico e letterario italiano del XX secolo è dovuto allo scrittore italiano F. T. Marinetti, fondatore del movimento; ne esprime il programma e l'ideologia, che consistono nell'esaltazione del "futuro" e dei nuovi miti della società moderna: la macchina, la velocità, il "dinamismo".
Manifesti e ideologia
Il Futurismo nasce ufficialmente a Parigi con la pubblicazione su Le Figaro del 20 febbraio 1909 del Manifesto del Futurismo, scritto da Marinetti. La sua versione italiana fu pubblicata a Milano sulla rivista Poesia del febbraio-marzo 1909, e retrodatata all'11 febbraio. Il suo orientamento teorico fu poi definito in Italia attraverso un'intensa produzione di manifesti che non solo coprivano il campo delle arti figurative (letteratura, cinema e musica), ma ammettevano anche intenzioni politiche; nel 1918 apparve il Manifesto del Partito Politico Futurismo, nel 1920, quello scritto solo da Marinetti, intitolato Oltre il comunismo. Inoltre, una serie di manifesti definì gradualmente l'aspetto più strettamente estetico del movimento: Kill the Moonlight (1909), Manifesto contro Venezia del passato (1910), Manifesto contro Montmartre (1913). Il primo manifesto dedicato alle arti visive fu il Manifesto dei pittori futuristi (1910), firmato da tutti i pittori del gruppo: Boccioni, Balla, Carrà, Severini e Russolo. Seguì il Manifesto tecnico della pittura futurista e, nel 1912, il Manifesto tecnico della scultura futurista, firmato dal solo Boccioni, che riprendeva, in una formulazione più approfondita, le teorie del movimento. Il Manifesto dell'architettura futurista fu pubblicato nel 1914 da Antonio Sant'Elia, che fu, con Boccioni, uno dei più rigorosi teorici del Futurismo. A differenza di altri movimenti artistici italiani dell'epoca, il Futurismo fu oggetto, oltre che di manifesti, di molte considerazioni teoriche dovute ai protagonisti: Boccioni, Sant'Elia, Carrà, Severini, Soffici. Possiamo addirittura dire che una delle caratteristiche della sua genesi fu la priorità della sua definizione ideologica prima del compimento di una vera e propria rivoluzione formale, che si rivela, nei lavori realizzati tra il 1909 e il 1912, estremamente lenta e talvolta contraddittoria.
Centri di diffusione
I principali centri di elaborazione e divulgazione sono stati Milano, Roma e Firenze. A Milano, la dottrina ha preso forma attraverso i suddetti manifesti. Ma fu a Roma che si organizzarono gli inizi del Futurismo: al di là di ogni programma e di ogni teoria, possiamo cogliere nell'opera di Balla, dal 1904, nuove idee e nuove ricerche che già segnano il superamento del divisionismo. L'interesse per nuovi temi (in particolare le motivazioni sociali, come il lavoro e la vita nelle recenti periferie operaie) si combina con un'interpretazione volutamente antiretorica e oggettiva della realtà, che mostra il superamento della visione populista e romantica dei simbolisti. Da qui, nasce l'interesse per il documento sociale e la celebrazione di una civiltà urbana e "moderna", che sarà elemento costitutivo della poetica futurista. Allo stesso tempo, nei dipinti contemporanei di Balla, i principi formali del divisionismo evolvono verso un linguaggio più "scientifico" privo di qualsiasi elemento soggettivo e "impressionista": l'estrema semplificazione del motivo, spogliato di ogni dato aneddotico o sentimentale; il layout dell'immagine, in grassetto e nuovo, con un evidente valore dinamico; la nuova funzione della luce, che non è più allusiva o simbolica, ma sentita come una possibilità, sia oggettiva che mentale, di scomporre l'immagine in un "movimento luminoso". Così, grazie alla presenza, nello studio di Balla, del primo nucleo del gruppo futurista (Boccioni e Severini lo frequentarono dal 1904), iniziò questa ricerca che, pochi anni dopo, fu al centro delle preoccupazioni teoriche ed espressive dei futuristi.
Il centro di Firenze era importante anche per l'orientamento ideologico del movimento. Durante i primi anni del secolo, le numerose riviste che vi furono create (Leonardo, 1903; Regno, 1903; Hermes, 1904) ha svolto un ruolo decisivo come sfondo culturale del Futurismo. Inoltre, dal 1908, con la fondazione della rivista La Voce, i rapporti tra la stampa e il movimento divennero più diretti, grazie all'azione di due collaboratori della rivista, lo scrittore Giovanni Papini e il critico Ardengo Soffici, entrambi strettamente legati al destino del Futurismo. La rivista Lacerba, che divenne la principale interprete del movimento, fu fondata a Firenze nel 1913 su loro iniziativa.
Influenze e contraddizioni
Tra il 1909 e il 1914 si ebbe una serie di circostanze favorevoli permisero al movimento di acquisire una notevole omogeneità e un'eccezionale forza di diffusione. Non è un caso che questo stesso periodo, con l'affermarsi di forze politiche come il Movimento Nazionalista, abbia incontrato ideologie contraddittorie che esercitarono una forte influenza sulla cultura di quegli anni. La violenza antiborghese si mescolava a idee vagamente socialiste, ambigue e contraddittorie, come quelle della "nazione proletaria": l'anno 1911, data della guerra libica, segnò il trionfo delle dottrine interventiste e un periodo di intervento più chiaro dei futuristi nella vita politica, le cui teorie di movimento riflettevano un momento particolarmente complesso e contraddittorio. Inoltre, gli aspetti ribelli e "antiborghesi" dei primi saggi teorici del Futurismo non impedirono posizioni chiaramente nazionaliste intrise di retorica patriottica e, in seguito, lo spostamento del movimento verso la cultura ufficiale del regime fascista. La poetica stessa del Futurismo, che ha coperto un ampio campo di ricerca, dalle arti visive alla letteratura, dalla musica al teatro, dal cinema alla fotografia, ha attinto direttamente a queste ideologie. "L'eroismo estetico", l'individualismo esasperato, sensibile all'influenza di Gabriele D'Annunzio, l'aggressività e la violenza nell'affermazione di nuovi valori, legati a una società moderna e "dinamica", alimentano le dichiarazioni perentorie dei manifesti. La glorificazione della guerra, "l'unica igiene del mondo", l'esaltazione delle "grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere e dalle rivolte", quella del "movimento aggressivo" di un mondo che "si è arricchito di una nuova bellezza, la bellezza della velocità" ("un'automobile da corsa è più bella della vittoria di Samotracia"), sono le premesse da cui il movimento ha esaltato tutto ciò che la civiltà attuale offre di "moderno" e "dinamico".
Evoluzione artistica
Per la pittura, come per la scultura, la conquista di un preciso programma estetico consisteva innanzitutto nella ricerca di un inserimento dell'opera d'arte nell'ambiente di vita della società; infatti, il primo Manifesto della pittura definisce la necessità del legame tra l'artista e la società più di quanto non affronti i problemi di stile. La definizione di avanguardia assume così un significato ben preciso nei confronti del movimento futurista. È con il Manifesto Tecnico della pittura, poi con quello della scultura, che una ricerca più precisa del linguaggio – e del contenuto – si inserisce nel cuore dell'opera d'arte. Nuovi riferimenti teorici si affermano: il "dinamismo universale", la necessità di "dare vita alla materia traducendola nei suoi movimenti", implicando la decomposizione della realtà nei suoi elementi costitutivi, le "linee di forza", che, distruggendo la "materialità dei corpi", potrebbero consentire una visione più completa e dinamica dell'universo
Fu tra il 1910 e il 1914 che il Futurismo elaborò una precisa poetica, definita non solo attraverso gli scritti teorici, ma anche la ricerca pittorica degli artisti del gruppo, così come quelli plastici di Boccioni e, per l'architettura, i progetti utopici di Sant'Elia. Nel 1911, Boccioni produsse il suo trittico di Stati d’anima; Il principio della "simultaneità degli stati plastici dell'animo", vale a dire la "sintesi" della memoria emotiva e degli oggetti "visti", associati nella mente dell'artista attraverso un processo di "analogie" e "corrispondenze", si riflette nel dinamismo delle linee di forza che abbattono la realtà.
Espansione internazionale
Il futurismo si diffuse rapidamente in Italia e all'estero: nel 1912 una mostra lo presentò a Parigi (fu anche l'occasione per un primo contatto con il cubismo, e i rapporti divennero più stretti grazie soprattutto a Severini, che viveva a Parigi). La stessa mostra, accompagnata in modo spettacolare da Marinetti e dagli altri artisti del gruppo, fu ospitata in diverse città d'Europa: Londra, Bruxelles, Berlino, Amsterdam. Allo stesso tempo, il movimento organizzava spettacoli provocatori con le sue "serate futuristiche" nei teatri delle città italiane.
Declino e trasformazione
Dopo la prima guerra mondiale, il futurismo perse la sua vitalità. La morte dei due maggiori protagonisti (Boccioni e Sant'Elia), la difficoltà di inserirsi in un ambiente culturale – e politico – negli anni precedenti l'avvento del fascismo, le contraddizioni e le debolezze delle teorie (in particolare quelle di Marinetti, che da quel momento divenne l'ideologo e il "leader" indiscusso del Futurismo) spiegano l'abbandono della ricerca iniziale. Carrà passò ad altre sperimentazioni, Severini e Balla continuarono isolati dalla ricerca personale e talvolta opposto agli inizi del Futurismo, Russolo si dedicò alla sperimentazione musicale. Gli stessi motivi spiegano anche la trasformazione interna del movimento, che una volta "ribelle" e "maledetto", si stabilì comodamente all'interno della cultura ufficiale del fascismo (nel 1924 apparve il manifesto Futurismo e fascismo).
Secondo futurismo
Questa espressione copre un periodo che inizia intorno al 1918 e si estende oltre il 1930. Il " Secondo Futurismo " trova la sua identità critica grazie a una serie di mostre, a partire dal 1957 a Torino, Roma e Bassano. Il movimento copre fenomeni culturali molto complessi legati alle vicissitudini che rappresentarono in quel momento, per l'arte italiana, la penetrazione nel tardo futurismo di una cultura europea segnata dal Purismo e dal Costruttivismo, pur mantenendo legami con lo spirito Dada trasmesso dall'opera di Prampolini.
Accanto ad alcuni esponenti della vecchia guardia futurista (Balla, Marinetti), un importante gruppo di artisti, rappresentanti la seconda generazione del movimento, iniziò a lavorare nel periodo successivo alla prima guerra mondiale: questi artisti si inserirono nella corrente del Futurismo in un momento di pausa o quasi, rispetto all'attività degli anni precedenti. Con la scomparsa di Boccioni e Sant'Elia e la rottura di Carrà e Severini con il gruppo, l'unità del programma iniziale ha lasciato il posto a una rete di ricerca più complessa. Anche i centri del movimento si moltiplicarono: a Milano come a Roma, Balla era il leader di un gruppo di artisti. Torino diventa anche un importante punto di incontro, dove è attivo un grande gruppo. Sempre a Torino iniziò nel 1915 una serie di mostre che culminarono nel famoso padiglione dell'Architettura Fufuturista, progettato da Prampolini per l'Esposizione Internazionale di Torino del 1928.
Ricerca e innovazione
La ricerca dei secondi futuristi può essere divisa in due periodi.
• Il primo, condizionato dalla ricerca post-cubista, purista e costruttivista, di origine prevalentemente francese, va dal 1918 al 1928 circa.
• Nel secondo periodo, al contrario, l'influenza del Surrealismo è evidente e provoca un ritorno all'immagine vista da un'angolazione assurda o fantastica: oltre a Prampolini e Depero, che furono i principali interpreti, questa fase è rappresentata da artisti come Munari, Tullio d'Albisola, Caviglioni o Farfa.
Ciò che accomuna i rappresentanti del Secondo Futurismo alle esperienze precedenti è la ricerca di una "ricomposizione" della realtà, una ricomposizione che a volte tendeva verso rigorose ricostruzioni astratte di origine neoplastica, ma che, più spesso, tendeva a un recupero dell'immagine-oggetto, che entra nel repertorio del Secondo Futurismo e ne diventa un elemento importante. Il mito della "modernità" e della tecnologia, caro ai futuristi della prima generazione, si concretizza nell'oggetto-simbolo del "moderno", la macchina, e l’uomo-robot.
Aeropittura e modernità
Questo stesso universo, però, diede origine anche all'Aeropittura, il cui manifesto, lanciato nel 1929, fu un prodotto diretto delle teorie di Marinetti, ancora attive e in particolare sul gruppo romano. L'aeropittura, " espressione dell'idealismo cosmico ", doveva essere la glorificazione del simbolo più sorprendente della modernità, l'aeroplano, e, attraverso di esso, un'apoteosi di tono quasi mistico, celebrando sia la " spiritualità dell'aviatore " che quella dei personaggi simbolici del regime fascista (il Costruttore).
Domande da interrogazione
- Chi ha fondato il movimento futurista e qual è la sua ideologia principale?
- Quali furono i principali centri di sviluppo del Futurismo in Italia?
- Come si è diffuso il Futurismo al di fuori dell'Italia?
- Quali furono le cause del declino del Futurismo dopo la prima guerra mondiale?
- Cosa caratterizza il "Secondo Futurismo" e quali influenze ha subito?
Il movimento futurista è stato fondato dallo scrittore italiano F. T. Marinetti. La sua ideologia principale consiste nell'esaltazione del "futuro" e dei nuovi miti della società moderna, come la macchina, la velocità e il "dinamismo".
I principali centri di sviluppo del Futurismo in Italia furono Milano, Roma e Firenze, dove il movimento si è sviluppato attraverso manifesti e riviste culturali.
Il Futurismo si è diffuso rapidamente all'estero attraverso mostre e spettacoli provocatori in città europee come Parigi, Londra, Bruxelles, Berlino e Amsterdam.
Il declino del Futurismo dopo la prima guerra mondiale fu causato dalla morte di protagonisti chiave, difficoltà di adattamento al contesto culturale e politico, e contraddizioni nelle teorie del movimento.
Il "Secondo Futurismo" è caratterizzato da una ricerca di "ricomposizione" della realtà e ha subito influenze dal Purismo, Costruttivismo e Surrealismo, mantenendo legami con lo spirito Dada.