Concetti Chiave
- Il dadaismo, nato nel 1916, criticava i valori culturali con ironia e provocazione, promuovendo la distruzione della cultura borghese.
- Fondato a Zurigo da Tristan Tzara e Marcel Janco, il movimento utilizzava il termine "dada" per simboleggiare la rivolta contro i valori artistici tradizionali.
- Il dadaismo si diffuse da Svizzera e Stati Uniti a Germania e Francia, influenzando il Surrealismo e cambiando il corso dell'arte contemporanea.
- Marcel Duchamp, figura chiave del dadaismo, sfidò le concezioni tradizionali dell'arte con opere provocatorie come la "Fontana" e la Gioconda coi baffi.
- Duchamp riteneva che l'arte dovesse essere espressione del pensiero, più che delle abilità tecniche, influenzando profondamente l'arte moderna.
Indice
Origini del dadaismo
Il dadaismo nacque come movimento artistico letterario nel 1916 con l’intento di criticare radicalmente i valori della cultura usando l’ironia e la provocazione. Questa corrente artistica si sviluppò contemporaneamente in Svizzera e negli Stati Uniti. La parola d’ordine dei dadaisti fu “nihil” cioè niente: nulla doveva essere conservato, tutto andava distrutto.
Questo movimento si propose come la negazione radicale di ogni sistema di valori, vennero radicalizzate tutte le premesse polemiche delle precedenti Avanguardie portando le loro critiche alle estreme conseguenze, rappresentando un momento di passaggio fondamentale per la cultura del novecento. La negazione dadaista fu totale e assoluta, con l’obiettivo di combattere tutti i valori, i pregiudizi e le convenzioni su cui si fondava la società dell’epoca. Era necessaria la distruzione della cultura borghese, dei suoi canoni estetici e di tutte le regole che riguardavano la produzione di immagini. Il dadaismo negò all’opera d’arte il suo valore culturale e acquistò un nuovo significato: essa divenne, intesa come oggetto, gesto e processo.Fondatori e diffusione
I fondatori del gruppo dadaista svizzero furono il poeta rumeno di lingua francese Tristan Tzara e il pittore rumeno Marcel Janco, i quali si riunivano a Zurigo insieme ad altri artisti. Essi identificarono un nuovo movimento artistico di cui si fecero propugnatori, scelsero come nome “dada” che ha come significato cavalluccio nel linguaggio infantile francese. Questa totale assenza di significato del termine relativo al movimento artistico esprimeva l’inutilità della scrittura nella creazione poetica. “dada” era quindi solo un simbolo di rivolta e negazione proprio come i collages, le pitture e le sculture simboliche dadaiste esaltavano l’importanza attribuita al linguaggio artistico e non al valore dell’opera d’arte in quanto tale. Il gruppo dadaista continuò la sua attività fino al 1919, in seguito numerosi componenti si trasferirono in Germania dove portarono le influenze dadaiste: nacque il gruppo di Berlino e il gruppo di Colonia. Il dadaismo si sviluppa anche negli Stati Uniti, in particolare a New York, grazie ad artisti quali Marcel Duchamp e Man Ray i cui quadri, oggetti e foto sperimentali costituiscono gli esempi più significativi della produzione artistica dadaista. Il movimento newyorchese e quello di Zurigo si unificarono nel movimento di Parigi e questo fu l’ultimo atto della storia dadaista che determinò poi, a partire dal 1924 la nascita del Surrealismo. Il dadaismo, infatti, non poteva ripetersi così come l’oggetto dadaista, nato per scandalizzare i borghesi non dove essere musealizzato. Quando il dadaismo divenne un’arte impegnativa e non più solo uno strumento di lotta essa venne interrotta.
Duchamp e le sue opere
La visione che Duchamp aveva dell’opera d’arte e le sue provocatorie creazioni scatenarono l’ira della critica che denunciò di spacciare per arte alcuni oggetti comuni. L’operazione di Duchamp era probabilmente troppo evasiva per i tempi. Vi parlo della Gioconda coi baffi: l’artista ha disegnato barba e baffi ad una riproduzione della Gioconda. Il suo intento non era quello di creare un capolavoro ma il suo fu solo un atto di protesta dissacratoria contro il concetto sacrale dell’opera d’arte contestando la venerazione che viene attribuita dal pubblico. Il titolo è un rebus francese la cui traduzione è “lei ha caldo al sedere”.
Vi parlo anche della “Fontana” di Duchamp, il suo più famoso ready-made. Si tratta di un orinatoio in ceramica bianca acquistato a New York che l’artista si limitò a capovolgere e a firmare, intenzionato di esporlo alla mostra della: “Society of Indipendent artists”. Duchamp firmò quest’opera con lo pseudonimo “R. Mutt”. La giuria rifiutò di esporre questo pezzo, in seguito Duchamp volle difendere l’artista spiegando che ha presentato un articolo ordinario della vita di tutti i giorni, creando un nuovo modo di pensare nuovo di quell’oggetto. L’originale di Fontana è andato disperso, probabilmente fu buttato poco dopo la mostra. Duchamp non rimase deluso, spiegò infatti che l’oggetto qualsiasi diventa “oggetto d’arte” durante l’esposizione per decisione dell’artista e al termine di essa può andare distrutto. Opere come queste hanno cambiato il corso della storia dell’arte dando l’avvio all’arte contemporanea. Quest’opera lasciò il pubblico disorientato: non vi è nessun colore, emozione, artificio o sensibilità. Lo spettatore rimarrà deluso e indignato; tuttavia Duchamp non aspirò mai a essere all’altezza dei più grandi artisti come Leonardo e Michelangelo. Duchamp sosteneva infatti che le capacità tecniche e manuali di un artista avevano un valore relativo, egli riteneva che le opere d’arte fossero espressione del suo pensiero. Con quest’opera, l’artista voleva far riflettere il pubblico su come tutto sia relativo e dipenda dal contesto in cui si svolge.
Il nudo che scende le scale
Un’altra opera di Duchamp che mi ha particolarmente colpito è “Il nudo che scende le scale n 2”, un olio su tela conservato oggi a Philadelphia. Con quest’opera l’artista si mise in netta contrapposizione con i cubisti, il nudo è infatti difficilmente percepibile. La figura principale assomiglia maggiormente ad un manichino di legno, è priva di identità, carattere e individualità. Il movimento va da sinistra verso l’alto e da destra verso il basso, le zone scure del quadro si trovano a sinistra che tendono verso l’alto, le parti più chiare mettono in evidenza le parti del nudo in movimento. I colori principali sono l’ocra e il giallo e i contorni sono segnati da linee nere. Il dipinto si articola con una sovrapposizione della figura con lo sfondo, la figura è più dinamica e sembra avanzare verso lo spettatore slanciandosi verso l’alto, mentre lo sfondo, statico, tende ad arretrare. Senza un titolo, saremmo stati lasciati soli davanti ad un quadro classificabile come astratto e privo di soggetto: Duchamp aveva l’obiettivo di rappresentare il movimento reale in un’opera d’arte.
Domande da interrogazione
- Qual è stato l'obiettivo principale del movimento dadaista?
- Chi furono i fondatori del gruppo dadaista svizzero e quale significato aveva il termine "dada"?
- Qual è stata la provocazione più famosa di Marcel Duchamp e quale messaggio voleva trasmettere?
- Come ha influenzato il dadaismo la storia dell'arte e quali movimenti ha ispirato?
- Qual era la visione di Duchamp riguardo le capacità tecniche e manuali di un artista?
L'obiettivo principale del dadaismo era criticare radicalmente i valori della cultura borghese, usando l'ironia e la provocazione per negare ogni sistema di valori e convenzioni sociali.
I fondatori del gruppo dadaista svizzero furono Tristan Tzara e Marcel Janco. Il termine "dada" significa cavalluccio in linguaggio infantile francese, simboleggiando l'assenza di significato e la rivolta contro i valori artistici tradizionali.
La provocazione più famosa di Duchamp fu la "Fontana", un orinatoio capovolto e firmato. Con questa opera, Duchamp voleva sfidare la percezione tradizionale dell'arte, sostenendo che un oggetto comune poteva diventare arte per decisione dell'artista.
Il dadaismo ha cambiato il corso della storia dell'arte, aprendo la strada all'arte contemporanea e ispirando il movimento del Surrealismo. Ha sfidato le convenzioni artistiche, promuovendo un nuovo modo di pensare l'arte.
Duchamp sosteneva che le capacità tecniche e manuali di un artista avevano un valore relativo. Riteneva che le opere d'arte dovessero essere espressioni del pensiero dell'artista, piuttosto che dimostrazioni di abilità manuale.