Concetti Chiave
- Le metope d, e, f del Partenone rappresentano episodi della Centauromachia, raffigurando la lotta tra Centauri e Lapiti, simbolo della vittoria della ragione sulla barbarie.
- Fidia, il creatore delle metope, ha usato l'altorilievo per dare tridimensionalità e realismo, con figure che sporgono dallo sfondo per rappresentare il dinamismo del combattimento.
- La composizione delle metope è caratterizzata da linee diagonali e verticali che guidano lo sguardo e creano un equilibrio tra le figure, nonostante la confusione apparente del combattimento.
- I volumi delle figure esprimono la forza e lo sforzo dei combattenti, con dettagli anatomici che sottolineano il movimento e le emozioni, mantenendo l'armonia complessiva dell'opera.
- Le metope celebrano la vittoria della sapienza e civiltà greca, rappresentata dai Lapiti, contro l'irrazionalità dei Centauri, simbolo della barbarie persiana, esaltando la forza di Atene.
Dati (introduzione)
Indice
Le metope del Partenone
Le metope d, e, f sono 3 delle 92 metope del Partenone. Collocate sul lato sud, sono larghe 1,25 m e alte 1,37 m. Sono in marmo pantelico e risalgono attorno al 446-440 a.C. Oggi sono conservate in luoghi diversi. Alcune si trovano al Museo dell’Acropoli di Atene, mentre la maggior parte al British Museum di Londra.
Per metopa intendiamo un elemento architettonico del fregio dell’ordine dorico.
Si tratta di lastre di pietra quadrangolari, appoggiate all’architrave e poste in alternanza tra i triglifi, che venivano messe a chiusura degli spazi che si formavano tra una trave e l’altra. Avevano il compito di sorreggere il tetto. Inizialmente erano lisce, ma poi iniziarono a essere dipinte o decorate a bassorilievo, con scene tratte dalla mitologia greca. Proprio in questo caso, abbiamo dei soggetti che rimandano alla Centauromachia, cioè alla lotta tra centauri e lapiti.
L’ideatore di queste opere è Fidia. Egli fu l’autore che meglio riuscì ad interpretare gli ideali dell’Atene di Pericle, il quale gli diede proprio il compito di decorare le metope del Partenone. Così assunse la carica di intendente e direttore dei lavori. La sua scuola e i suoi ideali si svilupparono proprio durante i lavori del Partenone
Le metope sono scolpite ad altorilievo, una tecnica in cui le figure sporgono dallo sfondo per almeno tre quarti o più del loro spessore. Le sue caratteristiche sono tra la scultura a tutto tondo e il bassorilievo. Vi sono parti che sporgono del tutto (braccia o teste) e altre che si fondono con lo sfondo. Si va verso una rappresentazione più realistica della natura.
Lettura dei segni (descrizione)
Descrizione delle metope
Nella metopa d si vede un centauro che si regge sulle zampe posteriori, nell’atto di calpestare il lapita a terra. È mancante della testa, del braccio destro e in parte delle zampe anteriori e posteriori. Il braccio sinistro è teso verso destra e regge una pelliccia di leone (leontea). Il corpo è inclinato verso l’alto e il busto all’indietro. La coda va verso l’alto. A terra c’è il lapita disteso, nudo. La gamba sinistra è leggermente tesa in avanti, mentre la destra è completamente piegata. Il braccio sinistro è coperto da un mantello, mentre il destro è in parte mancante. La testa è rivolta verso lo spettatore e inclinata indietro. I particolari del volto sono danneggiati.
Nella metopa e si vedono un centauro a sinistra e un lapita a destra nell’atto di combattere. Il centauro si regge sulle zampe posteriori, delle quali la destra è in parte mancante. La coda è rilassata verso il basso. Le zampe anteriori, piegate, stanno trattenendo la gamba destra del lapita, mentre il braccio sinistro lo stringe alla gola. Il destro, invece è mancante. La testa è rivolta verso il lapita, con i capelli lunghi e sciolti, che scendono sul corpo. L’espressione del viso è arrabbiata. Il corpo è inclinato verso l’alto e il busto leggermente in avanti. Il lapita invece si regge sulla gamba sinistra, che è tesa e leggermente piegata, mentre la destra, sollevata e piegata, è trattenuta dal centauro. Il busto è leggermente inclinato all’indietro e rivolto in parte verso sinistra. Il braccio sinistro è mancante, mentre il destro è nell’atto di sferrare un pugno sul viso dell’avversario. La testa è inclinata in avanti.
Nella metopa f si vedono un centauro e un lapita che lottano. Il centauro, a sinistra, si regge sulle zampe posteriori, delle quali la destra è mancante. La coda si intravede sullo sfondo. Le zampe anteriori stanno attaccando il lapita, delle quali la destra è mancante e la sinistra piegata. Il corpo è inclinato verso l’alto e il busto in avanti. Il braccio destro è in parte mancante, mentre il sinistro sta sferrando un pugno in testa all’avversario. La testa è inclinata in avanti, con i capelli corti e una barba folta. Nel viso si vede un’espressione di sofferenza e rabbia. Il lapita, invece è nell’atto di sorreggersi, per resistere ad una caduta. La gamba destra è piegata in avanti, mentre la sinistra completamente piegata al di sotto del corpo. Infatti, insieme al braccio sinistro, sorregge tutto il corpo del lapita. Il busto è inclinato indietro. Il braccio sinistro è teso verso il basso ed è appoggiato al suolo per resistere alla caduta. Il destro, invece, è nell’atto di sferrare un bugno sull’addome del centauro. La testa è inclinata verso destra e rivolta verso lo spettatore. I capelli sono corti e la barba è mancante. Si vede un’espressione di disperazione e sofferenza. Dietro al lapita si vede un mantello, che sta cadendo dal suo corpo.
Significato dei segni (protagonisti, storia…)
Significato delle metope
I soggetti raffigurati nelle metope sono Centauri e Lapiti. Entrambi erano due popoli leggendari, che avevano delle origini comuni. Secondo la leggenda Lapite e Centauro erano due fratelli, figli di Apollo e della ninfa Stilbe. Lapite era un abile guerriero, mentre Centauro un essere deforme. Egli viveva con i cavalli e accoppiandosi con delle giumente, generò i centauri, esseri metà uomini e metà cavalli. Lapite invece divenne il progenitore della stirpe dei Lapiti.
Invece un’altra leggenda narra la battaglia che ci fu tra i due popoli, la Centauromachia. In onore delle nozze di Piritoo, i Centauri erano stati invitati. Ma non essendo abituati al vino, si ubriacarono e manifestarono tutto il loro lato più selvaggio, stuprando e violentando le donne presenti. Da qui nacque una battaglia tra i Centauri e Lapiti, che si concluse con la vittoria di quest’ultimi.
Analisi delle linee e proporzioni
Il centauro ritto sulle zampe posteriori crea una direttrice diagonale, che sale dalla coda alla mano sinistra, e un’altra orizzontale, che segue le braccia e le spalle. Nella parte inferiore si può percepire un’altra linea orizzontale, tangente al ginocchio destro del lapita, che delinea lo spazio a lui destinato. Questo spazio corrisponde a 1/3 del totale, in quanto la linea divide la metopa in tre parti. Anche la verticale passante per l’estremità sinistra del busto del centauro divide lo spazio in tre parti, intrappolando la pelle di leone in quella più a destra.
Il punto in cui le due figure si scontrano, all’altezza degli arti inferiori, corrisponde al punto che si trova tracciando le due diagonali. Il corpo del centauro e la gamba sollevata del lapita percorrono una circonferenza che ha il diametro uguale alla larghezza della metopa. Entrambi i busti si trovano nella metà superiore della metopa. Il braccio sinistro del centauro e il destro del lapita, disegnano una forma a mandorla. Questa forma nasce dall’intersezione di due circonferenze: la prima con il centro nel punto di intersezione delle diagonali, la seconda tangente ai punti di intersezione tra le diagonali e la prima circonferenza. Si può individuare una linea verticale che parte dalla testa del lapita, percorre il busto e la gamba, per arrivare al piede. Questa linea divide lo spazio in due parti: quella a destra corrispondente a ¼ dell’intero e il restante ai ¾ .
In questa metopa, tre sono le direttrici principali: la prima percorre le braccia dei due combattenti, la seconda segue il corpo del centauro e la zampa anteriore sollevata e la terza percorre verticalmente il braccio sinistro del lapita. Tutte si incontrano sulla spalla sinistra del combattente a terra. Una forte linea percorre la gamba sinistra del lapita, per poi risalire lungo il busto fino alla spalla.
Nella metopa e il forte intreccio delle linee rispecchia l’intreccio e il disordine che c’è tra i due combattenti: essi si scontrano, incrociando gli arti e colpendosi a vicenda. Però questa confusione e questo disordine conferiscono un equilibrio di massa di entrambe le figure.
Nella metopa f, l’angolo formato dalle prime due direttrici suggerisce la potente forza d’urto con cui i due combattenti si scontrano, facendoci quasi percepire la forza con cui si stanno colpendo. Invece la terza direttrice e la linea che percorre la gamba sinistra e il busto, evidenziano la forza di reazione con cui il lapita cerca di resistere alla caduta, facendo perno sulla gamba, sui glutei e sul braccio per non cadere. Qui percepiamo lo sforzo immenso che il guerriero sta compiendo per non finire a terra.
Le figure rispettano le proporzionalità. Le varie parti del corpo sono in armonia e proporzionali tra loro. Esse formano un gruppo ben compatto e unito, con la percezione di una costante ricerca della perfetta bellezza. Essa si vede anche nell’assenza di forti geometrismi e dalla sinuosità, continuità, morbidezza delle linee che percorrono i corpi. In ogni metopa c’è uno spazio ben definito per ogni figura, che le rende più percettibili e risaltanti. Esse sono in perfetto equilibrio, che deriva dalle linee-forza che creano contrasto e disordine, ma anche parallelismi e ripetizioni armoniche, così che il tutto sia composto ed equilibrato. Si tratta però di un equilibrio un po’ instabile, in quante le figure sono nell’atto del combattimento. L’assenza di una simmetria rigida rende i soggetti più realistici e naturali.
Volume e tridimensionalità
In questa metopa troviamo un volume molto marcato. Le figura del centauro è molto sporgente. In particolare il busto e il corpo hanno molta tridimensionalità. Il lapita a terra, invece, ha un volume meno marcato e più morbido. La pelle di leone sullo sfondo ha un volume accennato appena, ma morbido e sinuoso. Invece il mantello a terra ha un volume più marcato, dato dalle rigide pieghe. Dei lievi chiaroscuri esaltano i particolari anatomici e ci fanno percepire i forti volumi delle masse muscolari, in particolare degli addominali e dei pettorali. La luce viene catturata tra lo sfondo e il tronco del centauro, che essendo quasi completamente tridimensionale, è molto in risalto.
In questa metopa la figura più tridimensionale è il lapita, che sporge di molto. Invece il centauro si fonde di più con lo sfondo. Riscontriamo la parte più volumetrica in corrispondenza della testa del lapita, che è completamente tridimensionale. Anche il ginocchio di quest’ultimo e la zona in cui si intrecciano sono molto sporgenti. I chiaroscuri in corrispondenza del viso del centauro sono molto accentuati, in particolare nei capelli e nella fronte aggrottata. Anche in questo caso i leggeri chiaroscuri sul corpo nudo dei due combattenti mettono in risalto la loro muscolatura, che è molto volumetrica. La luce viene catturata dai bordi dei corpi, in particolare tra lo sfondo e la testa del lapita.
Le figure in questa metopa sono quelle più tridimensionali. Entrambi le teste sono completamente sporgenti. Il corpo del lapita, girato verso lo spettatore, sembra scolpito a tutto tondo. È questa la parte più volumetrica della composizione, in particolare la gamba sinistra, che cattura la luce al di sotto del corpo del guerriero. Il panneggio del mantello è piuttosto rigido e molto regolare, conferendogli un volume molto contrastante. In questo caso i particolari anatomici sono più in risalto e percorrono tutto il corpo dei combattenti. I chiaroscuri dei muscoli sono ben visibili e la forte volumetria delle masse muscolari salta subito all’occhio. Nei visi specialmente ci sono molti particolari, con un volume più marcato, ma morbido. La luce è catturata in molti punti, dato la complessità dell’anatomia dei corpi. In particolare c’è un forte alternanza di luci e ombre in corrispondenza del lapita.
Il volume esprime la forza dei combattenti. I muscoli messi in risalto fanno percepire lo sforzo che stanno compiendo. Inoltre si percepisce anche il senso di movimento, dato dalle posizioni dei vari arti e dei corpi. I particolari dei visi danno un senso di maggior realismo alle figure e in alcuni casi riusciamo a cogliere anche le loro espressioni, le loro emozioni. Nei punti di contrasto, il forte volume dei muscoli ci trasmette il senso di forza e potenza. Comunque tutto è in equilibrio e in armonia. Le figure si compensano tra loro con i volumi, conferendo al gruppo scultoreo un volume unico, armonico ed equilibrato. Trattandosi di altorilievi, la tridimensionalità non è mai al massimo, ma una parte dei corpi è sempre fusa con lo sfondo. Nei mantelli, invece, il volume dà un senso di movimento, dato dalla sinuosità dei panneggi e delle pieghe. In generale, perciò, l’autore ci vuole trasmettere il senso di forza e potenza che correva nei corpi di questi personaggi durante i combattimenti. Ma si percepisce anche la sua continua ricerca di una bellezza perfetta, sempre più realistica e simile alla natura.
Simbolismo e significato storico
La leggendaria battaglia tra i Lapiti e i Centauri simboleggia la lotta interiore tra gli istinti selvaggi dell’uomo e l’educazione basata sulla civiltà, tra l’irrazionalità e la ragione. Infatti il Partenone era una dedica alla dea Atena, dea della sapienza e della saggezza. Quindi le storie descritte dalle metope celebravano la vittoria della sapienza sull’irrazionalità. La battaglia tra i due popoli simboleggia anche la vittoria dei Greci, colti e raffinati, sui Persiani, popolazione rozza e barbara. Infatti il Partenone risale proprio al periodo successivo le guerre persiane, durante l’Atene di Pericle e venne costruito per esaltare la forza di Atene. I Centauri, esseri mostruosi e maligni, simboleggiano l’irrazionalità, la forza bestiale dell’uomo o i Persiani, mentre i Lapiti, guerrieri valorosi, simboleggiano la ragione, la saggezza o i Greci.
Fidia con queste metope voleva rappresentare la natura divina, secondo le modalità della grandezza e della compostezza. Era alla ricerca di una maggiore bellezza, sempre più perfetta e vicina alla realtà. Il suo stile si stacca dai grandi fregi statici orientali e va verso una maggiore originalità ed espressività. Secondo Fidia, l’arte doveva riprodurre l’ideale eterno si bellezza. Ed è proprio questo che salta all’occhio quando si ammirano le sue opere.
Domande da interrogazione
- Qual è il significato simbolico delle metope del Partenone?
- Chi è l'ideatore delle metope e qual era il suo obiettivo artistico?
- Quali sono le caratteristiche tecniche delle metope d, e, f?
- Qual è la leggenda raffigurata nelle metope d, e, f?
- Dove sono conservate oggi le metope del Partenone?
Le metope simboleggiano la lotta tra istinti selvaggi e civiltà, rappresentando la vittoria della sapienza sull'irrazionalità, e celebrano la vittoria dei Greci sui Persiani.
Fidia è l'ideatore delle metope, e il suo obiettivo era rappresentare la natura divina con grandezza e compostezza, cercando una bellezza perfetta e realistica.
Le metope sono scolpite ad altorilievo, con figure che sporgono dallo sfondo, creando un effetto tridimensionale e realistico, con dettagli anatomici e muscolari ben definiti.
Le metope raffigurano la Centauromachia, la battaglia tra Centauri e Lapiti, nata durante le nozze di Piritoo, quando i Centauri, ubriachi, attaccarono i Lapiti.
Oggi, alcune metope sono conservate al Museo dell’Acropoli di Atene, mentre la maggior parte si trova al British Museum di Londra.