Concetti Chiave
- Le tensioni sociali a Roma nel II secolo a.C. derivavano dall'esclusione degli italici dalla cittadinanza e dall'accumulo delle terre da parte dei ricchi.
- I fratelli Gracco tentarono di ridurre il divario sociale tramite riforme agrarie, proponendo la redistribuzione delle terre ai contadini.
- Le riforme dei Gracchi furono osteggiate dall'oligarchia e portarono alla violenza politica, segnando una divisione tra ottimati e popolari.
- Gaio Mario, sostenitore dei popolari, introdusse una riforma militare significativa, ma si trovò in difficoltà nel mantenere il supporto politico.
- Silla, con le sue riforme, cercò di rafforzare il senato e limitare il potere dei tribuni, ma introdusse una fase di violenza e vendette personali.
Indice
Tensioni sociali nella repubblica romana
A partire dal II secolo a.C., le conquiste di Roma provocarono inevitabilmente tensioni e conflitti tra i diversi ceti sociali. C'erano gli equites che non avevano accesso a cariche pubbliche, i contadini invece si trovarono costretti a vivere nella miseria rispetto alle condizioni agevolate dei ricchi. Gli italici erano esclusi dalla pienezza della cittadinanza nonostante avessero il dovere di combattere per Roma. Questi problemi divisero la repubblica romana in due parti: la maggioranza nel senato era contro ogni tentativo riformatore e una parte della nobilitas si rendeva conto della necessità di introdurre riforme finalizzate a migliorare le condizioni del popolo.
Le riforme agrarie dei Gracchi
I fratelli Tiberio e Gaio Gracco, figli di un uomo con trascorsi politici importanti, credevano fermamente negli ideali del gruppo progressista della nobiltà romana. Secondo i Gracchi l'impoverimento dei piccoli proprietari terrieri, togliendo loro le terre, era una delle principali cause delle problematiche a Roma. L’esercito era una delle strutture essenziali della repubblica, costituito dalla massa di contadino-soldati, quindi privandoli della loro piccola e media proprietà, Roma avrebbe perso i suoi legionari. Non bisognava poi escludere la possibilità di rivolte da parte del crescente numero di servi sfruttati. Questo divario sociale veniva definito dall’agro pubblico, cioè le terre di proprietà dello stato, aumentate immensamente dalle conquiste, delle quali i ceti più ricchi si erano appropriati. Era quindi necessario, secondo i riformatori, requisire dai latifondi più estesi, parte dell’agro pubblico da poter assegnare ai contadini.
Questo avrebbe diminuito l’immigrazione a Roma, ristabilendo la piccola proprietà contadina, limitando allo stesso tempo il potere dei latifondisti, ridando così all’esercito la propria base di reclutamento. Il maggiore dei due fratelli, Tiberio, fece il primo passo. Una volta eletto tribuno della plebe, propose una legge agraria che avrebbe limitato lo sfruttamento privato dell’agro pubblico, ponendo un limite, superato il quale le terre in più sarebbe tornate allo stato e redistribuite ai contadini, rendendole inalienabili, cioè invendibili, in modo tale che i ricchi non potessero riacquistarle in seguito. Era una riforma che non penalizzava i grandi proprietari, puntando alla formazione di una piccola proprietà contadina, però fu ugualmente respinta sia dall'oligarchia senatoria sia dai grandi proprietari italici, in quanto andava contro i loro interessi. Tiberio allora chiese l’approvazione ai comizi tributi e sebbene la legge agraria fu approvata, arrivando perfino ad istituire una commissione, i latifondisti ne complicarono l’applicazione. Tiberio voleva portare a termine la riforma, ma temeva di perdere l'inviolabilità garantitagli dalla sua magistratura, così ripresentò la propria candidatura a tribuno per l’anno seguente, fornendo ai suoi avversari una motivazione valida da organizzare sommosse, durante le quali Tiberio e molti suoi seguaci vennero assassinati. Suo fratello, Gaio, a sua volta eletto tribuno riprese la legge agraria di Tiberio, inserendola in un progetto riformatore più organizzato. Dal fallimento del fratello, Gaio, aveva compreso che nessuna riforma sarebbe stata attuata senza avere un fronte di alleanze, perciò quando propose il suo complesso di riforme, questo era molto variegato, così che i provvedimenti andassero a favore di diversi ceti sociali. La sua strategia si rivelò conveniente dato che tutte le sue riforme furono approvate, tranne una.
Il fallimento delle riforme graccane
Rieletto tribuno, grazie ad una nuova leggo che glielo permetteva, Gaio propose di estendere la cittadinanza romana ai latini, e di garantire agli italici gli stessi diritti di cui avevano goduto i latini. La proposta non fu presa bene né dai proletari, timorosi di dover dividere i propri privilegi della cittadinanza, né dai cavalieri, che non gradivano la proposta di dover competere con uomini d’affari italici per appalti pubblici e investimenti. Il minore dei fratelli Gracchi, provando a farsi eleggere tribuno per la terza volta, provocò violenti disordini che portarono alla sua morte. Il tragico fallimento delle riforme graccane oltre a introdurre la violenza politica nella repubblica, divise la classe dirigente in due fazioni: gli ottimati (membri dell’aristocrazia senatoria più conservatori), e i popolari (sostenitori delle istanze del popolo, composta da aristocratici progressisti, cavalieri, ricchi plebei e affaristi italici). Il proletariato invece si divideva fra i due gruppi a seconda dei vantaggi che poteva trarre.
L'ascesa e il declino di Gaio Mario
I problemi iniziali però, non erano affatto risolti e l'occasione per il ritorno al potere dei popolari si presentò quando questi ultimi, riuscirono a far eleggere al consolato un loro esponente, Gaio Mario. Egli si dimostrò un candidato valido quando portò a Roma un Giugurta incatenato, venendo rieletto console assumendo anche il comando dell’esercito per combattere i cimbri e i teutoni, trionfando sulle popolazioni germaniche, rafforzando la fazione dei popolari. Nonostante questo però Mario era in difficoltà: era un punto di riferimento per i popolari, ma in quanto console doveva gestire il potere e mantenere i rapporti con il senato.
La dittatura di Silla e le sue riforme
Quando il tribuno leader dei popolari propose una legge che assegnava ai veterani grandi estensioni di terra, con un clausola che non avrebbe permesso ai senatori di abrogare la legge in futuro, Mario dovette agire contro i propri soldati e alleati politici, fallendo in ogni caso, poiché perse il consenso del senato e il supporto dei popolari. Alla fine non ebbe altra scelta se non ritirarsi dalla vita politica, ma durante il suo consolato, Mario, aveva introdotto una riforma militare che nelle mani di Silla avrebbe segnato la fine della repubblica. La riforma aveva dato origine al primo nucleo di esercito professionale, con soldati regolarmente pagati e meglio addestrati, fedeli al comandante. Infatti l’ottimate ricorse a questo, quando i popolari si opposero all’idea di affidargli il comando dell’esercito per combattere le ribellioni contro Roma, preferendo Mario. Silla convinse i suoi soldati, garantendo loro gloria e bottino, a marciare contro Roma, costringendo Mario alla fuga. Confermato nuovamente il potere al senato, Silla partì per gestire i disordini in Oriente, lasciando senza protezioni Roma, dove Mario si rese responsabile di persecuzioni ai sillani. Una volta tornato Silla replicò con una sanguinosa guerra civile, dalla quale uscì vincente. In seguito alla dittatura a tempo indeterminato, conferitagli dallo senato, Silla pubblicò le liste di proscrizione per eliminare fisicamente tutti gli avversari mariani, elenchi pubblici di cittadini condannati a morte, che chiunque era autorizzato a uccidere dietro ricompense, e numerose furono le vendette personali. Malgrado tutto questo Silla attuò anche una vasta opera di riforme nelle istituzioni repubblicane. Restituì forza e autorità al senato, togliendo ai tribuni la possibilità di diventare consoli, in modo da bloccare il principale strumento di azione politica dei popolari. Aumentò il numero dei senatori, creando una base di consenso costituita da nuovi membri del ceto equestre e dalla nobiltà italica, sperando di creare una classe dirigente più compatta. Credendo di aver restaurato e reso più stabile la repubblica, Silla rinunciò alla dittatura e si ritirò, morendo pochi mesi dopo. Possiamo quindi concordare che le riforme sono molto importanti per mantenere un equilibrio stabile tra i cittadini. Si può anche notare la difficoltà di introdurre tali riforme poiché ogni qualvolta che qualcuno cerca di rappresentare l’opinione pubblica, viene sopraffatto da una minoranza benestante preoccupata a salvaguardare i propri privilegi, e che non si rende conto dell’enorme rischio che questa indifferenza verso la miseria della popolazione può comportare.
Domande da interrogazione
- Quali erano le principali cause delle tensioni sociali nell'Impero romano a partire dal II secolo a.C.?
- Chi erano i fratelli Gracco e quale era il loro obiettivo?
- Quali furono le conseguenze delle riforme proposte dai Gracchi?
- Come ha tentato Gaio Mario di sostenere le istanze dei popolari durante il suo consolato?
- Quali furono le riforme attuate da Silla e quali effetti ebbero sulla repubblica romana?
Le principali cause delle tensioni sociali erano l'impoverimento dei piccoli proprietari terrieri, l'esclusione degli italici dalla piena cittadinanza nonostante il loro dovere di combattere per Roma, e l'accumulo delle terre conquistate nelle mani dei ricchi, creando un divario sociale significativo.
I fratelli Tiberio e Gaio Gracco erano figli di un uomo con trascorsi politici importanti, che credevano negli ideali progressisti della nobiltà romana. Il loro obiettivo era introdurre riforme per migliorare le condizioni del popolo, in particolare attraverso la redistribuzione delle terre per ridurre l'impoverimento dei piccoli proprietari terrieri.
Le riforme proposte dai Gracchi portarono a tensioni e violenze politiche, culminando nell'assassinio di entrambi i fratelli. Le loro iniziative divisero ulteriormente la classe dirigente in due fazioni, gli ottimati e i popolari, e introdussero la violenza politica come strumento di lotta nel contesto della repubblica romana.
Gaio Mario, eletto console e sostenitore delle istanze dei popolari, tentò di rafforzare la sua fazione attraverso successi militari e proponendo leggi a favore dei veterani. Tuttavia, si trovò in difficoltà nel gestire il potere e mantenere i rapporti con il senato, perdendo infine il consenso sia del senato che dei popolari.
Silla attuò riforme che rafforzarono il senato, limitarono il potere dei tribuni della plebe e aumentarono il numero dei senatori, cercando di creare una classe dirigente più compatta. Credendo di aver reso la repubblica più stabile, rinunciò alla dittatura e si ritirò. Tuttavia, le sue azioni, inclusa l'introduzione di liste di proscrizione, contribuirono a un clima di vendette personali e violenza politica, segnando un passo verso la fine della repubblica.