Concetti Chiave
- I numeri arabi sono stati introdotti in Europa tramite un trattato di astronomia indiano tradotto in arabo, portando alla diffusione dei numeri da 0 a 9.
- I numeri arabi si scrivono da sinistra a destra, e si sono sviluppati in due varianti: orientali (hindi) e occidentali (ghobar), con possibili origini diverse.
- Il sistema dei numeri romani, derivato dalle lettere latine, non include lo zero e si basa su un metodo additivo-sottrattivo, complesso per operazioni aritmetiche.
- I numeri greci si dividono in due sistemi storici: l'attico, con simboli costanti, e lo ionico, che utilizza lettere dell'alfabeto greco e simboli arcaici.
- I sistemi numerici greci e romani derivano dalle lettere dei rispettivi alfabeti, mentre il sistema arabo introduce lo zero, assente nei sistemi greci e romani.
I numeri arabi
Nei prossimi paragrafi vengono analizzati i numeri greci. Ora si dà attenzione ai numeri arabi.I numeri arabi: nel 773 una carovana proveniente dalle Indie arrivo a Baghdad carica di merci I doni per il califfo al-Mansur. Tra questi vi era un trattato di astronomia composto da tavole, il Siddhanta, che successivamente venne tradotto in arabo.
In questo trattato erano presenti delle cifre, precisamente dieci piccole iscrizioni dallo zero al nove: per la prima volta gli arabi conobbero i numeri e, grazie a loro, vennero portati e conosciuti in tutta Europa.
La scrittura dei numeri in arabo, a differenza di quella delle parole, avviene da sinistra verso destra, esattamente come quella occidentale attuale, e non da destra verso sinistra, come si usa nei paesi arabi.
Dai numeri indiani gli arabi svilupparono due tipi di numerazione diversa, le cui differenze inizialmente erano minimali, ma successivamente diventarono più evidenti.
I numeri arabi orientali venivano definiti “hindi”, quelli occidentali vennero chiamati “ghobar”, parola che in arabo significa “polvere”, probabilmente denominati così per la tecnica di scrittura su tavoletta impolverate per fare dei calcoli, abitudine appresa dagli indiani.
Si ipotizzano, in realtà, due diverse origini della numerazione araba occidentale e orientale date le evidenti varianti.

Particolarità sui numeri arabi
Ma quali erano precisamente le dieci iscrizioni rinvenute e tradotte nel trattato Siddhanta?I numeri andavano da uno a nove ma comprendevano anche lo “sifr”, ovvero la traduzione in arabo dal sanscrito “snunya”, lo zero.
Tale numero indicava il vuoto e successivamente fu adottato anche nel sistema di numerazione latino con il nome di “zephirum”, per poi trasformarsi in italiano “zefiro” e successivamente in “zero”.
Nonostante il nostro sistema di numerazione moderno sia definito “arabo” presenta scarsa somiglianza con quello utilizzato attualmente in Egitto, Siria, Arabia e molti altri paesi islamici. Dunque quello nostro attuale viene propriamente definito Indo-arabo.
I numeri romani
Ecco altre tipologie di numeri, prima di vedere i numeri greci.I numeri romani, invece, sono un sistema adottato dai latini e utilizzato durante l’epoca dell’impero Romano, si leggono da sinistra verso destra e hanno diverse regole. Nel caso dei numeri romani, a differenza di quelli indiani ed arabi, non compare lo zero, e per le rappresentazioni al di sopra del 3999 si ricorreva a linee verticali ed orizzontali, poste ai lati o sopra ai simboli. Inoltre i numeri romani non prevedono le operazioni fondamentali dell’addizione, sottrazione, divisione e moltiplicazione; difatti per eseguirle i romani si servivano di uno strumento preciso: l’abaco.
La complessità del sistema numerico romano ha reso quello arabo il più diffuso, nonostante ancora oggi si usi per i numeri ordinali (primo, secondo, terzo…), per indicare la data approssimativa di un secolo, i capitoli di un libro per indicare un papa o un sovrano ( papa Pio XII, Federico II ).
I numeri romani sono composti da una sequenza di simboli che derivano dalle lettere alfabetiche utilizzate al tempo, precisamente da 7 di queste: I,V,X,L,C,D,M. queste lettere cambiano ordine e compaiono in base al numero che si vuole creare. (Es IX nove, XI undici).
Mentre però i simboli M,C,X,I si possono susseguire per un massimo di 3 volte, quelli V,L e D, solamente una volta consecutiva e possono essere sottratti, purché avvenga una volta sola.
Il numero che viene sottratto, però, non può essere inferiore di un decimo del numero a cui è sottratto.
Nel caso dei numeri romani si può definire il loro sistema additivo-sottrattivo e non posizionale.
Additivo-sottrattivo perché ogni numero rappresenta la differenza o la somma dei numeri che lo compongono; non posizionale perché i simboli assumono sempre il medesimo valore, a differenza di quello decimale.
I numeri greci
Nella storia della Grecia si susseguirono due diversi tipi di sistemi numerici: quello attico più antico e in uso fino al V secolo a.C., quello ionico, adoperato in epoca alessandrina.Quello attico consisteva in un numero limitato di simboli che aveva un valore costante e i numeri erano indicati con trattini verticali ripetuti; quello ionico si serviva delle lettere dell’alfabeto greco con l’aggiunta di tre lettere arcaiche: il digamma, il qoppa ed il sampi.
Quali sono le differenze tra il sistema di numerazione greco, romano e arabo?
Una differenza fondamentale tra il sistema di numerazione romano e quello greco attico, è che quest’ultimo era additivo.
Un’ analogia, invece, è sicuramente l’origine dei simboli: sia quelli romani che quelli greci, sia ionici che attici, hanno origine dalle lettere del loro alfabeto antico.
Per quanto riguarda invece le divergenze tra il sistema numerico Indo-arabico e il sistema dei numeri greci, nel primo ritroviamo il numero “ghobar”, zero, mentre nel secondo no.
A differenza del sistema numerico romano, il sistema dei numeri greci prevedeva anche i numeri frazionari con numeratore unitario e denominatore seguito da un accento per distinguerlo dal suo intero.
Analizzando i diversi sistemi di numerazione si evince che gli scambi culturali avvenuti in un lasso di tempo molto prolungato, hanno portato al condizionamento ed all’apprendimento dei diversi simboli e numeri adottati da arabi, greci e romani, favorendo così la diffusione delle conoscenze.
Progetto Alternanza Scuola Lavoro.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine dei numeri arabi e come si sono diffusi in Europa?
- Quali sono le particolarità del sistema numerico arabo rispetto a quello attuale?
- In che modo i numeri romani differiscono dai numeri arabi e greci?
- Quali sono le caratteristiche dei sistemi numerici greci?
- Quali sono le analogie e differenze tra i sistemi numerici greci, romani e arabi?
I numeri arabi hanno origine da un trattato di astronomia indiano, il Siddhanta, che fu tradotto in arabo e portato a Baghdad nel 773. Da lì, grazie agli arabi, si diffusero in tutta Europa.
Il sistema numerico arabo originale includeva dieci iscrizioni, dallo zero al nove, e si sviluppò in due varianti: orientale e occidentale. Il nostro sistema moderno, definito Indo-arabo, differisce da quello usato attualmente nei paesi arabi.
I numeri romani non includono lo zero e non prevedono operazioni matematiche fondamentali. Sono un sistema additivo-sottrattivo e non posizionale, a differenza dei numeri arabi e greci.
I numeri greci si dividono in due sistemi: attico e ionico. Il sistema attico era additivo, mentre quello ionico utilizzava lettere dell'alfabeto greco. A differenza dei numeri romani, includevano numeri frazionari.
Un'analogia è l'origine alfabetica dei simboli nei sistemi greci e romani. Una differenza è l'assenza dello zero nei sistemi greci e romani, presente invece nel sistema arabo. I numeri greci includevano frazioni, a differenza dei romani.