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Concetti Chiave

  • Hypatia of Alexandria was a pioneering mathematician, astronomer, and philosopher of the 4th and 5th centuries, renowned for challenging the cultural norms of her time.
  • She authored significant commentaries on mathematical and astronomical works, contributing notably to the "Arithmetica" by Diophantus and revising Euclid's "Elements".
  • Her brutal murder by a Christian mob, allegedly incited by Bishop Cyril, symbolizes the conflict between scientific inquiry and religious zealotry.
  • Hypatia's death marked the decline of Alexandrian culture and science, as the city became increasingly dominated by Christian orthodoxy.
  • Her legacy endures as a symbol of intellectual freedom, inspiring literature, feminist movements, and scientific recognition through celestial namesakes.

Indice

  1. Ipazia di Alessandria: una vita
  2. Fonti storiche e testimonianze
  3. Contributi matematici e scientifici
  4. Influenza filosofica e politica
  5. Morte tragica e conseguenze
  6. Eredità e riconoscimenti postumi

Ipazia di Alessandria: una vita

Ipazia di Alessandria fu una matematica, astronoma e filosofa greca, vissuta tra la metà del IV e l’inizio del V secolo d.C. ad Alessandria d’Egitto.

Le informazioni che possediamo sulla sua vita sono piuttosto scarse, ma sufficienti per delinearne un quadro storico attendibile e per renderla tuttora un simbolo della libertà di pensiero; è considerata una martire del pensiero scientifico.

Fonti storiche e testimonianze

Le fonti che ce ne parlano sono sia pagane che cristiane e quasi tutte contemporanee: la “Storia Ecclesiastica” di Socrate Scolastico, gli scritti del filosofo neoplatonico Damascio, di Filostorgio, del suo allievo cristiano Sinesio di Cirene e le lettere dell’amico Sinesio.

Esiste anche un’altra fonte, successiva di circa tre secoli alla morte della più importante matematica del mondo antico, si tratta della cronaca di Giovanni, vescovo di Nikiu, che la descrive come “la donna pagana che aveva ingannato le persone della città e il prefetto con i suoi incantesimi”.

Quest’ultimo è il testo più dettagliato in merito alla sua morte, e rivela una estrema avversione nei confronti della studiosa, le cui presunte stregonerie avrebbero giustificato la sua atroce fine, che peraltro non trova reali motivazioni religiose, giuridiche e nemmeno politiche.

Le fonti collocano la sua nascita intorno al 350/360 d.C.

(l’anno ritenuto più attendibile è il 355 d.C.), mentre si è certi sulla collocazione cronologica della sua morte avvenuta nel marzo del 415 d.C. in piena quaresima, uccisa da una folla di cristiani esaltati fomentati da Cirillo, patriarca della città.

Fin da piccola fu avviata agli studi di molte discipline scientifiche tra cui la matematica, la geometria e l’astronomia, in cui sviluppò conoscenze approfondite per le quali le fu riconosciuto di essere la prima donna storicamente nota a occuparsene.

Diventando la prima matematica nella storia, sfidò le norme e gli stereotipi culturali della sua epoca.

Approfondì i suoi studi in diverse scuole tra cui la Scuola neoplatonica, oltre che viaggiando sia in Grecia ad Atene che in Italia.

Il padre Teone, fu uno studioso di matematica e astronomia, oltre che rettore della biblioteca di Alessandria, considerato uno degli uomini più colti della città, contribuì notevolmente all’educazione della figlia.

Contributi matematici e scientifici

Purtroppo tutte le opere di Ipazia sono state incorporate in pubblicazioni di altri autori oppure andate perdute nel corso dei secoli soprattutto a causa dei frequenti incendi della biblioteca di Alessandria, tuttavia abbiamo numerose testimonianze di ciò che scrisse.

Come matematica Ipazia è ricordata principalmente per la scrittura di un commentario in tredici volumi ad un'opera di Diofanto, identificata con buona probabilità con l'"Arithmetica", in cui sviluppò soluzioni alternative ai problemi proposti e ne formulò altri inglobati successivamente nell’opera originale.

Lavorò insieme al padre per la produzione di una versione de "Gli elementi di Euclide", che divenne la base per tutte le edizioni successive, oltre a un commento dell'Almagesto di Tolomeo, un’opera di tredici libri in cui erano contenute tutte le conoscenze astronomiche e matematiche dell'epoca.

Un altro commentario che scrisse fu quello a “Le coniche” di Apollonio di Pergamo, che in otto volumi comprendeva un'analisi matematica delle sezioni coniche, quasi dimenticate fino a quando vennero usate per illustrare i cicli secondari e le orbite ellittiche dei pianeti nel sedicesimo secolo.

In quest'opera fu inserito anche il Corpus di tavole astronomiche da lei redatto, che si occupava di descrivere i moti dei corpi celesti.

Influenza filosofica e politica

Fu una rappresentante della filosofia neo-platonica, maestra di pensiero, consigliera dei potenti, ebbe una grande influenza politica nella sua città, amava il dubbio e fuggiva dalla manipolazione per coltivare la verità.

Ad Alessandria insegnò filosofia trattando Platone, Aristotele e gli altri filosofi maggiori, sui quali teneva lezioni pubbliche.

Socrate Scolastico infatti scrive sul suo conto che «Ottenne tali successi nella letteratura e nella scienza da superare di gran lunga tutti i filosofi del suo tempo».

Anche se i maggiori meriti le sono stati attribuiti soprattutto per l’insegnamento dell’algebra, della geometria e dell’astronomia, che la portarono a guadagnarsi nel 393 il diritto di succedere al padre per gestire la scuola neoplatonica alessandrina.

Filostorgio scrive «Imparò da suo padre le scienze matematiche, ma divenne di gran lunga migliore del maestro, soprattutto nel campo dell’osservazione degli astri».

Tuttavia era tenuta in grande considerazione anche fuori dall'ambito scolastico.

Damascio descrive le sue abilità dicendo che «Ipazia così essendo, abile e dialettica nei discorsi, assennata e civile nelle opere, era amata e rispettata dalla città, e i capi ricorrevano a lei quando c’era da discutere per la città, come accadeva ad Atene. Se infatti le cose sono cambiate, allora il nome della filosofia era magnificato e ammirato da coloro che amministravano i principali affari pubblici».

Ella era dunque una figura straordinaria: donna, pagana e saggia, influente e seguita da numerosi discepoli, molto ammirata nella sua città.

Tutti questi aspetti fecero sì che la sua uccisione da parte dei cristiani fanatici assumesse un carattere esemplare.

Morte tragica e conseguenze

Ipazia è nota soprattutto per la sua tragica morte, avvenuta in seguito a contrasti politici tra Cirillo, che era stato eletto patriarca di Alessandria, e il prefetto della città Oreste.

Alessandria d’Egitto in quanto città dell’Impero romano d’Oriente, era governata da un prefetto incaricato dall’imperatore di Costantinopoli; anche se in modo non ufficiale, gran parte della sua popolazione obbediva agli ordini del suo vescovo e patriarca, che era il custode della fede e dell’ortodossia della comunità cristiana.

A seguito dell’editto di Milano del 313 d.C. che garantiva a tutti la libertà di culto all’interno dell’impero romano, avevano iniziato a coesistere nelle città istituzioni e individui appartenenti a diverse realtà culturali e religiose.

Da quando l’imperatore Teodosio I aveva proclamato l'editto di Tessalonica del 380 d.C., il cristianesimo era divenuto l’unica religione dell’impero e quindi il potere ecclesiastico si era radicato nelle città e stava soffocando ciò che restava del paganesimo.

In questa città, sia il clero, sia i monaci, sia i parabolani – servitori della Chiesa che agivano come sue guardie – eseguivano gli ordini del vescovo, e nei momenti di conflitto non esitavano reprimere i disordini con la violenza per dimostrare la loro forza, distruggere i templi, uccidere gli infedeli e mettendoli a tacere.

Questi fanatici causarono gravi danni a diversi santuari pagani, nell’anno 391 saccheggiarono e incendiarono il Serapeo (e probabilmente anche la biblioteca), che fu trasformato in una chiesa cristiana.

Il vescovo Cirillo fu accusato dal prefetto di aver istigato la comunità cristiana e espellere gli ebrei dalla città, e non potendo colpire direttamente il prefetto, decise di scagliarsi contro un personaggio molto in vista della sua cerchia.

Pur non avendo nulla contro i cristiani e non avendo preso posizioni a proposito degli scontri tra cristiani ed ebrei, nel 415, Cirillo vide una grande folla sotto casa sua, a cui Ipazia insegnava e trasmetteva i suoi ideali.

Vista la sua grande influenza sociale e politica il vescovo, successivamente proclamato santo e dottore della Chiesa, ordinò la sua uccisione; un giorno di marzo Ipazia fu assalita per la strada da una folla di fanatici capeggiati da un uomo di nome Pietro che si pensa possa essere stato un lettore o un magistrato.

In particolare una folla di cristiani in tumulto, secondo alcuni composta da monaci parabolani, la trascinò a forza di percosse all’interno di una chiesa, chiamata Caesareum, lì la spogliarono e la squartarono, strappandole la carne con cocci e tegole, dopodiché portarono i suoi resti in un luogo chiamato Cinaron e li bruciarono per cancellarne il ricordo.

Una fonte attendibile riporta infatti queste parole: «Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Caesareum; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l’ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brani del suo corpo nel cosiddetto Cinaron, cancellarono ogni traccia bruciandoli».

È Damascio ad offrire un’accusa chiara contro il patriarca e a spiegare le cause della sua ostilità nei confronti della donna, che si pensa potesse avere circa cinquant’anni: «Era poi accaduto che Cirillo, il vescovo della fazione opposta, passando presso la casa di Ipazia, vide presso le porte molta confusione di uomini e cavalli, alcuni arrivavano, altri partivano, altri sostavano. Avendo chiesto poi cosa fosse quella folla e quella turba presso la casa, sentì dal seguito che Ipazia, la donna filosofo, stava spiegando, e quella era la sua casa. Avendo appreso questo, fu amareggiata la sua anima così da predisporre il suo omicidio, il più efferato di tutti gli omicidi», «(Cirillo) si rose a tal punto nell’anima che tramò la sua uccisione, in modo che avvenisse il più presto possibile, un’uccisione che fu tra tutte la più empia».

Secondo il teosofo Augusto Agabiti si tratta di una «martire della libertà di pensiero», infatti l'omicidio di Ipazia sarebbe servito ad ammonire i pagani che ancora occupavano alcuni posti chiave nell'amministrazione della città e che tentavano di mantenere in vita la cultura ellenica, (paideia) che anche Ipazia stessa diffondeva ai suoi numerosi allievi, questo tragico fatto segnò il tramonto della cultura pagana nel mondo antico.

Ipazia non fu perseguitata per le sue opere, come si potrebbe pensare e nemmeno a causa della sua religione pagana e filosofica basata sulle costellazioni, infatti tollerava il cristianesimo. Fu uccisa per il potere, l’influenza politica e culturale di cui disponeva e che la portò ad attirare l’ invidia del vescovo cristiano Cirillo di Alessandria, che rivendicava l’accesso della Chiesa al primato politico sulla città.

La sua morte fu un evidente segno del tramonto di Alessandria, l’antico centro della scienza, della cultura e dell’arte ellenica, che fu quasi completamente annientata dal violento insediamento del cristianesimo.

Nelle posizioni ufficiali la morte di Ipazia fu definita casuale, infatti la Chiesa non si assunse mai la responsabilità dell’accaduto, che fece molto scalpore.

Eredità e riconoscimenti postumi

La sua fama si diffuse in tutto il mondo allora conosciuto e durò per molte centinaia di anni, infatti a più di un millennio dalla sua morte Ipazia compare nel teatro e nel romanzo dell’Otto e del Novecento, con i tratti della martire eroica, Marcel Proust (All’ombra delle fanciulle in fiore) e Umberto Eco (Baudolino) le rendono omaggio, mentre prendono il suo nome associazioni di femministe, filosofe e scienziate, le furono dedicati un asteroide (238 Hypatia) e un cratere lunare di 38,82 km nella parte sud-orientale della faccia visibile della Luna, non lontano dal punto di allunaggio dell'Apollo 11.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Ipazia di Alessandria e quale fu il suo contributo principale?
  2. Ipazia di Alessandria era una matematica, astronoma e filosofa greca vissuta tra il IV e V secolo d.C. È ricordata per i suoi contributi alla matematica e all'astronomia, tra cui un commentario all'"Arithmetica" di Diofanto e una versione de "Gli elementi di Euclide".

  3. Quali furono le circostanze della morte di Ipazia?
  4. Ipazia fu uccisa nel marzo del 415 d.C. da una folla di cristiani esaltati, fomentati da Cirillo, patriarca di Alessandria. La sua morte è vista come un simbolo della lotta tra il potere ecclesiastico e la cultura pagana.

  5. Quali fonti storiche parlano di Ipazia?
  6. Le fonti che parlano di Ipazia includono la "Storia Ecclesiastica" di Socrate Scolastico, gli scritti di Damascio, Filostorgio, e le lettere di Sinesio di Cirene. Una fonte successiva è la cronaca di Giovanni, vescovo di Nikiu.

  7. Qual era l'influenza di Ipazia nella sua città?
  8. Ipazia aveva una grande influenza politica e sociale ad Alessandria. Era una maestra di pensiero e consigliera dei potenti, rispettata e amata per la sua saggezza e abilità dialettica.

  9. Come è stata ricordata Ipazia nei secoli successivi?
  10. Ipazia è stata ricordata come una martire della libertà di pensiero. La sua figura è stata celebrata nel teatro e nella letteratura, e le sono stati dedicati un asteroide e un cratere lunare.

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