Concetti Chiave
- Ipazia, filosofa, matematica e astronoma di Alessandria, fu brutalmente uccisa nel 415 d.C. da fanatici cristiani, ma il suo ricordo è sopravvissuto come simbolo di resistenza all'oscurantismo.
- La sua figura è stata variamente interpretata nel corso dei secoli, rappresentando il conflitto tra scienza e teologia e incarnando la saggezza femminile e l'emancipazione intellettuale.
- Ipazia, figlia dell'astronomo Teone, si distinse per la sua eloquenza e conoscenza in matematica e astronomia, insegnando secondo i principi del quadrivio e influenzando molti contemporanei.
- Il contesto storico di Alessandria era caratterizzato da tensioni religiose e culturali, con la città che era un centro di sapere minacciato dal fanatismo e dai conflitti tra autorità religiose e civili.
- Socrate di Costantinopoli documenta la morte di Ipazia, evidenziando l'ingiustizia e la brutalità dell'atto, e il suo impatto negativo sulla reputazione della Chiesa di Alessandria.
Indice
L'aggressione e l'eredità di Ipazia
Ad Alessandria, nel marzo del 415 d.C., una donna che insegnava filosofia, matematica e astronomia fu aggredita per strada da un gruppo di monaci fanatici che sostenevano di essere cristiani, poi trascinata in una pubblica piazza e massacrata in una chiesa.
Secondo alcune fonti, i suoi occhi furono cavati; il suo corpo venne tagliato a pezzi e bruciato; Le ceneri furono sparse in tutta la città.
Il suo nome era Ipazia e i suoi assassini volevano così cancellare ogni ricordo di questa donna i cui contemporanei lodavano la vastità della conoscenza e la qualità dell'insegnamento. Ma Ipazia è sfuggita alla damnatio memoriae, che condanna all'oblio. Infatti, oggi rimane uno dei simboli dello spirito illuminista di fronte all'oscurantismo, uno dei "testimoni" della forza emancipatrice del pensiero contro l'oppressione del fanatismo.
Il simbolismo di Ipazia nella storia
Nella lunga storia della ricezione della conoscenza, riconoscere il contributo delle donne nella scienza è sempre stato difficile, sebbene la filosofa di Alessandria fosse già nella sua vita un soggetto di letteratura e in particolare di letteratura impegnata. A seconda dei casi, è stato strumentalizzato dagli storiografi, dagli storici della filosofia o dagli studiosi di letteratura. Così Ipazia divenne simbolo dell'annientamento della donna saggia, pura e immacolata o, al contrario, della seduttrice demoniaca. A Bisanzio, rappresentava la donna istruita; nell'Età dei Lumi, incarnava la lotta della Scienza liberata dalla teologia. Per i teologi, era una figura senza tempo del demoniaco e della magia. Oggi rappresenta la simbiosi riuscita di scienza, saggezza e femminilità.
Più che mai, Ipazia è, per noi moderni, la figura dell'insegnante appassionata del desiderio di trasmettere, ma anche consapevole che l'interrogativo e il dubbio sono essenziali per il progresso della conoscenza e dell'umanità, nel senso più forte del termine.
La lettura di alcuni brani di autori antichi permette di comprendere il modo in cui questa figura è stata costruita, da una certa realtà storica all'idealizzazione del mito.
La vita e l'insegnamento di Ipazia
Ipazia "visse in un tempo di sconvolgimenti culturali. La sua data esatta di nascita [forse tra il 350 e il 370] non è nota. Insegnò ed esercitò influenza dal 380/385 circa fino alla sua morte nel 415. Nativa di Alessandria, era figlia dell'astronomo Teone di Alessandria. Non si sa come sia arrivata alla filosofia, né chi siano i suoi insegnanti, tranne suo padre. Le informazioni su di lei sono per lo più frammentarie. Redattrice e commentatrice di testi matematici e astronomici (Euclide, Tolomeo), Ipazia fu formata nelle discipline del quadrivio (aritmetica, geometria, musica, astronomia), secondo i precetti della scuola pitagorica, fonte principale della scienza e della filosofia antica. Essa è stata raffigurata da Raffaello nell’affresco La scuola di Atene, in piedi, dietro Pitagora, avvolta in un abito bianco.
Ipazia è famosa per la sua scienza ed eloquenza tanto quanto per la sua bellezza; è riconosciuta dai suoi contemporanei, ammiratori o detrattori, come una grande "filosofa neoplatonica", che amava spiegare e commentare i grandi maestri, Platone e Aristotele. Secondo gli autori, l'accento è posto su questo o quell'aspetto della sua conoscenza (matematica, astronomia) e sul suo notevole lavoro. Il poeta Pallada, in uno dei suoi epigrammi, lo onora come se fosse una divinità.
L'insegnamento di Ipazia è essenzialmente orale, come per tutti i grandi filosofi dell'antichità, ma sappiamo anche che Ipazia dovette comporre vari scritti teorici, di cui oggi non rimane traccia. Va notato, tuttavia, che suo padre Teone le rende omaggio come "collaboratore" nella prefazione a una delle sue opere. Non si sa nulla della vita privata di Ipazia, tranne che non si sposò.
La Biblioteca di Alessandria e il suo declino
Ricordiamo che nel V secolo, Alessandria era il centro artistico, intellettuale e commerciale del mondo mediterraneo: una città multiculturale dove molte popolazioni vivevano pacificamente.
Fondata nel 288 a.C. da Tolomeo, generale di Alessandro Magno, la famosa Grande Biblioteca di Alessandria, conservava i tesori (archivi, manoscritti) di tutte le culture antiche. Questo vasto edificio pubblico era organizzato come una piccola città dove studiosi e filosofi di tutte le discipline possono vivere in comunità: oltre alle sale di conservazione dei documenti e alle sale di lettura, c'era il Mouséion vero e proprio (il "Museo", cioè il "santuario delle Muse"), alla fine di un grande cortile con peristilio, refettori (con cucine), alloggio e un'esedra (= un cortile con posti a sedere per la conversazione).
Il padre di Ipazia fu l'ultimo direttore del Museo della Biblioteca di Alessandria, prima che fosse chiuso nel 391 dal vescovo cristiano Teofilo, che fece rispettare un decreto dell'imperatore Teodosio I che autorizzava la chiusura e la demolizione dei cosiddetti templi "pagani".
Il contesto politico e religioso
Nel 412, Cirillo, nipote di Teofilo, gli succedette come patriarca di Alessandria (fu riconosciuto come santo dalle chiese cattolica e ortodossa): si adoperò per reprimere le "eresie". Vari sanguinosi conflitti scoppiarono poi in città, contrapposti alle autorità religiose e civili, rappresentate dall'intransigente patriarca, Kirill, e dal prefetto (=governatore) della provincia romana d'Egitto, Oreste, anch'egli da poco convertito al cristianesimo, moderato e tollerante vi perse la vita. Si dice che fosse un discepolo di Ipazia.
È in questo periodo molto travagliato, con sanguinose sommosse, che avviene la morte di Ipazia, di cui alcuni attribuiscono la responsabilità a Cirillo. Avrebbe inviato le sue guardie del corpo per eliminare la donna, amica di Oreste, cosa che nessuna fonte, però, prova chiaramente.
Probabilmente, Ipazia rappresentava un pericolo per l'espansione del cristianesimo perché era troppo libera e troppo emancipata.
La morte di Ipazia secondo Socrate
Socrate di Costantinopoli, noto anche come Socrate lo Scolastico (c. 380-450), è stato uno storiografo cristiano di lingua greca. La sua Storia ecclesiastica fu pubblicata probabilmente intorno al 440.
Contemporaneo degli eventi, Socrate è la fonte principale su Ipazia, che sarà ripresa da tutti gli autori successivi. Racconta dettagliatamente la morte crudele del filosofo che colloca durante la Quaresima (periodo importante di devozione nel calendario cristiano) dell'anno 415: fa così un'accusa indiretta al mandante dell'omicidio, il patriarca Kirill.
La reputazione e l'assassinio di Ipazia
C'era ad Alessandria una donna di nome Ipazia, figlia del filosofo Teone, che aveva fatto un così grande progresso nelle scienze da superare tutti i filosofi del suo tempo, e insegnava alla scuola di Platone e Plotino, un numero quasi infinito di persone, che accorrevano in massa per ascoltarla. La reputazione che le sue capacità le avevano permesso di acquisire le dette la libertà di comparire spesso davanti ai giudici, cosa che fece sempre, senza perdere il riserbo o la modestia che le valsero il rispetto di tutti. La sua virtù, per quanto elevata, non era al di sopra della gelosia. Ma poiché aveva un'amicizia speciale con Oreste, fu accusata diffamatoriamente di impedirgli di riconciliarsi con Cirillo. Alcuni uomini cospirarono, eccitati da un'ardente passione: avevano come capo un lettore di nome Pietro, e aspettarono un giorno Ipazia per le strade, e dopo averla tirata giù dalla sua portantina, la condussero alla chiesa chiamata Cesarione, la derubarono e la uccisero con vasi rotti. Dopo di ciò, hanno fatto a pezzi il suo corpo e li hanno bruciati in un luogo chiamato Cinaron. Un'esecuzione così disumana coprì di infamia non solo Cirillo, ma tutta la Chiesa di Alessandria, certa che non c'è nulla di così lontano dallo spirito del cristianesimo come l'omicidio e la lotta.
Domande da interrogazione
- Chi era Ipazia e quale fu il suo contributo alla scienza e alla filosofia?
- Quali furono le circostanze della morte di Ipazia?
- Come è stata percepita Ipazia nel corso della storia?
- Qual era il contesto storico e culturale di Alessandria durante la vita di Ipazia?
- Qual è la testimonianza di Socrate di Costantinopoli riguardo a Ipazia?
Ipazia era una filosofa, matematica e astronoma di Alessandria, nota per la sua vasta conoscenza e qualità dell'insegnamento. Fu una figura di spicco nel neoplatonismo e contribuì alla scienza e alla filosofia antica, nonostante le informazioni su di lei siano frammentarie.
Ipazia fu brutalmente uccisa nel marzo del 415 d.C. da un gruppo di monaci fanatici cristiani ad Alessandria. Fu aggredita per strada, trascinata in una piazza pubblica e massacrata in una chiesa, un atto che coprì di infamia la Chiesa di Alessandria.
Ipazia è stata vista come un simbolo dell'annientamento della donna saggia e della lotta della scienza contro l'oscurantismo. È stata idealizzata come figura di scienza, saggezza e femminilità, e rappresenta la simbiosi tra questi elementi.
Alessandria era un centro artistico, intellettuale e commerciale del mondo mediterraneo, con una Grande Biblioteca che conservava tesori di tutte le culture antiche. Tuttavia, era anche un periodo di conflitti religiosi e fanatismo, che portarono alla chiusura della biblioteca e alla morte di Ipazia.
Socrate di Costantinopoli, uno storiografo cristiano, è una delle principali fonti sulla vita e morte di Ipazia. Descrive dettagliatamente la sua uccisione e accusa indirettamente il patriarca Cirillo di essere il mandante dell'omicidio, sottolineando l'infamia che l'atto portò alla Chiesa di Alessandria.