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Concetti Chiave

  • Settimio Severo salì al potere nel 193 d.C. con il supporto dell'esercito, concentrando le sue attenzioni su di esso e modificando il sistema legale per favorire i ceti meno abbienti.
  • La politica economica di Settimio Severo e Caracalla, basata sulla riduzione del contenuto di metallo prezioso nelle monete, causò inflazione e un generale impoverimento dell'economia.
  • Caracalla emanò la Costituzione Antoniniana per estendere la cittadinanza romana e aumentare le entrate fiscali, ma il suo regno fu caratterizzato da un dominio assoluto e politiche oppressive.
  • La fine della dinastia dei Severi portò a un periodo di anarchia militare, con numerosi imperatori succedutisi rapidamente e il potere concentrato nelle mani dell'esercito.
  • Durante il III secolo, l'impero affrontò crisi politiche, economiche e sociali, con un aumento delle incursioni barbariche e la perdita di autorità del Senato a favore del potere militare.

Indice

  1. Ascesa di Settimio Severo
  2. Politica economica di Settimio Severo
  3. Successi militari di Settimio Severo
  4. Caracalla e la Costituzione Antoniniana
  5. Regno di Elagabalo e Alessandro Severo
  6. Anarchia militare e crisi economica
  7. Crisi del III secolo
  8. Declino del Senato e migrazioni
  9. Crisi economica e sociale
  10. Religione e persecuzioni cristiane
  11. Persecuzioni cristiane e cristianesimo

Ascesa di Settimio Severo

Alla morte dell’imperatore Comodo si aprì un periodo di anarchia che si concluse nel 193 d.C. con l’ascesa al potere di Settimio Severo.

Settimio Severo venne appoggiato dall’esercito e quindi durante il suo regno fu proprio all’esercitò che dedicò le maggiori attenzioni.

Appena insediatosi, si sbarazzò dei pretoriani, sostituendoli con elementi fidati dell’esercito. Con Settimio Severo anche il diritto romano attenuò le sue rigidità nei confronti dei ceti meno abbienti.

Politica economica di Settimio Severo

L’attenzione all’esercito pesava notevolmente sulle finanze dello Stato, già in grave crisi. Settimio Severo ricorse all’espediente di dimezzare al percentuale d’argento nelle monete e di coniarne in maggiore quantità. In questo modo, ogni moneta conservava il vecchio valore, ma effettivamente valeva la metà.

Questo provvedimento migliorò le disponibilità finanziarie statali, ma provocò una serie di risultati negativi a catena.

Si alimentò così un processo di inflazione che portò ad un impoverimento generale e alla stagnazione dell’economia.

Successi militari di Settimio Severo

In politica estera, Settimio Severo ottenne successi militari significativi.

Riuscì a sconfiggere i Parti ed entrò trionfalmente a Babilonia, riannettendo la Mesopotamia all’impero.

Successivamente, in Britannia, fece aggiungere nuove fortificazioni al Vallo di Adriano per bloccare la pressione dei Calcedoni, una tribù del nord dell’isola.

Caracalla e la Costituzione Antoniniana

Successori di Settimio Severo erano stati disegnati i suoi due figli, ma uno venne ucciso dall’altro, il quale prese il potere e divenne il nuovo imperatore che passò alla storia con il nome di Caracalla. Egli instaurò subito un dominio assoluto e feroce ed una politica fiscale ai limiti della rapina. Aumentò le donazioni all’esercito e continuò la politica di deprezzamento della moneta d’argento, abbassando ulteriormente la percentuale di metallo prezioso.

Caracalla emanò la Costituzione Antoniniana, con cui venne concessa la cittadinanza romana a tutto l’impero. Lo scopo di questo editto era quello di costringere tutti a pagare le tasse, con grandi benefici per le casse dello Stato.

Con l’editto di Caracalla, l’Italia perdeva ogni privilegio rispetto alle province e il diritto romano attribuiva una nuova unità morale e civile all’impero.

A Roma Caracalla fece costruire importanti monumenti e opere pubbliche.

Nel 214 d.C. mosse contro i Parti, ma la spedizione non ebbe buon esito e l’esercito dovette ritirarsi.

Sulla via del ritorno, venne ucciso da Macrino, il prefetto del pretorio.

Regno di Elagabalo e Alessandro Severo

Macrino si proclamò imperatore, ma dopo venne ucciso dall’esercito su ordine di Giulia Mesa (cognata di Caracalla).

Giulia Mesa fa proclamare allora imperatore il nipote quattordicenne di nome Elagabalo. Elagabalo fu una figura priva di qualsiasi spessore politico. Introdusse a Roma culti orientali e portò al massimo grado la divinizzazione dell’imperatore.

Dopo quattro anni di regno, Elagabalo venne assassinato dai pretoriani con la complicità di Giulia Mesa stessa.

Salì quindi al trono un altro nipote di Giulia Mesa, Alessandro Severo.

Egli dimostrò imparzialità verso ogni religione. Durante il suo regno, vi fu la presa del potere nel regno dei Parti della dinastia dei Sassanidi che intrapresero una politica fortemente aggressiva nei confronti dei popoli confinanti e dell’impero Romano.

Gli eserciti di Alessandro Severo riuscirono a bloccare i Parti sui confini orientali.

Anarchia militare e crisi economica

Dopo Alessandro Severo, l’impero visse un cinquantennio di grande confusione: tra il 235 e il 284 d.C. vi fu il periodo chiamato anarchia militare durante il quale si susseguirono ventuno imperatori.

L’esercito – o meglio, gli eserciti – diventò l’assoluto padrone della situazione, detenendo il potere di designare l’imperatore.

Questi anni determinarono una crescente crisi economica dell’impero e un peggioramento della situazione ai confini, con incursioni sempre più frequenti da parte di tribù germaniche.

Con Alessandro Severo ha fine la dinastia dei Severi. Il primo imperatore imposto dell’esercito fu Massimino il Trace, primo principe di origine barbarica che disdegna il Senato e impone pesanti tasse per mantenere gli eserciti, che guida personalmente vivendo presso i confini.

L’impero recupera una relativa solidità sotto gli imperatori il lirici, in particolare durante il regno di Aureliano che riesce ad arrestare la penetrazione dei barbari, fortifica le città e riconquista i regni ribelli.

Crisi del III secolo

Nel III secolo si manifestarono elementi di crisi sul piano politico, economico, sociale e religioso. Nel corso del III secolo il Senato perse definitivamente ogni ruolo. Questo processo non dipese tanto dall’espressa volontà degli imperatori, quanto dalla situazione che si era creata: l’imperatore era nominato dall’esercito e si conservava soltanto finché questo lo voleva.

Declino del Senato e migrazioni

Potere politico e potere militare non si distinsero quasi più, e gli imperatori del III secolo furono nelle mani dell’esercito.

Lungo la linea del Reno e del Danubio, cominciarono a verificarsi enormi migrazioni di tribù nomadi, che dall’Europa del nord e dalle steppe asiatiche calavano verso l’impero.

I Germani, i Burgundi, i Vandali, i Visigoti, i Longobardi sempre più spesso penetrarono nei territori romani, costringendo gli imperatori ad aumentare le spese militari e a spossanti campagne di guerra.

Crisi economica e sociale

Le continue devastazioni, i saccheggi, le carestie e anche diverse pestilenze determinarono nel III secolo una profonda crisi economica. Alcune regioni di confine vissero in uno stato di guerra ininterrotto.

Durante questa crisi si verificò un/a:

• Generale diminuzione della produzione agricola;

• Calo demografico;

• Impoverimento di larghi strati di popolazione;

• Pressione fiscale (coniare un maggior numero di monete diminuendo la percentuale di metallo prezioso);

• Inflazione;

• Aumento vertiginoso dei prezzi;

• Sparizione dal mercato dei generi di prima necessità;

• Caduta del potere di acquisto dei ceti meno abbienti.

• Tipo politico: perché gli imperatori tendono a presentarsi come degli dèi.

• Tipo economico: i cristiani affermano che tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio. (i cristiani non accettano che una persona sia schiava di un’altra).

Per più motivi i cristiani vengono perseguitati.

In molte zone la moneta si svalutò a tal punto che vi fu un ritorno al baratto, con effetti negativi sui commerci e su quelle attività che non producevano generi strettamente necessari.

I contadini erano diventati coloni dei latifondisti e, non riuscendo più a sostenere il peso delle tasse, di fronte ai ricchi proprietari si ridussero ad una condizione servile o semi-servile.

Nel II secolo l’impero era diventato un grande mosaico di genti e di culture, che formavano però un mondo unito, tenuto insieme dalla civiltà e dal diritto romani.

Nel III secolo le cose cominciarono a cambiare. Si manifestarono delle spinte secessionistiche (distacchi) guidate dalle aristocrazie locali. Inoltre, l’esercito venne reclutato non solo fra i provinciali, ma sempre più anche fra i barbari.

A partire dal III secolo, la società romana divenne assai più rigida. Alla fine del secolo, una serie di provvedimenti dell’imperatore Diocleziano, legarono definitivamente e indissolubilmente ogni cittadino al suo mestiere e al luogo in cui lo esercitava, e obbligarono i figli a seguire il mestiere del padre.

Religione e persecuzioni cristiane

Nel disordine perde efficacia la religione tradizionale, la quale guardava esclusivamente alla vita terrena e non concepiva con chiarezza forme di sopravvivenza dopo la morte.

A Roma da secoli erano penetrate altre forme di religiosità, per esempio il culto di Dionisio, Apollo o della dea Cibele.

Ma dal II secolo la religione pubblica tradizionale entrò in crisi e divenne sempre più una pura forma. Fecero presa culti orientali di cui molti di questi erano di tipo misterico.

La diffusione dei culti orientali e del cristianesimo rispondeva ad esigenze spirituali trascurate dalla religione tradizionale: un rapporto più intimo e personale con le divinità e la dimensione ultraterrena. Queste esigenze determinarono la nascita e la diffusione del neoplatonismo.

- Neoplatonismo: movimento filosofico che tentò di conciliare la tradizione razionalistica ellenica con le tendenze mistiche orientali. Per i neoplatonici tutte le cose esistenti sono emanazione di Dio e loro scopo è quello di liberarsi dalla materia per ricongiungersi a Dio.

L’atteggiamento di Roma nei confronti delle molte religioni dell’impero era stato in genere tollerante: bastava che non interferissero con l’amministrazione e la sicurezza dell’impero. Non fu così con i cristiani.

1) Nel 64 d.C. Nerone accusò i cristiani di aver dato fuoco alla città. Nerone fu il primo imperatore che perseguitò i cristiani.

2) Inizia una vera e propria persecuzione dei cristiani stabilita per legge e organizzata sistematicamente.

3) Alla metà del III secolo, Decio fu il primo imperatore che tentò di sopprimerli.

4) Diocleziano fu l’ultimo imperatore che tentò di sopprimere i cristiani.

5) Nel 380 d.C., con Teodosio, il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’impero.

Persecuzioni cristiane e cristianesimo

Uno dei motivi principali perché i cristiani non vennero tollerati è che questi si organizzarono fin dall’inizio in comunità chiuse, rifiutando i culti ufficiali (orientali, greci, ecc…).

Molti cristiani andavano al martirio volontariamente pur di non venire meno alle proprie convinzioni religiose; altri, invece, rifiutavano il servizio militare.

Le comunità cristiane sparse per l’impero si diedero una struttura gerarchica che andava dai semplici fedeli ai presbiteri (cioè gli anziani) ai vescovi. I cristiani apparvero a lungo sospetti. Non ci fu mai, però, una ribellione alle autorità costituite condotta in nome del cristianesimo.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le principali azioni di Settimio Severo durante il suo regno?
  2. Settimio Severo si concentrò sull'esercito, sostituendo i pretoriani con elementi fidati e attenuando le rigidità del diritto romano verso i ceti meno abbienti. In politica estera, ottenne successi contro i Parti e fortificò il Vallo di Adriano in Britannia.

  3. Come influenzò Caracalla l'economia dell'impero romano?
  4. Caracalla continuò la politica di deprezzamento della moneta d'argento, abbassando ulteriormente la percentuale di metallo prezioso, e aumentò le donazioni all'esercito, contribuendo all'inflazione e alla crisi economica.

  5. Quali furono le conseguenze della crisi economica del III secolo sull'impero romano?
  6. La crisi economica portò a una diminuzione della produzione agricola, calo demografico, impoverimento della popolazione, inflazione, aumento dei prezzi e ritorno al baratto, peggiorando le condizioni di vita e la stabilità economica.

  7. Perché il cristianesimo non fu accettato dall'impero romano?
  8. Il cristianesimo non fu accettato perché i cristiani rifiutavano i culti ufficiali e si organizzavano in comunità chiuse, sfidando l'autorità imperiale e rifiutando il servizio militare, il che li rese sospetti agli occhi delle autorità.

  9. Quali furono le trasformazioni sociali e religiose nel III secolo?
  10. Nel III secolo, la società romana divenne più rigida, con cittadini legati ai loro mestieri. La religione tradizionale perse efficacia, mentre si diffusero culti orientali e il neoplatonismo, rispondendo a nuove esigenze spirituali.

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