
Undici anni fa si tolse la vita, lasciando sgomenta un'intera comunità. Quella stessa cittadinanza che adesso vuole omaggiarla, per mantenere vivo il suo ricordo. Carolina Picchio era un'alunna di 14 anni con una vita piuttosto normale, spesa tra le uscite con gli amici, e momenti di quotidianità familiare.
Un giorno però qualcosa dentro Carolina si è rotto. La giovane, bersaglio di insulti e prese in giro specie sul web, non ha retto alla pressione e si è tolta la vita gettandosi dalla finestra della sua camera. Per questo, l'istituto comprensivo sito in via Sidoli a Torino verrà intitolato alla giovane studentessa, di fatto la prima vittima di cyberbullismo in Italia.
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Cosa è successo a Carolina Picchio
Come molti suoi coetanei anche lei utilizzava frequentemente Internet e i social media. Purtroppo, però, sono stati proprio questi strumenti a far sì che Carolina scivolasse verso l'abisso. La giovane è infatti stata ripresa durante una festa in evidente stato confusionale, forse dovuto all'alcol: il video fece rapidamente il giro del web, contribuendo ad infangare la reputazione della giovane che è stata inondata di messaggi negativi. Il senso di frustrazione ha raggiunto l'apice quando le sue bacheche sono state bersagliate da insulti e allusioni volgari: così nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 2013, Carolina ha deciso di togliersi la vita, gettandosi dalla finestra della sua camera.
La prima vittima di Cyberbullismo
Prima di compiere il folle gesto, la giovane lasciò un messaggio in cui spiegava che non riusciva a liberarsi del senso di vergogna e che si sentiva impotente di fronte a quella forma di bullismo digitale. La vicenda ha quindi puntato i riflettori proprio sul tema del cyberbullismo. E non è un caso che nel 2017 sia stata approvata la Legge n. 71, nota come "Legge Carolina", che prevede misure per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo. In particolare, la legge obbliga le scuole a creare programmi di prevenzione e sensibilizzazione e consente alle vittime di chiedere la rimozione dei contenuti diffamatori. L'intitolazione della scuola di Torino non renderà giustizia a Carolina, ma servirà per omaggiare una ragazza buona e volenterosa, come la descrive chi la conosceva, l'ennesima vittima di un mondo a tratti troppo crudele.