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tasso studenti contro sanzioni post occupazioneInsufficienze nei voti di condotta e lavori socialmente utili da svolgere nei giorni di sospensione. Monta la polemica al liceo Tasso di Roma, dove gli studenti sono sul piede di guerra per via delle sanzioni adottate dalla dirigenza scolastica in seguito all'occupazione dello scorso dicembre.

fonte foto: via Il Messaggero

Nei guai sono finiti in 170, tra ragazze e ragazzi, a fronte di un corpo studentesco che conta oltre 1.000 iscritti.

E prosegue senza sosta lo scontro con la presidenza e parte del corpo docente, che ormai sembrano intenzionati a tirare dritto: l'aria in uno dei licei più blasonati della Capitale è particolarmente tesa.

Studenti contro Preside e insegnanti: il botta e risposta

La linea dura del preside è stata apprezzata di recente anche dal Ministro del MIM Giuseppe Valditara. E proprio lo scambio ha contribuito ad accendere il dibattito. In una lettera aperta indirizzata al Preside del liceo Tasso, ma anche al Ministro Giuseppe Valditara, gli studenti scrivono: ”Ci aspettavamo le conseguenze e sapevamo che sarebbe successo qualcosa, quando ci siamo autodenunciati. Ma ad attirare l'attenzione non sono state le nostre richieste, le nostre proteste, bensì le sanzioni. Che sono state punitive e non educative”. I 170 studenti responsabili dell'occupazione, infatti, vedranno il loro voto in condotta ridursi a 5, e saranno sospesi per 10 giorni, di cui otto da scontare in lavori socialmente utili.

Ai ragazzi non è andato a genio il fatto che le istituzioni si fossero scambiate parole di approvazione reciproca: ”Questa non è la scuola democratica che tanto viene decantata”. Per questo motivo domani, 19 gennaio, è atteso un sit-in degli studenti in via Sicilia, sotto la sede del liceo ”aperto anche a personale docente, Ata, genitori, compagne e compagni di altre scuole, per riprenderci la libertà di espressione e dissenso" .

I vertici dell'istituto hanno poi prontamente risposto con una nota - che leggiamo su 'Il Corriere della Sera' - che porta la firma del preside e di ben 32 docenti (circa metà del corpo insegnante). Nella missiva si denuncia ”la strumentalizzazione” di un fenomeno (le occupazioni) ”che da anni appare triste, ripetitivo e vuoto a chi lo osservi senza pregiudizi ideologici”. Ma, su tutto, i docenti condannano la decisione ”presa nell’ambito dei collettivi politici da un manipolo di studenti che impone la scelta a tutti gli altri e nottetempo entra a scuola bloccando la didattica curricolare a vantaggio di lezioni tenute da ospiti più o meno famosi e corsi su fumetti, fotografia, burraco tenuti da sedicenti rivoluzionari”. A questo, concludono i prof, si aggiungono i danni e il conseguente spreco di denaro pubblico per ripararli.