
Si chiama Annamaria Borando ed è la dirigente scolastica dell’istituto G. Galilei – R. Luxemburg di Milano. Per far fronte al problema, a un certo punto aveva anche pensato di andare ad attaccare il biglietto “cercasi” nelle residenze universitarie.
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La preside a caccia di professori-ingegneri
Il paradosso è un’ombra che segue tutto ciò che si muove. Per i giovani è sempre più difficile trovare lavoro, eppure ci sono alcune posizioni vacanti che rimangono tali per mancanza di personale. È questo il caso dei professori-ingegneri, che risultano introvabili. Persone in carne e ossa che si trasformano in fantasmi. Questo soprattutto perché decidono di lavorare altrove e vedono la scuola più che altro come un ripiego “poco appetibile”. A raccontarlo è la dirigente scolastica Annamaria Borando, intervistata da Orizzontescuola.“Non so più cosa fare, stavo addirittura pensando di andare nelle residenze universitarie a lasciare il biglietto”, ammette la preside. “Una ricerca porta a porta insomma”.
La dirigente spiega che il suo istituto conta più di 1700 alunni e che Meccanica-Meccatronica è uno dei loro corsi di punta. La difficoltà nel reperire i docenti si sarebbe fatta sentire soprattutto per la classe di concorso A042, quella di Scienze e Tecnologie Meccaniche.
“Durante le vacanze di Natale”, continua la preside, “ho setacciato tutte le MAD che sono arrivate: un docente è stato individuato e ha iniziato a lavorare, ma restano ancora due cattedre scoperte per A042”. La dirigente ha cercato allora strade alternative. Si è rivolte al Politecnico di Milano, con cui spesso collabora per dei progetti scolastici, e poi all’Ordine dei Periti Tecnici, i cui iscritti sono però tutti impegnati nella libera professione. E qui le parole di sconforto: “Essendo tutti impegnati, la scuola non è certamente appetibile. Mi sono rivolta infine all’Ordine degli Ingegneri, ho lanciato un appello, ma non c’è stato riscontro”.
Materie tecnologiche rare: “Spesso i ragazzi hanno il lavoro ancora prima di diplomarsi”
Due anni fa, racconta la preside, aveva avuto un problema simile per quanto riguarda le Scienze Informatiche, che alla fine era riuscita a risolvere grazie all’entrata in scena degli insegnanti di ruolo. Una circostanza che sembra dunque ripetersi per l’insegnamento di quelle discipline scientifiche prese d’assalto dal mondo del lavoro. Questa volta, però, il problema sembra un po’ più complesso: “Sono materie tecnologiche molto rare e non tutti i laureati in ingegneria possono insegnare l’ambito meccanico-meccatronico: soltanto l’ingegneria meccanica e l’ingegneria aerospaziale, parliamo quindi di una nicchia, possono portare all’insegnamento A042. Chi è laureato in questi percorsi di alto profilo immediatamente trova lavoro in un altro contesto. E non è giusto che la scuola sia un ripiego”.L’insegnamento è dunque una professione poco appetibile per gli ingegneri. La preside non ha dubbi in merito: “Chi è laureato in queste materie entra nell’ambito privato, nelle aziende, nelle università, va all’estero. Un laureato in ingegneria molto spesso ritiene di crescere in maniera più corrispondente a quello che ha studiato e ciò sottrae personale qualificato e motivato al mondo della scuola”.
Ma c'è sempre un'altra faccia della medaglia. L’ironia vuole infatti che, per i ragazzi iscritti all’istituto, si tratti al contempo di qualcosa di positivo e di negativo: ci sono meno professori, è vero, ma almeno “molti di loro sanno che il lavoro è assicurato”. In alcuni casi non devono neanche mettersi a cercare: “Ci sono le aziende che ci scrivono e ci chiedono i curricula dei nostri neodiplomati. Spesso i ragazzi hanno il lavoro ancora prima di diplomarsi”.