
Proprio per ascoltare le ragioni dietro le proteste, ‘Fanpage’ ha intervistato due studenti del famoso liceo classico, uno dei più blasonati della Capitale. Ecco quello che è emerso.
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Le ragioni degli studenti: “Vogliamo Una scuola in cui costruire una società più uguale”
Dopo le polemiche che hanno coinvolto il liceo Tasso di Roma, ‘Fanpage’ è andata a parlare direttamente con due studenti coinvolti, facenti parte del Collettivo Politico del Liceo Tasso. Gli studenti hanno quindi parlato del malcontento generalizzato all’interno delle mura scolastiche mettendo in luce ciò che, della scuola, vorrebbero cambiare.“Tutti si sono espressi su quanto accaduto nel nostro liceo, pure il ministro dell'Istruzione e del Merito Valditara, parlando di scuola costituzionale e democratica”, hanno detto gli studenti. “Nessuno invece si è mostrato interessato alle nostre ragioni. I provvedimenti disciplinari sono stati avviati dopo una totale indifferenza delle istituzioni, che hanno dimostrato di non tenere in nessuna considerazione il nostro gesto politico, e confermando ciò che abbiamo sempre denunciato: l’autoritarismo delle istituzioni scolastiche”.
Gli studenti raccontano che hanno manifestato per mesi attraverso assemblee, manifestazioni e lettere al Ministero, che non hanno mai ricevuto risposta. Da qui la decisione di occupare per farsi ascoltare. “Lo abbiamo fatto perché riconosciamo il valore fondamentale che la scuola ha nelle nostre vite. E per questo ci impegniamo tutti i giorni per una scuola inclusiva, democratica, aperta a tutte e tutti e disponibile al dialogo”. Continuano gli studenti: “Vogliamo una scuola transfemminista, quindi antisessista, antirazzista e antifascista. Una scuola che non contribuisca a riprodurre le disuguaglianze di genere, classe, nazionalità ed etnia”. E infine: “Una scuola in cui costruire già oggi una società più uguale”.
I cambiamenti concreti
A livello concreto, tutto questo può avvenire a partire dai programmi di studio, attraverso una didattica che porti a studiare la “voce di figure femminili”, oltre a conoscere il punto di vista del “sud globale” e a rendere centrale il tema della crisi climatica. “Una didattica che permetta, insieme ai docenti, di integrare il programma con un dibattito reale in aula e aumentando l’interdisciplinarietà”. Ma il cambiamento non deve passare solo per la didattica. Fondamentale è anche l’apertura nei confronti delle nuove tematiche e sensibilità: “In un mondo in cui non ci sentiamo tutelate per strada, a casa e in ogni luogo, perlomeno a scuola pretendiamo di essere al sicuro. Per questo vogliamo uno sportello di supporto e prevenzione della violenza di genere. Vogliamo un’educazione alla sessualità e all’affettività e alla cultura del consenso”. E poi: “Vogliamo uno sportello psicologico in tutte le scuole, che garantisca almeno 5 ore all’anno per studentessa e studente. In una società disuguale, la scuola non può lasciare indietro studenti e famiglie: vogliamo fondo per un vero welfare studentesco e un vero accesso per tutti all’istruzione di ogni livello. Questa è la scuola che vogliamo, e continueremo a batterci per vederla realizzata”.