5' di lettura 5' di lettura
A Napoli c’è una scuola che non boccia gli studentiA Napoli, una scuola decide di adottare un metodo ad hoc per la valutazione di fine anno: niente più studenti bocciati, ma ammessi con riserva per evitare la separazione dai compagni di classe e un’inutile mortificazione che spinge all’abbandono scolastico.

Si tratta della scuola Alpi Levi di Scampia, istituto che conta 1.300 studenti divisi tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado.
La preside Rosalba Rotondo, ribattezzata “preside coraggio”, racconta al 'Corriere della Sera' della sua lotta per abbassare la dispersione e dare un’opportunità di riscatto ai ragazzi di un quartiere difficile come quello di Scampia.

La scuola che dice basta alle bocciature

Una scuola in un contesto complesso, dove si portano avanti tanti progetti incentrati sulla didattica e sull’educazione civica, adesso anche in collaborazione con l’Università Federico II. Rosalba Rotondo, chiamata “preside coraggio”, è da 40 anni in prima linea per portare avanti sperimentazioni che valorizzano e tengono uniti i ragazzi, con l’obiettivo di abbassare la dispersione scolastica e dare una speranza tangibile per il futuro.

Tra queste sperimentazioni, c’è anche quella che riguarda gli studenti in difficoltà, non idonei a passare alla classe successiva. Al posto della “bocciatura”, parola che non piace alla preside, si opta per una sanzione meno punitiva: i ragazzi non devono più ripetere l’anno, ma possono essere ammessi con riserva alla classe successiva. Lo scopo? Evitare la separazione traumatica dai compagni e dai professori dando una possibilità in più di recuperare senza dover tornare indietro con il peso dell’umiliazione sulle spalle. Un’umiliazione che spesso spinge all’abbandono e alla dispersione. Specie se riguarda quei ragazzi che provengono da una situazione di disagio, i cosiddetti ‘scamazzati’, “di cui non si conta la percentuale di chi non va a scuola”.

La preside che ha a cuore gli ‘scamazzati’

Già premiata nel 2019 dal capo dello Stato Sergio Mattarella per il suo progetto di recupero dei rom, Rotondo sottolinea l’importanza dell’inclusione e della scelta di non valorizzare soltanto gli studenti più meritevoli, quelli con un talento già sviluppato: “Noi non possiamo pensare solo a quelli che naturalmente andrebbero all’università, anche se la Federico II non avesse installato una sede nel nostro quartiere. Ma agli ‘scamazzati’, quelli che la vita non ha premiato, che hanno condizioni di partenza più difficili, e che possono intravedere attraverso la scuola una strada per poter seguire i propri obiettivi e non lasciarsi andare ad un destino precompilato.

Dare i mezzi e le possibilità per riscrivere il proprio destino, insomma. Rotondo, più che "preside coraggio", ama vedersi e definirsi semplicemente come una preside che ha a cuore il suo istituto e, soprattutto, i suoi studenti. La sua stanza, come racconta il 'Corriere della Sera', è una sala dei trofei, prova dell’impegno speso sul campo: cuori regalati da docenti e ragazzi, ricordi dei suoi studenti detenuti del carcere di Secondigliano in cui ha insegnato e numerose lettere di affetto e di stima. A 61 anni, la preside continua a fare il suo lavoro con un entusiasmo sempre “motivato”, ribadendo che le sue porte sono aperte per accogliere tutti coloro che sono in una situazione di svantaggio. Questo nonostante le difficoltà, dovute anche a chi non apprezza il suo operato. Come quella volta in cui ha rischiato un incidente mortale a causa dei quattro pneumatici forati della macchina.