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Studenti puniti per lo striscione contro Meloni e Valditara. Il collettivo denuncia irregolarità e il preside smentisceLinea dura contro gli studenti che hanno esposto uno striscione accompagnato dalle foto del presidente del Consiglio e del ministro dell’Istruzione e del Merito rappresentati a testa in giù. Il Liceo Classico Carducci di Milano li ha infatti puniti con 10 giorni di sospensione e l’obbligo di frequentare 18 ore di educazione civica e attività socialmente utili.

Fonte: testata Open

Il collettivo Mille Papaveri Rossi, che in principio si era dissociato dal gesto di protesta, ha però denunciato delle presunte irregolarità nell’applicazione della sanzione ai danni degli studenti.

Si è parlato di un clima di umiliazione, facendo eco al discorso di Valditara che non molto tempo fa ha fatto discutere.

Studenti puniti: 10 giorni di sospensione e 18 ore di educazione civica e attività socialmente utili

Gli studenti avevano esposto le foto di Giorgia Meloni (presidente del Consiglio) e di Giuseppe Valditara (ministro dell’Istruzione e del Merito) a testa in giù, per protesta. Lo striscione, accanto, recitava: “Ma quale merito… la vostra è solo violenza”. Un gesto sicuramente molto forte, soprattutto per il linguaggio simbolico delle foto rovesciate. La scuola ha dunque sanzionato i ragazzi che si sono resi protagonisti della vicenda: 10 giorni di sospensione e l’obbligo di frequentare 18 ore di educazione civica e attività socialmente utili. La decisione sarebbe stata presa dopo due settimane di indagini che avrebbero coinvolto anche i genitori degli alunni.

La denuncia del collettivo della scuola: "Un clima di umiliazione"

Il collettivo Mille Papaveri Rossi si era inizialmente dissociato dallo striscione e dalle foto, ma ora è tornato a far sentire la sua voce prendendo posizione contro il trattamento riservato agli studenti durante l’applicazione delle punizioni elargite dalla scuola. “Lo scorso 22 marzo - ha raccontato il collettivo, come riportato da ‘Open’ - una studentessa è stata costretta a trasportare a mano, per due rampe di scale e una discesa, in uno scatolone, più di un centinaio di componenti di vecchi computer, poi vecchie mattonelle dentro i secchi per una discesa non asfaltata, infine alcuni sacchi di spazzatura”. Poi viene menzionato ancora un altro episodio: “Il 24 marzo alcuni studenti dovevano dipingere di bianco i muri paralleli alla sede dell’istituto, coprendo scritte e disegni accumulati negli anni. La vernice, però, non era abbastanza opaca, dunque si è trattato di un lavoro sostanzialmente poco utile”, ha spiegato il collettivo. “Ma, più grave: i docenti di passaggio si sono messi a fare commenti in modo derisorio e hanno assecondato i passanti che, invece, insultavano apertamente i responsabili. Ciò viene definito senza mezzi termini un clima di umiliazione.

La risposta del preside: "Non siamo in una scuola della Corea del Nord"

Il comunicato del collettivo ha accusato quindi il dirigente scolastico di creare divisione all’interno della comunità studentesca. E di nuovo è comparsa quella parola, che torna a smuovere il dibattito sulla scuola, come una cicatrice mai del tutto rimarginata: umiliazione. Immediata la risposta del preside Andrea Di Mario: Smentisco, sono state scritte falsità, l’idea dei ragazzi umiliati pubblicamente non sta né in cielo né in terra. Sono disgustato, non ci sono state umiliazioni, non siamo in una scuola della Corea del Nord. Di fronte a questa montagna di bugie io voglio mantenere il mio stile”, si legge su ‘Ansa’.

L'appoggio di Valditara: "Un preside coraggioso"

“Complimenti ad un preside coraggioso, consapevole del suo alto ruolo istituzionale”: queste erano state le parole con cui il ministro Giuseppe Valditara si era rivolto al dirigente della scuola, il quale aveva diramato una lettera ai genitori, agli studenti e al personale scolastico, il giorno successivo ai fatti. “Siamo tutti dispiaciuti”, aveva scritto il dirigente scolastico, “perché non ci riconosciamo in questo linguaggio, in questi modi che sono per noi completamente inediti e preoccupanti e che rifiutiamo.