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studenti in gonna contro violenza donne
Fonte foto: Instagram @liceo.bottoni

Sono sempre di più i giovani che scelgono di manifestare al fianco delle donne per mettere fine alla violenza di genere. Soprattutto nelle scuole dove da qualche tempo gli studenti hanno deciso di presentarsi in classe vestiti con la gonna.

Dopo quanto accaduto in un liceo di Monza, anche in una scuola di Milano i ragazzi, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, lo scorso giovedì 25 novembre, hanno scelto di indossare vestiti femminili per recarsi in classe. Ma in questa occasione un professore di Filosofia non ha accettato la provocazione dei ragazzi, decidendo di non svolgere la propria lezione.

Studenti in gonna, ma il prof non ci sta a fa saltare la lezione

Presentarsi in gonna, indipendentemente dal sesso, è uno dei modi che i ragazzi hanno messo in atto in queste ultime settimane per dire Stop alla violenza contro le donne. Infatti scegliere di indossare in classe una gonna è ora segno di protesta contro il sessismo e la misoginia che porta, spesso, a vedere la donna solo per l'abito che porta.

Dopo i ragazzi del liceo Zucchi di Monza, anche al liceo scientifico Bottoni di Milano, tre ragazzi hanno deciso di presentarsi a lezioni con la gonna. Il gesto, evidentemente provocatorio, non è stato però per nulla apprezzato da parte di un professore di Storia e Filosofia che, trovandosi di fronte alla scena, ha deciso di non svolgere la propria lezione alla classe.

Atto che ha fatto infervorare ancora di più gli studenti, trovando la solidarietà dei compagni delle altre classi, che hanno scelto per protesta di disertare le altre lezioni del professore.

Le parole del docente contrario alla protesta

Un comportamento, quello del docente di storia e filosofia, che ha inasprito i rapporti con i suoi studenti. A La Repubblica l'insegnante ha fatto notare come, in realtà, sia stato lui stesso "la parte lesa" perché costretto ad allontanarsi dalla scuola.

Alla base del suo rifiuto di fare lezione agli studenti in gonna c'è la volontà di seguire le regole del buon costume. "La scuola, insieme alla Chiesa e alla famiglia, è un’istituzione, è un tempio del sapere e come tale va difeso. Io indosso giacca e cravatta per il rispetto del ruolo che ho, pretendo un abbigliamento consono anche da parte degli studenti - ha sottolineato il docente. Se fossero venuti vestititi da Babbo Natale o da astronauti sarebbe stata la stessa cosa".

Secondo il professore è possibile manifestare a favore delle donne senza il bisogno di vestirsi in maniera "poco consona" al contesto scolastico. "Non c’è bisogno di vestirsi da clown per protestare - ha continuato l'insegnante di Filosofia. Sono contrario a ogni tipo di violenza e non sono contro le donne, ma non tollero che ci si presenti a scuola in quel modo".

Tornato a casa da scuola, il docente si è poi sfogato sul proprio profilo Facebook: "La preside del liceo dove insegno mi ha cacciato da scuola. Stamattina. Mi ha cacciato poiché le avevo detto che non intendevo fare lezione in presenza di un allievo maschio che si è presentato travestito da donna dalla testa ai piedi. In una scuola capovolta, che a parole non vuole “discriminare” nessuno, si discrimina pesantemente solo chi chiede decoro, decenza, rispetto dei limiti. Per giunta si esercita l’arbitrio facendo ricorso dispotico ad un’autorità che a questo punto è solo la grottesca caricatura di se stessa".

La protesta degli studenti continua

Il comportamento del professore del liceo scientifico ha messo in subbuglio l'intero Istituto. Dopo aver mandato via dall'aula gli studenti in gonna, il docente sarebbe andato a lamentarsi dalla dirigente scolastica, Giovanna Mezzatesta, che al Fatto quotidiano ha raccontato come si sono svolte le cose: "Alla prima ora quando ha cacciato fuori dall’aula i ragazzi vestiti da donna la mia collaboratrice l’ha invitato a farli rientrare. Quando sono arrivata a scuola è venuto nel mio ufficio dicendomi che non avrebbe fatto lezione con ‘dei travestiti’. A quel punto l’ho invitato a tornare in classe perché in quel modo avrebbe violato il diritto allo studio degli studenti".

Niente da fare: l'insegnate di storia e filosofia è rimasto sulle proprie posizioni e ha abbandonato il posto di lavoro nel corso della mattinata di giovedì 25 novembre.

Un comportamento "inaccettabile" per la preside del Bottoni che in queste ore ha espresso solidarietà ai suoi studenti della 4°D che sabato mattina, al ritorno in aula del professore, hanno deciso di disertare l'aula e studiare nei corridoi della scuola.

"Il 25 gli allievi hanno fatto una manifestazione concordata con me e spiegata da loro sul sito della scuola - ha chiarito Mezzatesta. Ma se anche fosse che un ragazzo viene a scuola vestito da donna per sue convinzioni personali, il professore deve fare il suo lavoro e rispettarlo".

Maria Zanghì