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esame maturità

Ha preso 61 e ha detto basta. Uno studente dell’istituto Scuole Pie Fiorentine, una scuola paritaria del capoluogo toscano, si è infatti rifiutato di sostenere l’orale della Maturità. È successo il 2 luglio 2025, e si tratta dell'ennesimo caso di maturandi che hanno scelto la linea della protesta "anti-orale".

Con 61 punti già in tasca, tra credito scolastico e prove scritte, ha così deciso di non aprire bocca davanti alla commissione e, come in altri recenti casi analoghi, il comportamento è stato motivato come gesto di protesta “contro il sistema”.

Ma a Firenze, quella protesta, ha ricevuto una risposta tutt’altro che indifferente.

Indice

  1. La lettera della commissione: “Gentile studente…”
  2. La contraddizione secondo i prof
  3. “Non credi nei voti? Allora niente università”
  4. Il presidente dell’ente: “Non riduciamo tutto a una furbata”

La lettera della commissione: “Gentile studente…”

Non si sono limitati a prenderne atto, i professori. Hanno preso carta e penna, metaforicamente, e hanno scritto allo studente una lettera pubblica, firmata dal presidente della commissione. Parole amare che, riportate dal 'Corriere Della Sera', iniziano così:

"Gentile studente che il 2 luglio 2025, dopo esserti seduto dinanzi alla nostra commissione, hai deciso di non sostenere la prova orale dell’esame di maturità, avendo già ottenuto tra credito e prove scritte la quota di 61/100, sentiamo il bisogno di dirti alcune parole". Non un attacco, ma un richiamo.

"Crescere, secondo noi, significa non andare avanti grazie alle ‘furbate’ [...]. Per noi è fondamentale che i nostri studenti e studentesse siano innanzitutto cittadini consapevoli. Il tuo gesto non è il gesto di un giovane adolescente coerente e consapevole. E questo ci dispiace".

La contraddizione secondo i prof

Nel testo, la commissione mette in dubbio la coerenza della protesta dello studente. Soprattutto, ne sottolinea un’apparente contraddizione: quella tra la critica al “sistema” e la scelta, fatta dallo studente, di frequentare istituti privati.

"Il tuo percorso di scuola superiore è stato costituito da una serie di anni in una scuola privata e l’ultimo anno in una scuola privata parificata. Se leggiamo ‘sistema’ da te citato come sistema economico sociale, chiaramente la tua dichiarazione appare assolutamente contraddittoria".

“Non credi nei voti? Allora niente università”

Il tono della lettera resta civile, ma diretto. I docenti vanno al cuore della questione: se il problema è che un voto non ti definisce, allora perché prendere un diploma? E soprattutto: come affrontare il mondo accademico?

"Se invece il problema è che non credi nella possibilità che un voto ti giudichi, non accettare il sistema significa non affrontare un percorso che si conclude con un diploma. Vuoi invece affrontare lo studio universitario e lì ogni esame, quando superato, prevede una valutazione".

Il messaggio è chiaro: non basta dissociarsi dal sistema, se poi si desidera comunque farne parte.

Il presidente dell’ente: “Non riduciamo tutto a una furbata”

Sulla vicenda è intervenuto anche Leonardo Alessi, presidente dell’ente gestore delle Scuole Pie Fiorentine. Il suo sguardo è più ampio e più comprensivo.

"Quello che è successo alle Scuole Pie e in tanti istituti italiani è indice di un disagio profondo che non può essere derubricato a 'furbata' di uno che si è potuto permettere una scuola privata".

E aggiunge, a chi pensa che queste scuole siano frequentate solo da chi può permetterselo: "Le Scuole Pie come tantissime altre scuole paritarie accolgono tantissimi ragazzi che non possono permettersi di pagare la retta dell’istituto".

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