
La notizia arriva dalla testata ‘Leggo’, che ha riportato le parole di una delle madri. La donna si è appellata direttamente alla politica e al Ministero dell’Istruzione affinché una situazione del genere non si ripresenti in futuro.
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La madre: “Costretta a iscrivere mio figlio in una scuola paritaria”
Quattro ragazzi con gravi disabilità cognitive, di fatto, sono stati esclusi dalla scuola pubblica italiana. “Non mi sarei mai aspettata che di vivere una situazione simile. È stata un'odissea. Abbiamo contattato 12/13 licei ma alla fine sono stata costretta a iscrivere mio figlio in una scuola paritaria. Il Ministero faccia qualcosa”, dichiara la madre all’agenzia ‘Ansa’. La donna, assieme ad altre tre madri di altrettanti figli con disabilità cognitive iscritti alla stessa scuola media, si è vista quindi chiudere la porta in faccia da un numero impressionante di istituti non adeguatamente attrezzati per permettere l’iscrizione degli studenti.
Tutto è cominciato con un liceo agrario, che a febbraio ha dato il suo verdetto negativo. Nonostante la legge 104 “che prevede che l'alunno disabile abbia il massimo punteggio nelle graduatorie”, spiega la madre di un altro dei ragazzi coinvolti, “è stata emessa una circolare ministeriale che delega e dà mandato ad ogni singolo Consiglio di istituto di decidere i criteri per avere la precedenza”. da qui la risposta dell’istituto, “che ha rifiutato 3 ragazzi con disabilità perché non appartenenti al ‘bacino di utenza’ della scuola. E la preside è stata sorda a qualunque appello anche da parte dell Usr”.
E così ha avuto inizio l’odissea delle quattro madri, che si sono messe in contatto con altri istituti, ottenendo sempre lo stesso riscontro: un no dopo l’altro.
Tante le scuole contattate. Anzi, troppe. E al numero degli istituti corrisponde lo stesso numero di rifiuti. Alcune risposte, poi, come fa sapere ‘Leggo’, hanno lasciato il segno. Come questa, pronunciata a quanto pare da una docente di sostegno: “Perché li dovete iscrivere in queste scuole... una scuola vale l'altra se non sono in grado di fare grandi cose”.
La madre si rivolge alla politica: “I nostri figli hanno diritto a studiare”
Ecco allora che la madre ha deciso di appellarsi direttamente alla politica, “perché questo non accada più, affinché si applichi la precedenza, in teoria già data dalla legge 104, per le iscrizioni di questi ragazzi. I nostri figli hanno diritto a studiare”, sottolinea la donna. “Per questo, però, servono risorse maggiori per gli insegnanti di sostegno. E dei fondi per far sì che le scuole prevedano laboratori e attività idonee”.