Giulia.Onofri
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Ricorso Tar studente Hikikomori

Uno studente di Brescia, affetto da una patologia psicologica certificata, non ha superato l’esame di terza media e la famiglia si è allora rivolta al Tar per dimostrare l’ingiustizia di tale bocciatura. La sentenza del Tar di Brescia che ha però respinto l’accoglimento della richiesta di rivedere tale decisione, è stata poi soppiantata da quella del Consiglio di Stato che ha invece ritenuto legittimo il ricorso.
Come riporta anche Ilgiorno.it, la sentenza definitiva ha sottolineato la mancanza di conformità tra le modalità di svolgimento dell’esame e gli elementi costitutivi del PDP dello studente: “Non risulta che l’esame orale, in coerenza con quanto prescritto dal piano didattico personalizzato, si sia svolto con modalità tali da tenere nella debita considerazione la situazione particolare di bisogno dell’alunno, che attiene proprio al confronto diretto nello svolgimento dell’esame orale”.
Per questo motivo, alla scuola è stato imposto di concordare una nuova data per consentire al tredicenne di sottoporsi nuovamente all’esame di terza media.

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I motivi che hanno portato all’accoglimento del ricorso da parte del Consiglio di Stato

La famiglia dello studente “Hikikomori in realtà già prima della bocciatura aveva avviato un precedente ricorso a luglio poiché il tredicenne inizialmente non era stato ammesso agli esami di terza media, non solo per il rendimento scolastico insufficiente ma anche per le numerose assenze. Dopo l’ammissione succeduta all’accoglimento del ricorso, lo studente ha sostenuto l’esame il 25 agosto, concludendolo con esito negativo.
La famiglia ha ribadito come la situazione sia stata sottovalutata, in quanto i docenti hanno considerato il figlio come semplicemente svogliato e non come affetto da una malattia psichica che ha invece determinato serie ripercussioni anche sull’andamento scolastico: la scuola infatti è stata vissuta dallo studente come un luogo di giudizio da parte dei docenti e non come un luogo di apprendimento didattico e di condivisione sociale. Secondo quanto riporta Ilgiorno.it, la scuola avrebbe dovuto tenere in considerazione anche la relazione inviata a maggio scorso dalla psicologa e psicoterapeuta che seguiva il ragazzo, in cui chiariva alcuni elementi della diagnosi contestualizzandoli anche nella situazione scolastica: “La realtà di D. è la malattia del ritiro sociale, che dovrà avere come punto di arrivo la scolarizzazione e come punto di partenza la consapevolezza di una malattia grave che ha preso piede nella sua vita”.
A sostegno della posizione della famiglia del tredicenne, Giovanni Rao, il legale dello studente, tra i vari fattori di ingiustizia ha individuato la durata anomala dell’esame di terza media che ha riguardato il suo assistito: mentre la durata media degli esami dei compagni è stata nettamente inferiore, lo studente Hikikomori è stato tenuto dalla commissione ben 56 minuti, senza tenere conto di alcuna misura specifica stabilita nel PDP.

Chi sono gli Hikikomori? Ecco il disturbo da cui sono affetti molti giovani

La condizione di questo studente in realtà non rappresenta un caso isolato dato che invece è indice di una malattia psicologica sempre più diffusa tra i giovani. Attualmente in Italia si stima infatti che ci siano ben 100mila giovani “Hikikomori”, di cui il 15% nella sola Lombardia.
Il termine di origine giapponese deriva infatti dai termini “Hiku” (spingere) e “Komoru” (fuggire), per questo viene utilizzato per indicare coloro che tendono a rimanere in disparte a causa di diversi fattori sociali e personali.
Questa patologia sviluppa infatti una forma di fobia sociale che spinge verso l’isolamento volontario e impedisce l’instaurarsi di relazioni sociali. Si tratta di uno stato psichico che spesso insorge sin dall’adolescenza e che necessita di una seria terapia protratta nel tempo per poterlo affrontare e superare. Questo disturbo mentale attestato in Giappone sin dalla seconda metà degli anni Ottanta dagli anni Duemila si è poi diffuso anche negli Stati Uniti e in Europa. Gli esperti hanno rintracciato una delle possibili cause della sua prima manifestazione nella forte pressione della società giapponese verso i giovani nel sollecitare ossessivamente la loro autorealizzazione, determinando dinamiche competitive e frustranti.
Data pubblicazione 4 Novembre 2021, Ore 14:59
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