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Il La decisione sarebbe arrivata a favore del benessere psicologico degli studenti. Al liceo Giordano Bruno di Venezia, dopo una riflessione tra insegnanti e genitori, parte la sperimentazione del “Quadrimestre senza voti”.

A riportare la notizia il ‘Corriere del Veneto’.
Gli studenti dovranno comunque affrontare interrogazioni e compiti in classe, ma senza la paura del voto.

L’ansia ingestibile degli studenti

Stando a quanto riportato dal ‘Corriere del Veneto’ la situazione era critica. Bastava un brutto voto o un’interrogazione andata male per assistere a delle vere e proprie crisi di pianto tra gli studenti. Anche una chiamata alla lavagna portava sistematicamente alle palpitazioni e a un’ansia che appariva semplicemente ingestibile. Ecco perché al liceo scientifico Giordano Bruno di Venezia ha deciso di dare il via al “Quadrimestre senza voti”. Vediamo di cosa si tratta.

Come funziona il “Quadrimestre senza voti”

Come funziona il cosiddetto “Quadrimestre senza voti”? Gli studenti di quelle classi che stanno sperimentando il nuovo sistema, che per il momento sono tre, continueranno a essere sottoposti alle interrogazioni e alle verifiche, ma queste non prevedono più un voto. La valutazione passerà dunque per altre strade: si parlerà di risultati raggiunti, tracciati a penna verde, e di preparazione per migliorare, a penna rossa, con tanto di specificazione dei punti dolenti su cui dover lavorare.

La sperimentazione, prima discussa con i genitori in sede di consiglio di classe, andrà avanti fino alla fine del quadrimestre, che alla chiusura prevede comunque un voto per gli studenti. Diciamo quindi che si tratta di un modo per ammorbidire la valutazione e, di conseguenza, alleggerire l’impatto dell’ansia sugli studenti.

“Ci pensavo da un po’ ad attivare una sperimentazione di questo tipo”, ha spiegato la dirigente Michela Michieletto, come riportato dal ‘Corriere del Veneto’. “Ora abbiamo trovato l’occasione. Abbiamo scelto alcuni contesti particolari, alcune classi. Una al Bruno, allo scientifico è già partita, un’altra partirà sempre allo scientifico e forse ne partirà una al classico. Di base va chiarita una cosa, tra i ragazzi c’è un problema d’ansia importante che è sempre più evidente. Noi ci stiamo lavorando. Stiamo cercando di trovare soluzioni. Non possiamo rimanere sordi al loro disagio.

L’angoscia, il primo sentimento degli studenti nei confronti della scuola

L’ansia dovuta alla prestazione scolastica sembra dunque sensibilmente in crescita. A risentirne anche le iscrizioni: “Quest’anno non abbiamo ricevuto neanche una telefonata da parte dei genitori per insufficienza di posti ai licei”, ha affermato Roberto Natale, direttore dell’ufficio scolastico territoriale di Padova, “a differenza dei precedenti due anni in cui le iscrizioni superavano di gran lunga la capacità di accoglimento delle domande”.

Vero anche che in Veneto, a giudicare dai dati, la nuova fragilità dei ragazzi non è stata motivo di un grosso aumento dell’abbandono scolastico. I dati di Veneto Lavoro, come riporta il ‘Corriere del Veneto’, parlano dell’8,4% nel 2019, salito al 10,5% in epoca Covid e cioè nel 2020, e nuovamente al 9,3% nel 2021. Il campanello di allarme però rimane: “In uno studio commissionato su un campione significativo di scuole del Vicentino si chiarisce come i ragazzi elenchino come primo sentimento per la scuola l’angoscia, ha detto Elena Donazzan, assessore regionale all’istruzione. “Se è vero che il dato della dispersione in Veneto è minore è anche vero che non può essere sottovalutato, parliamo comunque di 9 ragazzi su 100”.

La preside: “Il voto come feticcio da rincorrere”

La sperimentazione ha un obiettivo ben preciso: Non demonizzare l’errore o la sconfitta aiutando i ragazzi a capire come migliorare, ha spiegato Alfonso D’Ambrosio, preside dell’istituto comprensivo di Lozzo Atestino e Vo’ nel Padovano. “Il voto in sé non è formativo. Il giudizio ad personam, spiegato e chiarito sì”.

Così conclude invece Maria Rosaria Cesari, preside del Liceo classico Marco Polo di Venezia: “Noi non lo abbiamo mai fatto, è indubbio però che sia un problema reale. Spesso il voto diventa il feticcio
da rincorrere, con la relativa frustrazione quando questo non risponde alle aspettative di studenti e famiglie
. Oggi rileviamo la presenza di diffuse fragilità tra gli studenti, per i quali le verifiche e il voto conseguente si trasformano in ulteriori occasioni di ansia difficile da gestire”
.