
Durante il suo discorso, Alessandra De Fazio ha inanelato duri attacchi al sistema universitario e accademico italiano accusandolo di guardare soltanto ai successi, facendo altresì crescere tossica concorrenza tra gli studenti e tenendo ben nascosti e marginalizzati i ragazzi che non riescono a sopportare la pressione.
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Studentessa contro il “mito della performatività” che permea l’ambiente accademico
“Sono un fallimento, non merito di vivere” queste le parole con le quali Alessandra De Fazio ha aperto il suo intervento: quella frase la ripeteva a sé stessa quando, prima di iniziare la sua carriera universitaria, aveva scoperto di non aver superato il test ben due volte per entrare nella facoltà di Medicina.“Che esagerazione per un test che si può riprovare l’anno successivo”, ha continuato la studentessa accusando il “mito della performatività” ormai onnipresente, ma che spesso si manifesta ai ragazzi per la prima volta proprio durante gli anni dell’università. La presidentessa degli studenti si sofferma poi sull’inutilità di questa pratica, che sfocia in “una competizione illogica che ci sbatte in faccia i successi degli altri e ci fa tirare un sospiro di sollievo quando qualcuno fallisce al posto nostro”.
Durante il suo discorso la ragazza ha chiesto a tutti, compresa sé stessa: “Come possiamo pensare che un percorso universitario debba essere dettato dai nostri tempi, sia di nostra proprietà”? Continuando, in cerca di una risposta, Alessandra non ha risparmiato le critiche al nuovo governo, nello specifico parlando della scelta dell’esecutivo di inserire la parola “merito” nella dicitura ufficiale del Ministero dell’Istruzione: “Si pensa banalmente che il merito possa essere un criterio equo, sostituto del vecchio “privilegio” dal quale, invece, ha ereditato tutto il divario e la disparità, ma con una mutazione acquisita: l’ipocrisia”. E continua spiegando: “Le borse di studio sono un ricatto: se tutti abbiamo lo stesso diritto, perché qualcuna dovrebbe essere costretta a tenere tempi più serrati solo perché più povera?”.
Ha poi illustrato perché, secondo lei, attualmente gli atenei sono ipocriti e il perché all’interno della nostra società il ‘merito’ non può essere il contrario del ‘privilegio’: “Nel sistema attuale le università promuovono l’illusione di garantirci pari strumenti attraverso borse di studio e studentati. Nella realtà accedere a questi servizi diventa molto complesso, a causa di sbarramenti: burocratici, socioeconomici e meritocratici, ma ci viene data la possibilità di redimerci dalla nostra condizione di povertà, come se fosse una colpa, a patto di dimostrare di esserne meritevoli, conseguendo risultati eccellenti, entro periodi di tempo cadenzati e ristretti”.
Per questo e per la pressione che questo sistema comporta, Alessandra ha concluso affermando: “Non siamo più disposti ad accettare senso di inadeguatezza, depressione o perfino suicidi a causa delle condizioni imposte da un sistema malato che baratta la persona per la performance”.