
Un'avversione che non sembrava più risolvibile con una guerra frontale, visti anche i pericoli per la sopravvivenza dell'umanità derivanti da un eventuale uso delle armi nucleari. I libri di storia scolastici sono soliti raccontare la Guerra Fredda tra USA e URSS come un 'non accadimento'. Infatti, più o meno ovunque viene riportata la stessa dicitura al riguardo: “La Guerra Fredda fu un conflitto che venne combattutto con armi 'non tradizionali', come l'economia e la geopolitica”.
Tutto vero, nel dopoguerra le due super-potenze si fronteggiarono su diversi piani: dall'economia alla politica, passando anche per la corsa alle armi. Ma non è tutto, anzi, si tratta solo della punta dell'iceberg. E proprio perché si parla di un tema decisamente vasto, spesso i programmi scolastici - per mancanza di tempo materiale - riducono all'osso l'argomento che, invece, sarebbe di vitale importanza per comprendere alcune delle dinamiche del mondo di oggi. Perché durante la Guerra Fredda, America e Unione Sovietica si misurarono più volte, e in diverse occasioni. Magari non faccia a faccia, ma supportando i vari conflitti regionali che imperversarono nel mondo durante tutta la seconda metà del '900.
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L'origine delle ostilità: la cortina di ferro, il blocco e il Muro di Berlino
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, USA e URSS - che avevano combattuto fianco a fianco come alleati - emersero come i due Paesi più potenti: gli altri vincitori, Regno Unito e Francia, per varie ragioni – tra cui anche il costo in termini sociali ed economici della guerra - persero la centralità nelle dinamiche geopolitiche che avevano avuto fino ad allora. America e Unione Sovietica, invece, l'indomani la fine delle ostilità desideravano affermare il proprio potere nelle dinamiche mondiali. Si trattava di due sistemi agli antipodi tra loro, in tutto e per tutto: negli Stati Uniti vigevano il liberismo economico e la democrazia politica; in Unione Sovietica il comunismo reale e lo statalismo sovietico. Ciascuna delle due potenze mirava ad esportare il proprio modello nel mondo e, allo stesso tempo, a ridurre la sfera d'influenza dell'altra.
Lo scontro idelogico, politico ed economico, poggia le sue radici nel dopoguerra. L'europa era divisa in due blocchi: la parte occidentale, che era stata occupata dagli eserciti alleati, entrò nell’orbita degli Stati Uniti, formando il cosiddetto blocco atlantico, dal quale, nel 1949, nacque un’alleanza militare che esiste tutt'oggi, la NATO. Nella parte orientale, invece, occupata dall’Armata rossa durante la guerra, furono fondate delle repubbliche socialiste che si avvicinarono a Mosca, costituendo il blocco sovietico e, nel 1955, dando vita all'alleanza nota come Patto di Varsavia. Alla linea di confine che separava i due blocchi venne dato il nome di Cortina di ferro. All'interno dei singoli Paesi, sia da una parte che dall'altra della cortina, vi erano partiti politici che sostenevano un blocco e partiti che ne sostenevano un altro (come avvenne anche in Italia). Il confronto, però, non si limitò alla sola Europa.
Storicamente, uno dei primi momenti di tensione tra le due super-potenze consiste nel blocco di Berlino da parte dell’Unione Sovietica nel 1948. Dopo la capitolazione del Terzo Reich, la Germania era stata infatti divisa in quattro zone d'influenza: USA, Francia, Regno Unito e URSS (anche se poi le prime tre furono in seguito unificate). La spartizione diede vita a due veri e propri stati sullo stesso terreno: la Repubblica Federale di Germania (controllata dagli USA e alleati) e la Repubblica Democratica Tedesca (sotto il controllo dell'URSS). A sua volta, anche la città di Berlino venne divisa in due: Berlino Ovest, che era sotto l'influenza dell'occidente e Berlino Est, in mano ai sovietici. Nel 1948 l’URSS decise di chiudere tutte le strade di accesso a Berlino Ovest e gli Usa reagirono rifornendo la città per via aerea, fino a quando, nel 1949, Stalin accettò di rimuovere il blocco. La tensione tornò poi al suo apice nel biennio 1961-1962, quando migliaia di cittadini emigrarono da Berlino Est a Berlino Ovest, spingendo le autorità russe ad erigere quello che sarebbe stato uno dei simboli della Guerra Fredda, il Muro di Berlino.
La corsa al riarmo: la crisi dei missili a Cuba
Sempre nel 1962, l'installazione di missili russi nella 'Baia dei Porci' di Cuba rischiò di far scoppiare una guerra nucleare. Il governo di Fidel Castro si era pericolosamente avvicinato a Mosca, costringendo gli USA a schierare i propri missili in Italia e Turchia. Da lì partì – o meglio proseguì – la corsa agli armamenti. La bomba atomica, ideata da Oppenheimer durante la Seconda Guerra Mondiale, era (ed è) l'arma più potente mai concepita dall'auomo. Nel 1949 anche l'URSS entrò in possesso dell'ordigno e ciò contribuì ad alimentare la tensione. Dagli anni ’50, pertanto, la guerra nucleare entrò nell’immaginario collettivo, diventando una preoccupazione diffusa in tutto il mondo. La sua sola esistenza ha alimentato quell'equilibrio di terrore che si instaurò nei rapporti tra i due sistemi.
Le guerre per procura
Arriviamo adesso al punto. Usa e URSS non mancarono di intervenire militarmente laddove ritenevano potesse esserci terreno fertile per piantare le 'radici' del proprio sistema politico-economico. Altre volte – ma questo vale soprattutto per l'URSS - agirono in forma repressiva: come quando i carrarmati sovietici sfilarono per le strade di Praga nel 1968, mettendo fine alla stagione di liberalizzazioni volute dal governo (mai sentito parlare della 'Primavera di Praga'?). Ed è vero, proprio per via della minaccia nucleare, Usa e URSS non si confrontarono mai in maniera diretta. Per tutta la durata della Guerra Fredda, però, nel mondo ebbero luogo conflitti nei quali le due superpotenze erano coinvolte in maniera massiccia.
In molti casi ebbero luogo le cosiddette 'guerre per procura': le due super-potenze non combattevano direttamente, ma sostenevano i nemici dei loro avversari, rifornendoli di armi, scorte alimentari e uomini. Lo fecero, per esempio, i russi in Vietnam e gli americani in Afghanistan, dopo che questo fu invaso dall’URSS nel 1979. Solo la guerra del Vietnam durò ben 20 anni, dal 1955 al 1975, e costò la vita a circa 4 milioni di persone: tra questi, 150mila erano soldati statunitensi. Lì le ostilità nacquero dal tentativo, da parte della guerriglia comunista (appoggiata dall'URSS), di rovesciare il governo del Vietnam del Sud, supportata dagli Usa.
Viceversa, gli americani intervennero in Afghanistan, dopo che questo nel 1979 venne invaso dall'Unione Sovietica. Quindi, possiamo anche dire che America e URSS non si siano dichiarate guerra apertamente, ma il loro intervento è stato decisivo nella maggioranza dei conflitti regionali andati in scena in quegli anni. Gli storici oggi non hanno dubbi nell'affermare che, senza l'apporto delle due superpotenze, la portata dei due conflitti in Vietnam e Afghanistan sarebbe stata notevolmente più ridotta.
