Paolo.Ferrara
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A scuola anche in zona rossa, ma in alcuni casi si può chiudere: ecco quali

La pausa didattica per le vacanze pasquali sta per terminare e molte scuole italiane, dal 7 aprile, inizieranno a riaprire i battenti, per consentire il ritorno in presenza agli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado, e in alcuni casi anche agli studenti delle scuole superiori. Con l’ultimo decreto emanato dal Governo, infatti, si è disciplinato il rientro in presenza con differenti modalità a seconda della regione di appartenenza e con la precisazione che tale disposizione "non può essere derogata da provvedimenti dei Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano e dei sindaci". O perlomeno se non si verificano determinati casi. Ecco quali.

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Ritorno in presenza: l'eccezione prevista dal Governo

Mancano pochi mesi alla fine dell’anno scolastico e il Governo ha deciso, dopo lunghe pressioni, di concedere il ritorno in presenza della maggior parte degli alunni, con alcune differenze a seconda del colore della regione di appartenenza e nel rispetto delle misure anti-Covid. Nello specifico, nelle zone arancioni faranno ritorno in classe gli alunni della scuola dell'infanzia, della scuola primaria (elementari) e della secondaria di primo grado (medie); per quanto riguarda gli studenti della scuola secondaria di secondo grado, torneranno in aula almeno al 50% e fino ad un massimo del 75%. Nelle zone rosse, invece, tornano in presenza gli alunni della scuola dell'infanzia, della primaria e chi frequenta il primo anno della scuola secondaria di primo grado. Tutti gli altri restano in Dad.

Come anticipato, dopo i confusi scenari vissuti durante gli scorsi mesi, il Governo ha anche voluto chiarire che la decisione presa “non può essere derogata da provvedimenti dei Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano e dei sindaci”. Quindi basta ordinanze regionali che cambiano all'improvviso le regole. Il testo, tuttavia, contiene una deroga, che consente di imporre delle strette maggiori. Una norma, consigliata dagli esperti, ammessa però “solo in casi di eccezionale e straordinaria necessità dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica”. Le richieste di ritorno alla didattica a distanza, dunque, dove non espressamente previsto d'ora in poi dovranno essere corredate da un rapporto delle competenti autorità sanitarie. Il Governo ha inoltre precisato che si dovrebbero anche rispettare i “principi di adeguatezza e proporzionalità”, invitando così le Regioni a non escludere la possibilità di limitare l’applicazione della deroga a specifiche aree del territorio e solo a quelle.

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Ritorno in presenza: in alcune regioni si prosegue con le chiusure

Nel frattempo, alcune regioni hanno già colto la palla al balzo e deciso di usare la deroga concessa dal Governo con l’ultimo decreto, rimodulando il ritorno in presenza e concedendo la didattica a distanza integrata anche a chi non dovrebbe farla. È il caso della Puglia che ha emanato un’ordinanza regionale - in vigore fino al 30 aprile - in base alla quale le scuole elementari, medie e secondarie devono garantire la didattica online alle famiglie che ne fanno espressa e motivata richiesta. Come segnala ilSole24Ore, inoltre, il decreto consente ai presidenti delle regioni arancioni di “disporre l’applicazione delle misure stabilite per la zona rossa”. Tra le prime ad adeguarsi è stata l’Umbria che, nonostante sia in zona arancione, ha già limitato il ritorno in presenza alle scuole dell’infanzia, alle primarie e al primo anno delle scuole secondarie di primo grado su tutto il territorio regionale. Quanto alla Campania, infine, non si esclude che vengano adottate presto nuove modalità simili: alcuni dirigenti amministrativi hanno infatti dichiarato: “Le incertezze non sono finite perché il decreto che sembrava aver blindato la riapertura delle scuole nella versione definitiva ha in realtà aperto spiragli a decisioni opposte dei governatori offrendo loro la possibilità di deroghe. In casi straordinari, certo, ma non è escluso che i nostri amministratori se ne servano per chiudere di nuovo”.
Data pubblicazione 6 Aprile 2021, Ore 12:03
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