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Kledian è non vedente e si laurea in informatica con 110 e lode: è il primo della facoltà articolo
Fonte foto: La Repubblica

Ha perso la vista a 11 anni in seguito a uno sfortunato incidente. Dodici anni più tardi Kledian Leka – studente di origini albanesi e residente in provincia di Cremona – è riuscito a conseguire un traguardo che va ben oltre il voto.


 

Il giovane studente, infatti, è stato il primo non vedente della facoltà dell'Università di Parma a laurearsi in Informatica: la sua tesi intitolata “Didattica dell’informatica.

Strategie e strumenti per l’accessibilità inclusiva agli studenti con disabilità visiva” gli ha fruttato il massimo dei voti, 110 con tanto di lode. Raggiunto dall'edizione milanese de 'Il Corriere della Sera', Kledian ha raccontato tutto il suo percorso che da adesso farà anche da vademecum per gli altri suoi colleghi.

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Il prezioso contributo di Kledian Leka

Un tragico incidente ha privato Kledian della vista a soli 11 anni. Da allora non si è mai pianto addosso e, anzi, ha cercato di trasformare il suo disagio in spinta per andare avanti. Nel 2020 il giovane riesce a diplomarsi come perito informatico – anche qui col massimo dei voti. Poco dopo comincia a lavorare per una grande multinazionale come programmatore, alternando lavoro e studio: “Ho continuato a lavorare, dalle 8.00 alle 13.00. Poi, dalle 14.00 fino alle due di notte, mi sono impegnato a studiare. Non ho mai pensato di fermarmi e piangermi addosso e ho deciso di combattere per realizzare tutti i miei i sogni”.

Il lavoro che ha portato all'elaborazione della sua tesi è un vero e proprio esempio di costanza e tenacia. Nell'intervista Kledina ha infatti spiegato che “non esisteva materiale didattico per studenti non vedenti così mi sono messo a tradurre e convertire i braille tutti i documenti tradizionali sui quali studiare, in modo che fossero leggibili anche per noi non vedenti”. Parte della sua tesi, infatti, consisteva in un questionario compilato da agli altri studenti non vedenti che indicavano proposte, soluzioni e, soprattutto, gli ostacoli che complicano la loro vita universitaria. Il suo è stato un lavoro pionieristico in questo senso, dunque, e grazie al suo contributo molti altri potranno tentare il suo stesso percorso di studi: “Da oggi – racconta – l’università di Parma, ed eventualmente anche altri atenei, avranno una base di partenza con cui confrontarsi e da cui prendere spunto per migliorare l’accessibilità”. Un prezioso lascito di cui fare tesoro.