
In particolare, sono i licei del centro città quelli in maggior difficoltà e costretti a lasciare in esubero centinaia di studenti.
Un fenomeno non nuovo e che fa capo a dinamiche sociali e familiari che ci portiamo dietro ormai da anni. Al riguardo si è espressa Cristina Costarelli, Presidente Associazione Nazionale Presidi del Lazio, la cui opinione, riportata dalla Tecnica della Scuola, delinea le cause che contribuiscono a questo trend per i licei in generale.
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Retaggio culturale e contesto familiare: le cause principali del trend dei licei
Per la dirigente scolastica, sono essenzialmente due le cause che portano gli studenti, e in generale le famiglie, ad optare per la formula del liceo. In primo luogo, siamo di fronte ad un retaggio culturale, dei primi del '900, dal quale non riusciamo a staccarci: “Il passaggio alla scuola superiore è ancora legato all’immaginario per cui il liceo sia l’indirizzo di scuola migliore di tutti gli altri, in particolare lo scientifico per le maggiori possibilità di impiego nel futuro. Il condizionamento è sia culturale, cioè un retaggio gentiliano di cui facciamo fatica a liberarci, che familiare”.Il contesto familiare è sicuramente decisivo per la scelta della scuola superiore e contribuisce fortemente anche alla scelta del luogo della scuola. Una visione che tende a preferire le scuole del centro, perché considerate più performanti, ma con la quale la Costarelli si dice in disaccordo: “La realtà dei fatti racconta invece di scuole di elevata qualità site in aree periferiche, con il valore aggiunto che gli alunni possono frequentare la scuola nel territorio in cui vivono: purtroppo ancora non si riesce a scalfire il falso presupposto per cui le scuole del centro siano migliori di quelle dislocate nelle zone di periferia”.
Non solo il liceo scientifico: come valorizzare le altre scuole?
Una situazione che continuerà a riproporsi annualmente se non si prendono delle contromisure. Anche se, fa notare la Costarelli, “le risposte ricevute finora non sono per nulla convincenti”. Infatti in un primo momento si è parlato di fare affidamento sul calo demografico, soluzione opinabile e non condivisa dalla Presidente ANP Lazio: ”Si tratta di un riscontro che lascia molto perplessi, sia perché nel frattempo il problema si riproporrà per diversi anni, sia perché non è detto che si risolva anche con l’eventuale calo della natalità, se continuerà comunque il flusso verso il centro”.Un'altra possibile soluzione è pervenuta invece dagli enti locali che stanno pianificando la costruzione di nuovi edifici scolastici in periferia, sia perché in centro non si possono costruire nuovi spazi, sia per incentivare le iscrizioni in periferia. Ma anche qui, sembrano esserci pochi margini di manovra, e la Costarelli individua una certa superficialità da parte degli addetti ai lavori: “Se è vero infatti che in centro non è possibile costruire edifici, è vero però che ci sono palazzi inutilizzati che possono essere riconvertiti a scuole e si possono realizzare strutture leggere nei cortili e nelle pertinenze delle scuole; d’altro canto, costruire in periferia non sarebbe utile perché in queste aree le scuole hanno già posti disponibili e perché comunque le famiglie fanno scelte diverse”, ha concluso la Presidente ANP Lazio.