
Tra qualche difficoltà e non poche incertezze, in diverse Regioni italiane l’anno scolastico è appena ripartito ma già si prospetta un’interruzione delle lezioni. Dopo lo stop dovuto alle elezioni per il referendum nazionale che avrà luogo domenica 20 e lunedì 21 settembre, almeno nelle scuole che sono sede di seggi elettorali, è stato indetto uno sciopero generale del comparto scolastico nei giorni 24 e 25 settembre.
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La protesta dei sindacati: i motivi dello sciopero
Ad organizzare le due giornate di sciopero che coinvolgeranno tutto il personale scolastico (dirigenti, docenti e personale Ata) assunto a contratto determinato e indeterminato, hanno collaborato i seguenti sindacati: USB P.I., UNICOBAS Scuola e Università, COBAS Scuola Sardegna e infine CUB Scuola Università e Ricerca.A complicare la situazione in alcune Regioni come la Campania, la Basilicata e la Calabria, queste due giornate coincidono con quelle scelte per l’avvio dell’anno scolastico posticipato rispetto al 14 settembre.
I motivi alla base della protesta sindacale riguardano le principali difficoltà che le istituzioni scolastiche stanno affrontando in questi giorni, la più evidente delle quali è sicuramente la carenza di organico tra insegnanti su posto comune e di sostegno, personale amministrativo e infine anche collaboratori scolastici.
A questo problema si devono aggiungere quelli irrisolti che riguardano l’edilizia scolastica, spesso fatiscente e priva di servizi fondamentali, il disagio delle classi sovraffollate e infine tutte le criticità derivate dall’emergenza sanitaria ancora in corso.
La situazione generale in cui versano le scuole insomma dimostra l’esistenza di irregolarità consistenti e complesse, la cui risoluzione si prospetta sicuramente molto dispendiosa. Dove poter trovare allora i fondi per poter rispondere concretamente alle effettive esigenze della scuola italiana? La risposta dei quattro sindacati non lascia spazio ad incertezze: “Sui 209 miliardi del Recovery Fund (82 dei quali a fondo perduto), almeno 7 vanno investiti per le assunzioni, 7 per il contratto ultra-scaduto, più i 13 necessari ad un piano pluriennale serio per porre in sicurezza l’edilizia scolastica”.
Il 26 settembre nella Capitale prosegue l'ondata delle proteste sindacali
Anche la Cisl Scuola, Cobas e Flc Cgil, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda hanno aderito all’ondata di protesta generale, preferendo però scendere in piazza il pomeriggio di sabato 26 settembre a Roma proprio per non creare ulteriori disagi oltre quelli in cui versa già la scuola italiana in questo inizio insolito e particolare dell’anno scolastico. Lo slogan della manifestazione sarà “Priorità alla scuola” e potranno partecipare liberamente studenti, docenti e Ata.Maddalena Gissi, Segretario della Cisl Scuola, ha spiegato l’utilità e l’importanza di un segnale come quello che questa manifestazione pomeridiana vuole trasmettere: “Abbiamo deciso di aderire alla manifestazione del pomeriggio perché le scuole sono chiuse e crediamo fondamentale, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, dare al Paese un segnale di responsabilità. Sicuramente, se nei prossimi mesi non arriveranno da parte del Governo proposte e soluzioni utili oltre che investimenti certi per il settore scuola, valuteremo eventuali mobilitazioni di tutto il personale. Ma questo è il momento di accogliere i nostri alunni e di far sentire che la scuola ancora una volta, tra mille problemi, non si tira indietro. È un gesto di responsabilità”.