
In molti, infatti, hanno puntato il dito contro l'alternanza scuola-lavoro (oggi chiamata PCTO, Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento), ovvero quelle attività – introdotte da circa un ventennio per gli indirizzi superiori più pratici e rese strutturali dalla legge cosiddetta “Buona Scuola”, datata 2015, allargandoli anche ai licei - che prevedono per gli studenti delle scuole superiori delle attività direttamente finalizzate all’orientamento al mondo del lavoro, ivi inclusi periodi di formazione presso realtà lavorative, pubbliche e private, per dare un sguardo più pratico su quanto appreso in classe. Chiamando dunque in ballo il mondo dell'istruzione.
Pcto e tirocini formativi: che differenza c'è?
Ma quella che stava svolgendo Lorenzo, non era un’attività di PCTO come quelle che sono chiamate a svolgere tutti gli studenti dell’ultimo triennio di licei, istituti tecnici e professionali. Il ragazzo, infatti, non frequentava un indirizzo di scuola secondaria superiore bensì uno dei tanti Corsi di Formazione Professionale (rientranti nei percorsi IeFP), di durata triennale o quadriennale, che hanno un approccio decisamente più pratico. Che prevedono stage veri e propri, nell'ottica di un inserimento in azienda o comunque in quello specifico settore produttivo, rispetto a un semplice “assaggio” della vita lavorativa oppure ai suoi surrogati in aula o Dad, come spesso avviene nei percorsi di PCTO, soprattutto in tempi di pandemia.Peraltro i percorsi IeFP rientrano nell’offerta formativa nazionale ma sono gestiti direttamente dalle Regioni, con relativa autonomia organizzativa e formativa. E prevedono che il tirocinio curricolare rappresenti una parte consistente del percorso formativo, arrivando in alcune annualità del percorso a sfiorare il 50% delle ore totali. Nulla a che vedere con i PCTO, che si fermano a 90 ore in tre anni nei licei, 120 ore negli istituti tecnici e 210 nei professionali.
Anche l'alternanza scolastica può essere pericolosa
Certo, chi in questi giorni sta chiedendo l'abolizione dei PCTO scolastici, può rafforzare la propria tesi puntando su molti altri precedenti, stavolta sì riconducibili alle attività previste per gli studenti di licei, istituti tecnici e istituti professionali; sfogliando la cronaca degli ultimi anni sono stati quasi una decina i giovani che hanno perso la vita mentre erano in “alternanza”. Ma, stavolta, a determinare la tragedia sembrano essere state più le negligenze sul fronte della sicurezza sul lavoro rispetto a una sistema scolastico che, a detta degli accusatori dell'alternanza, manderebbe allo sbaraglio i ragazzi.Su questa linea si muovono anche i sindacati. In questo caso, come sostiene ad esempio Stefano Lonzar dell’esecutivo nazionale Unicobas, “un’altra vittima si aggiunge alla lunga lista di operai sacrificati sull’altare della produttività e del più becero sfruttamento padronale; 1404, nel 2021, tra uomini e donne che usciti di casa al mattino per andare a lavorare non vi hanno più fatto ritorno”. Al nostro Paese, prosegue Lonzar, “occorre che anche gli studenti vadano a lavorare nelle aziende come forza-lavoro a costo zero, spessissimo in condizioni che non garantiscono la sicurezza e l’incolumità di chi vi lavora”. Bollando comunque come ipocriti “chi ha voluto questa legge che fa uscire gli studenti dalle scuole e li manda a lavorare, istituendo lo sfruttamento mascherato da formazione; chi, come i sindacati concertativi fanno finta di criticare questo sistema, ma in realtà lo sostengono; chi, e nel mondo della scuola sono in molti, in questi anni ha accettato, per timore o peggio per interesse, che questa venisse distrutta, trasformandola in scuola-azienda, in luogo di mero addestramento per gli studenti ma anche per chi ci lavora”.
Gli studenti scendono in piazza per chiedere sicurezza
Considerazioni, queste, che ovviamente non devono distrarre l'attenzione dal dramma in sé. E mentre la famiglia si è chiusa nel suo dolore, gli altri studenti hanno voluto alzare la voce per l'ennesima vicenda che vede uno di loro sopperire per, molto probabilmente, negligenze altrui. Nello scorso fine settimana in varie città d'Italia sono andate in scena proteste. Già poche ore dopo l'accaduto, il gruppo Osa (Opposizione studentesca d'alternativa) ha dato vita a un flash-mob davanti al Ministero dell'Istruzione. Cui sono seguite manifestazione di piazza, la più numerosa delle quali a Roma, con circa 200 studenti che si sono radunati al Pantheon, vivendo anche momenti di tensione tra manifestanti e Forze dell'ordine.Ma una manifestazione più organizzata è in arrivo. Varie sigle studentesche - tra cui Unione Degli Studenti, Link - coordinamento universitario, Rete Della Conoscenza, Chi si cura di te - proprio a seguito della morte di Lorenzo, hanno infatti indetto per il 28 gennaio una giornata di mobilitazione in tutta Italia contro l'attuale modello di alternanza scuola lavoro. “Non possiamo parlare di incidente - sottolinea Luca Redolfi, coordinatore nazionale dell’Unione Degli Studenti - Ciò è successo perché gli studenti vengono messi a lavorare nello stesso identico contesto in cui muoiono 4 lavoratori ogni giorno. Negli scorsi anni si sono già verificati incidenti gravi che hanno coinvolto studenti in stage PCTO, ciononostante non è stata presa alcuna misura per la loro tutela né si è messo in alcun modo in discussione il modello dell’alternanza scuola-lavoro nel suo complesso”.
“Da anni sosteniamo la necessità di corsi di sicurezza sul lavoro a scuola - continua Bianca Chiesa, dell’UdS - da anni sosteniamo che non si può considerare didattica ciò che sfrutta, ferisce e uccide. Esprimiamo totale solidarietà e le nostre condoglianze alla famiglia di Lorenzo, ma non rimarremo in silenzio di fronte a tutto questo: Il 28 gennaio scendiamo in piazza in tutta Italia: la scuola deve essere un luogo di crescita e relazione non palestra di sfruttamento, precarietà e morte”.
L'abbraccio dei Salesiani alla famiglia di Lorenzo
E al cordoglio generale per la morte di Lorenzo si unisce anche la Federazione Nazionale CNOS-FAP, la struttura che coordina gli istituti Salesiani che si occupano della Formazione Professionale, di cui fa parte l’istituto Bearzi di Udine, frequentato dal ragazzo: “Tutta la Federazione vuole essere vicina alla famiglia di Lorenzo e a tutti coloro che lo hanno conosciuto durante il suo percorso formativo - dichiara in una nota don Fabrizio Bonalume, direttore generale del CNOS FAP -. Quando si incontra un giovane desideroso di affrontare il proprio cammino per diventare adulto, è nostro stile cercare di aiutarlo a prevenire i pericoli che dovrà affrontare passo dopo passo, cercando di intravedere la meta che è chiamato a raggiungere. Per Lorenzo questo cammino si è interrotto all'improvviso e sulla vita di coloro che lo hanno conosciuto è calato il silenzio. È rispettando questo silenzio che vorremmo rimanere vicini a chi sta soffrendo”.Parole che fanno il paio con quanto detto poco prima da Paola Vacchina, presidente nazionale di Forma, l’associazione italiana degli enti di formazione professionale: “Siamo molto addolorati per la morte del giovane Lorenzo Parelli - ha detto Vacchina - che frequentava il quarto anno di un percorso duale nel settore della meccanica industriale, deceduto a seguito di un incidente presso l’azienda che lo ospitava”.
Ma la stessa Vacchina cerca anche di fare chiarezza su quanto circolato in questi giorni: “La tragedia - continua - ha visto la presa di posizione di alcuni soggetti che hanno messo in dubbio la qualità e la bontà della tipologia formativa che il giovane stava svolgendo. Per questo, ci troviamo costretti a precisare che il sistema duale è una modalità per realizzare percorsi scolastici/formativi che coinvolge due attori, la Scuola/Ente di formazione e l’Azienda per favorire il passaggio al mondo del lavoro e sottrarre i giovani al limbo della disoccupazione. E’ una preziosa alleanza tra scuola e lavoro”.