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L’agrario Sereni respinge le accuse di scarsa inclusioneRecentissima la vicenda delle madri dei ragazzi con disabilità che si sono lamentate per non essere riuscite a iscrivere i loro figli nei licei romani. Nella lista delle scuole accusate è finito anche l’agrario Sereni. La preside Marini, in un’intervista rilasciata a Skuola.net, ha però respinto tutte le accuse.

Le parole della preside sono sostenuta anche dall’ANP (Associazione nazionale dirigenti pubblici e altre professionalità della scuola), che attraverso un comunicato stampa ha fatto sapere che da sempre l’agrario Emilio Sereni sia una scuola conosciuta in ambito locale e nazionale quale “esempio nell’attuazione dei processi di inclusione e di accoglienza di alunni disabili”. E questo proprio grazie a “una dirigente scolastica illuminata e capace di gestire e valorizzare il personale scolastico e gli operatori esterni che lavorano nell’ambito della disabilità”. Qui di seguito l’intervista di Skuola.net alla preside del Sereni.

Cosa ha pensato quando ha visto il Sereni inserito nella lista delle scuole romane "accusate" di scarsa inclusione?

“La prima reazione è stata di sorpresa e incredulità, dice la preside Marini, poi è subentrata l'indignazione nei confronti di un certo modo di fare informazione che mira esclusivamente al sensazionalismo. È preoccupante che questioni così delicate vengano affrontate con tale approssimazione, senza cognizione alcuna della normativa vigente in materia di disabilità e delle criticità che deve affrontare chi, a scuola, si trova a fare i conti quotidianamente con il tema dell'inclusione. Sappiamo bene che esiste il problema dell'accoglienza e paghiamo il prezzo di essere un modello di eccellenza per le pratiche inclusive. Le ASL, i docenti delle scuole secondarie di primo grado parlano di noi, consigliano i genitori di iscrivere qui i loro figli: abbiamo ampi spazi esterni, personale specializzato, prassi didattiche consolidate, un contesto in cui tutti gli studenti vivono come ordinaria esperienza quotidiana la complessità ma anche la ricchezza della disabilità in tutte le sue forme ed espressioni. Si dimentica però che questo è il risultato di quindici anni di lavoro intenso, fianco a fianco con i migliori esperti, a livello nazionale e internazionale, nel campo dell'inclusione. L'accoglienza dei soggetti fragili dovrebbe essere un obbligo per tutte le scuole, non solo di alcune. Chi dice di non disporre dei mezzi e delle risorse per accogliere ragazzi con disabilità, mente: quella che manca è la volontà. Da noi parlano i numeri ma il Sereni - come è emerso nei giorni scorsi, sia in Consiglio d'Istituto che nel Collegio dei docenti - non intende diventare una scuola speciale. Non le si può chiedere di svolgere da sola, sui territori in cui opera, una funzione che richiede invece la partecipazione di tutte le agenzie educative”.

Qual è davvero la situazione al Sereni?

Gran parte del nostro lavoro ruota intorno alla pianificazione e gestione di pratiche inclusive. Un’attività che non conosce soste e che abbraccia diversi aspetti. Si passa da quelli organizzativi legati all’acquisizione della documentazione degli studenti, alla definizione degli organici per il sostegno, ai bandi per l’assistenza specialistica, ai trasporti, alla definizione degli orari, per poi passare alla parte didattica, che prevede la rilevazione dei bisogni dei docenti e l’attivazione dei necessari corsi di formazione, la calendarizzazione dei GLO (Gruppo Operativo per l’Inclusione) e conseguente redazione dei PEI (Piano Educativo Individualizzato), la progettazione dei laboratori e delle attività da svolgere in classe durante le ore di lezione. Anche nei casi più gravi, infatti, la scuola è chiamata a garantire non solo l’integrazione sociale, ma anche l’apprendimento delle persone con disabilità. Il tutto in modalità integrata, favorendo cioè il più possible, la loro permanenza in classe, insieme ai compagni. Un lavoro che, tra l’altro, implica la relazione continua con gli Enti locali e con le ASL, per non parlare delle famiglie. Ore e ore di lavoro, di impegno e di dedizione – spesso anche non adeguatamente pagate - che non possono essere liquidate dalla superficialità di servizi giornalistici che evidentemente, non conoscono la complessità che si nasconde dietro la parola “inclusione”. Ma facciamo parlare i numeri. Limitandoci alla disabilità, il Sereni, nell’anno scolastico 2023-24, su una popolazione totale di circa 800 iscritti, accoglierà 120 studenti con problematiche fisiche e/o psichiche in molti casi anche gravi.

“Con apposite delibere degli Organi Collegiali abbiamo portato da due a quattro il numero di studenti con disabilità per classe; abbiamo stretto convenzioni e attivato formazione altamente specializzata per docenti e assistenti specialistici – come ad esempio i corsi di comunicazione aumentativa per lavorare con gli studenti non verbali. Per rimanere sui numeri, nel nostro Collegio abbiamo oltre cento docenti di sostegno.

“Ma l’inclusione, per noi del Sereni, non finisce qui. Sempre nell’anno scolastico 2023-24 avremo anche 90 studenti DSA, con una media di tre/quattro studenti per classe. Ricordiamo poi che da anni siamo impegnati in prima fila nell’accoglienza di ragazzi provenienti da contesti disagiati e culturalmente deprivati che a scuola trovano uno spazio in cui potersi relazionare con gli adulti in modo sano e costruttivo. La centralità della persona alla base della nostra Costituzione e della nostra migliore tradizione pedagogica è per noi un valore irrinunciabile che si esprime in scelte concrete, molto impegnative.

Esiste, per una scuola come il Sereni, un limite al numero di studenti con DSA che si possono accogliere?

“Non esiste un limite, ma dovrebbe esistere il buon senso. Abbiamo un numero altissimo di studenti con DSA ma accade anche che le certificazioni vengano prodotte successivamente all’iscrizione o che arrivino da noi studenti provenienti da altri Istituti in cui non hanno trovato l’accoglienza che si aspettavano. I dati, perciò, aumentano costantemente. È chiaro che una concentrazione così alta di studenti con bisogni educativi speciali trasforma radicalmente il significato della parola “inclusione”, soprattutto se si considera che spesso siamo soli, vista la latitanza o lo stato di evidente sofferenza in cui versano altri soggetti istituzionali che dovrebbero essere i nostri principali interlocutori. Per non parlare della preoccupante fragilità di molte famiglie che abbiamo difficoltà a coinvolgere nel patto educativo. Stiamo vivendo un momento di passaggio delicato, abbiamo situazioni molto difficili, soprattutto nelle classi del biennio, che sembrano aver risentito maggiormente dell’isolamento pandemico”. Conclude la preside Marini: “Avremmo bisogno di essere affiancati da pedagogisti, psicologi, assistenti sociali, ma, nonostante l’esiguità delle risorse, ci stiamo adoperando in tutti i modi per rendere le nostre classi veri e propri laboratori inclusivi: un lavoro che svolgiamo in silenzio, con fiducia e costanza, e per il quale vorremmo che ci fosse, se non riconoscenza, almeno rispetto.
Data pubblicazione 22 Maggio 2023, Ore 14:49 Data aggiornamento 22 Maggio 2023, Ore 15:04
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