
A riportare la notizia è il ‘Corriere della sera’.
L’obiettivo del questionario era l’individuazione precoce dei disturbi specifici dell'apprendimento (DSA). Il dirigente scolastico ha chiarito che non c’era assolutamente alcun intento discriminatorio.
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Questionario a scuola: Indicare la "razza del bambino"
“Gruppo etnico o razza del bambino”. Questa una delle prime voci del “Questionario sul comportamento del bambino”, fornito gratuitamente alla scuola da un Centro Clinico romano. Il test è stato distribuito nelle seconde classi della scuola elementare con il preciso scopo di individuare alcuni tratti dei disturbi specifici dell’apprendimento tra i giovani alunni.Quel riferimento alla razza e all’etnia dei bambini, però, non è passato inosservato. Anzi, come riportato dal ‘Corriere’, ha sollevato alcune decise lamentele da parte dei genitori degli studenti. “La scelta delle parole non è inclusiva”, fa presente la nonna statunitense di due alunni. D’accordo con lei il marito: “Se mi trovassi di fronte il questionario, chiederei subito spiegazioni agli insegnanti”. La figlia, madre dei due studenti, rimane invece su una linea di pensiero più moderata e comprensiva per quanto riguarda i termini utilizzati: “Possono essere fastidiosi da leggere per qualcuno”, dice, “ma non credo che utilizzati in ambito scientifico possano essere ritenuti razzisti”. Per la legge degli equilibri, tra i genitori c’è anche chi è favorevole all’iniziativa. Ma tutti in qualche modo concordano sul lato strettamente pragmatico della questione: di sicuro quella formula si poteva evitare.
Lo psicologo del centro: "Non ci ho pensato, proprio perché ero in buana fede"
Le lamentele si sono fatte sentire fino ad arrivare a chi di competenza. Tanto che il questionario è stato aggiornato attraverso la sostituzione della voce incriminata con quella più neutrale “Nazionalità (opzionale)”. Ad ammettere l’errore, sempre stando al racconto del ‘Corriere’, sarebbe anche lo psicologo e psicoterapeuta del Centro Clinico che ha fornito gratuitamente i test alla scuola: “La scelta di usare il vecchio test è puramente tecnica”, spiega. “Se i bambini che in questi giorni hanno riempito il questionario a breve dovessero scoprire di avere una dislessia, avrebbero bisogno di ripeterlo e non potrebbero. Dovrebbero aspettare più di un anno”.Per quanto riguarda il riferimento alla razza, naturalmente si sarebbe potuto evitare, anche lui è pienamente d’accordo: “Sì, avrei dovuto toglierlo. Semplicemente non ci ho pensato, proprio perché in buona fede. Per non porre limiti alle future eventuali diagnosi di DSA per i bambini abbiamo avuto un’attenzione maggiore, che poi è diventata un limite”.
Il preside: "Nessun intento discriminatorio"
Anche il dirigente scolastico è intervenuto sulla questione: “È il secondo anno che diamo l’opportunità alle famiglie di fare questo test e nessuno si è mai lamentato. Anzi abbiamo sempre avuto riscontri positivi. Non c’è alcun intento discriminatorio”. A confermare la tesi del preside, c’è poi una docente che si è occupata di consegnare i questionari in classe: “Non ci ho trovato nulla di razzista, per i bambini è un’opportunità. Basta entrare nelle nostre aule per capire il livello di inclusività di questa scuola”.Tra i genitori che hanno aderito all’iniziativa, c’è chi da anni fa del parte del Consiglio di istituto. “Leggere la parola razza fa strano, è vero”, ha affermato una di loro per aggiungere subito dopo: “Mi sembra un aiuto utilissimo da parte della scuola, sia a livello divulgativo che economico”. Dunque la conclusione: “Non mi soffermerei su una parola, sollevando un polverone in una scuola in cui evidentemente non c’è un problema di razzismo”.