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Polemica a scuola per questionario che chiede il gruppo etnico o la razza dell'alunnoFa molto discutere quello che è successo lunedì scorso, in una scuola di Roma. Nel “Questionario sul comportamento del bambino”, distribuito nelle seconde classi elementari, era presente una voce con la richiesta di indicare il Gruppo etnico o razza del bambino.

A riportare la notizia è il ‘Corriere della sera’.

L’obiettivo del questionario era l’individuazione precoce dei disturbi specifici dell'apprendimento (DSA). Il dirigente scolastico ha chiarito che non c’era assolutamente alcun intento discriminatorio.

Questionario a scuola: Indicare la "razza del bambino"

Gruppo etnico o razza del bambino. Questa una delle prime voci del “Questionario sul comportamento del bambino”, fornito gratuitamente alla scuola da un Centro Clinico romano. Il test è stato distribuito nelle seconde classi della scuola elementare con il preciso scopo di individuare alcuni tratti dei disturbi specifici dell’apprendimento tra i giovani alunni.

Quel riferimento alla razza e all’etnia dei bambini, però, non è passato inosservato. Anzi, come riportato dal ‘Corriere’, ha sollevato alcune decise lamentele da parte dei genitori degli studenti. “La scelta delle parole non è inclusiva”, fa presente la nonna statunitense di due alunni. D’accordo con lei il marito: “Se mi trovassi di fronte il questionario, chiederei subito spiegazioni agli insegnanti”. La figlia, madre dei due studenti, rimane invece su una linea di pensiero più moderata e comprensiva per quanto riguarda i termini utilizzati: “Possono essere fastidiosi da leggere per qualcuno”, dice, “ma non credo che utilizzati in ambito scientifico possano essere ritenuti razzisti”. Per la legge degli equilibri, tra i genitori c’è anche chi è favorevole all’iniziativa. Ma tutti in qualche modo concordano sul lato strettamente pragmatico della questione: di sicuro quella formula si poteva evitare.

Lo psicologo del centro: "Non ci ho pensato, proprio perché ero in buana fede"

Le lamentele si sono fatte sentire fino ad arrivare a chi di competenza. Tanto che il questionario è stato aggiornato attraverso la sostituzione della voce incriminata con quella più neutrale “Nazionalità (opzionale)”. Ad ammettere l’errore, sempre stando al racconto del ‘Corriere’, sarebbe anche lo psicologo e psicoterapeuta del Centro Clinico che ha fornito gratuitamente i test alla scuola: “La scelta di usare il vecchio test è puramente tecnica”, spiega. “Se i bambini che in questi giorni hanno riempito il questionario a breve dovessero scoprire di avere una dislessia, avrebbero bisogno di ripeterlo e non potrebbero. Dovrebbero aspettare più di un anno”.

Per quanto riguarda il riferimento alla razza, naturalmente si sarebbe potuto evitare, anche lui è pienamente d’accordo: “Sì, avrei dovuto toglierlo. Semplicemente non ci ho pensato, proprio perché in buona fede. Per non porre limiti alle future eventuali diagnosi di DSA per i bambini abbiamo avuto un’attenzione maggiore, che poi è diventata un limite”.

Il preside: "Nessun intento discriminatorio"

Anche il dirigente scolastico è intervenuto sulla questione: “È il secondo anno che diamo l’opportunità alle famiglie di fare questo test e nessuno si è mai lamentato. Anzi abbiamo sempre avuto riscontri positivi. Non c’è alcun intento discriminatorio. A confermare la tesi del preside, c’è poi una docente che si è occupata di consegnare i questionari in classe: “Non ci ho trovato nulla di razzista, per i bambini è un’opportunità. Basta entrare nelle nostre aule per capire il livello di inclusività di questa scuola”.

Tra i genitori che hanno aderito all’iniziativa, c’è chi da anni fa del parte del Consiglio di istituto. Leggere la parola razza fa strano, è vero, ha affermato una di loro per aggiungere subito dopo: Mi sembra un aiuto utilissimo da parte della scuola, sia a livello divulgativo che economico. Dunque la conclusione: Non mi soffermerei su una parola, sollevando un polverone in una scuola in cui evidentemente non c’è un problema di razzismo.