7' di lettura 7' di lettura
le storie dei baby supplenti
fonte foto: via Instagram

Le assenze dei docenti pesano come un macigno sulle attività didattiche in questo inizio anno: è una delle tante problematiche lamentate dagli studenti e dai presidi. Ad aggravare la situazione poi è la scarsità di supplenti reperibili in tutta la Penisola; ecco perché molte scuole, anche tramite annunci via social, si sono attivate nel reclutare personale docente anche tra i laureandi e addirittura tra i neo-diplomati.

Ecco quindi che molti studenti italiani avranno modo di seguire una lezione preparata da loro coetanei, di poco più grandi, che nonostante la giovane età, hanno accolto con entusiasmo la nuova sfida. Ecco le storie, raccontate dal 'Corriere.it' di cinque baby supplenti.

La storia di Domenico, dal sogno di ingegnere Ferrari alla docenza a Maranello

Una delle tante storie di giovani alla prova della cattedra vede come protagonista Domenico Roma. Il 22enne, originario del cosentino, spiega ad OrizzonteScuola come la vita abbia il suo strano modo di giocare con il destino: “Da bambino sognavo di fare l’ingegnere alla Ferrari e ora insegno a Maranello, all’istituto tecnico dedicato ad Alfredo, il figlio di Enzo, e che sta proprio di fronte all’ingresso della fabbrica”. Diplomato con il massimo dei voti in “manutenzione meccanica e assistenza tecnica”, Domenico insegna in un laboratorio di meccanica: “Spiego soprattutto come montare e smontare motori, a cosa servono i pezzi”. E come dimenticare il primo giorno da insegnante, simile, per certi versi, al primo giorno di scuola da giovani: “Non si scorda. C’erano alcuni ripetenti più grandi di me, all’inizio avevo un po’ paura. Poi ho scoperto che la mia età è un valore aggiunto, mi prendono come esempio”.

Anais Stevenin, da Aosta a Torino passando per una quarta elementare

Ma c'è anche chi si divide tra la cattedra e lo studio universitario, come Anais Stevenin, 21enne di Jovencan, piccolo paese della periferia d'Aosta. Ad OrizzonteScuola la giovane rivela la gioia per la nuova sfida ma anche le paure e le insicurezze: “È stata una sfida. All’inizio ero spaventata, mi sono trovata a gestire una classe di 24 bambini di 9 anni, tra cui 17 maschietti. Ma è stata una bella esperienza grazie alle mie colleghe che mi hanno indirizzato e aiutato”. L'esperienza di Anais Stevenin risale addirittura a prima dell'estate, quando è stata chiamata ad insegnare in una quarta elementare di Saint-Christophe: “Doveva essere una settimana, sono stati cinque mesi. Pensavo che fosse possibile conciliare l’insegnamento con lo studio. Invece servono molto tempo e impegno per preparare le lezioni, correggere i compiti”. Concluso l'impegno scolastico, Anais oggi vive a Torino dove è iscritta alla facoltà di Beni Culturali.

Francesca Valentini: conciliare lo studio con l'attività di docente

La sfida della cattedra è per molti anche occasione di cimentarsi da vicino con il mondo dei piccoli, come sta facendo Francesca Valentini. La 24enne, laureata in Tecnica della riabilitazione psichiatrica, dal 10 gennaio insegna in una seconda elementare. E per diventare un’"arteterapeuta", come sogna, sta frequentando anche la scuola Art Therapy Italiana, accreditata dal Mi: “Insegnare alle elementari era l’occasione per conoscere il mondo dei più piccoli. Così, a fine ottobre, ho fatto richiesta di Mad, la Messa a disposizione, alla Morosini-Manara. Mi hanno chiamata dopo due settimane. Non me l’aspettavo. Avevo già fatto qualche ora di supplenza, sempre lì, ma poche ore, un paio di giorni a ottobre”.

Matteo Criveller, il “prof” in sintonia con gli studenti

Se c'è un beneficio in tutta questa storia è che i giovani docenti, grazie alla poca differenza d'età, riescono ad instaurare un rapporto più profondo, in cui il rispetto non viene comunque meno. Merito della vicinanza di età certamente, e grazie a questo, anche di una conoscenza più profonda delle problematiche giovanili. Lo rivela Matteo Criveller, 22enne di Treviso, che dopo il diploma è tonato nella sua ex-scuola da insegnante: “I primi giorni di scuola tenevo un atteggiamento un po’ più rigido, per evitare qualsiasi equivoco, ma poi la vicinanza di età si è rivelata un vantaggio per entrambi. Abbiamo imparato a rispettarci a vicenda, il clima in classe è disteso e loro vengono volentieri a lezione. Ho capito che hanno un bisogno assoluto di condivisione e, forse, con un insegnante così giovane è più facile”. Matteo insegna informatica, elettronica, tecnologie e progettazione di sistemi, ed è stato chiamato dalla preside in persona. I suoi alunni lo chiamano “prof”, ma lui ha solo quattro anni in più.

Adele Federico, il sacrificio in nome di un sogno

Ed arriviamo infine alla più giovane degli intervistati: Adele Federico ha diciotto anni e una cattedra di Chimica in una scuola superiore. Ogni giovedì percorre 1.600 chilometri per recarsi a lavoro, partendo dalla sua Salerno per arrivare a Latisana, in provincia di Udine. Lì insegna all' Istituto elettronico ed elettrotecnico Plozner dell’Isis Mattei. Una trasferta non di poco conto che, come lei spiega, pesa anche sul suo stipendio: “Se prenoto i voli in anticipo, spendo 50 euro circa: 40 per il biglietto aereo di andata e ritorno e 10 euro per pullman e treno. Calcolando che la paga di un docente è di 20 euro l’ora, ci perdo ogni volta circa 10 euro. Per fortuna mi aiutano i miei genitori”. Tutto questo solo per realizzare il suo sogno: “insegnare Chimica dopo aver concluso gli studi in Tecnologie alimentari”.