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studente transgender non può cambiare identità scolastica

Il liceo scientifico di Pisa “Ulisse Dini” è stato in questi giorni sotto occupazione; e tra i motivi della protesta c'è la carriera alias negata a uno studente transgender dell'istituto. Geremia, questo il nome dello studente, negli ultimi mesi aveva avviato un delicato percorso per diventare quello che ha sempre sentito di essere sin dalla nascita.

Così, con l'aiuto dei genitori, aveva chiesto l'avviamento di una carriera come studente e non più quindi come studentessa. La richiesta sarebbe però stata respinta dalla preside dell'istituto, con la motivazione che “la scuola non è pronta”, come si legge tra le pagine de “La Nazione”. Un rifiuto che ha scatenato le polemiche nella scuola, anche da parte dei docenti.

Lo studente: “La scuola dovrebbe avviare riflessione su questi temi”

Parole che hanno amareggiato senza dubbio Geremia, che si racconta in un'intervista al quotidiano “La Nazione”: "Siamo frustrati - racconta lo studente che frequenta la quarta - ma per fortuna i miei compagni mi sostengono. Così come ha aiutato me e la mia famiglia aver frequentato il centro di Careggi sull’incongruenza di genere. Mi hanno aiutato molto e hanno aiutato i miei genitori a comprendere cosa stavo vivendo. Vorrei facesse altrettanto la mia scuola o almeno avviasse una riflessione approfondita su questi temi". Grazie a questa esperienza, oggi Geremia è uscito dall’ombra, e ha avuto il coraggio di raccontarsi: “È una battaglia che voglio vincere. Per me, per i ragazzi che sono nella mia situazione, per quelli che verranno. Dobbiamo cambiare la società, dare diritti a chi ancora non ne ha. Forse non tutti capiscono quanto sia importante, ma ne va della nostra salute mentale e della felicità".

Alessandra Nardini, assessora all'istruzione: “Tempi vanno ridotti per evitare il protrarsi di discriminazioni e disagi”

Va sottolineato che il rifiuto ricevuto dallo studente “non è definitivo” come ha sottolineato la dirigente scolastica Adriana Piccigallo; a stupire però sarebbe stata la scelta della preside di non convocare alcun consiglio scolastico in merito alla questione, riservandosi di fatto il diritto della decisione. Ma la scuola può e deve essere il primo luogo d'inclusione per i ragazzi, come ha sottolineato poi l'assessora regionale all'istruzione, Alessandra Nardini: “La sua storia - ha detto - mi ha molto toccata. Voglio esprimergli anche pubblicamente, come ho già fatto per telefono, tutta la mia vicinanza e il mio sostegno e sono felice che la sua famiglia, le sue amiche e i suoi amici, le sue compagne e i compagni di scuola lo supportino con forza. Nel rispetto dell’autonomia scolastica e dei passaggi necessari, credo che vadano compiuti in tempi consoni per evitare il protrarsi di situazioni di disagio e discriminazione”, questo quanto si apprende dall'intervista riportata da “La Nazione”.