Concetti Chiave
- La psicologia dell'identità esplora come l'identità umana si costruisce e si trasforma nel corso della vita, influenzata dai ruoli sociali e dalle interazioni con gli altri.
- Goffman e James hanno diverse visioni sull'identità: Goffman vede l'identità come un prodotto del contesto sociale, mentre James sostiene che ogni individuo possiede multiple identità sociali basate sui gruppi di appartenenza.
- Il concetto di Sé in psicologia include il "Sé percepito", "Sé ideale" e "Sé dovuto", che rappresentano l'autopercezione, le aspirazioni e i comportamenti richiesti socialmente.
- Kelly afferma che l'identità è un costrutto personale influenzato da fattori come età e genere, e che la consapevolezza di sé può essere migliorata considerando il punto di vista degli altri.
- L'identità sociale è comunicata attraverso segni distintivi come abbigliamento e lingua, e il lavoro rappresenta un elemento chiave nella definizione dell'identità personale e sociale.

Indice
Psicologia: la psicologia dell’identità
La Psicologia è la disciplina, afferente al campo delle scienze umane, che ha il compito di studiare quelli che sono i processi psichici, cognitivi e dinamici che si verificano all’interno della psiche umana.
Essendo una disciplina molto vasta, esistono vari tipi di psicologia, fra cui la Psicologia dell’Identità, una branca della psicologia che studia i processi di costruzione, decostruzione e declinazione dell’identità umana durante il corso della vita dei singoli. Di seguito si riporta la spiegazione di alcuni concetti fondamentali per comprendere l’argomento:
- Identità, con questo termine si intende l’insieme delle rappresentazioni di sé e degli altri con cui entriamo in relazione.
- L’identità non è una caratteristica statica, ma è soggetta a cambiamenti nel corso del processo di vita ed è influenzata anche dal ruolo sociale che si riveste in uno specifico momento.
- Identità sociale (o anche Self), l’identità sociale è una qualità relazionale, che comprende l’insieme dei comportamenti che si mettono in atto e che si ricevono da parte degli altri in relazione ad uno specifico ruolo che si occupa all’interno del tessuto sociale (es. il comportamento che si ha con un estraneo è diverso dal comportamento con i familiari; il comportamento che adottiamo con il preside della scuola è diverso da quello che si adotta con l’insegnante dalla nostra classe).
Gli studiosi Goffman e James hanno fornito una loro visione rispetto al concetto di identità; Goffman affermava che l’identità non è una connotazione stabile e duratura nel tempo ma piuttosto è un elemento della personalità umana che viene prodotto e riprodotto nel tempo attraverso i vari rituali della vita sociale, dai quali l’identità è direttamente condizionata. L’individuo è legato al contesto sociale, dal quale apprende i suoi ruoli, ruoli che si delineano in base ai gruppi a cui egli è legato. Per Goffman quindi l’identità è il risultato del contesto sociale all’interno del quale si è inseriti. James invece afferma che ciascun individuo possiede tante identità sociali quanti sono i gruppi sociali con cui interagisce; secondo questo principio ogni individuo, a seconda del gruppo sociale con cui interagisce rappresenta una delle sue identità.
La Psicologia dell’identità e il concetto di “Sé” in psicologia
In psicologia l’identità indica la rappresentazione mentale di sé stessi e delle credenze che la persona costruisce internamente in un determinato momento. James e Mead hanno studiato questo tema della psicologia, affermando che l’identità nasce dalla relazione con gli altri e con la società. Da questo assunto hanno formulato la distinzione fra i concetti psicologici di “Io” e di “Me”:
- Per Io si intende la persona, dotata di autonomia e consapevolezza;
- Per Me si intende l’identità che la persona ritiene di avere e le rappresentazioni di ritorno sul come gli altri individui intendono il Me.
Inoltre, James ha introdotto l’idea della Molteplicità del se, ovvero il concetto secondo cui l’identità non è statica, ma si declina su diversi livelli della persona; per questo motivo James distingue tre macro-tipologie di Sé:
- se materiale: legato alla percezione materiale dei corpi e degli oggetti;
- se sociale: basato sul riconoscimento del proprio ruolo all’interno della società;
- se spirituale: legato alla soggettività interiore, ovvero ogni elemento che distingue un individuo dagli altri.
Il se sociale e il me sono fattori centrali nella formazione dell’identità di una persona. Attraverso l’esercizio dei vari ruoli si crea l’Altro generalizzato ovvero una rappresentazione interiore degli altri e della società di appartenenza. Higgins, studiando il concetto di Sé in psicologia è arrivato alla formulazione della Teoria delle discrepanze del se, nella quale affronta la distinzione tra dimensione privata e pubblica, e distingue tre tipi di rappresentazione interiore del se:
- se percepito: come ci si auto percepisce (livello di autostima);
- se ideale: come si vorrebbe essere (aspirazioni);
- se dovuto: insieme di atteggiamenti e comportamenti che l’individuo ritiene di dover mettere in atto.
La dimensione del se consiste nel rapporto e nella tensione tra il punto di vista di una persona e il punto di vista dell’Altro generalizzato. Il senso di benessere dipende dall’equilibrio che il soggetto misura fra questi livelli. Livelli che non sempre sono in equilibrio fra loro, ma che al contrario possono generare situazioni di conflitto. In merito vi è il conflitto tra sé ideale e percepito che può generare tristezza, frustrazione e insoddisfazione, alla base del concetto di autostima (grado di accettazione che abbiamo di noi stessi rispetto all’ideale); il conflitto tra se ideale e dovuto che genera un senso di dovere eccessivo e indecisione; ed infine la visione del Sè percepito come troppo grande, che genera un senso del dovere molto ristretto, scarso senso di colpa e un’alta considerazione di se. Inoltre, possono verificarsi dei conflitti anche tra come il se viene inteso dal soggetto e come questi viene inteso dall’altro:
- conflitto tra sé percepito dall’individuo e dagli altri (es. persona che si crede simpatica ma in realtà è giudicata noiosa);
- conflitto tra sé ideale dell’individuo e degli altri (es. il soggetto vuole diventare artista mentre gli altri credono che voglia solo diventare famoso);
- conflitto tra sé ideale dell’individuo e ciò che gli altri si aspettano (es. il soggetto è tollerante della religione mentre i genitori vogliono che sia credente).
Rispetto alla percezione di sé entra in gioco anche la vergogna, che è un sentimento legato alla percezione di sé in relazione a quanto l’individuo ritiene che gli altri si aspettino da lui. Le persone con Alto Monitoraggio tendono a osservare sé stessi e ciò che fanno come se si osservassero dall’esterno; invece, quelle con Basso Monitoraggio non si preoccupano dell’impressione che fanno agli altri, e in generale sono più spontanee. Lo Spotlight effect invece è la sensazione di essere “sotto osservazione” in contesti pubblici.
Teorizzazioni rispetto all’identità e al sé in psicologia
Sono stati molti gli studiosi che hanno proposto delle teorie rispetto ai concetti di identità, di sé e di me in psicologia.
Freud afferma che dentro l’individuo dimorano delle forze inconsce, indipendenti dalla società, che ne influenzano la vita. L’identità (ovvero la parte conscia) rappresenta solo 1/3 della psiche del soggetto; l’identità, quindi, è il risultato dello sviluppo di ciò che sta al di sotto, e che è più esteso e potente, cioè l’inconscio. Kelly: Teoria dei costrutti personali: la realtà psichica è una costruzione operata dalla psiche dell’individuo, in cui la mente smonta e ricostruisce il mondo in base alla percezione soggettiva. Possiamo diventare consapevoli di noi stessi solo se prendiamo in considerazione un altro punto di vista (punto di vista esterno); in questo modo, cambiando prospettiva, si diventa meno rigidi con sé stessi e si è capaci di iniziare un processo di cambiamento, diventando ad esempio meno egocentrici.
Il punto di vista esterno/decentramento è caratterizzato da alcuni elementi fondanti:
- auto caratterizzazione: viaggio introspettivo in cui le zone iniziale e finale sono percepite come luoghi sicuri, mentre le zone nel mezzo sono percepite come insicure, ma che preparano alla zona di fine, che solitamente svela qualcosa di riservato;
- ricerca elementi mancanti;
- controllo salti illogici.
Per Kelly l’identità è come un costrutto, siamo noi che organizziamo delle strutture di significato che crediamo ci caratterizzano e ci rendano diversi dagli altri. Il modo di vederci e autopercepirci influenza la nostra vita, influenza alla quale concorrono anche l’età e il genere, che rappresentano criteri universali di classificazione o differenziazione delle persone. Infatti, nella società troviamo varie aggregazioni sociali, ovvero dei gruppi, che possono essere basati su alcune caratteristiche riconoscibili, come ad esempio i gruppi basati sull’età (giovani, adulti, anziani) e ad ognuna di queste categorie vengono attribuite delle aspettative riguardo al comportamento. Il genere invece è un criterio di raggruppamento degli individui; ci sono modelli di comportamenti maschili e femminili distinti sin dall’infanzia. I criteri di classificazione stabiliscono differenze o somiglianze fra le persone come ad esempio: origini familiari, colore della pelle, religione, ricchezza, intelligenza, status sociale ecc.
Di seguito alcuni elementi che concorrono alla definizione dell’identità e del sé:
- Nei processi di definizione dell’identità anche acquisire la padronanza di una lingua significa assumere un posto nella società, poiché il processo linguistico è essenziale per lo sviluppo del self e della personalità umana. Infatti, la lingua consente all’individuo di apprendere sia il ruolo degli altri, sia di percepire sé stesso.
- Il nome proprio è segno di differenziazione degli individui, un segno duraturo dell’identità. Indica ciò che noi riteniamo di essere e della relazione che abbiamo con gli altri. I nomi possono dipendere dalla posizione sociale (self inseparabile dalla posizione sociale).
- Si comunica la propria identità attraverso i segni della nostra identità sociale (vestiti, oggetti). Per entrare in relazione con un altro cerchiamo di capire chi è. Le persone sentono il bisogno di comunicare attraverso il loro self, un’identità distintiva non legata alla classe da cui provengono, una modalità di costruire la propria identità sociale.
- L’identità delle persone dipende da criteri sociali in base ai quali gli individui vengono raggruppati, poiché ogni società ha percorsi prestabiliti che conducono a determinate identità.
Volendo fornire un esempio concreto del modo in cui l’identità personale si sviluppa in relazione ai criteri sociali imposti dalla società, è esemplificativo il rapporto fra immagine di sé e forma fisica, che Nichter definisce come molto importante per le adolescenti. Infatti afferma che le ragazze sono immerse in un “dramma allegorico” in cui magro è bello e grasso è brutto, e la dieta è la via per la felicità. Le adolescenti hanno costruito la loro idea di corpo perfetto tramite le rappresentazioni fornite dalla tv, dal cinema, dalle riviste e dalla famosa bambola Barbie; ciò le conduce a vedere il mondo fisico solo ed esclusivamente in termini di grasso e magro. Non dimagrire significa che la ragazza non si preoccupa del suo aspetto fisico o è pigra, trascurata, e da questo discende la mancanza di considerazione e di rispetto verso le ragazze in sovrappeso. In merito si parla anche di “Fat Talk”, ovvero un tipico discorso sul grasso che vede l’alternanza di frasi che vertono tutte sul tema del peso. Questo tipo di comunicazione ha diverse funzioni:
- richiesta di sostegno;
- attirare l’attenzione su caratteristiche negative dell’identità prima che lo facciano gli altri;
- reazione difensiva prima di mostrare il proprio corpo;
- pubblica affermazione di responsabilità e preoccupazione per la propria immagine corporea.
Il discorso sul grasso è utilizzato dalle ragazze per esprimere solidarietà reciproca, dimostrare di avere preoccupazioni comuni e guadagnare consensi all’interno del gruppo dei pari. Le preoccupazioni per l’immagine corporea sono così grandi che anche le ragazze dal peso normale o sottopeso temono di essere grasse.
Un altro elemento essenziale che concorre alla definizione dell’identità personale e sociale dell’individuo è il lavoro, che anche in prospettiva storica è sempre stato uno dei fattori principali per la costruzione dell’identità, il cui significato non immediato al quale rimanda è il disporre di un supporto per rendere la propria vita stabile e ottenere un riconoscimento sociale relativo della propria funzione.
Rispetto al tema del lavoro come elemento fondante per la costruzione dell’identità, in prospettiva storica il lavoro è sempre stato considerato come appannaggio della condizione sociale dell’uomo, infatti è utile spiegare brevemente dieci tipologie di uomini medievali:
- il monaco: in questa figura si esprime il significato e il senso della cristianità occidentale medievale. I monaci riprendono e attualizzano le ragioni del cristianesimo originari. Il monaco si dedica alla ricerca di Dio e alla realizzazione della chiesa originaria. I monaci sono percepiti come un gruppo sociale speciale, che occupava una posizione dominante sia per cultura che per prestigio.
- il guerriero: vive tra la pace e la violenza, da lui ha origine la figura letteraria del cavaliere il cui compito è quello di difendere i deboli e i valori della cristianità, è il protagonista della lotta contro il diavolo o della difesa; è una persona dai tratti ambigui che può trasformarsi da liberatore a rapinatore.
- il contadino: elemento centrale del sistema economico e produttore; svolge un’attività finalizzata alla sopravvivenza alimentare; è un lavoratore minacciato dalla variabilità della produzione agricola. La contadina è una filatrice e lavoratrice tessile. Nei contadini è diffusa una devozione cristiana.
- il cittadino: immigrato che arriva dalla campagna ed è un ex contadino. Se riesce ad adattarsi alla vita urbana basata sui ruoli sociali e commercio entra a far parte della rete di relazioni sociali.
- l’intellettuale: uomo colto che viaggia da una scuola all’altra o cambia spesso università grazie alla conoscenza del latino; non si sposa e si dedica alla divulgazione della cultura, delle nuove idee e dei testi fondamentali.
- il mercante: si dedica al commercio, è un uomo istruito che rischia nei processi di scambio e usa il denaro. Contribuisce alla diffusione delle lingue moderne, della scienza delle misure e dell’uso della moneta come mezzo di scambio.
- l’artista: percepito come un variante del lavoratore manuale e spesso disprezzato dai membri degli altri stati sociali. Nell’11° secolo esce dall’anonimato per assumere centralità sociale, mentre a partire dal 13° secolo si impone nella comunità urbana come figura socialmente riconosciuta e con una forte identità.
- la donna: occupa una posizione marginale, è relegata dentro la famiglia o è oggetto di scambio delle dinamiche di scambio che si svolgono per la continuazione dell’aristocrazia feudale; elemento centrale dell’economia domestica perché ha la funzione di riproduzione e gestione della famiglia.
- l’emarginato e il santo: entrambi rompono l’ordine e la regolarità della vita quotidiana. Nella categoria dell’emarginato domina l’esiliato, colui che è stato bandito ed espulso dalla comunità, troviamo l’ebreo e l’eretico. Il santo invece è la manifestazione corporea dei valori ultraterreni ed è il mezzo di comunicazione spirituale tra cielo e terra .
Questa breve esemplificazione, valida per alcuni punti tutt’oggi, è utile per comprendere quale sia l’idea che l’altro generalizzato formula rispetto ad un individuo, considerando sia l’individuo per come appare, sia il suo ruolo all’interno del tessuto sociale, che discende direttamente dal lavoro svolto.
Per ulteriori approfondimenti sull’identità vedi anche qua
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo della psicologia dell'identità nello studio della psiche umana?
- Come Goffman e James interpretano il concetto di identità?
- Qual è la distinzione tra "Io" e "Me" secondo James e Mead?
- Quali sono le tre macro-tipologie di Sé secondo James?
- Come il lavoro contribuisce alla costruzione dell'identità personale e sociale?
La psicologia dell'identità è una branca della psicologia che studia i processi di costruzione, decostruzione e declinazione dell'identità umana durante il corso della vita, analizzando come l'identità si modifica in relazione ai ruoli sociali e alle interazioni con gli altri.
Goffman vede l'identità come un elemento dinamico influenzato dai rituali sociali, mentre James sostiene che ogni individuo possiede tante identità sociali quanti sono i gruppi sociali con cui interagisce, rappresentando una delle sue identità a seconda del contesto.
"Io" si riferisce alla persona dotata di autonomia e consapevolezza, mentre "Me" rappresenta l'identità percepita dalla persona e le rappresentazioni di come gli altri la vedono, influenzando la formazione dell'identità.
James distingue tra sé materiale (legato alla percezione dei corpi e degli oggetti), sé sociale (basato sul riconoscimento del proprio ruolo nella società) e sé spirituale (legato alla soggettività interiore e alla distinzione individuale).
Il lavoro è un elemento fondamentale per la costruzione dell'identità, fornendo stabilità e riconoscimento sociale, e storicamente è stato legato alla condizione sociale dell'individuo, influenzando la percezione di sé e il ruolo all'interno della società.