Concetti Chiave
- Nel periodo postunitario italiano, la letteratura ha svolto un ruolo cruciale nel formare l'identità nazionale e la coscienza patriottica, affrontando le divisioni economiche e sociali tra Nord e Sud.
- L'impegno per rappresentare la realtà italiana è stato guidato dalla questione nazionale e dalla mentalità scientifica, con inchieste documentarie come quella di Franchetti e Sonnino nel 1876.
- Manzoni ha promosso l'unificazione linguistica attraverso il fiorentino, sebbene questo progetto abbia affrontato critiche per il suo approccio dall'alto.
- L'unificazione italiana ha stimolato lo sviluppo dell'editoria, con la nascita di piccole case editrici che hanno ampliato la produzione e la diffusione culturale.
- Gli scrittori borghesi hanno sostituito quelli aristocratici, adattandosi alle esigenze editoriali e del pubblico, mentre figure come D'Annunzio hanno rappresentato il divisionismo letterario.
Indice
L'influenza del Risorgimento sulla letteratura
Il 17 Marzo del 1861venne dichiarato il Regno d’Italia, ed il periodo risorgimentale influenzò fortemente la letteratura italiana, portando diversi autori ad unificarsi per la causa nazionale: elaborando miti e ideologie della nazione crearono l’identità degli italiani e la loro coscienza patriottica.
La costruzione dello stato apparve sin da subito un obiettivo complesso, i vari territori presentavano infatti una crescita disarmonica e la rabbia venne alimentata dalle pesanti tasse imposte. Questo processo provocò una forte divisione tra le due Italie, soprattutto per il sostegno fornito all’industria settentrionale a discapito della benessere della popolazione meridionale. I politici apparivano inoltre ostili a risolvere la questione romana che riguardava l’annessione dello Stato Vaticano, e ben presto la popolazione denunciò la mistificazione dei valori risorgimentali e la letteratura, al fine di evitare di ritrarre una realtà addolcita, si prestò alla rappresentazione diretta e senza filtri.La questione linguistica postunitaria
L’impegno di riprodurre il vero nella letteratura postunitaria è il frutto dell’intreccio tra due fattori:
- Questione nazionale, gli italiani presero coscienza delle differenze che intercorrevano tra di loro a causa delle varie invasioni subite nel corso dei secoli;
- Mentalità scientifica, vennero avviate numerose inchieste per documentare la realtà italiana (tradizioni, situazione demografica, linguistica e socioeconomica), come quella siciliana di Franchetti e Sonnino svolta nel 1876;
L’unificazione degli italiani doveva partire dalla lingua, come predisse Manzoni in “Marzo 1821”, e nel 1868 il ministro della Pubblica Istruzione Broglio organizzò una commissione nazionale volta a “rendere più universali in tutti gli ordini del popolo” la conoscenza e l’uso della lingua italiana. Il capo della commissione fu lo stesso Alessandro Manzoni, fece pubblicare “Dell’unità della lingua italiana e dei mezzi per diffonderla”: una lingua deve dimostrarsi viva presentandosi in maniera scritta ma anche orale. Due ipotesi:
1. Il fiorentino poteva proporsi come nuova lingua nazionale, già sfruttata dalle “tre corone”, ossia Dante, Petrarca e Boccaccio. Tuttavia doveva rifarsi alla lingua parlata a Firenze al tempo;
2. Preservare la purezza del linguaggio tradizionale;
Nel 1861 venne estesa la legge Casati, la quale rendeva obbligatoria l’eduzione fino alla seconda elementare, poi aumentato di due anni con la legge Coppino 16 anni dopo. I “Promessi Sposi” vennero inoltre inseriti nel programma. Il fiorentino stese solo le basi lessicali, grammaticali e morfologica dalla lingua, ancora fortemente influenzata dai vari dialetti tipici locali.
Critiche e sviluppi del progetto manzoniano
Il progetto manzoniano venne però aspramente criticato, soprattutto per l’investimento di risorse economiche e umane, il linguista Graziadio Isaia Ascoli espresse perplessità a riguardo nel proemio della rivista “Archivio glottologico italiano”. Manzoni pretendeva, secondo lui, di imporre un linguaggio mummificato che proveniva dall’alto, mentre le lingue vive nascono dal basso, ma la prima tesi prevalse per la necessità di velocizzare il processo di unificazione linguistica degli italiani. La letteratura, favorì questo arricchimento della lingua nazionale, inserendo tratti di narrazione in dialetti locali, a questa corrente si opposero però i classicisti: da Carducci a d’Annunzio, padroni di un linguaggio più forbito ed elegante.
L'espansione dell'editoria italiana
L’unificazione favorì l’editoria, attraverso un mercato liberato dalle censure e limiti imposti dalle monarchie estere, quadruplicando la produzione. Emersero piccole case editrici, come Utet (Unione Tipografico-Editrice Torinese), Le Monnier, Ricordi focalizzata sul campo musicale, Sonzogno specializzata nel settore economico. Tra la seconda guerra d’indipendenza del 1859 e la conquista di Roma 11 anni dopo, nacquero:
- Zanichelli, nata a Modena e poi sviluppatasi a Bologna;
- Treves, fondata a Milano dall’ebreo triestino Emilio Treves;
- Hoepli, creata a Milano dallo svizzero Ulrico Hoepli;
Queste case editrici furono fondamentali per la pubblicazione di opere di divulgazione, volte ad educare il popolo, e opere scolastiche e giornali illustrati come: “Illustrazione Italiana”, “Nuova Illustrazione Universale”, “Il Novelliere Illustrato”. Vennero inoltre assunti uomini di lettere, occupati nella stesura di favole, novelle, filastrocche, cronache di viaggio, pettegolezzi mondani, articoli, traduzioni e testi di tipo scientifico. Il tipico scrittore aristocratico, venne sostituito da quello borghese, costretto ad abbandonare la libertà del primo per sottostare agli obblighi editoriali. Le opere non erano più dunque frutto di una passatempo, bensì di un occupazione volta ad assecondare gli interessi del pubblico (prodotto commerciale). D’Annunzio diventò il primo caso di divisionismo letterario, sfruttando l’individualismo eccessivo tipico della borghesia, come opposizione all’omologazione culturale.
Domande da interrogazione
- Qual è stata l'influenza del Risorgimento sulla letteratura italiana?
- Qual era la questione linguistica postunitaria in Italia?
- Quali critiche sono state mosse al progetto linguistico di Manzoni?
- Come ha influito l'unificazione italiana sull'editoria?
- Quali cambiamenti ha subito la figura dello scrittore nell'Italia postunitaria?
Il Risorgimento ha fortemente influenzato la letteratura italiana, unendo autori per la causa nazionale e creando un'identità e coscienza patriottica italiana, nonostante le divisioni tra Nord e Sud e le critiche alla mistificazione dei valori risorgimentali.
La questione linguistica postunitaria riguardava la necessità di unificare la lingua italiana, con Manzoni che proponeva il fiorentino come lingua nazionale, mentre si cercava di preservare la purezza del linguaggio tradizionale.
Il progetto di Manzoni è stato criticato per l'imposizione di un linguaggio "mummificato" dall'alto, mentre si sosteneva che le lingue vive nascono dal basso. Tuttavia, la necessità di unificazione linguistica ha prevalso.
L'unificazione ha favorito l'espansione dell'editoria, liberando il mercato dalle censure e permettendo la nascita di nuove case editrici, che hanno contribuito alla pubblicazione di opere educative e giornali illustrati.
Lo scrittore aristocratico è stato sostituito da quello borghese, che doveva adattarsi agli obblighi editoriali e produrre opere come prodotto commerciale, con D'Annunzio che rappresenta un caso di divisionismo letterario.